Ciao!
Come te, sono anche io una di quelle persone che amano farsi del male -leggi: adorano Jean e Marco come pairing. Detto questo, devo anche mettere le mani avanti. In genere non leggo mai storie con loro due in ambientazione canonica, perché sono fermamente convinta che quella testa di legno di Jean non abbia mai dato grandi attenzioni a Marco, quando questi era ancora vivo, giudicandolo troppo ingenuo e buono per un mondo come quello. Quanto a Marco, l'ho sempre visto come un campione d'abnegazione, quindi non sono mai riuscita ad immaginarlo nell'atto d'imporre i suoi sentimenti a chicchessia. Detto questo, noterai che la flag è ancora fermamente verde. Spero di non averti spaventata con quest'introduzione XD Quel che volevo dirti è che, nonostante tutte queste mie personali interpretazioni, trovo la tua fiction ben caratterizzata, perché qui, effettivamente, Jean fugge.
Di essere sdolcinata, sta tranquilla, non c'è pericolo. Semmai, direi tutto il contrario. Quel che mi ha fatto apprezzare la lettura è stato infatti il tuo stile: lineare, ma un ottimo miscuglio di introspezione e descrizione cruda e diretta, come ci si aspetta da una storia di questo tipo (e in quest'opera). Dalle tue righe emerge l'attenzione che hai dedicato alla scelta delle parole, spesso appuntite come un coltello, che irradiano quell'atmosfera di rimorso che sembra star soffocando il nostro protagonista -che, nonostante tutto, deve rimanere lucido, se non vuol far la stessa fine dell'idiota suicida che odia tanto. Il lettore viene catapultato nella testa di Jean, che ancora sembra stare in bilico tra la responsabilità del superstite e la sua stessa paura. Jean ammette, anche, di aver avuto paura. Non dei giganti, non esattamente. Quel che lo impaurisce davvero, è essere messo di fronte agli istinti umani, quelli guidati dai sentimenti più estremi. Ciò di cui ha paura è di dover biasimare ancora se stesso. In questo, direi, ottimo ic: in molte fic jeanmarco che vedo nel fandom, si tende spesso a dipingere un Jean che cede facilmente, che non si domanda cosa, di Marco, lo avesse scosso nel profondo; tutto il contrario di questa fiction.
Alla prossima,
thyandra |