Recensioni per
Crescendo VI - Hikaku
di avalon9

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
12/05/14, ore 20:32

Non so cosa dire, veramente. Hai il potere di narrare Saint Seiya con una luce nuova, malinconica. Al posto dei lieto fine zuccherosi con gli unicorni volanti si trovano momenti introspettivi, di parole non dette, di sentimenti complessi illuminati dal fioco bagliore della speranza. Ho adorato il confronto Seiya-Kouga, anche se a mio parere Kouga non vive così tanto il riflesso di Seiya, anche se di complesso di Edipo ne soffre un bel po' ;) continua così, hai uno stile particolarissimo ma meraviglioso, diverso in positivo.

Recensore Junior
20/01/14, ore 21:07

Intensa. La prima cosa che ho pensato alla prima lettura. Perche' poi ce ne sono state altre di letture per poter cogliere tutte le sfumature di un rapporto difficile tra questi due personaggi.
Dura, sofferta e dolorosa questa fic come lo e' il confronto tra Seiya e Koga. Persino crudele. Perche' Koga deve accettare che un mito possa essere un uomo. Seiya sa cosa dovra' passare il "suo" ragazzo essendoci gia' passato molto tempo prima. Conosce il dolore, la sofferenza, la perdita e accetta, come un padre, anche l'odio del suo ragazzo.
Ma Koga e' ancora un 'cucciolo' e anche la sua rabbia e' propria del suo essere. Perche' non sa ancora chi e', perche' in lui tutti rivedono Seiya, perche' lui si sente di dover essere Seiya, perche' anche Saori in lui rivede Seiya.
Ma e' bellissimo questo Seiya che aiuta suo "figlio" e gli dona la speranza e la gioia di essere Pegasus.
Sottile quella malinconia per l'impossibilita' di essere una famiglia, per quell'amore cosi' profondo di entrambi per Saori e per Anissa.
In una parola: superba.

Recensore Junior
20/01/14, ore 18:49

E da qui mi piace ripartire... Dirti a cuore aperto ciò che ho provato leggendo questa fic.
Mi sei piaciuta da morire. Non solo per il confronto a cuore aperto tra Koga e Seiya, ma per il modo in cui si sono parlati. Si sono parlati tramite le armature che indossano. Ed eccolo li Koga di Pegasus, ferito eppure determinato. Disposto a tutto, a bruciarle tutte quelle tredici stelle pur di ottenere la 'vittoria' su Seiya. Arriva a dire 'ti odio' con la stessa semplicità con cui riconosce il dolore che quelle stesse parole provocano. Perché se è vero che Koga odia che gli altri vedano Seiya in lui, e' pure altrettanto vero che lui vuole essere Seiya. Forte e coraggioso. Povero Koga, proprio come Pegasus, lui non sa che già brilla nel firmamento dei cavalieri. Seiya invece 'lo sa'. E' cresciuto questo Seiya. Lui parla per tramite di Sagitter. Splende Seiya sopra tutti gli altri astri del firmamento perché vuole che Anissa lo riesca sempre a trovare nell'oscurità. Combattono con le loro armature padre e figlio in uno scambio doloroso di verità: quella di Koga di non essere ancora come il 'padre' e quella di Seiya che vorrebbe non vedere crescere così dolorosamente il 'figlio'. E in tutto questo, ad innescare la miccia dello scontro e' lei: Saori. Lei ama e viene amata senza avere la possibilità di trarne felicità. Qui si consuma il loro triplice desiderio di essere una famiglia. Magari se la guerra fosse finita.. E' il dolore del dubbio di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato a colpire dritto allo stomaco e a far pungere gli occhi. Eppure, nonostante la guerra, la morte, il sacrificio, il dolore e la rabbia, Seiya rimane Seiya. Mentre si allontana lascia a Koga la speranza. Quello è il potere di Pegasus e questa e' la tua magia. Tutto il pathos della fic si libera in quel sorriso finale di Seiya che sa di Saori e di Koga tutto ciò che gli serve per andare avanti. Immensa.

Recensore Master
20/01/14, ore 10:56

Vedo che oggi mi hai reso la pariglia in un rimando di cosmi ed armature che avrebbero lasciato sul terreno cuoricini ben più teneri del mio. E mi ci hai fatto, secca. Secca perché ho letto - divorato- una storia su Omega (che ho seguito con testardaggine indefessa fino a quando Haruto non s'è messo ad ululare e Seiya non ha tentato di affondare la daga d'oro nel corpicino di una bambina). Poi mi sono detta che no, tranquilla: Omega c'entra poco, nel senso che l'Omega è il terriccio da cui sorge il roseto, e io non mi sono messa a baloccare con le zolle umide ed il letame, ma con i petali delle rose (che direi sono rosse, considerando i due personaggi in questione).

Questa è una storia di genitorialità conflittuale. Perché Seiya, in un certo senso, è un padre per Koga, uno di quei padri assenti per cause di forza maggiore e non per scelta, una figura ingombrante con cui un ragazzino deve fare i conti. Per trovare se stesso. Per staccarsi da quegli sguardi odiosi che cercano in te qualcosa di lui. Per accettarli. Per farli diventare parte di sé ed andare avanti. Arricchito.

Vedere le persone che cercano in te, nei tuoi occhi, nella forma del naso o delle sopracciglia, qualcosa appartenuta a qualcun altro è spiacevole. Sentirsi dire "Quanto gli assomigli..." è odioso. Perché tu sei tu, e non tuo padre, tua madre o tua sorella. Figuriamoci un estraneo, con cui condividi un'armatura che tu non hai chiesto e che non ti ha accettato come ha fatto con lui (pure?). Le figure mitizzate sono ingombranti. Sono qualcosa di difficile con cui venire a patti, qualcosa di difficile da sopportare, e nella prima parte della storia i pensieri e i sentimenti di Koga emergono dalle righe urlando. Rabbia. Frustrazione. Gelosia. Rivalsa.
Ci mostri il lato più meschino che colora il rapporto a senso unico tra l'eroe, bello e splendente e immacolato e fulgido (devo continuare?), e il ragazzino che gioca a fare il soldato e che non riesce a relazionarsi con lui perché Seiya è troppo in alto. Non è alla sua portata. E Koga sa (o ne è convinto con quella testarda pervicacia che solo un ragazzino possiede) che le ali di Pegasus non lo porteranno mai da Seiya.

È quando la palla passa a Seiya, però, che arriva il montante allo stomaco del povero lettore (in questo caso sono io). E la tua prosa zombie continua. Pesta forte. Per frollarmi le carni. E poi azzannare. Perché questo sono le parole di Seiya quando confessa a Koga cosa sia la vera guerra: un morso alla gola e allo stomaco. Il sentire il cosmo dei tuoi amici che si affievolisce e tu metti un piede davanti all'altro, perché Athena è la cosa più importante, è un'immagine potente, e dolorosa al tempo stesso.
Perché ho sentito sulla pelle lo strazio di Seiya, il suo dolore nel lasciarsi indietro i compagni, il suo cervello ignorare la sofferenza e concentrarsi sull'obbiettivo. Per impedirsi di correre a salvare i suoi amici. i suoi fratelli.

Come per le armature, anche io sapevo queste cose. Erano lì, da qualche parte nel fondo del mio cervello. Vederle riaffiorare così è stato ricevere una secchiata d'acqua gelida sul collo. Perchè, in certo senso, è come se fossi stata anestitizzata dal tempo. Grazie per avermi ed averci ricordato che questo testardo, impulsivo, cazzarone di un ragazzino aveva un cuore, anche se nella serie animata questo trasparisse poco, fagocitato com'era da un doppiaggio un po' sportivo (sempre benedetto rispetto all'attuale lettura della lista della spesa) e da una personalità un po' troppo onnipresente. E grazie per averci raccontato di questo discorso tra padre e figlio, predecessore e successore, che parte, nelle intenzioni di Koga, come un "adesso te ne canto quattro" e si trasforma in una confessione a cuore aperto da parte di Seiya; che è più incisiva e dolorosa di un discorso urlato. Perché quando scoperchi alcune pentole, poi devi gestire anche la schiuma che ne fuoriesce. Troppo comodo scappare. Vero, Koga?


Ci sarebbero mille altre cose da dirti, ma finirei per citare la storia parola per parola, e sarebbe un'inutile ridondanza di echi.
Posso solo chiudere dicendoti: "grazie per questa bella storia"; perché serve ricordarci che Saint Seiya è una storia di guerre e battaglie e sangue versato sul campo di battaglia, ma che la guerra uccide e il sangue del nemico ti resta sulla pelle per sempre, non importa quante volte tu provi a lavarti le mani.


P.S.: il tuo correttore automatico è un ghoul o cosa?