Recensioni per
Fili
di chaplin

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
05/06/14, ore 19:13
Cap. 1:

Sai, io trovo che un infinito numero di situazioni, persone, luoghi, grattacieli, colori e suoni possano assieme formare il vuoto più assoluto, se capisci cosa voglio dire, così come queste tue parole, così intrecciate, così piene, così unite, così fluide hanno portato in me la sensazione della brezza, degli ampi spazi della campagna di una città affollata, della vertigine che provoca lo sporgersi dal più alto piano di una palazzina. Non è stato sempre piacevole. A volte le pause mi mettono paura. Il vuoto inteso come distanza, che sia quella tra un "ciao" e un "non ora, scusami" o un "ho paura", "tienimi stretto", che sia quella tra un passo e l'altro, o tra il momento in cui penso a che razza di fallimento io sia e quello in cui realizzo che solo io posso cambiare la mia posizione, non è facile cosa con cui avere a che fare. Ma sai, leggere e tenere occupato il proprio cuore nell'impegnarsi a battere ad intervalli regolari può essere la soluzione, per l'horror vacui, intendo.
Lo so, sto divagando. Il punto è che io personalmente non posso impegnarmi a leggere qualcosa di vago, qualcosa di casuale. Posso solo decidermi a leggere storie come questa, storie che pur partendo da un punto fisso come la tua passione per questi due ragazzi francesi, quasi se ne distaccano, e prendono vita propria, e chissà se non sarà così anche per te, chissà se un giorno non ti renderai conto che anche le tue parole raccontano implicitamente la tua voglia di riuscire, la tua voglia di essere sfuggente e allo stesso tempo non fuggire dalle cose, ma piuttosto posarti leggermente su esse, conoscerle a fondo e cercare di portarle con te ovunque tu vada. O forse, come dico sempre, non ho capito niente della vita. Non che sia necessario. Ma insomma, questa matassa di parole che corre corre corre mi ha infuso un senso di continuità, di leggerezza e di gravità allo stesso tempo; il che, è tutto dire, essendo una storia estremamente "spezzettata" nella sua forma. Ma davvero, a parte tutto questo delirio, volevo solo dirti che amo quello che hai scritto. Le loro personalità sono così articolate, così speciali e allo stesso tempo comuni, così distaccate dal contesto in cui si trovano ma allo stesso tempo così desiderose di farne parte, in qualche modo, nonostante la nostalgia di casa, la costante voglia di "tornare" a qualcosa che prima c'era ed ora sembra non esserci più. E com'è dolce il modo in cui nel finale si ritrovano le loro strade, dopo l'ennesimo brusco distacco. Amo i lieto fine, non sto scherzando. Sembra una cosa banale da dire, ma chi ha mai detto che io non sia banale? Infondo le cose adorabili solitamente sono quelle che fanno più ridere, eppure tutti continuano a farle.
Sto divagando di nuovo. Non so quanto ti farà piacere leggere questo puro intreccio di scleri, ma ho appena finito di leggere e devi comprendermi. E' anche colpa dei Sigur Ròs e di "Ekki Mùkk", che sto ascoltando proprio ora per concentrarmi perché continuo a perdere il filo del discorso, ho troppe cose da dire.
Allora, per andare al sodo e accennare alle cose che mi sono piaciute di più (no, non è vero, è solo che ho voglia di fare un elenco): la storia del filo rosso, che conoscevo già e che mi ha fatta sorridere; i tre pensieri di Thomas, sono una cosa geniale; il signor Hajime, la sua personalità, il suo essere e non essere un side-character in questa faccenda, il suo nome che significa tutto (o forse nulla) e ricongiunge Thomas e Guy; la storia del cibo che finisce nel water a puntate;  gli amici di Osaka e i loro preconcetti simpatici sui francesi; gli infiniti instancabili monologhi interiori; loro due, il modo in cui i loro corpi inadatti e goffi per un momento sono davvero distrutti e la loro pelle è troppo piccola per contenere quello che si devono dire, il modo in cui si affrontano; le parole che hai usato.

Cito un pezzo che ho amato particolarmente: "È il terzo messaggio che lascia nella segreteria di Paul. Al telefono, la voce preregistrata di suo fratello suona come un sibilo incerto, come a sottolineare un’incommensurabile distanza. Preferisce piuttosto concentrarsi sui i suoi silenzi, sulla maniera in cui prende fiato tra una parola e l’altra, brevi attimi di inconsistenza durante i quali Guy-Manuel non si sente costretto a provare niente." - Il sibilo incerto e la storia della distanza mi hanno lasciata un po' senza fiato. Una di quelle cose piacevolmente inaspettate, come una cacca di piccione metaforica, citando qualcuno a caso.

Okay, direi che la pianto qui. Non sarà stata una critica molto costruttiva ma io ci ho provato. Non ho detto nemmeno un quarto delle cose che avrei voluto dire. In ogni caso, grazie. E come sempre, ci rivediamo sotto le guglie della nostra amata città.

 

Nuovo recensore
12/05/14, ore 16:28
Cap. 1:

 ~Konnichiiiiiiwaaaaa
Ah, no, scusate, visto che eravamo in tema... Okay basta. Finalmente mi sono data una mossa e ho letto la fic! Allora, indovina, mi è piaciuta assai. Credo che la cosa che più mi ha colpita, sia stata la vividezza e la chiarezza delle immagini che hai descritto. Le situazioni (sia visive che sociali) proposte sono palpabili e, sopratutto, hai reso molto l'idea caotica delle grandi città giapponesi. Forse 'caotica' non è l'aggettivo giusto; magari è meglio 'movimentata'e okay, probabilmente 'frenetica' ci sta anche. Ti assicuro che mi sembrava di essere in una tavolozza di colori! E lo dico nel senso più positivo in assoluto! Le chiazze di colore e di sensazioni sono chiare e piacevoli. Anche qui, forse, 'chiazze' non è la parola più adatta, perché le immagini erano omogenee. Mi piace l'entusiasmo di questi due ragazzi, mi piacciono gli occhi con cui guardano e la loro visione dell'ambiente circostante; ma mi piace anche l'angoscia, e un po', credo, il disagio dei protagonisti. Secondo me hai reso molto anche il fatto che spesso, vivendo, certe cose succedono e basta e, certe volte, il 'mal di vivere' viene e si insinua un po' in tutti. Spesso non sappiamo come sentirci. Credo che ti sia riuscito molto questo stato d'animo, anche per il modo in cui hai scritto. Questa storia è variegata, e mi piace un sacco. Molte sensazioni le ho amate, e le ho sentite mie; insomma, certe parole in particolare mi hanno davvero colpita. Grazie per il sito a fondo pagina, 'Sukida'. Adoro questi siti, e anche i diari di viaggio (whispering) Michael 
Spero di riuscire a viaggiare tanto, tanto, ma così tanto da... Non so. Voglio solo viaggiare. Comunque, questo non c'entra. Anzi, sì! Hai sollecitato questo desiderio. 

Ah, sappi che mi son sciolta quando ho visto il "Je t'adore", perché aw, pensavo ti servisse per scrivere a qualcuno su Tumblr, non per una fic, sob. 
E niente, con queste parole sgrammaticate ho cercato di esprimere le sensazioni provate leggendola la fic, probabilmente (sicuramente) non riuscendoci appieno.
Non preoccuparti per la forma, finché riesci a trasmettere emozioni e sensazioni, continua a scrivere. Fallo per te stessa, fallo per quelle persone a cui fa piacere leggere ciò che hai da dire, fallo e basta! Chi se ne importa! 
Scusa per il nonsense.

Mi manchi babe, un abbraccio 

 

Nuovo recensore
24/04/14, ore 22:27
Cap. 1:

Ah, quanto tempo che non recensivo qualcosa su EFP lol - e quanto sono contenta di avere quest'occasione per farlo! Questa tua nuova storia mi è piaciuta davvero tanto.
Innanzitutto la prima cosa che ho pensato una volta finita è che hai seguito uno schema molto piacevole da leggere, sarà perché è ispirata a un film, ma ho apprezzato molto il cambio continuo del POV tra Guy-Man e Thomas, e soprattutto come sei riuscita a differenziarli, Thomas con il suo flusso di pensieri che mi ha fatto subito pensare a un Holden Caulfield moderno e Guy-Man più conciso. E a proposito dello stile: mi ha ricordato la tua storia su Neil e Stephen nella maniera di ritrarre lo sguardo adolescenziale, ma in questa si vede chiaramente il flusso di immagini che dipingi, ho trovato tutto estremamente vivido, quasi abbagliante nella velocità in cui le cose si succedono - perfetta per Tokyo e per due adolescenti, insomma. Si vede che scrivi per immagini, riuscivo a visualizzare tutti i dettagli e una cosa che mi è sempre piaciuta di come scrivi è proprio come emergono le sensazioni e gli stati d'animo dalle descrizioni. I protagonisti di questa storia sono giovani e nervosi (anche se non è l'aggettivo più adatto) e questo si riflette un sacco nel racconto; però non è tutto così frenetico e a volte quasi angosciante, da dettagli come i dialoghi (che ho adorato) e brevi considerazioni come "non era mai stato così felice di essere vivo" si vede anche tutta la gioia, lo stupore della vita che noi diciassettenni (diciottenni, scusa Thomas) proviamo tutti i giorni. Insomma, probabilmente la cosa che mi ha colpito di più è come ritrai bene la profondità (a volte eccessiva) dell'adolescenza e di quello che si prova, e allo stesso tempo la leggerezza con cui compiamo certe azioni. E poi niente, passando a un piano meno analitico... Thomas e Guy-Man sono due dork adorabili. Con i loro complessi e le telecamere e le sigarette e i sentimenti che straripano. E la loro solitudine, come quando Thomas cerca la mano di Guy e non la trova. Ma alla fine anche se siamo sempre soli è bello comunque avere qualcuno accanto, no?
In breve, ti faccio i miei complimenti, a prescindere se pensi che scrivere sia la tua strada o no. Sperimentare non fa mai male e questo esperimento mi è piaciuto molto.
(ps: a domani <3)