Recensioni per
Teenage Angst
di nainai

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
01/01/14, ore 15:56

Io da qualche giorno devo una recensione alla Nai, che per inciso è l'unica persona che riesce a motivarmi abbastanza da leggere una storia in questo fandom!
Al solito mi sono divertita tantissimo, perchè dopo aver insultato in tutti i modi il tuo cantante dipingendolo come un'isterico, stronzo egoista capriccioso, mi scivoli in quella cosa meravigliosamente tenera che è il finale *aggiunge serie infinita di cuoricini*
Il tutto è condito con la tua solita ironia intelligente e distaccata quel tanto che basta a rendere le cose più credibili.

Ecco volevo dirvi che vale sempre assolutamente la pena di Leggere le sorie della Nai, che oltre tutto è una persona assolutamente straordinaria, anche se a volte se lo dimentica un pochino.

Con l'Augurio di un anno pieno di cose assolutamente strepitose

Tanto love <3

Roby

Recensore Junior
27/12/13, ore 17:48

Ciao!!
Questa fic di Natale è stupenda!!
Molsdal o meno è troppo divertente e tenera allo stesso tempo. Divertentissime le frasi sboccate e il comportamento isterico della mia "diva" preferita e tenerissima tutta la parte con Stef .. per non parlare di quando lo chiama Bri.
Che dire: adoro questa fic come adoro i Placebo in tutto e per tutto...in ogni forma, colore e sfumatura... e tutti i loro concerti quelli passati, quello del 23 Novembre a Bologna .... e quelli futuri!!!
Un bacione.
LBeyes

Recensore Veterano
26/12/13, ore 00:17

La mia fiction di Natale! Nella sezione Placebo!

Adesso posso morire felice. Attendo un altro po’… non sia mai ti venga voglia di pubblicare il seguito; capodanno sfrenato in casa Olsdal *-*
Stavolta sarò sintetica, sigh.
Dunque dunque dunque, cominciamo con l’ aitante figura di Rob Schqualchecosa che attende il ritardatario della situazione, Mss PrimadonnaMolko.
Diciamo che c’è un piccolo conflitto d’interessi all’interno del neonato gruppo che fa presagire come presto il gruppo cambierà batterista.
Nel frattempo non so bene cosa pensare del personaggio di Rob, acido, perennemente incazzato con il suo cantante, personalità forte che cerca di imporsi sia come persona, sia in campo musicale.
Il suo riarrangiare le canzoni è una sorta di bisogno di approvazione per confrontarsi contro uno spettro temibile: Hewitt. È Steve il beniamino di Bri, è lui a minacciare la stabilità del gruppo e Rob vuole in tutti i modi cercare di dimostrare di essere parte integrante e attiva dei Placebo.
Almeno questa è la sensazione. Ma non l’avrà mai vinta in quel modo.
Per quanto siano divertenti i quadretti fra lui e Bri (il loro insultarsi a vicenda è esilarante, mi fa brillare gli occhi) non fa altro che rendersi più irritante e odioso agli occhi di Molko.
intanto non accetta il suo modo provocatorio e un po’ strafottente di comportarsi, rifiuta ogni aspetto del suo personaggio, “la troia” come amano ripetergli sempre tutti i suoi amici.
è splendido il modo in cui ricostruisci un passato lontano, praticamente una post-adolescenza spensierata con il Molko dei bei tempi.
Case per studenti affollate, affittuari poco diligenti, jam session litigiose, una galleria di personaggi nuovi, alcuni più di contorno, altri di supporto, pub e concerti caotici, bere, fumo, erba, sigarette senza proprietario, saccheggiate incessantemente da chiunque.
A dare un’andatura allegra e scorrevole al complesso si aggiungono i dialoghi botta e risposta, piccati, provocatori, sarcastici, volgari a più riprese a seconda dei contrasti che insorgono fra i personaggi.
Il tuo Stef poi è meraviglioso, sempre il più ragionevole, quasi mansueto davanti ai capricci a tratti isterici della sua controparte (il Molsdal è palpabile si… e il solo fatto che tu lo abbia citato nelle note fa pensare che tu abbia la coda di paglia MWAHAHAHAHAHAH), ma anche il tipo sensibile pronto ad investire in un rapporto che fa cilecca fin dal primo momento.
E così, in seguito al “tradimento” di Adam, scopriamo l’altro lato del personaggio di Brian.
Una tendenza spiccata a “mandare tutto a puttane”, senza mai dare un vero valore a niente.
Ciò a cui è legato torna a galla con il passato, nei suoi pensieri, quando, lontano dal solito giro di amici si riscopre a pensare a suo fratello, a gesti quotidiani e familiari come collezionare adesivi, come se questi potessero dare un’identità, una vita ai grigi quaderni di scuola del cupo Lussemburgo, come se un adesivo avesse il potere di battezzare e definire la sua Fender “la SUA chitarra”.
Oppure le fotografie che ha fatto sviluppare, anche quello rappresenta un pezzo di vita che la fotografia è in grado di fermare sulla carta e rappresenta Brian, ciò che è e ciò che gli è caro : la musica, il post-esibizione, l’adrenalina e la felicità sulle loro facce sfatte, il trucco sciolto sembra quasi metafora di una maschera che viene via per lasciare il posto ad una genuina allegria e poi ovviamente il gruppo e la loro amicizia secolare.
Per il resto però non si smentisce. Si autodistrugge assumendo alcool e fumo fino a scoppiare e non resiste/ non prova neppure a resistere alla prospettiva di appartarsi con Adam, personaggio ambiguo (veramente disinteressato come sostiene Stefan nelle battute finali oppure semplicemente un approfittatore che non vuole niente di serio con nessuno, che sia Olsdal o qualcun altro? ).
Personaggi un po’ di contorno ma comunque importanti per la narrazione sono James, l’amico-proprietario del locale dove si esibiscono e Christine, amica gentile e soccorrevole.
Di contorno perché in un certo senso sono appena abbozzati, vagamente simpatici, sono parte della compagnia e nonostante partecipino a pieno ritmo alle sequenze narrativo-dialogiche , rimangono figure sfocate, generiche, semplici rappresentazioni degli amici perfetti, capaci di far ridere con i loro commenti e di soccorrere o preoccuparsi per l’amico in difficoltà di turno.
Ma questa fiction è speciale per tanti piccoli dettagli, pezzi di storia per noi fan accaniti, quali la nascita accennata di “Teenage Angst” che da il titolo alla fiction (un pezzo di adolescenza sta’ canzone *-*), il ritorno di Steve Hewitt da pochi mesi dalla pubblicazione di “Placebo”, il battesimo di “bitch” la Fender di Brian, la decisione di andare a vivere insieme di Stef e Brian e poi l’ultimo che mi ha definitivamente commosso… il momento in cui Stefan conia il soprannome “Bri” per il Molko.
E le ultime battute della fict sono il più bello scenario che si potesse scegliere per rappresentare questo tenero momento.
Termino manifestando tutto il mio immortale entusiasmo davanti al nuovo capitolo di T.P e tutto il mio sconforto dal momento che ci hai lasciati sul più bello. Non puoi mettermi un Bri malinconico e una splendida e comprensiva Helena e poi, ZAC, chiudere lasciandoci con il fiato sospeso.
Aspetto fiduciosa, ti ringrazio per l’adorabile dedica, e nel frattempo buon Natale e un meraviglioso anno nuovo (pieno di fic! *-*).
Tanti baci e a presto,

Neal C.

p.s Ravel è una stupenda colonna sonora... e Conrad è divino. Ottima scelta Stef.
(Recensione modificata il 26/12/2013 - 12:19 am)

Nuovo recensore
25/12/13, ore 22:58

Ho deciso di recensire questa storia, e lasciare recensioni è per me cosa più unica che rara, anche se non ho minimamente idea di come iniziare XD
I Placebo che hai fatto protagonisti di questa one-shot (che io ho amato in ogni parola e in ogni sfumatura) sono i Placebo di cui sono innamorata. Quelli dell'inizio di una carriera, incerti, scontrosi, anche affettuosi, anche dolci, ragazzini e non ancora uomini, ancora alle prese con una strana forma di adolescenza che li fa agire spesso impulsivamente, ma con il buon cuore dei bambini.
Ci sono tante - decisamente troppe - cose che vorrei dire, perché ho appena finito di leggere e ho mille pensieri su questo piccolo mondo costruito intorno a una Londra dai toni bui, freddi e natalizi, un'atmosfera che già ti culla quando la storia ha inizio.
Costruisci i personaggi, specialmente quello di Brian, in un modo che ancora non so spiegarmi, ma che lascia trasparire certi difetti, certi pregi, certe caratteristiche. E' come se sullo sfondo della sua figura si aprissero dei buchi appena percettibili, porte per strade del suo passato: e lì dove c'è uno scudo acido si nasconde l'agitazione di un bambino che non ha i guanti alle mani, prova freddo e non sta nella giacca troppo grande. E poi dopo l'agitazione la tenerezza - davvero, tenerezza di un Brian che teneva geloso gli adesivi che il fratello gli regalava - adesivi colorati in contrasto al grigiore del Lussemburgo, che per me sono la ricerca di Brian di scardinare l'ordine monotono di una vita per colorarla di qualcosa che solo lui è capace di fare. Non parlo solo del trucco, del rossetto sbavato alle labbra prima di scendere dal palco e ubriacarsi, ma anche dell'atteggiamento, la vena che sfiora la frenesia di un personaggio che fin da sempre ha cercato di essere diverso, o anzi è sempre stato diverso indipendentemente da ciò che voleva. La diversità che si sfuma fino alla stranezza, vista con sguardi un po' increduli, come quando James si sorprende dell'entusiasmo con cui maneggia l'adesivo che poi appiccicherà alla sua nuova chitarra - e poi ecco che la chiama Bitch. Sembro io che do nomi a batterie che riuscirò a comprarmi a data da stabilire - cose che banalmente cadono su giochi di parole. Ma boh, bitch, puttana, insomma. Lo vedi e dici e che cazzo.  Qui si apre un altro mondo. Brian troia.
-Brian…anzitutto, scendi da lì. E poi, sant’Iddio! sei la troia più esigente che io conosca! 
-Sono anche la troia più brava che tu conosca. 

Il lato di Brian che si lascia alle spalle qualsiasi dolcezza e con un gesto, uno sguardo, manda l'intero mondo a quel paese, si atteggia libero e cinico e ribelle. Perché spesso si vedono ribellioni nel cuore delle persone, ma ancor più spesso sono ribellioni che corrono effimere e si spengono come niente fosse. Tu vedi Brian e ti senti avvolto da un senso che è anch'esso ribelle, qualcosa che raramente si prova alla sola vista di una persona. Questo di più in quegli anni, alla fine del secolo scorso, quando i Placebo erano conosciuti nei sobborghi di Londra e suonavano distruttivi sul fondo dei pub a luci fioche. Brian si truccava con una ragazza - e c'era un Adam che lo cercava, e chi lo portava a casa quand'era ubriaco. E i suoi casini, l'appartamento-topaia, e le canzoni che nessuno poteva arrangiare diversamente senza parlarne prima con lui.
E poi ecco: incidere l'album.
-In ogni caso, non vedo perché non dovremmo sognare in grande e pensare ad un tour europeo.- ride Stefan- Anzi, no.- si corregge subito dopo. Brian sorride anche lui, Rob ridacchia.- Un tour mondiale!- esagera volutamente, entusiasta, allargando le braccia a ricomprendere tutto il globo. 
Urta Christine con la mano, le chiede scusa. Attorno a lui, Brian sta ridendo ed anche Rob. James dice che non vede cosa debba fermarli e Maggie annuisce con la testa. 

Mi ha avvolto un vento dolce. Ho pensato ai tour mondiali che li portano dappertutto oggi. Ho pensato che io non li ho ancora mai visti. Ma non ha senso come cosa, ho iniziato ad ascoltarli anni fa e sto pregando tutti gli oggetti di cui è possibile diventare feticisti perché facciano un'altra data dopo tutte quelle a cui non sono andata pur essendomi affezionata a loro. "Affezionarsi a un gruppo". Vabè qui annego in argomenti che c'entrano meno di niente e che tengo per me XD
Mi ha avvolto un vento dolce... E me li sono immaginati davvero. Sono rimasta convinta che davvero ci sia stata una conversazione così prima di far uscire il primo album. E non so, queste cose sono dolci, per me almeno, tanto che non so spiegarle se non con fare complice per te che ti sei immaginata la scena semi-speranzosa-verosimile-unica.
Punta la direzione che l’amico gli ha indicato, spingendo la porta basculante con un pugno ed entrando nello spazio puzzolente adiacente le latrine. Li sente prima di vederli. Riconosce la risatina bassa e stupida che Brian fa quando si atteggia a puttanella in calore con qualcuno, un suono che lui stesso trova cretino e che lo diverte perché le reazioni del “maschio standard” sono talmente idiote da farlo scoppiare a ridere davvero. 
Stefan immagina, quindi, che non sia solo. E’ tentato di tornare indietro, giusto per lasciare a Brian la sua privacy e perché non gliene fotte un cazzo di sapere con chi abbia pensato di andare a rintanarsi nel cesso del pub. Poi, però, non lo fa. Si sposta oltre l’angolo di uno dei cubicoli sporchi e maleodoranti e li vede. 

Qua si sente quasi la risatina di Brian farsi strada tra l'odore marcio delle latrine. E la faccia semi-truccata vicina ad essere incosciente. Un momento descritto secondo me in modo lento ma veloce, come se Stefan non si agitasse nel constatare cosa davvero sta succedendo, come se a neutralizzare tutta l'agitazione venisse quel senso apatico che colpisce anche un po' il lettore che si immedesima in lui. Poi, Stefan. Stefan è bellissimo. Ogni volta che leggo una storia dei Placebo ci trovo uno Stefan capace di cose di cui Brian è capace a stento - tipo, autocontrollo. Ok, è pur sempre un momento quasi familiare per Stefan, e per l'intero quadro che si è formato ad attorniare la loro vita di allora. Nel senso che sarebbe banale procedere nella descrizione di tutto ciò in modo ALLARMATO ODDIO BRIAN CHE SI FA SBATTERE NEL BAGNO MA COME MA DOVE EH COSA e di questo ti ringrazio tanto, tanto, tanto, perché l'attenzione che moltissimi altri avrebbero introdotto banalmente per aver trovato Brian e Adam insieme è spostata sui sentimenti che Stefan non mette in mostra. Mi sono spiegata da cane ma - vabè dai è Natale si mangia tutto il giorno e si arriva alla sera con il pollo e la fonduta che escono dalle orecchie quindi figuriamoci formulare frasi complete ecco; ma è qui che viene messo in luce, al posto dell'euforico ODDIO BRIAN, il carattere più introverso, più solitario, se vogliamo freddo, di Stefan, che si chiude di colpo, prende le sue cose e se ne va, senza fiatare, lasciando che gli altri intendano, pur desiderando lui solo la solitudine. La solitudine e Ravel, le novelle di Conrad sfogliate e poi abbandonate inesorabilmente sul petto quasi per un sottile sfinimento che non viene esplicitato
Stefan ha pensato che Ravel fosse la scelta migliore per dare un degno sottofondo musicale ad una rilettura non troppo impegnata delle novelle di Conrad, ma adesso deve ricredersi. Ad occhi chiusi segue il filo distratto dei propri pensieri sul corso della musica, la testa e la schiena appoggiate al muro alle spalle ed il libro aperto posato di piatto sullo stomaco. Il suono del telefono lo fa sobbalzare leggermente. Mette via il volume continuando a mantenere ostinatamente il segno – ci infila in mezzo una matita spuntata prima di appoggiarlo sul comodino – ed a piedi nudi raggiunge l’ingresso. 
Quando poi la situazione si addolcisce nuovamente - e da uno stato di durezza, rigidità, si scioglie di nuovo nei toni tenui che ritornano nel corso di tutto il racconto - i toni del Natale. Perché è pur sempre Natale a Londra, dopo i pub che profumano di legno e sono avvolti da tinte rosse, bordeaux, scure ma non negative, non nemiche a chi vi si immerge. Per il proprietario del locale che porta la ragazza a sciare in Francia - e le biondine inglesi e la musica di sottofondo nelle notti londinesi e Christine dal cappottino a quadri - e ancora Robert che fa l'acido e cambia le note di Teenage Angst, il cui suono viene a farsi strada tra i dialoghi, viene a interagire tra i personaggi, viene a impregnarli delle sue parole e dei suoi toni cupi e poi malinconici e dolci ancora di una dolcezza amara che solo Brian a fondo conosce, e che solo Brian sente incisa e ancora bollente sulla pelle, tanto da farlo diventare geloso di una canzone, tanto da farlo innervosire e fargli alzare anche le mani se qualcuno prova a modificarla più del dovuto.
Così si sfuma il calore del Natale, a fianco delle note di Teenage Angst, ed è un calore che corre sottopelle per tutta la shot e viene a liberarsi quando Brian e Stefan si perdono nella risata più bella, che sembra venire alle orecchie di chi legge. Ora è Brian in ogni sua sfumatura, dal lato infantile a quello ribelle a quello evasivo e stupido che lo fa un disastro naturale, un casino vivente, un cassetto pieno di lettere stroppicciate. E c'è Stefan che lo guarda, ed è l'unico in grado di rendere Brian una persona nella sua interezza, in tutti i suoi mille caratteri diversi. A legarli c'è un legame particolare, che si nasconde alla comprensione persino dei loro amici più intimi, capace di isolarli e nasconderli dal resto delle relazioni tra le altre persone, che alla fine hanno sempre qualcosa di simile tra di loro, qualcosa che tra Brian e Stefan è completamente sballato, unico. 
-A me di Adam non frega un cazzo.- sputa fuori Brian, stizzosamente e tutto d’un fiato. 
Stefan, perplesso, solleva le sopracciglia. Si siede. 
-Lo so. 
-…mi spiace solo che ci hai visti…- è il mormorio immediatamente successivo. 
-Meglio così che perderci altro tempo.- scrolla le spalle Stef. 
-E allora perché cazzo non sei venuto al pub stamattina?!- scocca Brian rabbioso, sciogliendosi da quella posizione scomoda ed avanzando di un passo verso di lui. 
Stefan lo guarda stringere convulsamente le dita attorno al pacchettino. Brian segue il suo sguardo e si sente in difetto. 
-…non…non è qualcosa che si rompe, vero?- domanda stupidamente, allentando la presa. 
Ed all’improvviso il lato grottesco ed assurdo di quella situazione piomba addosso ad entrambi come una secchiata gelida. 
Stefan e Brian si guardano in silenzio da sopra il fiocco dorato che adorna il pacchetto regalo, non si dicono nulla, sbuffano identici sorrisi impacciati che si allargano enormemente e che scrosciano in una risata isterica, improvvisa e liberatoria. 
-E’ una penna!- confessa Stefan tra le risate.
 
Non poteva esserci un modo più bello di terminare questa storia. Ogni cosa si risolve e sembra che ogni rancore si sciolga, perché è questo l'effetto che ha il Natale anche su chi non ci crede del tutto, anche su chi deve andare in sala di registrazione e salta il brindisi della vigilia.
Tutto questo poema che ho scritto non era voluto e mi scuso se ti ha annoiato XD Ma neppure così credo di aver spiegato quanto mi abbia fatto bene leggere questa storia, quanto abbia rappresentato per me e quanto mi sia sentita felice. Ho amato la Londra che fa da sfondo a tutto questo, il periodo freddo dell'anno, i pub londinesi e gli strumenti lasciati sotto al palco, cose che sento mie, e le grandi aspettative di ogni personaggio, ancora affetto da quell'enfasi dell'adolescenza che rende la vita un disegno animato, un dimenarsi tenue di mille toni e mille sensazioni. Ti ringrazio davvero per averla scritta e per esserti fatta strada nel passato dei Placebo, della vita di allora che ora è lontana ma ancora vera per chi ne ascolta le note. 
Un bacio.
E Buon Natale <3

Nuovo recensore
25/12/13, ore 17:57

Grazie Nainai, conosco i Placebo da solo due mesi ma  leggendo la tua storia mi sembra di provare nostalgia per un periodo che nemmeno ho mai vissuto (scusa l'ossimoro ma e' proprio così)!
Complimenti per come scrivi e per rendermi cosi' vicini Brian e Steve. Buon Natale

Nuovo recensore
25/12/13, ore 15:47

letta tutta d'un fiato e me ne sono innamorata :) ecco, io li immagino sempre così scontrosi l'uno contro l'altro. Ma a natale saranno anche loro più buoni? mah.
Buon natale anche a te <3
a presto
Sophiemolko

Nuovo recensore
24/12/13, ore 18:26

Wow.
E' l'unica cosa che mi viene da dire. Wow. Nonostante la lunghezza ho divorato la tua storia in pochi minuti e mi è piaciuta davvero tantissimo! Ci sono stati tanti punti che mi hanno fatto ridacchiare, altri che mi hanno fatto pensare a quanto tu ti sia avvicinata brillantemente al vero (il rapporto burrascoso tra Rob e Brian per esempio).
''Brian e Stefan sono il Bene in qualsivoglia salsa. Anche quando il primo è uno stronzetto egoista ed il secondo un povero coglione.'' a questa affermazione sono scoppiata a ridere come una povera deficiente ma mi sono sentita anche molto rincuorata: ora sono sicura di non essere l'unica squilibrata che vede la Molsdal ovunque :)
In conclusione, complimenti per la storia e complimenti anche per il tuo modo di scrivere!
Ciao ^^
Leeloo