Seconda Recensione Premio per il contest "Award for best one-shot"
Rieccomi per l'ultima recensione!
Ho scelto questa storia perché il titolo presentava una trama "zombie-apocalittica" ma la sezione in cui hai pubblicato prometteva altro.
Non intendo soffermarmi molto su questo punto, ma ci tengo a dire che alcuni usi del punto-virgola non mi hanno convinto. La storia è, sì, curata, ma meno delle letture precedenti.
Anche lo stile è molto diverso(e qui partono i complimenti): l'effetto sorpresa è stato "una sorpresa", perdonami il gioco di parole. Sei stata moooolto brava nel dividere il testo a metà, ma senza creare una netta separazione tra le diverse scene. Ovvero, le rivelazioni finali erano racchiuse perfettamente nella prima parte, ma codificate, così che per il lettore sarebbe stato (con il senno di poi non impossibile) arduo decriptare senza la soluzione finale. Eppure erano lì, mannaggia a me: l'inferno della camera 101 per iniziare; il pavimento che non si sarebbe mai pulito dal sangue (beh, il sangue è difficile da eliminare, il lettore potrebbe pensare questo); lei che ignora Sara (non ha nulla da dirle, pensa il lettore), eppure la sua figura è talmente evanescente che a questo punto, tu diresti, il dubbio nasce spontaneo. E poi, infine, l'apparizione improvvisa e per nulla annunciata di Nicola, e qui dovrebbe essere ovvio; e invece, no. Anche qui la cosa è stata gestita magistralmente, grazie alle risposte che egli dà nonostante Ginevra non le voglia ricevere. Questo presuppone una volontà indipendente del personaggio che, in realtà, è dovuta alla perfetta ricostruzione che la protagonista ha dei suoi amici e del loro passato.
La trama è molto bella e, ripeto, il colpo di scena finale è stato un colpo al cuore. Una domanda me la pongo: la bambina l'ha uccisa veramente o anche lei era frutto della sua "follia"?
Un punto che ho amato particolarmente è stato questo: «Certo. Lo sanno tutti. La cosa che c’è nella camera 101 è la cosa peggiore del mondo[1].»
Per Winston Smith erano stati i ratti, per Ginevra era il cadavere nudo e appeso a un gancio di una bambina che aveva ucciso lei.
La "cosa peggiore" è relativa: forse i suoi amici avrebbero avuto la forza di resistere alla pazzia, ma lei no. Lei ha creato la sua "cosa peggiore".
In poche righe hai saputo riassumere perfettamente la complessa psiche umana, la debolezza della nostra mente e la fragilità delle nostre paure. Esse possono diventare coraggio o disperazione; e la disperazione, a sua volta, può essere morte del corpo o, in questo caso, morte dell'anima. Il non reagire ha strade molto contorte e finali imprevisti che hanno risvolti molto più paurosi della morte. Eppure, è l'attaccamento alla vita che ha spinto Ginevra a impazzire e a far morire la sua anima.
Altro pezzo magnifico:
Oggi ho ucciso una bambina. Una dichiarazione sterile, monda del sangue che si stava coagulando sul suo ultimo paio di pantaloni puliti; breve e silenziosa, una bugia volta a far sembrare rapido e indolore un atto che aveva avuto il disordine concitato della violenza ingiustificabile.
Era viva e voleva da mangiare. Com’era piccola, meschina, quella principale solitaria: nella sua sbrigativa distanza aveva perduto ogni traccia delle righe bianche che le lacrime avevano disegnato sulle gote sporche di quella creatura abbandonata; taceva dei suoi grandi occhi stanchi e pieni di paura; del grido roco che aveva lanciato nel vedere un altro essere vivente; delle mani lerce e ossute che aveva alzato, supplicante, verso di lei.
Avrebbe dovuto scrivere di questo, della bambina dai riccioli biondi incrostati di polvere e sangue, non dei loro atti da sciacalli antropofagi, ne era consapevole; la scomoda e dolorosa verità, tuttavia, era che non avrebbe saputo cosa dire, che, forse, in un mondo popolato da morti, a importare realmente non era che quel laconico “era viva”.
I personaggi escono molto ben delineati dalla mente di Ginevra: la forza di Massimiliano, l'ironia di Andrea, la praticità di Nicola, la sindrome della mamma chiocciola di Marta e la perfezione immeritata di Sara. Ma è Ginevra colei che, ovviamente e a ragione, è creata con maestria: troppo complessa la sua psiche per essere riassunta in modo efficiente, ella è colei che non ha saputo affrontare veramente ciò che per cui era "preparata". Il gioco, per lei, doveva restare gioco. il fatto che avesse il piano perfetto non vuol dire avere la certezza di sopravvivere, devi avere anche gli uomini perfetti per quel piano, e lei semplicemente non lo era. Perché è preda delle sue paure, delle sue gelosie, dei suoi amori, delle sue fragilità. Alla fine non è riuscita a sopravvivere a se stessa. Agli zombie resta solo il suo corpo.
C'è ancora molto altro da dire su questa storia, ma ti dico solo che mi è piaciuta e ti faccio ancora i miei complimenti.
A presto! |