A parte che sto cominciando la mia recensione con un "A parte", il che è orrido ma forse parlando lo faccio sempre. O "tra l'altro", che è ancora peggio, è un miracolo che non ci si possa vedere vivere perché altrimenti non so che combinerei - già adesso non so che combinare, è tutto dire (altra orrida espressione).
A parte la mia paranoica paranoia, che come al solito mi spinge a pormi miliardi di inutili domande prima di cominciare a fare qualcosa, le elenco?
- 'Basta, sembri una stalker se recensisci di continuo, che cazzo fai?'
- 'Ohmmioddio, non fare cazzate, te l'eri promesso, prova - provaci, almeno! - a sembrare una persona giusto un pizzico normale! Non normale normale, che ti è impossibile e ti va anche bene così, ma giusto un pizzico.'
- 'Sarò un'intrusa? Sì, sarò un'intrusa. Però i lettori sono intrusi graditi, no? Sì? Nì? Boh.'
Ce ne sarebbero altre, ma le ho rimosse nel breve spazio di tempo tra il pensarle e lo scriverle - altro grosso problema, i pesieri che ti sfuggono mentre parli/scrivi e all'improvviso non sai neanche più dove volevi andare a parare.
Ad ogni modo - notare che l'esordio con "A parte" non trova un seguito coerente e non porta da nessuna parte - le parolacce ci stanno, le parolacce vanno bene perché, diamine, io impreco pure se mi si secca la minuscola pianta grassa che mi hanno fatto in regalo, figurarsi se mi muore il cane! Anche perché lo voglio, un cane, grosso e intelligentissimo e coglione come il tuo, voglio la mia fetta di amore imperituro, voglio qualcuno che mi guardi con occhi da bambino anche quando in casa non ci sono bambini - quando la mia minuscola nipote è lontana! E, sì, anche io mi faccio del male in questo modo, e sono ancora più mentecatta perché immagino come sarà il peggio anche prima di avercelo, il meglio, di avere un cane così... così, ecco. E perché immagino le medesime cose in relazione ai miei cari, la mia immaginazione è terrificante, vorrei non averci nulla a che fare.
Devo ricordarmi di segnalare le cose più importanti, perché già i pensieri stanno scivolando via, maledetto cervello, tra poco sarò tabula rasa di parole e un ingorgo confuso di sentimenti aggrovigliati.
"Dovunque sia andato non per forza sta male solo perché è lontano da me. E io son convinta che sia in un bel posto." Ma anch'io ne sono convinta, perché non convincersi è aver perso in partenza e voglio convincermene, voglio stare di merda ma sapere che tu non ci stai, voglio maturare il dolore nel solco della felicità - è rivisitata, da Pennac - e a poco a poco fare di quel dolore una piantina, magari ci nasce anche qualcosa!
"Nonostante io faccia la figa, è tutta la vita che vedo le persone lasciarmi indietro ed è come essere legati a un palo e vederle andar via senza poterle seguire, perciò sono gelosa di chi rimane in un modo così profondo da essere istintivo." Posso commentarla con il silenzio? Di quello denso, ma non pesante, del tipo 'io ho capito, tu hai capito, culliamoci vicendevolmente poggiando, a turno, la testa sulle gambe l'uno dell'altro'? Perché la frase dice tutto da sé. Differisce giusto la sfumatura dell'umano, del singolare.
"È davvero una cosa stupida, siamo quattro adulti e dovremmo affrontare la cosa in modo migliore. Suppongo." Il senso nel 'suppongo'. Il senso che io vedo nel 'suppongo'! Il mio senso nel 'suppongo'. Ma chi lo dice che siamo solo adulti? Chi lo dice che c'è un modo migliore? Chi lo dice che, pertuttoquellosucuisipuòimprecare, una cosa è stupida? Suppongo, dannazione! Forse sì forse no, in ogni caso chissenefrega, piove come in uno stupido cartone animato, c'è poltiglia per terra e nel mio cuore e punto. O parentesi, aperta e forse prima o poi chiusa, ma sempre presente.
"Si faceva irretire da suoni idioti e infantili, perdeva la testa per biscotti maleodoranti, rubava calzini e fazzoletti mocciosi per strapparli, infilava la testa nelle borse in cerca di creme, si rotolava nell'erba per grattarsi la schiena, leccava il viso di gente ancora dormiente, la mattina, nascondeva le palline nuove per portarti quelle vecchie. Era un cretino e l'amavo tantissimo.
Mi mancherà chiamarlo e sentire le sue unghiette sulle mattonelle, trovarmi peli gialli anche nell'intimo, la bava sui pantaloni appena messi, virare verso la corsia con i giochini per cani ogni volta che vado in un supermercato, la sua coda che sbatte contro il divano quando ritorno a casa. Mi mancherà passare le dita in mezzo a quel pelo giallo, che all'apparenza sempre duro, denso, ma quando le dita ci finiscono dentro ti accorgi che è liquido e ci si può anche affogare.
Mi mancherà stringerlo; morbido, era così morbido, niente che sia così morbido può essere cattivo. E fargli fare giochini idioti, le nostre passeggiate in luoghi e ad orari improponibili, mandarlo avanti nelle stanze buie quando il temporale fa saltare la luce. Mi mancherà sapere che qualunque cosa succeda nelle mie giornate di merda, c'è qualcuno a casa che aspetta il mio ritorno per farmi le feste; con le orecchie indietro come i cani, la schiena curva come i gatti e gli occhi brillanti dei bambini." Posso dirlo, che è Amore? O sembra troppo melenso? Al diavolo, è Amore ed io sono melensa, sono anche schifosamente melensa, l'ho detto! Eh, cara mia, l'hai detto. E adesso prova ad aggiungere qualcosa, se ci riesci, prova a dirti qualcosa in più di cui poi penseresti che è come il "tantissimo", uno stupido limite ammazza-atmosfera. Forse solo che, davvero, niente di così morbido può essere cattivo.
"Non perché non ami i miei genitori, i miei nonni, mio fratello, gli amici, ma perché ogni persona ti arriva in fondo a modo suo, per ogni persona scegli inconsciamente una profondità diversa." La scriverei su un grosso cartello e me la appenderei in camera, o al collo, tipo San Bernardo. E' che ognuno lo ami a modo tuo e a modo suo, lo ami a modo vostro che non è mio e tuo, né tuo e di qualcun'altro, né suo e di qualcun'altro, è tuo e suo. Sarò impedità io, ma non trovo altre parole che rendano meglio il concetto. Come davanti a ciò che è bello, l'unica cosa sensata che mi sembra di riuscire a dire è 'Ah' e l'ammutolimento estatico, il resto mi sembra una marmaglia di sillabe vuote e vorticanti nel nulla.
"Mi volto e comincio a pesticciare per risalire la pendenza del giardino, continuando a masticare pensieri.
Avrei dovuto comprargli più biscotti, più giochini, passare più tempo a tirargli le mille mila palline in giro per questa giungla di giardino, avrei dovuto portarlo fuori più spesso, dormigli addosso di più. Avrei dovuto. Magari non avrei dovuto, ma avrei voluto. Sicuramente. Son sempre stata di corsa, con mille cose da fare anche se piccole, poco importanti, e allora perché farle? Ma che ne so! Il cane giallo era lì e quando ce li hai vicini sembra che il per sempre sia possibile, poi se ne vanno e ti senti una cretina. Probabilmente lui lo sapeva..." Salto la rabbia, non perché sia poco importante - è una delle cose più importanti! - ma perché quell' "Avrei dovuto/Avrei voluto" mi spezza il cuore, mi vedo in un angolo con le braccia attorno alle ginocchia a singhiozzare "E' proprio così, è proprio così, è proprio così" fino ad esaurimento voce. E poi, cazzo, davvero, che ne so? Che diamine ne so, del perché faccio tutto lo stracazzo che faccio?!? Lo faccio e tu lo sai, tu lo sai che non lo so e che sono una frana, ma mi ami lo stesso, mi guardi e pensi "che inossidabile cretina", ma mi ami lo stesso! E sì, dovrà venire Alzheimer a portarti via di qui, a sradicarmi quella parentesi da ogni singola cellula del corpo, io non ti lascio indietro, nossignore, e non perché tu non lasciassi mai indietro me - anche, ma non è il fulcro della questione, non è questo - , proprio perché non voglio e so che tu capisci, cosa c'è dietro quel 'non voglio'. Un non voglio bambino e adulto insieme, consapevole e inconscio a un tempo, il re dei non voglio! Il bello dell'essere umani - per me, poi sono una mentacatta (l'ho già detto) e più di qualcuno potrà dissentire.
E tutte queste congiunzioni a inizio frase sono un abominio, meriterei una condanna e delle aggravanti ma fortunatamente di cognome non faccio Tasso, per quanto io mi possa volere del male.
E quindi spero, spero che valga come per i sogni, che la vita del cane giallo si allunghi oltre misura!
E me ne vado in punta di piedi, da estranea paranoica come sono arrivata.
Kisses!
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