Adoro questa storia, adoro questi due e adoro te per averla scritta. *mette immediatamente tra i preferiti*
Questa flash è intensa e toccante dalla prima riga all'ultima parola; già quando me l'avevi fatta leggere tempo fa mi erano venuti gli occhi lucidi e noto con un certo masochistico piacere che pur conoscendo già l'argomento in questione, il magone in gola ce l'ho lo stesso. Per questo ho aspettato per recensirla, non volevo lasciarti un commento frettoloso e insensato come al mio solito.
La sensazione generale che ho avuto leggendo questa storia è di delicatezza. Tu mi dirai: ma che vuol dire? Beh, vuol dire che hai maneggiato un gomitolo arruffato di emozioni contrastanti (come solo gli Uchiha sanno provarne) con pochi accenni soffici, gentili quasi: hai parlato di sofferenza e di disperazione, ma queste parole non sono mai usate all'interno del testo. Hai parlato dell'angoscia di Itachi al pensiero che il fratello non lo riconoscesse più come suo consanguineo, che non lo chiamasse più con quell'affettuoso, infantile, spontaneo "nii-san"; ma l'hai fatto per allusioni, e il risultato è di una tenerezza che disarma. Tra l'altro hai dipinto benissimo anche la confusione di Sasuke. Togli immediatamente quel tag 'ooc', perché non serve. E' vero, nel manga non ha mai detto apertamente al fratello quanto gli volesse bene -dopo il massacro- ma c'è anche da capirlo: gli era appena stato rovesciato un secchio d'acqua gelida addosso. Solo dopo aver incontrato l'edo tensei di Itachi si è messo il cuore in pace e ha dato per vero tutto quel che gli era stato raccontato da Obito. Solo lì si è finalmente reso conto che Itachi gli aveva voluto bene davvero; prima forse non aveva voluto crederci. E forse se la scena fosse durata un po' di più, pur trattandosi di Sas'ke, il pensiero di abbracciarlo gli sarebbe venuto, prima o poi. Quindi non trovo per nulla campata per aria questa storia, né ci vedo dell'ooc. Qui Sasuke ha avuto il tempo di elaborare il lutto e la verità, di ammettere a se stesso di aver sempre voluto bene ad Itachi. Se una scena come quella che hai scritto diventasse canon, farei all'istante una statua a Kishimoto.
Prima di chiudere questo commento già abbastanza lungo, ti devo citare le mie parti preferite (perché diamine, devi credere di più nella tua capacità di scrittura!):
"Itachi continuava a guardarlo con un mezzo sorriso che sembrava tanto strano sul suo viso, aveva un non so che di sereno." Ecco, questa è la frase incriminata, quella che mi fa venire il magone. Sì, perché mi fa ripensare al sorriso sereno che aveva Itachi in punto di morte: pacificato, consapevole di trovarsi nel luogo giusto, di fare la cosa giusta. *abbraccia stretto un cuscino, cercando di non scoppiare a piangere*
"Non era morto. Perchè questa notizia non lo rendeva felice? In realtà Sasuke sapeva la risposta.
La speranza di stare con Itachi gli era stata strappata brutalmente via una altra volta." Questa frase riassume tutto l'essere di Sasuke, il suo continuo, autodistruttivo lasciarsi guidare dalle sue emozioni, la sua paura di essere lasciato indietro. *il cuscino sta per esplodere*
"Itachi chiuse gli occhi in un attimo di conforto e liberazione. Sospirò sentendosi assolto." Assolto. Cavolo, è il termine perfetto. Come sappiamo dalle sue parole da edo tensei, Itachi è ri-morto pensando che Sasuke lo odiasse, che lo disprezzasse per quel che gli aveva fatto. Questa frase è un dardo al cuore, la serenità che non avrà più. T_____T
Ok, adesso ti saluto davvero che ho già scritto un papiro. Bellissima flash, davvero <3
thyandra |