In questi giorni sono in vena di recensioni. All'alba delle dieci di mattina sei già la quinta della lista, per cui direi che andiamo alla grande (roba da non crederci).
Donna, tu devi viaggiare più spesso. Te le pago io le gite a Vilnius e in tutte le Vilnius del mondo se poi i risultati sono questi. Non so nemmeno cosa dirti, come fare a dirti le migliaia di cose che ti devo dire. Per fare una cosa sensata dovrei prendere ogni maledetta frase della tua storia e spararti a zero su tutte le sensazioni che mi hai dato, su tutti i mondi che mi hai fatto vedere e su quel grazie per avermi portata in Lituania con te senza mai esserci stata davvero. È come se potessi depennarlo dalla lista dei Paesi da vedere perché me lo hai fatto vedere tu... anzi, no, non me lo hai fatto vedere: l'ho sentito scorrermi sulla pelle, nel sangue, perché hai questa meraviglia di capacità di portare chi ti legge esattamente dove sei tu mentre scrivi. E questo significa che quello che scrivi ha bisogno di essere letto perché tu hai bisogno che qualcuno lo legga, come se le emozioni che vivi fossero troppe per te e sentissi il bisogno di smezzarle con qualcuno che sai che ti capisce. Non so se ti capisco, Lis, perché quando leggo queste cose mi sento fredda, quasi incapace di provare emozioni forti come quelle che raggiungi tu con quattro frasi sbattute in faccia come un boccale di birra vuoto sul bancone - con la forza della soddisfazione di una doppio malto che nel tuo caso è diventata un malibù e cola. Però grazie, grazie per aver condiviso tutto questo con un mondo che forse non se lo merita, perché prima di leggere le emozioni degli altri dovremmo imparare ad accettare le nostre.
E, nel frattempo, il mio 2048 è diventato 4096 per troppe volte e ho spostato l'app nella cartella delle cose inutili - perché i numeri non sono parole e l'emozione hanno smesso di dartela dopo la seconda volta. |