(Recensione a cura di Lisachan su www.criticoni.net)
La storia di Stregatta mi ha colpito sotto diversi profili e da diversi punti di vista. Dopo ripetute letture ravvicinate (nel giro di poco più di due ore: una in anteprima, un'altra da appena pubblicata, un'altra ancora per la stesura di questa recensione), posso affermare con relativa certezza (da buona conoscitrice delle condizioni in cui versa il fandom in cui è pubblicata, oltretutto) questa sia una delle storie migliori che abbia letto sui Placebo. E perciò mi sembra giusto omaggiarla di una recensione che spero possa portare maggiore visibilità ad una sezione che, purtroppo, spesso la visibilità che ha la riceve per motivi del tutto esenti al fandom stesso.
Tanto per cominciare, la storia di Stregatta è particolare. E' particolare perché è una storia sui Placebo eppure non lo è. Per certi versi, è molto più simile ad un'originale che non ad una fanfiction, ma tant'è: i personaggi utilizzati non sono di Stregatta, anche se la loro interiorizzazione da parte dell'autrice è tale da non lasciarlo quasi sospettare; e, d'altronde, Brian Molko ha una parte quasi principescamente importante, lungo il corso della narrazione. Perciò di fanfiction si tratta.
Il protagonista della storia, però, non è Brian. Il protagonista non è nemmeno un lui: la narrazione ruota tutta intorno ad Helena Berg. Per chi non fosse avvezzo al fandom, Helena Berg è la compagna di Brian. Ma non si può certo dire che qui si abbia a che fare con un'Helena canonica: l'AU permette a Stregatta di ribaltare completamente il ruolo della fotografa, tanto che, alla fine, del personaggio originale resta, appunto, solo il nome e la grande passione: la fotografia.
Helena è giovane ma non è una ragazzina. Fa fotografie per vivere, ma il suo lavoro (forse la più squallida fra le professioni legate allo show business: fotografa di stampa scandalistica, anche detta paparazzo) non le piace. Anzi, tutt'altro: le sembra, addirittura, di tradire l'arte che tanto ama, ogni volta che mette piede nella redazione del piccolo giornaletto per il quale lavora.
Proprio il giorno in cui decide di prendere il coraggio a quattro mani e far sapere al proprio principale - un uomo viscido che, con la sua aura morbosa e profittatrice, incarna perfettamente gli "ideali" (se così si possono chiamare) della categoria - cosa pensa di lui, ottenendo in cambio un licenziamento in tronco, Helena incontra Brian.
In un primo momento non lo riconosce. Ma poi radio e giornali la istruiscono a dovere. E qui parte, in effetti, il nodo di introspezione intrigante quanto ben fatta attorno alla quale ruota il significato dell'intera storia. Perciò non vi anticipo niente, sperando siate ancora dell'opinione di andarle a dare un'occhiata.
Personalmente, come accennavo all'inizio, posso dire di aver gradito questa storia almeno sotto due punti di vista.
Il primo è l'adattabilità della trama rispetto all'incredibile suggestività dello stile di Stregatta. Da amante dei dialoghi posso tranquillamente dire di aver trovato le descrizioni di questa storia molto più convincenti della maggior parte dei dialoghi mi sia mai capitato di leggere (anche a livello professionistico). Lo stile di Stregatta è musicale ed espressivo, e questa storia unicamente introspettiva vi si adatta alla perfezione.
Il secondo, invece, è anche di gran lunga il più importante, perché riguarda il personaggio principale. Helena. Che è semplicemente perfetta. Così fragile ed umana per com'è descritta, poco importa (anzi: non importa affatto) che la sua immagine si discosti da quella cui il fandom ci ha tipicamente abituato. E' impossibile non provare una forte empatia nei suoi confronti, nonché grande tenerezza. Soprattutto sul finale, che vale la pena d'esser letto anche solo per il messaggio incredibilmente positivo quanto incredibilmente realistico che lancia. E che non vi spoilero. |