Salve,
Vengo a te su calda raccomandazione di Francine – calda raccomandazione che potrebbe riassumersi in una quarta di copertina tanto lusinghiera quanto veritiera, con un "è tutto quello che potrebbe piacerti" per chiusa. Ogni tanto seguo finanche i buoni consigli, soprattutto quelli di chi mi fido; e, col senno di poi, faccio bene! Il mio unico rammarico è quello di non averti incrociata prima; e mi chiedo anche come diavolo abbia fatto a non intercettarti da me. Ma tant'è – apparentemente sono una donna molto distratta.
Ti prego di perdonarmi se inizio non dai tuoi lavori più recenti, ma da una cosa più datata: è uno di quei periodi in cui anelo alla brevità e alla compiutezza.
Veniamo al dunque. Io vivo nella profonda convinzione che la forma sia una parte essenziale anche del contenuto; è una convinzione d'ampia portata – dalle buone maniere, alla dimostrazione di un teorema; da come si presenta una pietanza, alle arti in generale. Le parole sono importanti, le parole hanno un peso; è un fatto che un parlante (o uno scrivente) consapevole non dovrebbe mai ignorare: coscienti del peso delle parole, del loro significato, si può calcolare come cadranno, le si può mandare meglio a segno. Mi piace immensamente la cura che si sente – che si tocca – nella scelta delle tue, di parole; mi piace la precisione e l'eleganza della tua prosa. Mi piace quel rosso incendiario, che promette sangue, promette tragedia, ma è ancora racchiuso in potenza: l'incendio cova sotto le braci, ma non è ancora divampato. E non è forse quello l'istante più interessante da raccontare?
E mi piace il tuo tono, il rispetto per l'intelligenza del lettore che il tuo scrivere presuppone: da lettrice, spesso mi sento trattata come una deficiente, o – peggio – con la totale mancanza di rispetto che deriva da una mancanza di cura. Dunque, leggerti è stato particolarmente gratificante e piacevole.
Bellissimo ed interessante il ricordo del discorso astrologico di Saga, parola di una che, dopo quasi trent'anni di amore viscerale per la creatura di Kurumada, rimane profondamente ignorante di cose astrologiche – almeno di tutte quelle che sono datate post XIV secolo... e lo so, quelle erano fondamentalmente fisica aristotelica, ma chiudiamo un occhio, eh? Sto provando a colmare le mie lacune, ma il monologo di Saga mi è comunque risultato affascinante e seguibile. Ed è soprattutto estremamente pertinente. Perché la Notte degli Inganni, comunque la si voglia vedere, è un punto nevralgico nell'intera faccenda tanto quanto lo sono il Cancro e il Capricorno nello Zodiaco: è una svolta, una fine tragica ma anche un nuovo inizio; per il piccolo Shura è forse anche un'iniziazione – e l'iniziazione è anche una nuova nascita ed una prima morte, sempre nel sangue. E – forse divagando – l'impressione che qui ho avuto è proprio quella di una storia fondamentalmente sul tempo e sull'iniziazione: Shura, quella notte, taglia via anche una parte di sé – e cos'altro è diventare grandi se non mutilarsi? –; lo fa credendolo un sacrificio legittimo, dovuto, necessario; aspettandosi un dono in cambio, do ut des – però spesso accade che i doni ricevuti non siano esattamente quelli che ci aspettavamo, quelli che credevamo fossero promessi.
Ma soprattutto, il monologo di Saga rende chiaro che Shura è stato scelto per quella missione, che quel sacrificio deve essere consumato sul filo della sua lama. Questa tua scelta mi sembra molto più appropriata e sensata dall'apparente casualità che sembra emergere dal racconto di Episode G o anche dell'anime – "andate e ammazzatelo, chi prima arriva does the deed". Così come Shura, custode del soglio di Saturno, dovrà pagare la sua parte del conto, senza scampo.
Ed ora mi quieto, scusandomi per la mia logorrea!
Solo un paio di appunti, spero non inopportuni. Saranno i miei occhietti che ormai stanno diventando vecchiotti e sono un pochettino miopi, ma il font è molto piccino e rende la lettura un po' difficoltosa. In secondo luogo, occhio a qualche accento grave che dovrebbe essere acuto (c'era qualche "sè", se non erro: non sono stata molto efficiente nel prendere appunti) – sì, lo so, suona incredibilmente pedante, ma sono quelle piccolezze che possono distrarre un lettore che tenda a vagolare facilmente (alza la manina).
Ed ora chiudo sul serio, rinnovandoti il mio apprezzamento e promettendoti che mi rivedrai da queste parti – con la speranza che non suoni come una minaccia! |