Poffare.
Sì, è la mia espressione di stupore e "joyful amusement". Seguendo la famosa definizione del Marino (quello vero) "è del poeta il fin la meraviglia: / chi non sa far stupir, vada a la striglia!", ebbene tu sicuramente non finiresti alla striglia, anzi: la manovreresti.
Tutto ciò per dirti che il tuo stile mi incuriosisce molto (positivamente), che questa poesia è molto interessante, e devo dire anche bella. Mi piace come tu passi dall'onirico-metafisico (il mio dio è il sole che mi risplende nella mente ed illumina il buio della mia mente deragliata) al reale tagliente ("come un treno che è passato troppo veloce per la periferia di roma": qui poi il metamorfismo da onirico a reale viene proseguito, a metà strada, dai versi successivi, dove confondi ancora una volta la non-realtà con la realtà, facendoti apparire i binari e il sangue come materiali); tagliente in tutti i sensi: "ci stavamo tagliando i capelli con i blister degli psicofarmaci" (con quel "rubati" splendidamente isolato) è un'immagine molto bella secondo me, che ancora una volta fa del reale quotidiano uno strumento metaforico in poesia (e in questo senso siamo molto simili, stilisticamente). Altri due punti che ho apprezzato moltissimo sono:
- "perché tutto ciò che importava della crocifissione era il povero albero morto per costruire la croce", un po' per l'argomento che mi sta particolarmente a cuore, un po' per l'immagine in sé, che è tremendamente simile ad una che ho descritto anche io.
- la chiusa, decisamente ad effetto.
Una sola cosa che non capisco è la suddivisione delle strofe in numeri, mentre un elemento che non ho apprezzato è la scelta del verso libero: sono un metricista, abituato ad una forma tradizionale e classica. Ma sono gusti.
Complessivamente è una poesia notevole per le immagini: particolari, costruite molto bene e decisamente forti. Dunque bravo, attendo di leggere altro.
(Recensione modificata il 16/03/2014 - 01:21 pm)
(Recensione modificata il 16/03/2014 - 01:22 pm) |
