Recensioni per
La nascita di EvilCrab.
di Aven90
Oh bonjour. |
interessante e scritta benissimo,con un finale aperto. |
Ciao, Aven! Eccomi qui a recensire (finalmente!) le tue storie. Trovo la storia molto carina e il tuo stile semplice e leggero: descrivi i pensieri dello scienziato con ironia, e... Insomma, quello che voglio dire é che dovrebbe trattarsi di un momento drammatico riguardo la vita di Viktor e invece l'hai resa epica e umoristica. Probabilmente morirà molta gente, ma si é troppo concentrati sul "mostro" , sui sentimenti del suo creatore e sul suo passato descritto brevemente tramite due flashback. E... Un granchio?! Mi é scappata una risata perché davvero non me l'aspettavo, ed é ovviamente una buona cosa ! Davvero simpatico. Una sola domanda: mi è parso molto impersonale, distaccato, come se non fossi affezionato al personaggio e agli avvenimenti descritti. È voluto? In ogni caso, é una delle cose che ho apprezzato! Mi piacerebbe sapere se alla fine il granchio ha adempito al suo lavoro. E posso solo immaginare la faccia delle sue vittime. "Caro, c'è un granchio enorme che chiede di te" Adesso la smetto e torno seria... Sperando che la connessione sia clemente, vado a recensire qualche altra storia aveniana. A presto! -MiSs- Ps: Avenforth? Mi ricorda qualcuno... |
Alloooora, eccomi a recensire una tua storia! Dovevo assolutamente farlo prima di partire, quindi eccomi qui, intenta a dare un giudizio a questo scritto (e quindi ignorandoti in bacheca... scusa XD). Guarda, la storia mi piace, anche se non c'è tantissima novità, perchè la narrazione è molto semplice, il linguaggio è scorrevole e quindi scivola molto bene. Hai fatto una piccola imprecisione, in "cattivotrasformandolo" non hai lasciato lo spazio. Per il resto mi è piaciuta dai (che poi i granchi non sono ridicoli!XD) Un bacio, Shin <3 |
Devo ammettere che la storia non mi ha particolarmente colpita o affascinata, trovo l'idea carina (un'idea non troppo originale, ma cos'è originale ai giorni nostri?), ma la struttura con cui viene narrata mi ha lasciata un po' insoddisfatta. Premetto che sono un'amante degli stili semplici come il tuo, trovo che siano un toccasana per ogni tipo di narrazione, in quanto non risultano pesanti, tedioso o di difficile comprensione, ma piuttosto riescono a farti travolgere subito dalla storia, rendendola accessibile a qualsiasi tipo di lettore, ma credo anche che una volta impostato lo stile, questo debba rimanere fedele a se stesso dall'inizio alla fine. Con ciò ti pongo subito l'esempio più eclatante, che potrà sembrarti una sciocchezza, ma che a livello di narrazione viene subito percepito: “in una baracca diroccata in mezzo alla brughiera e tutt’attorno tuoni e saette empivano l’aria di suoni, accompagnati da una fitta pioggia battente sospinta dal vento.” il termine empivano, seppure utilizzato correttamente, fa ormai parte di quella parte di verbi morta nella nostra letteratura; è normale che nel parlato e nello scritto ci sia un continuo cambio di struttura della lingua, ma ciò significa che quando vengono utilizzate determinate parole, bisogna prestare molta attenzione al tipo d'impostazione della trama che si vuole dare: empìre è un verbo che posto in una frase o una narrazione estremamente breve come la tua, tende già a dare una proposta di stile, in questo caso aulico. Ovvero uno stile complesso, pomposo, adatto ad un periodo storico tra l'800 e la prima metà del '900. Quindi se tu avessi continuato ad utilizzare un linguaggio più “antico” durante tutta la stesura del testo, trasportandoci quindi già con la narrazione in un luogo “passato” nulla da ribattere, poiché il termine è estremamente azzeccato, ma in una narrazione veloce e moderna come la tua, questo utilizzo verbale (l'hai usato due volte) tende a stroncare il modello stilistico. Chi non conosce il termine, dato che questi è estremamente datato nel linguaggio comune, tipo un ragazzo giovane, anche se è difficile che te lo farà presente, probabilmente, seppure usando la logica collegherà il suo significato senza fare ricerche, andrà comunque a controllare se questo verbo esiste o meno e cosa significa. A questo punto, quando inizi a mischiare due stili narrativi, il rischio è quello di confondere il lettore, perché gli dai dei ritmi di lettura troppo intervallati (e non mi riferisco alla punteggiatura, che usi correttamente nonostante, per mio gusto personale quindi non mi metto a farti monologhi, la trovi troppo presente); ovvero, invece di sfruttare la continuità del flusso del testo, come fai per la maggior parte della breve OS, tendi a mettere questi blocchi improvvisi, ma che cozzano terribile da un punto di vista di stile. |
Ciao, |
Ciao Aven. Una storia semplice ma interessante. |
L'ossessione di Viktor è resa molto bene si capisce quanto voglia la sua vendetta, quanto desideri che chi gli ha fatto un torto paghi. Il nome della creatura, "EvilCrab", non mi convince molto, ma questa è una tua scelta personale. Le emozioni e i pensieri di Viktor sono resi bene anche se la storia è scritta in terza persona. Il tuo stile mi piace, è chiaro, fluido, ben strutturato. Per certi versi questa storia mi ricorda Frankestain. Il tema della vendetta forse non è il più originale, ma l'hai reso molto bene e hai creato una motivazione valida e realistica per tutto quest'odio. L'unica cosa che ti faccio notare è questa frase: "[...] concluse il suo monologo senza che nessuno ebbe modo di ascoltarlo". Forse è solo un errore mio, ma secondo me non torna molto. Io avrei scritto "[...] concluse il suo monologo senza che nessuno avesse modo di ascoltarlo". |
La disperazione dell'ingegno e il sogno di distruzione. Il dottore che malato di futuro, giace fra le parole grossolane di un mondo che ancora non cambia, che le mostre scientifiche altro non sono se lo sfoggio di una vita monotona e sedentariamente bigotta. |
Ciao Andrea, |
Ciao! |
Ciao ;) |