Il tuo modo di scrivere si sta evolvendo in un qualcosa di strano, che mi lascia senza parole e mi impedisce di recensirti in modo decente. Alla fine, però, è bello così, perché se sai dare un significato a qualcosa allora non c'è gusto... mi piace sbattere la testa al muro perché non so cosa dirti, perché non so come catalogarti. Tu non ce l'hai un genere, Lis, perché te lo crei da sola, perché tu sei il tuo genere. Ed è fantastico, ti adoro un sacco per questo.
Mi sembra di sentire tra le tue parole il sapore di quella canzone da cui è nato tutto, però allo stesso tempo non c'azzecca niente perché sei partita da una cosa e ci hai messo così tanto di te stessa che si stenta a riconoscere il punto di partenza. È come quando mi hai fatto quelle foto: non mi sembravo tanto me, ero troppo carina per essere me e questo è perché c'era tanta te.
Hai catturato di nuovo un'immagine - perché alla fine è questo che fai nella vita, no? - e con questa immagine hai spiattellato un casino di emozioni indistinguibili tra loro, perché troppo forti per avere un confine, perché sono così forti e grandi che si sono mischiate tra di loro. Un po' di tempo fa ti ho detto che dai il meglio di te quando scrivi i poemi, ma leggendo queste cose non ne sono più sicura: mi lasci addosso certe cose che solo chi afferra al volo i fotogrammi è in grado di fare. Per cui... niente. Alla fine è rimasto un niente, perché ho ciarlato senza sapere bene quale fosse il punto della questione - se fosse così facile afferrare il punto della questione allora che gusto ci sarebbe?
Nessuno, e invece c'è. E ci sono anche tante coccole... niente di nuovo. |
