Il capitolo si apre laddove avevamo lasciato il precedente. Jo continua ad essere in ansia per l'incontro che la aspetta: ama così tanto Robb che, giustamente, desidera piacere ai suoi genitori - sebbene, in realtà, abbia ben poco da preoccuparsi, perché loro appaiono subito ben lieti di conoscerla. Evidentemente Robb deve avergli ben parlato di lei e di quanto lui la ami.
Mi è piaciuto molto lo scambio iniziale per cui lui le dona sguardi confortanti in risposta alla sua ansia e lei di rimando si sentiva abbracciata da quel suo gesto pur senza abbracciarsi davvero.
Anche Robb, dall'altra parte, lascia trasparire un po' di ansia: vuole sembrare agli occhi di Jo un buon figlio, diligente e d'aiuto in casa, cosa che sorprende non solo Jo stessa, ma anche la madre stessa.
La giornata procede tranquilla e con una maggiore serenità d'animo, soprattutto per Josephine che pian piano si è saputa rilassare, smettendo di percepire quello stato di ansia e disagio che aveva appena arrivata.
E poi i libri: un'enorme biblioteca che tanto desidereremmo di avere in casa, stracolma di libri e ricordi e pezzi d'anima dispersi tra tutte quelle pagine. Appare evidente che la famiglia Draper sia senza dubbi benestante.
Nonostante tutto quel materiali lì alla portata di mano, Robb confessa come non sia stato capace di approfittarne: di quei libri ne ha sfogliati solo pochi, molti meno di quanto avrebbe potuto. E in quello scambio che Robb e Jo hanno di fronte alla libreria è possibile di nuovo assistere alla profonda complicità che li caratterizza, quando lui si addormenta con lei appollaiata sulle sue braccia. Proprio in quella serenità condivisa, Jo coglie l'attimo per sfuggire al calore del suo corpo e contemplare curiosa e attenta i libri che ha di fronte ai suoi occhi.
Decide di soffermarsi sui sonetti di Neruda, autore che le è già caro. Il modo che hai di descrivere i movimenti sulle mani sui libri e poi la premura con la quale tratta la raccolta di Neruda una volta che l'avesse afferrata l'ho trovato estremamente delicato: sicuramente sarebbe il modo con cui vorrei qualcuno trattasse i libri in generale, in particolare se fossero miei, perché è proprio di quella cura e quell'amore che i libri hanno bisogno.
E così ci ritroviamo di fronte al sonetto che dà il titolo al capitolo. Mi ha sempre colpito molto, devo dire. Lo trovo di una semplicità e profondità disarmante. Di nuovo, poi, mentre legge assistiamo a uno di quei momenti ambigui - che ad ora non ho ben chiaro se siano psicosomatici o se, al contrario, siano legati ad altro. Un fitta al fianco, tanto ficcante da percepire come degli aghi (artigli) che le bucavano la pelle e la carne.
Era comunque evidente quanto qualcuno, all'interno della famiglia, avesse divorato Neruda, viste le sottolineature e il libro palesemente vissuto.
Visto il grado di romanticità che accomuna il suo ragazzo e quello autore, volle ritenere che quella persona fosse proprio Robb. Eppure, quando glielo domanda, lui nega: non ricorda, ma non gli pare.
Ha la memoria corta, per un sacco di cose, ma non quando si tratta di Jo, di cui conosce tutto. Sulla scia di questa affermazione, di nuovo assistiamo alla forza e al coinvolgimento del loro amore che culmina in una nottata di carezze e una malizia discreta, come i più classici degli innamorati. In tutto ciò lei si sente al di sotto di lui per quanto riguarda la capacità di esprimere i proprio sentimenti e, di conseguenza, per quanto riguarda quello che l'uno dà all'altra in termini di emozioni e amore.
Jo si sente più chiusa, sente di non riuscire ad esprimere con la stessa facilità quell'amore che lui le dimostra ogni giorno. Voleva darglielo, con tutto il cuore, ma "io non ho mai perché diverso fui, sono, sarò".
Una conclusione dolceamara per un capitolo che nell'insieme ho trovato molto delicato, attento alla descrizione delle diverse sensazioni e che mi ha permesso, soprattutto nel finale, di empatizzare con Jo, che capisco appieno.
Al prossimo capitolo direi :) - a cui tra l'altro ho già dato una sbirciata :P
Bongi! |