Recensioni per
Giorni di luglio
di Francine

Questa storia ha ottenuto 54 recensioni.
Positive : 54
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
08/11/17, ore 21:16

Ma allora proprio proprio arruginita del tutto non lo sono!
Però. Però anche tu! Era un'Empusa! E ti sei divertita a creare un bel sincretismo mitico! Conoscevo la storia della gamba di bronzo o di quella di sterco. Come le altre varianti di amena natura. Ma le avevo sempre catalogate in forma separata, alternativa. E tu. Tu le hai fuse in una bellissima (?!) creatura che fa accapponare la belle. Delizioso!
Ma adesso veniamo a noi. E a questa seconda parte che sì, mi aspettavo ma al tempo stesso non volevo illudermi. E partiamo dall'incipit. Da quella dissertazione godibilissima che è la tua rilettura del mito di Empusa, appunto. E che, se permetti, stampo e uso in classe. Eccome se la uso! Meglio di certi adattamenti che, onestamente, fanno venire il mal di testa a me e tolgono interesse ai ragazzi. Kerkinos l'ho già citato, e ti è valsa una standing ovation!
Ma non divaghiamo. Questa ragazza dicevamo. Questa ragazza che. Che è una ragazza. Punto. Ci senti il sangue, il palpitare della vita. Ci senti la passione. E la devianza. Quell’attrazione morboso, psicotica, per il sangue. Che glielo fa preferire a tutta quella casistica muscolare di cui l’Ellade è piena (sempre secondo i film, eh!). C'è sospensione dell'incredulità? Sì. Certo. Ci deve essere. Perché di Erzsébet "Elisabeth" Bathory ce n’è stata una sola e di serial killer affette da vampirismo (per fortuna) non se ne hanno tracce. Ma c’è; e te la godi tutta. Appieno.
Segui le pennellate, gli accenni alla vita di una ragazzi che scopri di conoscere, che improvvisamente ti è familiare e ti ritrovi a fare il tifo per lei e a rattristarti con lei per aver osato troppo. Per aver ambito alla preda sbagliata. È sbagliato? Certo. Ma non importa. Il fascino dei monstra sta tutto lì: ci sbattono in faccia quello che non abbiamo il coraggio di ammettere a parole. E che dobbiamo solo accettare. Empusa è la donna che si prende quello che una donna vuole. E lo fa senza guardare in faccia nessuno. Libera. Forte. Potente. Troppo potente per alcuni. E allora va punita. Va fermata. Perché ha sfidato un dio; perché ha sfidato la natura. E la natura non può essere sfidata.
E qui mi fermo, o parto. Davvero. Parto con le Lamie, le Sirene e la simbologia di mantidi mitiche e vagine dentate castranti. E. Dannazione a te! Mi riporti indietro di dieci anni. Ai miei libri di mitologia, alle mie tesi di laurea e a tutte le dissertazioni antropologiche dell’epoca. E ti odio. Sappilo! Ti odio perché adoro la sensazione che mi susciti e il sapere che esiste ancora chi, come me, il mito lo ama. Lo coltiva. E ci gioca. Quindi sì: ti odio! Di quell’odio che è l’estrema forma di ammirazione. Di quell’odio che è solo nostalgia e condivisione.
Ma torniamo a noi. A Rèmy. Allo spaccato di infanzia che ci presenti con un giro di valzer e uno straniamento che ti colpisce come una piuma e ti stende come un rinoceronte. Perché è solo questo, l’accenno a un ricordo labile che emerge con l’Empusa, una madeleine che sa di infanzia e ha la concretezza di un sorriso che uccide. E quel “possono esistere” è. È tutto. È il riassunto stesso di Saint Seiya: sono un mondo che in teoria non c’è, che non ti capiterà mai vedere. Una volta. Un tempo. C’era. Qualcuno ci credeva. Ma oggi. Oggi quel mondo è estinto. Non c’è più perché nessuno ci crede più. Quindi. Quindi tu, bambino, non preoccuparti. Non pensarci, a quel mondo ammantato di mito ed eroismo. Tanto è solo una storia, è solo un’immaginazione.
Detto da un cavaliere! La sublimazione del parossismo! Poco mancava che Rèmy dicesse che a non esistere davvero è lui. Stringendosi Ètienne. Perfetta!
E poi. Via. Nella battaglia. Nelle schermaglie verbali che sanno tanto di duelli omerici, con scambi di titoli onorifici e di stoccate di provocazione. Con tanto di ostaggio in pericolo che ricorda una foglia autunnale nella sua parabola. Ok. Milo non ci fa una bella figura. Ma Milo è Milo. Milo è l’istinto. E per un’Empusa l’istinto è l’occasione. Camus invece. Camus analizza. Camus ragiona (o ci prova. Almeno). Perché è un bambino. Un cavaliere-bambino; un soldato-bambino che si trova davanti, viva vegeta e pronta a fargli la pelle, quel mostro di una storia d’infanzia. E vuole sconfiggerlo. Deve sconfiggerlo. Perché adesso è lui stesso parte di quel mito. Come nel nome, come in quel “Camus di Acquario. Cavaliere di Atena” scandito con autorità.
Un soldo di cacio che si sente uomo; un soldo di cacio che deve credere di essere uomo, di avere una missione, un compito come gli eroi del mito, come Achille ed Ettore. Come altri prima di lui. E allora lo scandisce bene, quel nome. Perché è motivo di vanto; perché si porta dietro l’onore dell’oro dell’armatura. E la responsabilità. Ecco: questa è stata una trovata bellissima.
Camus si preoccupa per Milo non per dovere o necessità, e nemmeno per amicizia o umanità. Se ne preoccupata per responsabilità. Se ne preoccupa perché Milo è parte nella missione. E la missione è la priorità. E per la missione si spinge al massimo. Vince. Consumandosi quasi. Perché è un bambino. Perché non conosce ancora come e quanto calibrare i poteri. E il cosmo. Eh. Il cosmo non è aria. Il cosmo è forte, potente, ti dona un potere quasi assoluto. Ma è come uno scambio equivalente. Come una formula alchemica. Per avere quel potere devi avere la forza per sostenerlo. In cambio delle stelle devi dare la forza del corpo. Non la volontà, chè quello è un altro discorso. Ci vuole il corpo, una specie di physique du rôle. E Camus. Il bambino Camus quel ruolo se lo cuce addosso; come la serietà dei giochi dei bambini. Solo che qui, i giochi, sono veri e si rischia davvero la pelle. E Camus lo sa. Come forse dovrebbe saperlo Milo.
E poi. Poi compare lui. Cancer. Il dissacrante fatto e finito. Il dissacrante in persona. Quello che, a questa storia, restituisce tutta la sua concretezza, tutta la sua visione cinica e obliqua. L’ammirazione sarcastica per la forza e quell’arricciarsi delle labbra che ricorda tanto un gatto sornione. No. Non di quelli da salotto. Assolutamente. Uno di quelli di strada, con il pelo tutto arruffato e quell’aria di insofferenza che non sai proprio cosa fare, con loro. Se regalare una carezza o temere un’artigliata. Ecco. Cancer è così. Regala moine e artigliate con naturalezza. Perché non ha la vocazione dell’eroe, lui. Assolutamente. Ma ha la vocazione dell’uomo. E gli uomini, si sa, sono così: dei bastardi che ti piantano in mezzo ad una strada con un sorriso st****o stampato in faccia. O almeno, gli uomini come Cancer. Che apprezziamo anche per questo!
 
Non saprei che altro aggiungere, se non: complimenti!
Come sempre! Perché come sempre ci (mi) hai regalato una perla! E che gusto contemplarla nelle sue mille sfaccettature!
Un abbraccio forte forte!

Recensore Master
02/11/17, ore 14:43

Idolo assoluto. Deathy, ovviamente. Arriva controvoglia per compiere una missione che fortuna vuole sia stata portata a termine da Camus al posto suo. Il piccolo Acquario però ha altro per la testa e zero tempo per festeggiare, visto che è convinto che il suo amico Milo sia affogato nell'Egeo (ma non era lui a volercelo buttare fino a cinque minuti prima?). Non mi spiego il perché del sonno di Milo. Forse è una qualche maledizione lanciata dall'Empusa? Ad ogni buon conto basta uno sveglissimo Camus ad avere ragione di un essere mitologico che, probabilmente, adesso si è estinto del tutto. E lo credo bene: non è che abbia mostrato tutte 'ste qualità predatorie!
A presto!
S.

Recensore Master
02/11/17, ore 14:30

Io ci sono! Anche se sono arrivata con il passo di un bradipo zoppo, quello che ultimamente mi contraddistingue in ogni mia apparizione (sempre più rara) nel fandom. Scrivo poco e leggo ancora meno. La vita chiede il conto!
Dunque, riprendiamo la storia dove l'avevamo lasciata, con i piccoli Camus e Milo di ritorno dall'ambasciata a Saga (che, se non ricordo male, li aveva pure congedati con una scusa). Saranno pure in grado di iniettare veleno a distanza o congelare le rocce, ma sono pur sempre dei bambini. E quindi si perdono. E cosa succede a due bambini che vanno in giro da soli? Che fanno brutti incontri. Pelagia si lecca già i baffi all'idea di affondare i canini aguzzi nelle tenere carni dei due mocciosetti. Per fortuna sono così in ritardo nel commentare questo capitolo che nel frattempo ne hai già pubblicato un altro, quindi posso andare subito a leggere come andrà a finire. Se la caveranno da soli o arriverà qualche Santo un po' più maturo a tirarli fuori dai pasticci?
Volo al prossimo capitolo.
S.

Recensore Master
18/10/17, ore 00:04

*gongola tutta*

Che bel capitolo! Mi è piaciuto tantissimo - e trovo lo stile di questa storia davvero rinfrescante! 
L'Empusa non la conoscevo, ma è sempre bello aggiungere qualcosa di nuovo al repertorio: sul momento avevo, in effetti, pensato a una Lamia, ma erano le gambe d'asina a lasciarmi confusa. 
Milo è vivo e vegeto, Death Mask è apparso giusto in tempo per farmi scoppiare le ovaie e il povero Camus saltella di roccia in roccia per recuperare il pirla: ah, che bel quadretto! 

*castagne e tè caldo?*

Recensore Junior
12/10/17, ore 22:20

Hai un gattino? Davvero? Io adoro i mici! Sotto ogni forma e aspetto! Ne ho uno anch'io! Si chiama Montale (sì: proprio come il poeta. E come il poeta ama i fori nelle reti. Letteralmente, lui. Il gatto. E se ne va allegramente dove gli pare. Più che essere mio, diciamo che è lui che mi ha adottata. O forse ha adottato il mio davanzale).
Comunque, benvenuto micino!
E ben ritrovata a te, carissima!
Come vedi, io non demordo, e sono sempre felicissima di incappare in te e nelle tue perle. E non preoccuparti della latitanza. Io, ormai, ne ho fatto un'arte (anche se non voluta) e come te sono riapprodata solo di recente su questi lidi (giusto per restare in tema di mare). Ormai, ci provo a essere presente, ma non sempre è facile. Come appunto sai anche tu! Quindi no, niente contrizioni o fustigazioni di piazza. Sono solo felice della possibilità che ci dai, che mi dai, di leggere un altro dei tuoi capolavori narrativi.
E qui ti sei davvero superata. Sentivo il caldo, sentivo l'insofferenza. Sentivo la rabbia montare assieme a Etienne e mi chiedevo proprio come facessi a portarmi lì, accanto a questo bambino-cavaliere che deve fare i conti con missioni e compagni insofferenti.
Mi è piaciuto, come sempre mi piace, il modo che hai di ritrarre i Saint nella loro infanzia; così come apprezzo sempre la tua scelta di mostrare le trasformazioni, i passaggi, la crescita. Milo ed Étienne sono compagni; sono (forse) alleati, ma non sono ancora amici. Non come li immaginiamo noi; non come ce li hanno sempre mostrati. Ma tant'è. Ed è giusto così. Perchè l'amicizia si costruisce con il tempo; con le esperienza; con la condivisione. E Milo ed Étienne dovranno farne, di condivisioni, prima di creare quel legame che è loro.
E' bello vedere l'Acquario quando ancora non era compassato ed equilibrato, ed è bello vedere come i suoi pensieri siano i pensieri di un bambino appunto. Solo un filino più sottili. Ma sempre di bambini parliamo.
Di bambini che iniziano a diventare ragazzi. Perchè è un gioco magistrale quel rimando a tette e sirenette come allusioni erotiche. E' la curiosità per qualcosa che si intuisce e non si capisce davvero. E' lo spiraglio, il buco nella serratura che attira, a buon diritto, tutti. E che può scottare. Scottare molto.
E poi. Poi c'è Saga sullo sfondo. Quel misterioro incarico che Saga ricopre; quell'incarico che lo porta a Capo Sounio; che lo porta lì dove Kanon non è più. Anche se nessuno lo sa. Nessuno lo deve sapere.
E poi c'è lei. La Sirena. La seduzione. Questa creatra stupenda che rappresenta il mare. E i suoi pericoli, belli e suadenti. E tu. Tu hai giocato con maestria, con questi rimandi. Tu hai condotto la vera danza. Di seduzione, appunto.
Perchè è alla sirenetta che pensi; perchè è a Tythis o a chi per lei che lasci vagare il pensiero. E invece. Invece: sorpresa.
Pelagia. Pelagia che è come una sirena. La marina. La seduttrice.
E non è una sirena. No. Non lo è per nulla. E' una creatura diversa. Una creatura d'acqua e di amore. Di una di quelle forme di amore che Afrodite incarna. Perchè sì. Perchè ho pensato di scomodare anche lei, la dea dal trono aureo, per capire esattamente chi sia, questa creatura di mito.
E, mannaggia a te, devo dire che mi hai messa in crisi. Devo riconoscere che ci sto perdendo un po', contro questa tua creatura. Che sì: mi sta divorando (e visto che in mitologia ci sono laureata, no, non ci faccio affatto una bella figura). Quindi: onore a te! Davvero! E non è ironica come battuta.
Perchè mi hai buttato in crisi. E non è facile con il mito. E quando succede. Dio. Quando succede sono felice. Davvero, davvero felice! Perchè singifica un portone che si spalanca e qualcosa di nuovo da scroprire, da studiare.
Quindi. Ecco. Touchè (e ho adorato, la confusione linguistica di Milo. Così indifferente nell'incedere del discorso da essere una di quelle note di colore che restano impresse).
Ho pensato. Ho pensato al nome scientifico. Pelagia. La marina. E ho pensato alla medusa. A quella piccola medusa che scorazza per il nostro Mediterraneo (eh sì: insegnare alle bio-tecnologie. Serve. A scoprire cose simili. O che le caravelle portoghesi non sono solo quelle di Colombo. No. Giusto. Erano spagnole, quelle). Ma poi mi sono detta: no, non c'entra. Medusa è medusa. E questa creatura, con la Medusa del mito, non ci spartisce nulla. Allora. Allora ho pensato ad altro. Ho pensato a Gellò. A questo vampiro, a questa strige amante dei bambini. E Milo ed Étienne lo sono ancora, in fondo,bambini. Ma ancora no. Non mi convince. Perchè la Suda qualcosa dice (e anche Saffo) ma sull'anatomia del montrum non si dilunga. Non abbastanza. Ho pensato ai tratti equini, e quindi a Mormo. Ma no. Anche qui niente coda di cavallo. Le Lamie non c'entrano, e nemmeno Empuse e Sirene varie. O le Arpie. Perchè di ali, qui, non se ne parla. Ho pensato a Lilith, in una delle sue molteplici declinazioni raffigurative. Ma di nuovo no. Non mi convince.
E' un vampiro, questa donna. Un vampiro legato al mare. All'acqua. Ho pensato alle Aguane delle nostre leggende. Ho pensato anchea Carmilla. E alla divinità proto-indoeuropea Accò.
E niente. Mi sono arresa. Forse Pelagia, la tua Pelagia, è frutta di una sublime commistione. O forse è ore che io recuperi Graves e affini e mi metta a fare un bel ripasso.
In attesa e nella speranza che tu voglia svelarmi questo arcano (perchè sì: ho capito che è un vampiro. Non una sirena. Proprio no. Ma non riesco proprio a inquadrarlo, questo vampiro), mi complimento ancora con te e ti abbraccio. Forte!

Recensore Master
12/10/17, ore 13:46

*applaude fino a spellarsi le mani*

BELLISSIMI. Voglio anche io due Milo e Camus personali che litigano e parlano di tette - fantastici! 
Ho amato la schiettezza e la freschezza di questo capitolo, della scena e dei dialoghi: sul finale mi sono chiesta se Pelagia fosse una sirena (ha incantato Milo, no?) ma poi mi sono persa sulla coda d'asino. E il nome mi ha fatto venire in mente una medusa. Sono un po' confusa, vero?

*ride*

Scherzi a parte, bellissimo capitolo, grazie mille per avermi alleggerito la mattinata! 

P.S. hai un gattino nuovo? Hai un gattino nuovo? GIOIA E TRIPUDIO. 

*porge giocattolini da gatto e dolci alle castagne con tisane calde*

Recensore Master
07/04/15, ore 10:21

Io non ho mai letto nulla dell'allegra famigliola di Milo, ma ho già un debole per lo zio Kostas e per la nonna Melpomenê. Che poi Milo e il suo "Shhh, siamo in missione segreta!" Mi ha fatto venire in mente una di quelle scene in cui il personaggio di turno, dirà pure di essere in missione segreta, parlerà pure zitto zitto, ma sembra muoversi con un'insegna al neon che gli sovrasta la testa: "SONO IN MISSIONE SEGRETA!"

Ah, la bellezza del viaggio. Io sono favorevole ai viaggi in pullman, in aereo, a piedi...
Saranno in grado pure di raggiungere la Velocità della Luce - per me, solo in battaglia, e non sempre - ma, nella mia mente si aprono scenari... imbarazzanti.
E poi, perché privarsi del piacere di una narrazione? Di Milo che fissa Camus, ad esempio.
Me li immagino.
Occhi stretti a fessura, uno sguardo che perforerebbe il cemento armato e Camus che gli dice di stare zitto quando lui manco ha aperto bocca, salvo per rispondere a una sua domanda.

Recensore Master
07/04/15, ore 10:08

Shion e Doko che davanti a una tazza di te rivedono i loro compagni di ieri nei bambini di oggi?
Meraviglia.
Credo che sia un tassello preziosissimo: mostrarmi le somiglianze tra loro con gli occhi di due arzilli vecchietti. Che poi loro, giustamente, hanno in mente Sasha. Non conoscono Saori e per loro Athena ha sempre avuto quel nome, quella personalità. Che colpo prenderebbe Shion se si trovasse di fronte la Saori dei primi tempi. Ma del resto, se ci fosse stato Shion le cose sarebbero andate diversamente.

Shion chiede a Doko consiglio per gestire due monelli che sembrano pronti a scatenare la terza guerra mondiale. Uno di sicuro lo è. E in quei puntini di sospensione io ci vedo un richiamo a quello che accadrà. Perché, alla fine i Saints combatteranno l'uno contro l'altro e non saranno i capelli a farne le spese ma la vita. Ma Shion questo non lo sa.

Milo e Camus alla ricerca di Saga. Okey... penso che ce la potranno fare. Sempre che riescano a lasciare il Santuario.
Aiolos, il tuo Aiolos, io lo adoro. Perché deve morire. Perché?????

Un abbraccio

P.S. Chi è la Strega Bacheca?

Recensore Master
01/04/15, ore 18:29
Cap. 7:

I LOVE MILO. I LOVE CAMUS. 
Oh, ma cosa dico, LI AMO ENTRAMBI. 
Milo che parla a macchinetta è stupendo e Saga - pardon, l'altro - che lo ferma con un "momento, momento" che avrei usato anche io, con tanto di mani in avanti ed espressione interdetta, alla "bambini - BABBUINI - cosa volete da me?" XD
Scanzonata, fresca, divertente, ben strutturata: cosa posso chiedere di più? (se qualcuno dice "UN LUCANO" si becca una banana in testa, che oggi paio un bonobo da quanto mi agito - dalla gggioia di avere una maledetta OTP canon, però!)
Sei una meraviglia! ♥♥♥♥♥♥♥♥

*porge cesta piena di uova di Pasqua* 

 

Recensore Veterano
01/04/15, ore 16:53
Cap. 7:

*O* Sono tornati i due PamPini! *tedeschismo voluto*

Ma il povero Camus mica ha tutti i torti. Se non sai dov'è vai per esclusione. E' Milo che è impaziente come una bertuccia, che diamine! *spupazza entrambi con amore*
Però quando lo Scorpioncino ha detto "visto che sai la strada vai avanti tu" m'è venuto in mente un detto delle mie parti: "va' vanti ti che a mi me vien da ridere"! Della serie, 'tu va' e spaccati la testa, io sto qua e ti guardo...'

La descrizione del Gemellone era da sbavo. Lotta tra Egeo e occhi compresa. E mi avevi fregato, ragazza. Non c'ero arrivata, a subodorare che non era Saga. Hai capito Kanon... *faccina furbissima*

Buona Pasqua anche a te! *offre ovetti di cioccolato*
JudithlovesJane

Recensore Master
01/04/15, ore 13:24
Cap. 7:

Che bello ritrovare inaspettatamente questa tua bella fic, che (incredibile!) procede più a rilento della mia. Ma fai bene a centellinare gli aggiornamenti se poi i risultati sono questi. Il tuo capitolo è bellissimo, leggero e divertente.
I due improbabili compagni di missione sono descritti a meraviglia nel loro atteggiamento antitetico: Camus, riflessivo, razionale, taciturno. E Milo, impaziente e sbroffone. Quasi come Seiya, maledizione. Meno male che poi, crescendo, il nostro bel scorprione viri decisamente verso altri atteggiamenti molto più intriganti.
L'incontro con Kanon è stupendo. Lui è un bastardo pieno di stile e savoir faire. Lo adoro. Intanto il suo devoto fratello Saga (ancora ben lontano dal diventare Occhietti Rossi) fa la guardia a Poseidone con uno zelo invidiabile. Magari mi capitasse di trovarmelo in immersione ;)
Complimenti per il modo in cui, fic dopo fic, hai creato un sistema coerente di grandi e piccoli dettagli (come quello del saluto) che ancorano fermamente le vicende del Santuario al suo quadro di riferimento filosofico e mitologico e rendono la lettura delle tue storie sempre piacevole e interessante anche da un punto di vista culturale. Il Kuru dovrebbe prenderti come consulente sia per questo, sia per lo stupendo spessore che riesci a dare ai suoi personaggi (soprattutto a quelli che lui stesso ignora totalmente o, peggio, riduce a macchiette. Tipo i segni d'acqua in blocco). Sono certa che sbaglio a riporre le mie speranze in Souls of Gold. Temo l'ennesima delusione!
Adesso spero solo di non dover aspettare altri 3 mesi per sapere cosa c'è scritto nella lettera al Sacerdote che il finto Saga ha affidato ai due mocciosetti. Da Kanon mi aspetto di tutto.
Buona Pasqua e goditi il primo sole sulla spiaggia!
A presto
S.

Recensore Junior
01/04/15, ore 11:38
Cap. 7:

Diamine se sei brava. Questa storia me la sono proprio goduta, e personalmente adoro lo stile scanzonato e affettuoso con cui fai muovere le tue creature (vabbè, non sono tue tue, ma le rendi tue, ergo chissene). Ti si legge per il puro piacere di leggerti, perché sei precisa e leggera e conciliante, e, ribadisco, adoro il suo spirito bonario e il tuo umorismo. Meravigliosa!!!

Recensore Master
09/03/15, ore 21:48

Poi uno dice, i casi della vita... sono un toro e leggo questa storia starnutendo e assaltando la scatola di Kleenex. Prima di tutto ho adorato la caratterizzazione di Adriano, imbarazzato dalla stazza, docile e amichevole con tutti. L'ho trovata un ideale passato del personaggio. Poi il nome completo... meraviglioso. Così pomposamente altisonante.
Non ho però capito una cosa... nonna Adriana è un uomo? O___o
Ma soprattutto, vogliamo parlare della punizione? Me lo immagino Aphro a chiudersi in casa perché gli hanno rasato i capelli.

In generale, di questa fanfiction apprezzo tantissimo l'idea di descrivere rapporti opposti da quelli a cui siamo abituati.
Molto più avvincente leggere di un Milo che non sopporta il mangiarane, invece di due amichetti x la pelle.

Un abbraccio.

Recensore Veterano
05/03/15, ore 00:00

Uh, come mi mancava questa storia!

E dunque...
Non credo di essere ancora pronta a tuffarmi nel mondo di Kostas, Melpomenê ed il Kallistê.
Sì, le nostre due adorabili pesti (definizione del tutto infondata nei riguardi di Camus, ma tant'è, quando te ne vai a zonzo con un Milo è inevitabile venirgli accomunato) si sono ufficialmente messe 'in moto', eppure non posso fare a meno di considerare come il Cuore del capitolo la scena del ritorno a casa.
E non solo per la sua posizione tra i paragrafi...leggendo mi è salito un pianto incontenibile.
Ancora non sono in grado di dire esattamente da dove sorga, ci ho provato tante volte a rintracciarne la fonte, ma ahimé, ancora la faccenda è confusa, so solo che quando giunge qualche cosa si sgretola in una sorta di nostalgia insondabile, di quelle che ti fanno realizzare per l'ennesima volta quanto i confini siano labili ed arbitrari tra le cose, tanto da chiederti se gioia e dolore siano due cose separate...la tua scrittura è spietatamente evocativa, e dico spietatamente perché mi ammazza, passami il termine, ed ammazza ogni presupposto con cui mi approccio alla lettura.
Non esiste più un 'mi piace', non è questione di 'mi piace', ma di 'ah, conosco-riconosco...'...è muoversi su un sentiero di sensazioni che non sono nemmeno sensazioni, che scavano e portano alla Luce...Sono chiara? Non credo.

Il fatto è che non saprei come altro commentare tutto questo.
Allora ti lascio dicendoti che i Saints, per quanto meravigliosi protagonisti della storia, si riducono ad orpello della risonanza che hai il dono di saper creare.

Vivement la suite ;)

Namastè

Recensore Junior
03/03/15, ore 20:54

Milo è come Aiolia: prima pensa una frase, poi dice esattamente la stessa frase! E vuole fare lui lo stratega... ahiahiahi!!! La vedo brutta... molto brutta!
Certo che lo scorpione in erba ama svisceratamente Camus!
Dubito che Milo sappia chi sia Lord Byron...
Non vedo l'ora di sapere come va a finire!

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