Recensioni per
Ouroboros
di Rexam

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
28/04/14, ore 21:21

Che bello questo capitolo. Rexam, è veramente bello!
Mi hai proiettata in un mondo antico, in un mondo di saggezza antica, raccontando la storia della Nave di Teseo. Hai espresso quel dubbio che era già contenuto nel titolo: siamo o non siamo gli stessi? Siamo poli divergenti che si attraggono comunque, senza via di scampo? Nonostante quello che ci succede e i pezzi di noi stessi che, inderogabilmente, dobbiamo sostituire, a causa di una gioia, di un dispiacere, di un lutto?
In tutto il capitolo trovo contrasti, contrasti su contrasti: la fisicità dei due occupanti la nave (uno corpulento, l’altro smilzo), la nave (sospesa nel cielo, ma attratta al suolo. A metà fra il tetraedro e il cubo platonico), le voci (una ruvida e grinzosa, l’altra liscia e di seta), e tanti altri piccoli elementi.
Piccolo angolo della parola: hai dimenticato una “r”, battezzando un tetraedo che sta aspettando la consonante che gli spetta di diritto!
Alla prossima, Rexam, ciao.
Erin
(Recensione modificata il 28/04/2014 - 09:22 pm)

Nuovo recensore
22/04/14, ore 20:45

Ciao Rexam,
che capitolo difficile da recensire! E’ introspettivo, assolutamente introspettivo. Vedo, e dico finalmente, l’angoscia allo stato puro di Matthew. Vedo però un’angoscia negativa, un’angoscia che non lo aiuta a vivere, un’angoscia nella quale lui si vuole annichilire. Annullare per sempre. Sembra una evocazione della morte, e questo NON mi piace.
Matthew è sospeso fra ciò che è e ciò che non è. Visioni oniriche, spettri dell’anima. Paura e redenzione. Ti riconosco una grande capacità di descrivere questi stati d’animo, ma sembra che il nostro amico non voglia lottare, nemmeno se alcune lucciole solitarie, idealizzazione del bene, si trovano sulla sua strada; segue piuttosto gli “spiriti malvagi”, che si personificano in visioni antropomorfe. E se anche questi volti bianchi gli rammentano qualcosa, forse li conosce, lui preferisce buttarsi in una spirale che lo spinge all’Inferno. Senza lotta. Poi, la consapevolezza (onirica!!) che se si abbandona completamente al sogno, sicuramente si risveglierà vivo ma magari differente, oppure con una percezione diversa di ciò che lo circonda. E poi ancora, il dolore immenso prima del risveglio fisico, che finalmente porta il lettore fuori da queste tinte fosche, aberranti. E il volto che danzava nei sogni di Matthew si scopre essere quello del Collezionista. Argh!!
Beh, qui c’è poco del giallo, anche se hai mantenuto fede a quel doppio senso della realtà che pervade tutta la narrazione, fin dalle prime righe. Questo capitolo appare come un turbine di emozioni e di idee, forse una pagina di diario, non so. La trama non si è mossa, non si sono aggiunti elementi, se non forse il ricordo lontano del volto del Collezionista. Se posso darti un consiglio, ti invito a mescolare di più fra loro l‘aspetto “onirico” (introspettivo, anche se del protagonista) a elementi di trama (fatti concreti, assolutamente tangibili). Il rischio è di annoiare (parola un po’ forte, forse) il lettore, di estraniarlo troppo dall’intreccio della narrazione che, forse mi ripeto, nel giallo è fondamentale. Sembra piuttosto una poesia in forma di prosa (e tu, su EFP, pubblichi poesie, vero?).
Alla prossima, ciao!!!

Nuovo recensore
11/04/14, ore 21:45

Rexam!! Finalmente vedo Matthew arrabbiato: era ora, per la miseria! Ma poi smette subito di esserlo… e si chiede se sta impazzando.
In questo racconto compaiono dei teepee, disposti in un tranquillo ordine, un totem gigantesco e inquietante, e infine ricompare Nathan (ha il ruolo di aiutante? Comincio a pensare di sì). Un Nathan che nutre Matthew, che gli dice che quella non è un’isola, che gli fa intendere che il Collezionista e i conigli insanguinati gli siano familiari e che lo aspetterà una scalata (fisica o mentale?).
Beh, a questo punto ho molta confusione in testa, e mi sto perdendo. Seriamente. Non riesco a trovare un nesso in tutta questa marmellata di elementi: ma tu hai sparpagliato qua e là qualche indizio a favore del tuo lettore? O è tutto chiaro solo nella tua mente? Comunque, apprezzo molto l’avviso che dai al tuo lettore in premessa, e cioè che “Il gioco di prestigio è una cosa onesta perché è chiaro in anticipo che la realtà è diversa da quella che appare.”
Angolo della parola:
1 - Non mi è chiaro se le ali del totem sono viola o marroni. O entrambi.
2 -Il non vederci più dalla fame mi fa proprio venire in mente una barretta di cioccolato e wafer, per favore, cambiala! A meno che lui non scopra alla fine di esserne il testimonial!
Riguardo a una delle tue ultime risposte, ho un’ultima cosa da dirti, Rexam, ed è importante: la scrittura è riscrittura. Ciò che scrivi non va quasi mai bene alla prima stesura, devi rimodulare, riadattare, riscrivere. Inoltre, la scrittura è anche come un testo si presenta, sia per l’armonia grafica che per la mancanza di refusi. Per il rispetto della grammatica, che dovrebbe essere ineccepibile (non è il tuo caso, no). Prendi quindi la buona abitudine di rileggere quello che scrivi (meglio in bozza!), sia per correggere eventuali errori di battitura, ma soprattutto per capire se ciò che hai scritto sta in piedi e regge (e per questa fase ti consiglio la lettura a voce alta, è propedeutica). Se non sta in piedi, sii drastico e riscrivi, da capo, senza tentare di limare, senza farti sconti: è molto raro, scrivendo, che sia “buona la prima”. Questa, almeno, è la mia esperienza.
Ciao
eb

Nuovo recensore
07/04/14, ore 20:49

Ciao Rexam,
ho letto, letto, riletto, il primo paragrafo. L’ho amato. Descrivi il dolore come se fosse acqua necessaria alla vita, acqua che ognuno di noi deve bere. Lasciano senza fiato, queste parole.
Poi parli dei ricordi, un passaggio meno vibrante del precedente. E ti spiego perché, secondo me, lo è. Questo passaggio sembra una digressione del narratore perché hai cambiato il punto di vista. Parti infatti con una frase generica, assolutamente non calata nella mente di Matthew (come invece hai fatto quando parli del dolore: lì, sembra che sia Matthew a parlare del dolore, qui no). Sono piccoli tecnicismi, chiamali trucchi (anche se non mi piace definirli così), assolutamente non facili da mettere in atto e non così immediatamente comprensibili. Spero di essere stata chiara: disposta, nel mio piccolo, a spiegarti meglio il concetto, nel limite di quanto io possa saperne in merito!
Nel momento in cui, dopo, ti riagganci al personaggio, si riallinea di nuovo tutto, e il nostro eroe si scopre senza ricordi personali. C’è una domanda che nasce da quelle parole: chi siamo se non abbiamo ricordo di noi stessi? Non dici poco, comunque!
E poi, di nuovo, questo Giano Bifronte, questa doppia identità che si ripresenta al lettore, il dubbio di aver vissuto una vita precedente falsa e di essere calato adesso nella realtà. Di nuovo i due opposti, e in mezzo ci inserisci (nuovo elemento) la paura di impazzire del povero Matthew. Sto impazzendo con lui, giuro! O forse sono queste recensioni chilometriche che mi danno alla testa :) Però io, lettore, so che è vivo, e, che sia stato voluto o meno, tu chiudi questo capitolo così come hai aperto il primo, con la presa di coscienza del protagonista di essere “vivo”.
Tinte fosche, sì, hai ragione, ma pulsanti. Vibranti. Niente azioni, qui, né colpi di scena, solo un viaggio della mente, sul margine onirico, come dici tu. E niente angolo della parola, stavolta.
Bravo, Rexam, alla prossima, ciao.

Nuovo recensore
07/04/14, ore 16:54

Ciao caro, io speravo di capirci finalmente qulcosa e invece angora niente :( ti immagino come ti diverti a confonderci XD non potresti essere leggermente più chiaro? XD

Alla prossima,

Wh.

Nuovo recensore
06/04/14, ore 09:57

Ciao Rexam
Comincio dicendoti una cosa che ti farà sorridere(per la mia ingenuità): ho sempre pensato che il titolo di questa storia fosse opera della tua fantasia, e invece... e invece no! Ed ecco che mi spiego, finalmente, tutto quel senso di doppio che, devo dirti, stai portando avanti egregiamente, fedele alle premesse: gli stati d'animo del protagonista, l'ambiente e, aggiungo dopo questa lettura, le comparse (Nathan, razionale, e il collezionista, matto perso). Ciò che è, e ciò che non è, ciò che sembra e ciò che non sembra; siamo tutti un po' così, non trovi?
A proposito del collezionista: mi è piaciuta tantissimo la caratterizzazione di questa comparsa (o personaggio secondario?): oltre alla descrizione fisica, che comunque non è ammassata in un unico blocco ma sparpagliata nelle frasi (e questo mi piace), l'hai descritto anche attraverso le sue azioni e i suoi dialoghi. E anche questo mi piace, molto!
Ti confesso che ho avuto la sensazione di essere capitata nella favola di Alice nel Paese delle Meraviglie: i salti del collezionista mi hanno evocato quelli del Bianconiglio, ma, soprattutto, leggere nomi del calibro di Brucaliffo e Regina... la faccenda si sta decisamente infittendo.
Piccolo angolo della parola: parli di una voce "cristallina come un sasso che cade nell'acqua". Beh, l'acqua può essere cristallina e consentire di vedere il sasso (forse volevi dire questo) ma non il sasso per se stesso.
Ciao, alla prossima.

Nuovo recensore
04/04/14, ore 20:28

Ciao Rexam, bentrovato.
Ti dico subito una cosa che, mi sono accorta, non ti ho ancora detto, e che prescinde da questo capitolo. La tua scrittura è una buona scrittura, scorrevole e comprensibile, hai un buon gergo lessicale, padroneggi la punteggiatura e, soprattutto, la grammatica. E ti posso dire che è un tratto distintivo e molto, molto positivo: ho letto certe cose qui! Ma è anche anche vero che sono nuova di qua. Ci sono migliaia di storie da leggere e molte meno per cui valga la pena spendere parole e tempo a recensire. Tutto questo, in ultima analisi, per dirti anche "tranquillo per l'apostrofo".
In questo capitolo hai fatto uso di sostantivi e aggettivi in modo molto efficace, padroneggiandoli: riesci a far emergere situazioni contrastanti come la tranquillità di Matthew e, poi, il suo sgomento crescente quando si addentra nella jungla. È un po' quello che ti ho scritto nella recensione precedente, ma ora voglio arrivare a questo: perchè la scoperta della collina non l'hai caratterizzata alla stessa maniera? Dopotutto, penso che questa collina sia il pezzo da novanta del capitolo, il colpo di scena (necessario nel giallo). Questi conigli, costruiti dall'uomo e intinti nel sangue, susciteranno un po' di pathos, di paura, in Matthew, o no?
E poi il cartello, altro colpo di scena, che ci catapulta, da un'isola sperduta nell'oceano dove pensavamo di essere, in un mondo moderno, urbanizzato, magari dotato di piano regolatore coi fiocchi. Ma dove siamo cozzati, Rexam?
Mi risulta ancora poco credibile, ti confesso, la tranquillità del protagonista. Nella tua risposta accenni a una doppia faccia (doppia vita? Doppia personalità?) di lui. Ci penso, sai...
Quando il mare ha iniziato a scintillare dall'emozione, beh, devo dirti che l'ho visto, quel mare, all'alba, carico di luce riflessa! Immagine splendida.
Angolo delle parole: nel cartello, il soggetto è la tenuta, e il verbo deve accompagnare quel genere (verrà trasformata e non trasformato).
Ciao Rexam, alla prossima.

Nuovo recensore
02/04/14, ore 21:28

Ciao Rexam,
seguirò la tua storia perchè mi ha colpita ma recensirò capitolo dopo capitolo, senza aver fretta di andare avanti. Ergo, al momento attuale non ho letto oltre.
Allora, quel sole che fa capolino non ci sta proprio (secondo capoverso)!
C'è in questo capitolo un'apparente contraddizione e cioè il senso di tranquillità del personaggio che si contrappone alla sua situazione non proprio allegra. Mescoli parole che evocano situazioni sgradevoli (fame, sete, dolori, solitudine) con altre di grande piacevolezza (brezza sul volto, leggero sorriso, rilassato e in pace). Matthew non è disperato per la sua situazione, semmai curioso, e questo è strano e, al momento, caratterizzante del personaggio.
È bellissima la descrizione che fai delle stelle, "bianchi spilli d'eternità". Bellissima, lo ripeto. Perchè non provi a tratteggiare in questo modo anche le persone?
La trama si è mossa con la comparsa di Nathan (personaggio flash o qualcosa di più?).
Alcune piccole note grammaticali: "un'enorme macchia" con l'apostrofo e "a quanto pareva", espresso al passato visto che il tempo che usi, nel verbo successivo, è al passato.
Ti dico sinceramente che la frase che più mi ha colpita è "Il tempo è tutto tuo. Quest'isola, dopo tutto, è soltanto troppo piccola". Come dire, prenditi tutto, anche il tempo, perchè la vita, questa vita, è troppo poca.
Ti sarai accorto che sono molto pignola sull'uso delle parole, dopo tutto scrivere è innanzitutto scegliere le parole dal nostro scrigno personale e metterle in fila come ci ordina il cuore, non trovi?
Ciao, alla prossima, e scusa eventuali refusi, sto scrivendo col tablet e non col pc.

Nuovo recensore
01/04/14, ore 22:08

Che bello che bello!! Hai aggiornatoo *-* bravo ragazzo! Aspetto il prossimo!!
Più leggo, più sono curiosa e alla fine sono ancora più confusa di prima....è normale? XD

A parte i miei deliri....che dire? Ti ho già detto che scrivi benissimo...quindi..non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo.

Bacio,
Wh.

Nuovo recensore
31/03/14, ore 22:12

Ciao
leggo nel tuo angolo autore che questo sarà un giallo atipico, con mistero, suspence, elementi introspettivi e immagini oniriche! Vedremo. Intanto, spero che non sia un caso che tu parli di una spiaggia bellissima e selvaggia e poi parli di "un'identità perduta in un granello di sabbia". Spero sia una grande metafora sulla vita: questo mi aspetto. Sei abbastanza introspettivo, non scrivi le cose a caso, da quanto ho constatato. L'incipit è sicuramente pregno di mistero e di suspence, vedremo come lo svilupperai.
Ho apprezzato molto la dualità con la quale hai permeato il personaggio: è prigioniero, smemorato, debole, ma "felice di scoprirsi vivo". Scopre attorno a lui un paesaggio da sogno ma incombe la spettralità di un silenzio anormale: la dualità del personaggio traslata sull'ambiente. Bello!
Hai descritto in modo sublime la foresta che si intravede dalla spiaggia. Preferisco, ma è un fatto personale, che nelle descrizioni compaia qualche pennellata di parole distribuite con musicalità anziché un ammasso informe di aggettivi e frasi scontate.
E ora qualche puntualizzazione.
Dici che Matthew "aveva la vista distorta". Successivamente, scrivi che Matthew si decide "finalmente ad aprire gli occhi". Penso che questo passaggio vada sistemato. Altra sfumatura: parli del sole al tramonto e dici che "fa capolino". Far capolino vuol dire "affacciare appena la testa, spuntare, apparire un poco". Il sole può far capolino fra le nuvole, o al mattino, ma non sicuramente al tramonto.
Ciao, alla prossima, penso che ti recensirò per tutta la storia
eb

Nuovo recensore
13/03/14, ore 17:47

ok, ho letto i tre capitoli e mi sono piaciuti nonostante io nn legga racconti gialli o di questo tipo solitamente!
complimenti perchè scrivi veramente bene e riesci ad attirare l attenzione ma credo di essermi persa qualcosa o ancora nn lo hai detto ; da dove viene matt ?
poi vengono in mente molte domande del tipo ' che cosa mai potranno significare dei coniglietti di cata impregnati di sangue su una collinetta in un isola sperduta?' ma ovviamente è il senso del racconto e nn mi aspetto che risponderai .
Alla fine volevo solo dirti che scrivi bene e la storia è interessante ;)