Salve,
sono un pochino emozionata a recensire questa storia che ho atteso con ansia e che ho atteso a leggere perché i capitoli ci fossero entrambi. Non avrei potuto logorarmi nell’ansia di sapere come andasse avanti.
Iniziamo dal principio, ovvero la descrizione della clinica: ho immaginato questa sorta di villa bianca contornata dal verde più verde che c’è…un’esplosione di clorofilla…e il cielo blu, come se fosse stato impostato con la saturazione a 100. A quel punto avevo già iniziato a chiedermi quale fosse il colore per questa storia, dato che da subito si è parlato di sensazioni visive…. Mi è salito un groppo in gola per la breve conversazione tra Shannon, Constance e Jared: essenziali, poche parole ma vere e quello che mi ha colpita è stata la naturalezza con cui si sono detti che si vogliono bene…amplificato dal “mi dispiace” di Shannon. Quel suo dispiacersi mi rimbombava in testa, come la sua espressione e il suo smarrimento. Shannon entra in clinica con il proprio pacchetto VIP, certo che qualche addetto ai lavori lo rimetterà in sesto.
E poi la panchina e quella ragazza bionda, una tipa tosta, una specie di mina vagante che sa bene dove andare a parare: Reed. Nome perfetto per come l’hai presentata e sviluppata. Reed l’ho vista fin da subito una sorta di versione femminile di Shannon: essenziale, non dedita allo spreco di parole, concisa e secca. È un po’ come lui, anche se la differenza tra cromosomi X e Y ovviamente c’è e regala sfumature diverse.
Le loro conversazioni, in particolar modo le parole dette da Reed, mi hanno colpita un sacco perché sono reali e tu hai saputo incastrare i sentimenti e le emozioni di entrambi i protagonisti in un modo che è perfettamente ritmato, come una melodia…Reed e Shannon hanno due problemi che apparentemente sono l’uno l’opposto dell’altro, ma alla fine la radice è sempre la stessa…un vuoto, una mancanza, un desiderio, un cambiamento, qualcosa che non va e che ci fa sentire fuori fase…e quindi entrambi hanno compensato in maniera diversa quello che turbava il loro equilibrio.
Quando Reed parla del fatto dell’aver paura di tornare alla normalità, sentendosi al sicuro in clinica, perché il mondo tornerà a fare parte delle nostre vite e avremo la prova dell’essere o meno guariti…ci saranno persone pronte a tendere qualche nostro passo falso, ci toccherà fare i conti con noi stessi anche perché dopo un percorso di riabilitazione si ha piena consapevolezza di sé e la paura che questa svanisca una volta tornati a casa è devastante. Ecco, Reed è una di noi…mi sento di dirlo.
Le lezioni di educazione alimentare mi sono piaciute un sacco, me ne avevi parlato e immaginarmi Shan che cucina è cosa buona e giusta…anche in questo frangente hai inserito il suo non ticchettare con i mestoli sulle pentole…ed è stata una cosa che mi ha colpita. Tanto. È stato come se il gelo avesse avvolto la visuale che avevo della scena, come se avessi inflitto il colpo di grazia a quella sensazione e certezza che avevo…ovvero che Shannon è cambiato e sta male, che non vuole più suonare, ma erano solo parole…adesso ci sono i fatti. Rifiuta il cibo, rifiuta di essere ciò che è: Shannon è battito, battito animale x citare Raf. Ed è come se in quel piatto di cibo che lui ha rifiutato negli ultimi mesi e che mi immagino scansare con una mano, ci sia lui stesso…mi ha uccisa. È questo dettaglio dei mestoli che non battono sulle pentole che davvero ha chiarito la gravità della situazione.
Gradualmente Shannon capisce che l’aggiustatina di cui aveva bisogno non arriverà dagli altri…potrà aspettarla quanto vuole, ma non sarà una cosa passiva. E infatti è Reed che da il primo giro di chiave a quel carrillon che è la vita di Shan e che si era bloccato. E lui gradualmente riprende forma, riprende colore, riprende fiato. Reed dice le cose come stanno, mostrandole per quelle che sono e senza indorare la pillola: la vita è così e lei lo sa benissimo…ed è questa sincerità che la rende per Shannon una persona cui sentirsi affine, perché è essenziale tanto quanto lui. Sono affini. Non credono alle favole. E lo dimostrano entrambi nella loro notte di sesso, solo sesso…ma con cognizione di causa: non è una scopata (infatti sono 2)…ma sesso, inteso come cosa fisica ma con la consapevolezza che tra loro, in quell’ambiente, si è creato un legame che non è da sottovalutare: ancora non lo sanno, perché il tempo sembra essere infinito e quel loro interagire è ciò che li fa stare bene, ma sono amici. E l’amicizia è un legame più forte dell’amore, perché se oltre all’amore c’è amicizia…puoi esser certo che non finirà mai. L’amicizia è amore, l’amore senza amicizia non esiste. Dunque questa richiesta di Reed è stata puntuale e ben piazzata, perché entrambi si stanno risvegliando dal torpore e questa cosa non può che ricordare loro quante cose abbiano smesso di sentire…sensazioni anche piccole ma viscerali che ti fanno sentire vivo.
E da qui, x Shannon, la rinascita e la risalita…Reed è la sua medicina che lo guida in un viaggio dentro se stesso per capire cosa sia a non andare…si curano a vicenda, si guariscono a vicenda…Reed ha bisogno di dare e Shannon di ricevere…un po’ come se quello che ha introdotto per il vuoto che sentiva dentro di sé, adesso Reed lo passi a chi si è tolto cose per un rifiuto…è un dare e avere. Un annodare e un confessare, un guardare in faccia un problema e chiudergli la porta in faccia. La terapia migliore che Shannon potesse avere. È stato un viaggio, il loro, che ha portato lui a capire quali fossero i suoi obiettivi, cosa gli mancasse, il suo voler tornare all’essenzialità di cui era fatta la loro musica un tempo senza il contorno dei ritmi frenetici che sono peculiari di Jared…ma che non sono negativi, semplicemente non fanno parte di Shannon. E ho amato questa cosa, e questo suo legame meraviglioso con Jared e la disponibilità che hanno l’un l’altro…perché sono migliori amici e quindi l’amore che li lega, li rende davvero due fratelli fantastici.
Concludo questo papiro con la commozione per la lettera scritta da Reed, che lascia quel braccialetto…il simbolo del percorso che lei ha fatto, perché in ogni nodo sta una parte di lei che ha superato…ed è l’amicizia il condividere…è come se donasse a Shannon un po’ di quella forza che lei ha avuto per risolvere se stessa. Lei che era dura come il marmo, in una lettera ringrazia Shan per essere il ricordo più bello di quelle settimane. E per essere suo amico. È una cosa bellissima, così come questa storia che mi ha toccata…perché hai reso lo Shannon che occupa le nostre conversazioni, quello che immaginiamo…e l’hai fatto sempre con la solita accuratezza e veridicità.
E sai cosa mi lascia nel cuore? L’immagine di Shannon che torna sorridente sul palco, dietro la sua Christine, e al polso ha un braccialetto di cotone…fuxia…il colore che mi ha dato questa storia: il fuxia screziato di luce, il fuxia che contrasta con i capelli biondi di Reed, il fuxia sulla pelle di Shannon che ama i colori vivaci, il fuxia che è un colore pop…il fuxia è energia.
E quando vedrò Shannon con uno dei suoi braccialetti, immaginerò sempre questa storia e ti ringrazio per averla scritta. Non avrei potuto leggerla in un giorno più importante di ieri, 14 luglio, e sono certa che Shan tornerà con il suo battito animale per dimostrarci che non bisogna mai arrendersi.
Sono fiera di te,
Ste |