Ciao Francine <3 |
Che finale con il botto, questo capitolo! L'ho adorato. Innanzitutto per il tuo stile, poi e per la delicatezza e la profondità che hai sempre nel tratteggiare i sentimenti più intimi di questi ragazzi dal destino ingombrante che indossano armature mitiche, ma sono totalmente Umani. |
I fratelli maggiori, nel tracciare la strada per i "benjamins", si possono anche sbagliare. E di brutto. Ma i minori no, perché hanno davanti l'esempio di chi è venuto prima e possono decidere se seguirlo o no. Aiolos è stato l'Eroe di una notte di follia in cui l'altro, di fratello maggiore, si è invece abbandonato alla Perdizione con la "p" maiuscola. Aiolia e Kanon, per motivi diversissimi, passano tutta la vita a fare i conti con le azioni dei loro "aînés" durante la notte del tradimento. |
Eccoli qui, i nostri goldies in potenza, in un altro capitolo che mischia sapientemente il tempo che fu al futuro che verrà. Nella nursery multiculturale di eroi che è il Grande Tempio ci sono già i segni del domani, con il teppistello DM e l'Illuminato Shaka che disserta di filosofia e linguistica. E c'è Mu, di cui io non riuscirei a scrivere una riga mentre tu tiri fuori tutto un vissuto, strappando il povero montone himalayano alla sua algida rigidità. Almeno per la lunghezza di un capitolo. Like! |
Una persona che leggesse l'inizio di questo capitolo senza sapere niente dei personaggi e della storia in cui si inseriscono penserebbe di trovarsi di fronte dei ragazzini in colonia, con il buontempone di turno che si diletta a fare scherzi da prete. Insomma, uno sprazzo di normalità. Poi vai avanti a leggere, e capisci che quel tentativo di normalità avviene in un luogo che di normale non ha niente. Un mondo fatto di addestramenti e dolore. Ma non c'è addestramento che ti prepari a superare la morte di un amico, e infatti gli occhi diventano lucidi nonostante l'armatura d'oro. Meglio brindare alla vita che pensare alla morte. Tanto, quella, puntualmente arriva. E i protagonisti di questa storia lo sanno. L'hanno sempre saputo. Anche quando spargevano colla sul cuscino del compagno per dimenticarsi di essere eroi votati al sacrificio in nome della Dea Atena. Lei, come al solito se ne sta in pericolo da qualche parte a esigere il suo tributo di sangue. E loro corrono. |
Non dev'essere stato per niente facile immaginarti un passato per questo saint che a me sembra la brutta copia di lady oscar più che un goldie. Conoscendo la Svezia (e il carattere dei suoi abitanti) piuttosto bene, devo immaginarmi che il piccolo Aphro sia finito in Grecia molto presto visto che non ha niente da spartire con i suoi conterranei. Tu sei stata brava a dargli forma, a immaginare e descrivere dei gesti che rendono plasticamente il narcisismo smodato di questo damerino effemminato che gioca alla guerra. Pardon, all'estetica della guerra. Sarà bello fuori, sì, ma dentro è molto più simile al mostro da far fuori su commissione del Sacerdote. Alla fine Gerda si prende la sua rivincita con un vaticinio oscuro che Aphro, nel suo supponente egocentrismo, manco sta a sentire. Ben gli sta. |
Sion e Doko. 250 anni e due guerre sacre sul groppone. |
Questo capitolo è un groviglio di emozioni che tu hai saputo rendere vive. |
Saga. Prima è il guerriero puro e perfetto, poi tradisce e diventa Sacerdote, poi ritradisce e ridiventa devoto. E' così contorto che riesce a fregare tutti gli spectre e pure Hades in persona. Hai fatto bene a restiuire il giusto spessore a questo personaggio intrigante e meraviglioso, indagando lo straniamento e il rapporto (un po' perverso, à mon avis) che lo lega alla sua Dea. Alla Dea, non a Saori. E da qui la bellissima metafora del matrimonio mistico, con quel pugnale penetrante che più archetipico del simbolo fallico non si può. |
Bella bella bella! Una descrizione meravigliosa di Death Mask, che è l'unico ad aver capito tutto fin dall'inizio. Fanculo alle belle parole, all'epica, alle armature tirate a lustro e ai bellimbusti da parata. Lui è il mio idolo. Perché dice quello che pensa e fa quello che dice. Perché fa quello che va fatto, anche se fa schifo. Perfino ad Atena serve uno così, e infatti gli leva l'armatura e lo abbandona al suo destino solo dopo averlo lasciato libero di ammazzare tutto quello che si muoveva. Ipocrita! Lui invece ipocrita non lo è per niente, nemmeno quando fa fuori la sua allieva/amante per ribadire ancora una volta la regola number one del Santuario: la pietà è roba da femminucce, non da guerrieri. Aprite gli occhi, gente! Vogliamo contare le ossa che fanno da piedistallo alla bella statua di Atena-la-vergine-in-chitone? |
Trovo tenero e struggente questo flusso di ricordi del piccolo Acquario. Lo smarrimento e la curiosità davanti al cielo stellato, che da trapunta di stelle da esplorare con la guida di babbo Rémy diventa un mare oscuro in cui perdersi nel culmine della battaglia. Fra i sampietrini delle rues e le lastre di marmo dell'Acropoli c'è tutta una vita di cui tu immagini e ci regali dei bellissimi sprazzi. Le mani dell'amico fraterrno che stringono la gola e la paura per il cavallo d'avorio sono le immagini visive che mi sono piaciute di più insieme a quella tutta olfattiva del cuoio e del tabacco. Non so se maman, Antoine e Rémy sono personaggi canon, ma ho trovato ancora una volta il tuo quadro descrittivo ottimamente eseguito. Comme d'habitude merci pour tes histoires, ma cherie. |
Quanta tenerezza e quanta tragedia c'è nella storia di questi due. Il ricordo dei giorni luminosi in cui sembrava che ci fosse tutta la vita davanti, e invece c'era sì l'eternità, ma nel supplizio. Hai descritto molto bene la purezza del loro sentimento, ma a me quello che è piaciuto più di tutto è la forza di Euridice, che smette i panni della ninfetta per diventare una donna vera capace anche di dire addio al suo uomo, con la speranza incrollabile che tornerà in un modo o nell'altro. |
Bella. Saori così non me la sarei mai immaginata. Certo Sasha è e resterà sempre dieci spanne sopra. Eppure trovo così umana anche Saori nella sua curiosità di sapere di più della sua se stessa precedente, nella necessità di lasciarsi andare nel sonno come una bambina, nel battito che salta ogni volta che pensa a Seiya, nella paura e nella speranza. Il dialogo con il vecchio maestro è bellissimo, ho apprezzato molto la tua attenzione ai suoni. Brava, come sempre! |
Mi sto facendo pian piano strada tra i pezzi questa raccolta e incappando in questa pagina dedicata a Saga mi sono detta che la recensione era d'obbligo. Innanzitutto, pezzo magistralmente scritto, è ovvio, ma sono soprattutto rimasta piacevolmente sorpresa dall'aspetto che hai scelto di esplorare, ovvero il rapporto Saga-Atena, che spesso e volentieri è lasciato nel dimenticatoio, sebbene le varie descrizioni di Saga come uomo pio e quasi divino--nonché la sua stessa scena finale a conclusione della battaglia del Santuario, suggeriscano invece l'importanza che la dea, e la sua venerazione per lei, ricopra nel suo essere cavaliere e pure nella sua lotta con se stesso. Geniale il paragone con la ritualità della prima notte di nozze, e il versare sangue/offrire il proprio sangue come punto di collegamento tra queste due circostanze così diverse ma qui così vicine, tenute assieme anche dall'amore di Saga stesso. |
*tenta di ricomporsi dopo aver allagato la camera con le proprie lacrime* |