Recensioni per
Danny
di Melian

Questa storia ha ottenuto 33 recensioni.
Positive : 33
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
04/05/18, ore 17:12
Cap. 1:

Diciannovesima classificata & Vincitrice del premio "Miglior personaggio maschile"
.:Melian:. con "Danny".


Grammatica: 4,2/5
Stile: 7/10
Titolo: 3/5
Impaginazione: 5/5
Gradimento personale: 3,5/5
IC: 9,5/10

Punteggio totale: 32,2



Grammatica:

Premetto che non sono un'insegnante e non sono qui a dire cosa devi fare o meno, anche perché questo non è il mio compito, ma spero che le mie misere correzioni possano essere viste di buon occhio.

"... ogni volta che andava in città alla guida del suo sgangherato pickup rosso (...)" -> Il nome del veicolo non viene scritto insieme (anche perché in questo modo assumerebbe tutt'altro significato) ma "Pick-up".

"Danny, però, non voleva separarsene: era stato come ritrovaresua madre" -> Devi staccare le due parole: "ritrovare sua"

"Odiava quello sguardo così spaventato, così pietoso, così addolorato, come se lei non capisse davvero quanto tutto quello fosse necessario, quanto la causa giusta, il sacrificio dovuto. -> L'ho riletta un paio di volte, e al "quanto la causa giusta" penso proprio tu ti sia scordata un "fosse".

Fermo davanti allo specchio, sorrise alla sua immagine riflessa allo specchio o, meglio alla faccia che copriva la sua, una faccia di donna dai lunghi capelli scuri e pettinati accuratamente. -> La virgola dopo la o va bene se crei un inciso, mettendone un'altra dopo "meglio".


Stile:

Mi è piaciuta la tua scelta di utilizzare frasi lunghe e articolate, con una buona scelta dei vocaboli. Il ritmo è scorrevole, lento ma non noioso, che permette di scoprire ciò che passa per la mente di Danny, i sentimenti che prova, la sua ossessione e la sua rabbia.
All'inizio, la scelta di vocaboli più ricercati e curati ti hanno permesso di creare l'ambientazione per la tua storia. Successivamente però quello stile più ricercato è andato a calare, passando a una forma di descrizione più macabra e descrittiva, che punta più sul vivo, sul nucleo della storia.
Nonostante questo cambiamento, che poi si è quasi dissolto, il tuo stile l'ho trovato adeguato per la storia che sei andata a raccontare, ma non tanto perfetto da raggiungere il punto pieno.

Titolo:

Il titolo mi piace, ma non mi ha colpita più di tanto. È il nome del protagonista, certo, ma sento come se mancasse qualcosa. Qualcosa che riesca a scatenare una notevole curiosità nel lettore.

Impaginazione:

Non c'è bisogno che lo dica, ma è tutto perfetto. A partire dal titolo sino alle dimensioni del carattere, ogni singola cosa, sono ottime.
Particolarmente comprensibile e pulito.

Gradimento personale:

Ammetto di non essere mai stata una grande patita di questo genere, ma la tua storia mi ha colpita: non tanto per l'originalità, dal momento che si sono prese e inventate molte storie sulla vita di Ed Gein, ma per il modo in cui hai descritto la sua vita, per le scene e il modo in cui hai dato vita alla storia.

IC:

Dal momento che la tua storia non è una fanfiction, sono stata piuttosto severa sulla caratterizzazione.
La caratterizzazione di Danny è a dir poco magistrale: hai creato una visione a tondo del tuo personaggio, partendo dal giudizio esterno e riportando in modo esemplare ciò che gli abitanti dicevano di lui.
È uscita l'immagine di un uomo trasandato, schivo, solitario e inquietante, che si preoccupa ben poco dell'opinione degli altri. Pian piano sei scesa a liberare la matassa, mostrandoci un uomo pieno di tormenti e ossessioni. Scopriamo infatti che profana tombe di giovani donne, e se le porta con sé se gli ricordano la defunta madre, che tanto ha amato e odiato al tempo stesso.
Più avanti nuovi dettagli salgono a galla; vediamo come stanco di donne morte punta la sua attenzione su vittime vive, trasformando la propria abitazione in una macabra casa dei balocchi. Vediamo come il suo focolare diventa uno studio, e vediamo come lui stesso resta estasiato del risultato.
Le parti del passato si amalgamano al presente, lasciandoci vedere il cambiamento del protagonista.
Concentrandoti così bene sul personaggio principale, ovviamente, non hai potuto fare altrettanto con i restanti, che sono un mucchio di poco conto, se non per la madre, che ha un poco più spessore.
(Recensione modificata il 04/05/2018 - 05:13 pm)

Recensore Master
14/03/18, ore 14:18
Cap. 1:

Sesta classificata

Danny

di melian






Grammatica: 1.4/10

Ho trovato difficilissimo correggere la grammatica di questa storia. Ci sono stati momenti in cui pensavo che ero io a non capire, a non riuscire a comprendere i meccanismi verbali messi in atto, a non sapere identificare la struttura portante della storia. Ancora adesso ho molti dubbi a riguardo, ma ho deciso di agire secondo le mie conoscenze e il mio modo di rapportarmi alla scrittura, o non avrei mai trovato il bandolo di questa matassa.
Ti dico che, secondo me, c’è un gravissimo errore di tempo portante, che ha reso confusa l’esposizione degli eventi. Ho percepito in maniera molto brusca diversi passaggi. In generale, sono due gli errori che hai fatto: l’utilizzare l’imperfetto come sostituto e tempo sinonimo del trapassato prossimo (è un uso che si fa nel parlato, non nello scritto) o, in alcuni casi concordandolo in modo errato (nella stessa frase o paragrafo utilizzi il trapassato prossimo per rendere un evento passato rispetto al tempo degli eventi e lo concordi con l’imperfetto, il quale rende il tutto come se fosse contemporaneo degli eventi) → -2; il passaggio tra trapassato prossimo e passato remoto → -2.
Questi errori, in quanto rappresentano paragrafi interi, non li riporterò tutti di seguito, solo quelli più isolati; Di seguito gli errori trovati:

pickup rosso → -0.5 PENALITÀ GENERALE (pick-up; è un errore che commetti in tutto il testo)
«Danny compra sempre le stesse cose, lo stesso giorno, alla stessa ora. Non credo ci stia tanto con la testa.», dicevano tra di loro → -0.5 PENALITÀ GENERALE (Il punto, quando la battuta continua in minuscolo, non va messo all’interno del discorso diretto; è un errore che commetti più di due volte)
era l'occupazione con cui aveva trovato il senso dei suoi giorni. → -0.3 (Qui forse ho capito male io, casomai tolgo la penalità. Credo che sia più corretto dire “in cui aveva trovato”)
dove non c'era nemmeno un custode che si prendesse la briga di fare un giro di ronda, i muri a secco scrostati e il cancello cigolante e arrugginito chiuso con un catenaccio. → -0.3 (È sintatticamente ambigua. Sembra che non ci sono nemmeno i muri a secco e il cancello cigolante. Io rivedrei la frase, o al limite aggiungerei il verbo per chiarire)
ad illuminare -0.5 PENALITÀ GENERALE (Togli la d eufonica; è un errore che commetti più di due volte)
L'importante è che fossero donne → (“era che fossero donne”. Usando il narratore onnisciente, l’uso del presente può andare, ma solo per introdurre riflessione generali del narratore.)
Anche sua madre era morta, circa vent'anni prima a soli quarantacinque anni, e aveva lunghi capelli castani striati dalle prime ciocche grigie → (e aveva avuto; errore di concordanza dei tempi verbali)
Con quell'abito castigato dalle maniche lunghe, lo scollo tondo e lungo fino ai piedi sembrava una sposa. → → -0.3 (lungo si riferisce a scollo, in questa maniera sembra che è lo scollo che arrivasse fino ai piedi. La frase va riscritta)
Bianco il vestito, bianca la pelle esangue, che dava l'impressione di essere quasi traslucida quando, distesa nella bara foderata di raso durante le esequie, il sole l'aveva accarezzata e le piccole, torbide vene bluastre erano spiccate, in contrasto, come una ragnatela. → (“aveva dato l’impressione”, errore di concordanza dei tempi)
sicuramente il Diavolo se l'è portato.”, gli ripeteva → (Anche qui, il punto non va dentro. Vale la stessa regola del discorso diretto)
Un Daniel bambino la guardava con i suoi grandi occhi scuri → (l’aveva guardata)
Glielo ripeteva come una litania se lo sorprendeva a spiare le ragazze nella piazzetta quando andavano a fare la spesa, dal momento in cui Daniel le aveva raccontato che, a scuola, una ragazza si era rifiutata di uscire con lui ed era scoppiata a ridergli in faccia. → (Questo è uno dei casi in cui andrebbe rivista tutta in chiave trapassato prossimo)
Eppure, nonostante questo bisogno di tenerlo legato al suo guinzaglio, Annabel non lo abbracciava mai → (non lo aveva mai abbracciato)
La donna lo aveva spinto nella vasca piena di acqua gelida e gli aveva tenuto la testa immersa fin quasi ad affogarlo, mentre Danny si dimenava in preda alle convulsioni. Gli ripeteva che solo attraverso il dolore e la penitenza avrebbe potuto purificarsi dal peccato, che non avrebbe più dovuto toccarsi e che lo avrebbe punito ancora se lo avesse scoperto a disubbidirle. → (Sono tutte azioni che si sono susseguite in un momento passato al presente della narrazione. Anche gli altri verbi vanno usati al trapassato prossimo)
misto ad un amore viscerale → (Togli la d)
Un giorno, aveva assistito al funerale di una ragazza morta a trent'anni per una brutta malattia. La famiglia, distrutta, piangeva la morta; il prete officiava l'estremo saluto e poi, quando erano andati tutti via e la terra era ancora fresca sul tumulo, Danny avevo preso una pala e aveva cominciato a scavare senza chiedersi nemmeno perché lo stesse facendo. → (Va usato il trapassato prossimo) -0.1 (aveva preso)
Ne aveva avvertito l'impulso e vi obbediva. → (vi aveva obbedito; errore di concordanza dei tempi verbali)
A Daniel continuavano a tremare le mani mentre le toccava il volto livido e i capelli pettinati in modo ordinato, come un sudario funebre. → (avevano continuato a tremare)
La sua decisione fu rapida: si appropriò del corpo, lo caricò sul cassone del pickup e lo portò a casa. → (Va al trapassato prossimo. Da qui fino alla fine delle memorie passate, i verbi vanno cambiati)
Quella notte fu l'inizio della sua avventura, ciò che gli diede una ragione di vita o, comunque, della sua turpe ossessione. → (Va al trapassato prossimo)
Contemplare il corpo nudo di una morta, gli procurò una sensazione indefinita → -0.2 (Togli la virgola; gli aveva procurato)
era stato come ritrovaresua madre → -0.1 (serve uno spazio)
Si procurava tutti i corpi di cui avesse bisogno → (aveva bisogno)
Spolpò le ossa e le usò come i piedi di un tavolino basso e sciancato → -0.3 (come piedi, a mo’ di piedi)
E la faccia, sopratutto → -0.5 PENALITÀ GENERALE (soprattutto; è un errore che commetti più di due volte)
in quel momento Daniel capiva coma mai gli piacesse → -0.1 (come mai)
e ad un cuore umano → (togli la d)
«Lo vedi mamma? Non sono il buono a nulla che temevi potessi diventare. Ho un talento: ci so fare, con le mani.», → (togli il punto)
sopratutto quello che stava preparando per lei con tanto amore → (soprattutto)
uno circondò la casa e l'altra si diresse → -0.1 (l’altro)
poteva, sopratutto, essere ancora viva → (soprattutto)
la zaffata del sangue che li accolse → -0.3 (di sangue)
attaccato ad un muro da robuste catene e ganci → (togli la d)
singulto shockato. → -0.1 (È una declinazione inopportuna del termine straniero “shock”. In italiano c’è la forma “scioccato”)
Un rumore di passi al piano di sopra, suggerì → -0.2 (togli la virgola)
sorrise alla sua immagine riflessa o, meglio alla faccia che copriva la sua, → -0.2 (la virgola o la aggiungi dopo “meglio” o la metti prima della congiunzione)
«Adesso possiamo stare davvero insieme, mamma. Ora mi ami, non è vero? So cosa significa essere dentro di te, essere te. Mi vedi, mamma? Siamo una cosa sola, per sempre.», cantilenò Danny. → (Stesso problema del punto)
Lo Sceriffo sentì lo sparo, secco ed echeggiante, proprio mentre si era accostato alla porta → (“si accostò”, errore di concordanza dei tempi)


Stile: 7/10

Lo stile è scostante e disomogeneo, nel suo insieme sembra un assembramento di diversi pezzi scritti in stili diversi e in modi diversi. L’effetto finale è disorientante per un lettore che si accinge a leggere per la prima volta questa storia e deve imparare a scoprirla pian piano. Andando oltre questo primo impatto, comunque, ho potuto rilevare alcuni pregi insieme ai difetti.
A volte abbondi con le virgole, spezzettando il flusso delle frasi; ma nel complesso non abusi del punto-virgola e non usi in maniera discutibile i due punti. La struttura delle frasi, invece, si presenta a tratti ostica, altalenante: utilizzi inversioni di posizione che rallentano la lettura troppo spesso, per i miei gusti.
Il lessico è anch’esso un miscuglio tra uno più colloquiale e uno più ricercato. Per esempio ho apprezzato molto i diversi modi con cui ti riferisci alla casa e al capanno, dando sempre più la sensazione di orrore e disgusto, poi però cadi su termini più “dozzinali” del parlato come “shockato”, e tutto il clima crolla. C’è un’attenzione per il lessico altalenante, insomma; non è tanto una questione di varietà di lessico, quanto più o meno cura rispetto a un punto della narrazione.
La prosa è piuttosto asciutta, non ti perdi in metafore o similitudini, ma soprattutto nelle descrizioni del macabro e dell’horror ti dilunghi molto sui particolari, mostrandoli al lettore in modo chiaro e diretto, senza ghirigori o abbellimenti poetici. Questo fa sì che il tono della narrazione risulti omogeneo e coerente con i generi trattati. Dall’inizio alla fine della storia, sei stata capace di mantenere un tono angosciante, cupo, smorto, decadente. Tutto questo contribuisce a calare nella scena il lettore.
Il ritmo della storia, invece, è confuso, e credo che questo sia dovuto a una mancanza di chiarezza di fondo sull’idea che doveva fare da collante. Questa storia parte come se dovesse studiare il comportamento di Daniel, ma poi si trasforma nell’analizzare in particolare il rapporto che questo aveva con la madre e come abbia influito sulla sua natura. E le due cose, secondo il mio punto di vista, sono un po’ diverse; in altre parole, la seconda è un’idea più mirata rispetto alla prima, ed è stato come se tu a un certo punto avessi deciso di concentrarti su un singolo tratto del background e ne avessi lasciato a metà un pezzo. Abbiamo, quindi, un inizio lento che immette nella storia, e che poi viene seguito da un’altalena di eventi, passati e presenti, che si susseguono a diversa velocità.
La parte migliore dello stile è il narratore, che tu non perdi mai di vista. Ne hai utilizzato uno onnisciente con focalizzazione zero, e devo dire che l’ho trovata azzeccata, perché ti ha permesso di portare avanti con naturalezza lo studio su questo individuo, mostrandocelo non in un contrasto di luci ed ombre ma come un’attrazione, la particolarità di questa cittadina invisibile e anonima. Hai conferito alla lettura una prosa un po' vecchia, con quel tono investigativo che difficilmente si riscontra ai giorni nostri; il che ha permesso alla storia di uscire direttamente dal passato.
Anche i dialoghi sono gestiti molto bene: sono pochi, ma espressivi del personaggio in questione. Quelli di Danny sono piuttosto ripetitivi-compulsivi, e a ragione, ma soprattutto quelli della madre mi hanno colpito perché hanno puntato proprio al cuore della sua natura, una natura religiosa, acida, abusata forse, tipica di una donna con una mentalità ristretta, per niente amorevole, con un’ossessione di natura diversa ma altrettanto pericolosa come quella del figlio.
Il testo è molto descrittivo, ma non per questo motivo reso pesante. La narrazione si limita a introdurre le varie azioni e poi si perde in continue analisi del personaggio o in descrizioni dettagliate dei suoi impulsi e degli oggetti ai quali questi portano. La scelta di battere più volte su questo punto non ha reso monocorde l’argomento, ma ha fatto in modo di esaltarlo.
Infine, le tematiche trattate sono delicate e complesse, e più che affrontarle mi è parso che tu ti limitassi a esporle nella loro linearità, semplificando un po’ la chiave di lettura dei comportamenti e delle ossessioni di Danny.
Nel complesso, una scelta di stile adatto alla storia ma da definire nei particolari.


Originalità e Trama: 7.5/10

Iniziamo dall’attinenza al bando.
Questa storia rientra perfettamente nella cosiddetta “prima categoria”, ovvero l’esaltazione della natura del personaggio. In questo caso, è una natura unilaterale, potrei dire quasi in maniera inappropriata, nel senso che tutto ciò che è questo personaggio si concentra nel suo essere un serial killer. Fortunatamente non ti limiti a presentare i suoi crimini, ma fai diversi excursus sul suo passato, andando a esaltare anche la causa di questa sua natura, ovvero il rapporto con la madre.
Una pecca, purtroppo, è l’originalità della trama. Su questo termine sono piuttosto di manica larga, perché non desidero che mi venga presentata la storia più strana e insolita sulla faccia della terra (un’impresa utopica, direi) ma di solito richiedo un po’ di personalità che caratterizzi e distingui dalla massa l’argomento che mi viene proposto. Qui si parla semplicemente di un serial killer, con un passato turbolento e una madre ossessiva reprensiva e protettiva a tratti in maniera compulsiva, atta a sopprimere gli impulsi e lo sviluppo naturale del figlio. Un’analisi come altre ho potuto seguire in diverse serie tv. Anche il contesto in cui è inserito risulta già visto: una cittadina anonima che attira l’attenzione per una serie di omicidi macabri e irrisolti.
Passando alla trama vera e propria, ho apprezzato l’incipit, il quale è molto ben curato e secondo me funge in modo ottimo come introduttore alla storia: presenti l’ambientazione, dipingi il contesto e inizi a dare le prime chiarificazioni sul protagonista. E il quadro generale è piuttosto completo.
Nonostante sia intuibile dal tono narrativo, hai abilmente introdotto a poco a poco ciò che rende Danny così repellente agli occhi quanto all’anima. Ho trovato ben calibrata la scelta di inserire prima ciò che la gente nota e poi ciò che il narratore presenta come il vero particolare macabro di questo personaggio.
Superata la prima metà della storia, iniziano secondo me i primi problemi che sono scorgibile sono alla fine: hai presentato i ricordi della madre e del suo primo cadavere, dando loro un certo spazio all’interno del testo. Poi si ritorna al momento “presente” e narri della sua prima vittima. Questa scena, però, che secondo me dovrebbe rappresentare il centro della narrazione, quello che funge come spartiacque tra il prima e il dopo, non acquista una particolare importanza nell’economia della trama e si perde, un po’ allo stesso livello dei due ricordi che la precedono.
L’errore più grande, però, sta nel finale: è brusco all’inverosimile, non c’è una chiusura nel testo, e figurati che ho persino controllato più volte per vedere se avevo saltato qualche pezzo. La sequenza finale è ben resa, ma non può da sola rappresentare la fine della storia, serve una “formula” finale che avverta il lettore, dopotutto hai a disposizione un narratore onnisciente che ha iniziato con l’idea di presentare questo personaggio come particolarità all’interno di questa anonima cittadina e che quindi può spendere due parole su come questo abbia cambiato, o non aver cambiato, il vivere comune dopo la scoperta degli eventi di quel giorno.


Titolo e Impaginazione: 5/5

Il testo è giustificato.
Il titolo può apparire semplice e anonimo, e in realtà io non apprezzo molto quelli che sono formati da una singola parola, soprattutto se, come in questo caso, quella parola è semplicemente il nome proprio del protagonista. In questo caso, però, non solo è azzeccato perché è coerente con l’idea della storia, ma è anche particolare. Particolare, sì, perché tu non scegli di utilizzare il nome completo – Daniel – ma un diminutivo, quasi infantile.
Mettere il punto sul protagonista, in questo caso, è coerente con la storia ed è azzeccato, perché Danny rappresenta proprio la particolarità di questa città, la macchia originale e macabra che si snoda in mezzo all’anonimato e alla monotonia di questa città che difficilmente si trova nelle cartine stradali. Il nome non è solo proprio del personaggio ma soprattutto della pazzia e dell’efferatezza che si ramificano tra le vie della cittadina, che covano nei cimiteri e in quella casa.
La forma abbreviata del nome, poi, unita al genere horror, mette angoscia nel lettore; anche solo a livello di suono, “Danny” è un masso che ti sbarra la strada, che ti impedisce di scappare, è forte come suono, deciso, lapidario. Richiama alla mente, però, anche qualcosa di infantile, di colloquiale, di familiare. E non a caso hai adoperato questo nomignolo: è quello che utilizza la madre, è la sua ossessione; ed è anche l’ossessione di tutta la storia.


Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

Il protagonista è anche l’unico personaggio di questa storia, ma attraverso i suoi ricordi – e considerata l’importanza che ha nello sviluppo della sua natura – anche la madre va analizzata a pieno titolo in questa voce.
Annabel (ancora una volta il nome è azzeccato) è una donna religiosa, fanatica direi, e questo si ripercuote sul figlio. Di lei possiamo solo dedurre alcuni tratti, ma posso immaginare la sua vita difficile accanto a un uomo violento e di conseguenza immaginare il suo carattere aspro ma fragile, suggestionabile, di chi ha subito per tutta la vita le angherie di un uomo ubriacone e violento e che ha trovato nella fede in dio una specie di rifugio mentale. Questo, però, ha avuto anche un’altra causa. Il figlio è qualcosa a metà strada tra una bambola su cui esercita una grande possessione e il riflesso di quell’uomo che l’ha maltrattata. Il suo attaccamento morboso al figlio, il suo non volerlo condividere con altre donne, hanno fatto il resto.
E tutto questo ha influito ovviamente su Danny. Descrivi entrambi fisicamente, ma di lui ne spezzetti i vari elementi, in modo da non creare un unico blocco descrittivo sulla sua figura; essa, nel suo insieme, comunque risulta esplicativa della sua natura (un espediente usato spesso nella narrazione, quello di far combaciare l’aspetto fisico con il carattere e la natura del personaggio, e che risulta sempre infallibile per coinvolgere il lettore). Anche i comportamenti, le abitudini, la vita sociale – o in questo caso la non vita sociale – del personaggio vengono presi in esame. Il carattere schivo e strano lo rendono un personaggio di cui diffidare, che provoca ribrezzo nelle altre persone. Studi il suo difficile rapporto con le donne che, a causa della madre e dell’educazione che gli impartisce, diventano tutte un surrogato possibile di quest’ultima.
Insomma, hai saputo creare un personaggio in tutte le sue declinazioni fondamentali e lo hai inserito con cura all’interno di un contesto studiato ad hoc.


Gradimento personale: 2.5/5

Ho visto troppe puntate di Criminal Mind per trovare questa storia originale o coinvolgente. Al suo interno non ho trovato elementi che mi facessero urlare all’orrore o al disgusto, non più di tanto in realtà. Il che mi fa pensare non poco, visto la scena finale con lui che indossa i guanti o la cintura o il vestito “umano”, che a questo mondo stiamo diventando troppo avvezzi a questi particolari: se non ci colpiscono più, qualcosa sta andando a scatafascio. Ma questo è più una considerazione personale.
Tornando alla tua storia, credo che l’errore sia la sua conformità con tutto quello che di solito gira su questo tema: non ho trovato carattere, ecco; non c’è personalità o una voce carismatica che mi coinvolgesse al suo interno. Da una parte è il rischio che, purtroppo, si corre con un narratore onnisciente, ma dall’altra è colpa anche della mancanza di un collante tra le parti, di una omogeneità nello stile, di un filo portante nella trama, di una presenza più varia di personaggi. È monocromatica questa storia, ha un singolo elemento, e quell’elemento, da solo, è troppo uguale a molti altri per colpirmi.
Non nego che parte del problema è il mio rapporto con il tuo tipo di scrittura. Io non riesco a non farmi influenzare anche dallo stile di un autore quando devo gradire o meno una storia. E il tuo mi è davvero molto ostico. Il tempo verbale dovrebbe aiutare il lettore a orientarsi nello spazio-tempo, ma nella tua storia è stata un’impresa cercare di mettere ogni cosa al punto giusto. Forse la si potrebbe definire una scelta stilistica, ma per me è una mancanza di ordine nelle idee, di capacità di spostarsi con scorrevolezza tra gli eventi del presente e del passato. Se la narrazione inciampa, è il lettore a cadere.

Per quanto riguarda i punti bonus non c’è assolutamente un contrasto con la propria natura, anzi: la storia esalta più che mai ciò che sta dentro l’animo di Danny.

Totale: 33.4+0/50+2

Recensore Veterano
10/01/18, ore 22:43
Cap. 1:

Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di battitura o refusi, ciò denota una grande cura e attenzione anche nella parte di revisione. Inoltre, non ho trovato errori ortografici o strafalcioni grammaticali.
 
Lessico 7.5/10
Lessico al'inizio anche ricercato e vagamente poetico con alcune scelte molto evocative che ho molo apprezzato ma che sono andate scemando nel corso della storia, per poi perdersi definitivamente, preferendo vocaboli più concreti e semplici, ma togliendo anche quel minimo di novità che lo faceva un poco distinguere e che dava tutto un altro sapore alla storia: all'inizio sembrava quasi una fiaba ambientata in una dimensione sospesa e lentamente questa patina si è staccata rivelando la terribile verità, con esso è mutato il lessico che si è fatto meno poetico, prediligendo parole con un significato preciso e immediato, senza più l'obiettivo di evocare ma di mostrare e descrivere. Non so se sia stato voluto, ma questa è l'impressione che ne ho avuta, e spero di essere stata comprensibile, non saprei come altro descrivere le mie impressioni.
 
Sintassi 8/10
Frasi lunghe e ben articolate con un buon uso della punteggiatura. Il ritmo è fluido e scorrevole e le proposizioni si inanellano l'una all'altra con le giuste pause e il giusto ritmo, lento ma non noioso, che permette di scoprire pian piano le cose, un poco alla volta, quasi che noi stessimo ci stessimo addentrando nella casa e nell'animo di Danny.
 
Stile: 7.5/10
Stile semplice e lineare, ma che si arricchisce grazie all’uso di proposizioni lunghe e articolate che permettono di sfoggiare la tua capacità di gestire la punteggiatura e il ritmo, in modo da poterlo tenere sempre incalzante e coinvolgente. All’inizio, l’utilizzo di vocaboli più ricercati e quasi poetici hanno donato ulteriori sfumature al testo, calandolo in un’atmosfera sospesa e quasi fiabesca (per quanto, in realtà, si tratti di tutto fuorché di una fiaba), ma nel corso della storia questo tratto è andato perdendosi, prediligendo vocaboli più concreti e realistici che si adattassero alle situazioni descritte. Non so se sia stata una modifica voluta, ma a mio avviso, ha inficiato in parte sulla resa finale, in quanto il lettore, abituato a un certo tipo di scrittura, si ritrova con un altro genere man mano che procede nel racconto e non riesce a comprendere fino in fondo il motivo per un tale cambiamento. Secondo me, avresti dovuto mantenere gli stessi toni, decidendo fin dall’inizio quale sfumatura conferire alla tua storia; sembra quasi che le diverse parti siano state scritte in momenti diversi e il cambiamento di stile le rende scollegate e, agli inizi, lascia spiazzato il lettore, non riuscendo a ritrovare la stessa tipologia di stile lungo tutto il racconto. Per questo la mai votazione si aggira intorno al “discreto”: sei riuscita a dare un guizzo di originalità e personalità a uno stile piuttosto modesto, dandogli una sfumatura astratta e vagamente poetica, per poi lasciare da parte questo guizzo e prediligere un carattere più pragmatico che si intonava ai fatti narrati ma non allo stile precedente, perdendo l’uniformità dell’insieme.
 
Trama:
Originalità:8/10
Nonostante tu abbia ripreso un personaggio già utilizzato parecchie volte e famoso, sei riuscita a darne una lettura nuova, mischiando molte ispirazioni e citazioni sei riuscita a creare qualcosa che, pur non essendo completamente nuovo, è innovativo. Mi è piaciuto molto soprattutto come hai gestito questa storia, svelando i dettagli poco a poco in un climax ascendente sempre maggiore in cui l'orrore e la perversione raggiungevano lentamente il culmine. Mi è sembrato di guardare un film: all'inizio abbiamo una panoramica della città, successivamente ci si concentra sull'emporio e poi l'inquadratura si chiude su Danny, e non lo abbandona per un secondo, mostrandoci, però, solo piccoli squarci della sua vita (presente e passata, in cui gli avvenimenti passati si fondono con quelli presenti a tal punto che non riesci a capire se sia un ricordo rievocato da lui stesso, un suo pensiero o un continuum) e i suoi raccapriccianti particolari. Lasci intuire e non sveli chiaramente nulla, se non alla fine, quando ormai anche il lettore ha compreso e lasci il piacere a chi legge questa storia di sviscerare la questione con gli elementi che fornisci, guidandolo ma non in maniera invasiva, quasi senza che se ne accorga. La trama, di per sé, non è nulla di particolare, ma il modo in cui l'hai gestita la rende unica e davvero efficace, facendo sì che il lettore provi tutta una vasta gamma di emozioni che vanno ad assommarsi le une alle altre in un crescendo che esplode nel finale.
 
Coerenza: 7/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo punto non ho riscontrato nulla su cui obiettare: il personaggio è coerente con se stesso nella sua perversione, persegue un obiettivo dettato da un complesso quadro psicologico in cui amore, odio, bisogno di essere accettato e distorsione di tutto questo si uniscono a creare un mosaico folle ma comunque legato nei diversi elementi; le sue azioni, per quanto siano innaturali e parecchio discutibili, hanno un senso e uno scopo.
Per quanto riguarda il secondo punto, invece, nonostante la storia racconti di uomini e mostri, non rispecchia esattamente ciò che io cercavo: la mia richiesta era una riflessione più o meno velata sul concetto controverso di mostro, di come venga usato e abusato, e di come questa definizione sia estremamente labile e duttile, di cui non si riescano a capire esattamente i confini. Nel tuo racconto si capisce chiaramente che Daniel è un mostro, non ci sono dubbi in proposito e questo esula dalle mie richieste. Chiedevo una commistione tra i due, e l’ho avuta, ma cercavo anche un racconto che fosse perennemente sospeso e in cui la definizione non fosse definitiva (perdona il gioco di parole). Le azioni di Danny sono spinte da emozioni umane (distorte e ammorbate), ma nonostante questo, sento che manca la vera “discussione del problema”: Danny è da considerarsi un uomo o un mostro? Nel tuo caso, vira decisamente verso la direzione del mostro.
Per questo, il punteggio rasenta la sufficienza, penalizzato dal fatto che io non abbia ritrovato completamente nel racconto ciò che stavo cercando. 
 
Scorrevolezza:8/10
Il testo si legge con piacere e fluidità. La prosa è coinvolgente e accattivante: le frasi che, pur essendo lunghe e complesse, si inanellano con fluidità, le une alle altre contribuiscono a rendere la lettura veloce ma godibile, nel senso che il lettore non deve fermarsi a rileggere una frase e il ritmo non è spezzato da troppe pause. È incalzante ma capace di mantenere viva la suspence: il fatto che tu abbia scelto di svelare a poco a poco i particolari, rende il racconto avvincente e invoglia maggiormente e essere letto. Mi è piaciuta molto quest’idea di svelare lentamente i dettagli, narrando i fatti come potevano venire visti dai poliziotti o da osservatori esterni con, però, incursioni nella sfera privata e interiore del personaggio che lasciavano intravedere particolati interessanti, acuendo la curiosità del lettore. Una trama ben congegnata, in cui il lettore viene accompagnato e guidato nella scoperta lenta (e dolorosa) di ogni aspetto di questo mostro, in un crescendo di tensione, angoscia, particolari macabri e inquietanti, e orrore.
 
Personaggi:
Caratterizzazione: 8.5/10
Il protagonista è stato il personaggio meglio caratterizzato e quello che ha dominato la scena, a discapito dei personaggi secondari (che, a parte la madre e forse le ragazze morte che hanno avuto qualche dettaglio in più circa l’aspetto fisico, consistevano in macchie scure e non ben definite che si muovevano sullo sfondo), per questo il mio voto, per quanto alto, no raggiunge l’eccellenza, dal momento che l’egregio lavoro svolto su Danny, ha ridotto le possibilità di creare altri personaggi ugualmente pregnanti.
Sei stata capace di creare una visione a tutto tondo del protagonista, partendo con un occhio esterno, riportando ciò che gli abitanti del villaggio vedevano e pensavano di lui, costruendo così, il suo guscio esterno.
È risultata l’immagine di un uomo trasandato e schivo, solitario, silenzioso e inquietante, per niente affidabile e inavvicinabile, che si cura ben poco degli altri, delle loro opinioni e della società in generale.
Lentamente, però, inizi a scavare questa corazza, mostrandone lati sempre più inquietanti e sempre più orrorifici: si scopre che è un profanatore di tombe e un uomo molto tormentato, che deve ancora superare il trauma per la morte della madre e che aveva con lei un rapporto molto stretto, quasi morboso. Nuovi dettagli, sempre più raccapriccianti, si aggiungono al mosaico che compone questo personaggio, e ne vengono evidenziati i tratti sadici e violenti, e la sua ossessione che sfocia nella psicosi. Infine, con un colpo di scena che era stato preparato e suggerito, si scoprono tutti i lati della sua personalità corrotta, malata e folle: è un essere mostruoso che uccide le donne e le scortica per circondarsi con la loro pelle e il loro involucro esteriore che ricorda quello della madre, per averla sempre vicino, sempre legata a lui come quando era in vita. Se all’inizio si prova curiosità per questo personaggio, alla fine se ne prova repulsione, orrore e terrore in un percorso guidato ma in cui non si sente la presenza dell’autore.
I salti nel passato, che sembrano quasi fondersi con il presente, danno un quadro ancora più completo e particolareggiato: si comprende perché agisca in questo modo, se ne suggeriscono le cause e il fatto che tu abbia mostrato azioni, pensieri e sentimenti del personaggio fa in modo che se ne abbia una visione globale molto precisa e completa, che permette di vedere il personaggio nella sua interezza e in tutte le sue sfumature.
 
Originalità: 7.5 /10
Nonostante sia un personaggio realmente esistito e a cui si sono ispirati molti artisti, sei stata capace di innovarlo, dandogli la tua particolare interpretazione. Ho apprezzato soprattutto questo aspetto: una volontà di mostrare un nuovo plausibile volto di un personaggio noto, che avesse un tocco originale e personale. La reinterpretazione di un mito, di una leggenda, comunque di un personaggio conosciuto e sfruttato.
Questa inclinazione legata alla sindrome di Edipo, ha arricchito il personaggio, conferendogli una sfumatura ancora più morbosa, inquietante e disturbante; dare una motivazione così forte e così grottesca ha reso Danny ancora più conturbante (nel senso che è capace di risvegliare “inquietudini e stati d’animo fortemente emozionali”). Non conosco approfonditamente la storia di questo personaggio, ma credo che questo suo legame malato e profondo con la madre sia una tua aggiunta personale e originale, secondo me molto efficace e ben riuscita.
 
Gradimento personale:4/5
Forse leggere questa storia con Marilyn Manson di sottofondo non è stata una grande idea...Ma si adattava bene al racconto e ne ha rafforzato l'atmosfera ancora più macabra, morbosa e mefistofelica. Non so esattamente come descrivere questa storia, mia ha lasciata parecchio turbata e credo che mi ci vorrà un po' di tempo per riprendermi.
All'inizio mi ha dato l'impressione di essere una sorta di film, ambientato in una cittadina americana polverosa degli anni sessanta-settanta, noiosa e prevedibile, in cui non accade mai nulla e ci si aspetta che, proprio per questo accada qualcosa. Successivamente mi è sembrato di entrare nell'antro di Hannibal Lecter o in qualche racconto particolarmente macabro e spinto di Poe, ma anche in questo caso sei riuscita ad andare oltre unendo un amore malato e perverso, una lucida follia e elementi davvero raccapriccianti. Mi sorprendo di come il mio stomaco sia riuscito a reggere fino alla fine.
Mi sento io stessa perversa ad affermare che mi sia piaciuta: sei riuscita perfettamente nell'impresa di suscitare orrore, proponendolo a piccole dosi, svelando un dettaglio alla volta per poi giungere alla scena finale in cui la malattia, la perversione e l'amore distorto, il lavoro di una vita, insomma tutti gli elementi disseminati per il racconto hanno raggiunto uno stesso scopo e mi hanno lasciata completamente stravolta. 
Proprio perché è stato capace di tenermi incollata fino alla fine e a suscitarmi forti emozioni, è una storia che mi ha conquistata e che credo difficilmente dimenticherò. Complimenti!
 
Punti bonus: 4/5
Nonostante la citazione calzi con la storia, credo che non sia stata interpretata in maniera completa: tu metti in evidenza soprattutto la parte mostruosa del protagonista, lasciando in secondo piano la parte “umana”, che si riduce al fatto che egli sia, effettivamente, un uomo. Credo che il significato della frase sia più profondo e raccapricciante e che tu, non sia riuscita a trasmettere completamente lo scombussolamento che queste parole vogliono creare: Danny è visto soprattutto come un mostro, un essere inquietante e pericoloso e la sua essenza umana si riduce all’aspetto fisico, tralasciando il resto (o, forse, non evidenziandolo come, invece, sono state sottolineate le componenti più grottesche e mostruose della sua persona). Mi è sembrato un uso corretto, ma riduttivo, incompleto, che non considera e non indaga fino in fondo tutti i possibili aspetti e le possibili interpretazioni della frase, limitandosi a un’analisi superficiale.
 
Totali: 80/100

Recensione abbinata all'iniziativa "10.000 RECENSIONI IN UN ANNO!" proposta dal gruppo Facebook "Il giardino di EFP"

Recensore Junior
06/01/18, ore 14:55
Cap. 1:

Secondo Classificato al contest "Phobos & Deimos - I volti della paura"

- Utilizzo del pacchetto:
Partiamo dal prompt: utilizzato da tutti i punti di vista, direi: c’è questa stretta connessione tra il tuo personaggio e i cadaveri, per ovvie ragioni. L’obbligo, anche questo rispettato e collegato al prompt; per quanto riguarda la citazione, anche se non ne hai fatto un uso diretto, come hai specificato tu stessa nelle note si adatta molto bene alla storia: il fatto di ‘morire insieme’, ‘contemporaneamente’, è tutto lì il gioco.

- Grammatica:
Dunque, questo è il punteggio più basso tra i vari parametri e possiamo dire l’unica nota dolente: ho trovato problemi coi verbi. Mi sono permessa di appuntarmi alcune “correzioni”, ovviamente non sono una professoressa perciò non sentirti contrariata, i miei appunti mirano ad essere considerati consigli:
- … un bastardo ubriacone che lo picchiava tutti i giorni con la cinghia e che si era ammazzato quando lui aveva solo cinque anni,…
…Bianco il vestito, bianca la pelle esangue, che dava l'impressione di essere quasi traslucida quando, distesa nella bara foderata di raso durante le esequie…
…lasciata sola. Dovevano restare sempre insieme…
…Ne aveva avvertito l'impulso e vi obbediva ...
…Amava così tanto le sue donne! Avevano tutte un particolare attraente che gli ricordava sua…
Questione di consecutio temporum: lo avevo picchiato/ diede/ avrebbero dovuto restare/ vi avrebbe obbedito/ amò
Inoltre, ho trovato qualche errore di punteggiatura come:
… «Danny compra sempre le stesse cose, lo stesso giorno, alla stessa ora. Non credo ci stia tanto con la testa.», dicevano…

… Contemplare il corpo nudo di una morta, gli procurò una sensazione indefinita…
Di fatto, virgole di troppo.
Ho notato anche qualche errore di battitura, ma non sono stati presi in cosiderazione.


- Stile e Lessico:
Il tuo stile mi piace molto, se fossi stata poco più attenta ai verbi avresti avuto il punteggio massimo; di fatto, il verbo non è pur sempre “le ali dell’angelo” di una frase?
Per quanto riguarda il lessico, nulla da ridire.

- Caratterizzazione dei personaggi:
Punteggio pieno, sì: il protagonista, Danny, è caratterizzato molto bene, non a caso uno dei generi di questa storia è “introspettivo”. Tuttavia, il punteggio non è pieno solo grazie a questo: anche il profili appena accennati dei personaggi-comparsa mi sono piaciuti e te ne porto un esempio:
“Quando passava, lo fissavano. Si sgomitavano mentre Daniel entrava nell'emporio e lanciava occhiate alla commessa che, in genere, gli spicciava il conto più in fretta che poteva e non gli rivolgeva parola, se non per riferirgli il prezzo della spesa. Lo sapevano tutti che Margareth era spaventata da quell'uomo allampanato e dalla faccia sporca di barba incolta, gli occhi infossati e scuri, vestito con abiti malmessi e stivalacci perennemente impolverati.”
Margareth, una commessa spaventata. Nulla di troppo particolare, ma la scelta del verbo “spicciare”, di questo particolare che può sembrare sciocco per molti a me è molto piaciuto.
- Gradimento personale:
La tua storia mi è piaciuta un sacco; conoscevo già la storia di questo serial killer, l’avevo visto preso in considerazione in ben due stagioni di american horror story (*.*) e niente, ho apprezzato tutto come hai potuto notare nei parametri su.

Recensore Master
03/01/18, ore 08:56
Cap. 1:

Ciao carissima^^
il serial killer è sempre un ottimo spunto letterario. Al di là dei particolari splatter, che comunque ci stanno e fanno parte della storia, ho apprezzato molto l'aspetto della psicopatologia del personaggio, il suo rapporto morboso con la madre, la sua antisocialità, gli elementi di sadismo e perversione. Una psiche contorta, primitiva, che non è stata in grado di sviluppare una coscienza adulta, che non ha acquisito l'empatia necessaria a mettersi nei panni delle vittime, e al tempo stesso non ha mai superato il rapporto di dipendenza con la madre. Una madre castrante e al tempo stesso erotizzata, ma anche oggetto di identificazione, in quanto personalità severa e normalitva, probabilmente identificata dal protagonista come il proprio Super-Io tirannico, che viene da lui temuto e ammirato, e al quale inconsciamente sente di dover offrire "sacrifici" di figure femminili rappresentative e importanti.
Un racconto molto ben scritto, inquietante e suggestivo, complimenti!^^

Recensore Master
31/12/17, ore 09:28
Cap. 1:

Terzo Posto: “Danny” di .:Melian:.




◊ Grammatica e stile: 10/10

Sul fattore grammaticale non ho nessun appunto da fare, quindi passiamo subito allo stile.
Questi presenta una rara armonia tra espressioni comuni o informali e termini più ricercati, molto spesso è evocativo per poi scivolare nelle descrizioni e farsi preciso e denotativo; in molti punti sono rimasta colpita dagli effetti che si creavano, tanto che sono giunta alla fine della storia con una naturalezza sorprendente.
Ogni parola mi invogliava ad andare avanti, pur sapendo che mi si sarebbe spalancato un inferno di terrore; mi hai tenuto incollata nonostante la voglia di scappare via, e di questo ti devo dare un gran merito. Brava!



◊ IC/Caratterizzazione personaggio: 10/10

Bene, passiamo subito alla caratterizzazione. Allora, mi dispiace averci messo un sacco per stilare questa valutazione… ma nel tuo caso ho voluto prendermela con calma.
Per carità, i tuoi personaggi funzionano a meraviglia per questo contest; anche troppo. Sono troppo perfetti, diamine; siamo nel buio più assoluto, dove gli spiragli di luce non esistono nemmeno dipinti.
Come dovrei descrivere Danny? Ciò che compie è semplicemente fuori dalle regole, dalla morale, da tutto ciò che vorremmo ascoltare e leggere; ma lo fa con una tale razionalità, e spinto da un bisogno morboso e quindi insanabile, che sembra di essere lì a guardarlo mentre estrae dalla fossa una nuova ragazza, una bella, ennesima bambola a cui togliere il corpo e renderlo suo.
Nelle note finali ho letto che ti sei ispirata alla storia di una persona realmente esistita e al suo museo degli orrori; al di là di questo e del realismo che necessariamente ne deriva, anche se fosse stato completamente inventato Danny sarebbe riuscito a respirare attraverso lo schermo, da quanto è verosimile nel suo orribile modus operandi.
E ancora di più, sta in piedi perfettamente per le motivazioni che stanno dietro ai suoi gesti; ma di questo ne parliamo nel prossimo punto.
Insomma, complimenti per come hai tratteggiato il tuo protagonista e per aver avuto il coraggio di parlare di lui; io non avrei le forze nemmeno per leggere la biografia del reale serial killer, figuriamoci scrivere una storia simile.



◊ Introspezione: 10/10

Anche qui, che appunti devo fare? Nel bando ho scritto che avrei voluto vedere le motivazioni dietro al fatto di essere un cattivo; e queste ci sono, e fanno male.
Fanno malissimo.
Fin dagli inizi vediamo che Danny è ossessionato dalla figura della madre: un complesso edipico mai cessato del tutto (togliamo anche il tutto), che sfoga le sue pulsioni su ciò che di più viene considerato proibito, sacro, intoccabile (secondo le due definizioni di sacro: troppo puro per essere sporcato, ma anche pericoloso)… ovvero, l’intimità materna, rappresentata dal letto. Il desiderio viene scoperto: ma invece di essere spiegato – non esaudito perché sarebbe stato orrendo –, sciolto (nel senso di essere reso razionale), viene punito: e questo dà il via al grosso disastro che divorerà il protagonista.
Una questione delicata quale un complesso viene trattata come un male da estirpare: ma sappiamo che non è questa la soluzione, a meno che non si voglia cadere in qualcosa di peggiore e irrecuperabile.
Danny scuoia e mutila donne che gli ricordano la madre, viene annientato e annienta il sacro, diventa mostro; ma questo mostro originariamente era solo sopito, si crogiolava nelle parole crude della madre e nella presenza/assenza ombrosa e violenta del padre, e quando si è liberato lo ha divorato per sempre.
Danny è il villain della storia, è indifendibile in ciò che fa; ma è anche un’ombra in un mare di ombre, schiacciata e fomentata allo stesso tempo.
Ricettacolo di errori e mancanze, espressione di nevrosi e divieto; creatore di incubi, forgiato a sua volta da questi.



◊ Gradimento personale: 10/10

E nonostante il genere non sia il mio preferito – ma proprio no – la storia mi è decisamente piaciuta; ritengo che tu abbia fatto un ottimo lavoro su un tema che non da tutti è affrontato, l’hai trattato con la serietà e ricchezza dovuta – anche di particolari – e hai rispettato ciò che il contest chiedeva, quindi come potrei dirmi insoddisfatta?
Anche qui, il punteggio pieno è tutto meritato.
Complimenti, come ti ripeto io non sarei mai riuscita a scrivere una storia del genere; è una mia debolezza non sapermi approcciare a questi racconti (si parla di scrittura, nel leggerli vorrei correre il più lontano possibile ma poi rimango appicicata allo schermo ^^'), quindi apprezzo ancora di più chi invece riesce a trattarli e a creare testi forti come questo.



◊ Eventuali punti bonus: 0/2



Totale: 40/42

Recensore Master
27/12/17, ore 14:31
Cap. 1:

Ciao, partecipiamo allo stesso contest. Che dire, ho adorato questo racconto: stile perfetto, narrativo, dall'ottimo ritmo e con una suspence perfetta.
Come rendere inquietante e macabro l'abusato complesso edipico, riconferendogli dark e originalità? Tu ci sei riuscita benissimo, mostrando un uomo in apparenza dimesso e normale tormentato dal demone della madre, tanto da accanirsi sui corpi delle 'donnacce' per tornare a possederla. Che questo amore celi in realtà un profondo rancore causato dalla sua repressione di ogni impulso erotico, quindi una madre castrante che impedisce il pieno sviluppo del figlio, è un colpo di scena magistrale e molto realistico.
Complimenti, mi è piaciuta molto.

Recensore Master
06/09/17, ore 23:27
Cap. 1:

Il racconto è bello e folle, mi è piaciuto il ritmo narrativo che tiene incollati alla lettura anche se, purtroppo, prima di leggere avevo scorso la pagina per farmi un'idea della lunghezza quindi ho cominciato a leggere dalle note ed è stato come spoilerarmi qualcosina.

Ti faccio comunque i complimenti. Passerò di nuovo.

Recensore Master
26/05/17, ore 10:34
Cap. 1:

Cazzarola. Ne ho lette di storie inquietanti, ma questa...è come se Tarantino e Dario Argento avessero deciso di fare un film insieme. Terrore puro! Ciò nonostante, devo ammettere che è una gran bella storia. Fa venire dei brividi di ghiaccio, come ogni horror che si rispetti. Del resto, non poteva essere diversamente. Quella di Ed Gein è una delle storie più inquietanti di tutti i tempi (A volte mi chiedo come sia possibile che gente così esista, ma purtroppo non ho ancora trovato una risposta). Giuro, la parte in cui descrivi la macabra collezione di Danny mi ha terrorizzato. Complimenti vivissimi, e grazie per avermi regalato nuovi incubi. Ciao ciao!

Recensore Master
26/12/16, ore 22:13
Cap. 1:

7° posto: Danny – Melian 37.5



Stile: 10/10

Stile dimesso, a tono con l’ambinetzaione degradata della città.

Si inizia con una panoramica della solitudine, dello squallore più assoluto, come a indicare che se non fosse stato per altro, già vivere in quel posto avrebbe fatto impazzire chiunque.

Il lessico non è basso ma nemmeno alto, il suo scopo è raccontare l’orrore ed è molto adatto. Non c’è giudizio nella tua voce, solo un narratore.

Infatti ricche sono le descrizioni sia della città che della vita di Daniel.



Originalità e trama: 7.5/10

Inizialmente si ha uno squarcio della città entrando poi in una casa di queste, una casa degli orrori e di come c’è diventata.

La trama credo sia solida è sviluppata molto bene grazie a flashback mescolati all’interno della storia per capire come si è arrivati a quella fine e perché.

Come da te detto la storia non è propriamente originale visto che riprende in parte la vita di un noto serial kileer americano e quindi non posso darti punteggio pieno per questa voce, anche se il resto dal finale alle uccisioni,ai pensieri di Danny sono tutta farina del tuo sacco.



Personaggi e introspezione: 15/15

Danny mi fa paura, perché potrebbe esser il vicino della porta accanto. Perché Danny, anche se sicuramente aveva un tarlo dentro di sé, è stato creato. La sua rabbia confusa con l’amore a creato un mostro che ha paura di peccare, che vuole solo comprensione, ma che regala morte.

In lui non si ha voglia di rivalsa, solo voler stare ancora con sua madre… potrebbe quasi far pena.



Gradimento personale: 5/5

Non leggo molto delle vite dei serial killer perché mi spaventa che possa essere la vecchietta sul pianerottolo o il portiere del palazzo… la tua storia rimarrà tra le mie paure perpetue.

Recensore Master
21/12/15, ore 18:08
Cap. 1:

Ciao Melian, grazie di partecipare a questo contest, sono davvero curiosa di andare a leggere ciò che hai scritto. Mi sono trattenuta fino ad adesso solo per le altre recensioni da fare, ammetto che la tua descrizione della storia in alto e tutti quei premi vinti hanno fatto leva sulla mia curiosità. Prima di iniziare a leggere c’è una cosa che voglio dirti a cui tengo parecchio. Si tratta del fatto che la recensione che ti lascerò sarà un connubio di consigli, sviste o errori qualora fossero presenti, miei emozioni, il tutto in equilibrio con la mia esperienza personale di scrittrice e lettrice. Ci potranno essere cose in cui sarai in disaccordo con me o altre di cui non ti sarai accorta… può succedere. Mi porto, diciamo, con le mani in avanti perché non voglio certo offendere qualcuno con la mia recensione e vorrei che ti fosse chiaro che se sono sempre disponibile al dialogo  Detto questo, parto con la lettura.
La prima cosa che voglio dirti è che apprezzo molto il tuo testo giustificato e il tuo aver messo due citazioni, così importanti, all’inizio del testo stesso. Ho ritrovato in vari punti nella storia la mia interpretazione alle citazioni da te scelte e, dopo aver letto le note d’autrice, mi sono trovata a essere d’accordo con ciò che hai scritto. Un serial killer compie omicidi, di solito con uno schema più o meno fisso e anche sconvolgendo chi poi leggerà della sua storia, ma allo stesso tempo ci si fa mille domande sul suo agire…
All’inizio, da come eri partita, temevo che la lunghezza della storia (avevo scorso tutto il testo per vederne appunto l’effettiva lunghezza) fosse un freno alla tua fantasia o che non fosse sufficiente per poter entrare nei particolari di Danny, del rapporto con la madre e per descrivere ciò che aveva compiuto. Mi sbagliavo!
Sei riuscita a dosare ogni minima cosa così da lasciargli il giusto spazio, senza prevaricare sulle altre cose da dire. Questa organizzazione, che può anche essere implicita della nostra ispirazione, è davvero importante.
Mi piace molto anche il titolo da te scelto, trovo che sia semplice ma allo stesso tempo racchiude tutto il senso della storia… non a caso è il nome del protagonista.
Ho trovato, scorrendo, però alcuni errori e vorrei parlartene qui, sperando che tu non me ne voglia. Nel mentre Annabel parla con Danny, tu scrivi nella prima parte in corsivo:
“… sicuramente il Diavolo se l'è portato… ” forse volevi scrivere anche un via dopo portato.
Qui, invece: “… era stato come ritrovaresua madre…” ti è saltato lo spazio tra ritrovare e sua e infine qui: “… Decise che l'avrebbe presa quando andò a fare la spesa…” trovo ci sia una discordanza dei verbi e dei tempi usati. Avrei letto con maggior piacere senza dovermi interrompere così:
“… Decise che l’avrebbe presa quando sarebbe andato a fare la spesa…”
Naturalmente per ognuna delle tre cose segnalatati sono disponibile a parlarne senza problemi 

Parlando di grammatica, a parte queste tre cosine, non ho niente da ridirti, a parte che lo stile che hai usato è appropriato alla storia, al suo genere, e che il tutto scorre abbastanza bene, incuriosendo il lettore ad andare avanti per saperne di più.
Come caratterizzazione, sono sincera, mi sono piaciute le varie particolarità che hai dato ai personaggi, non solo ai principali ma anche alle comparse come gli abitanti del villaggio. Con questo non voglio assolutamente dire che mi trovo d’accordo con ciò che facevano Danny e sua madre, ma trovo che tu li abbia caratterizzati molto bene. Ho, difatti, un quadro completo nella testa di tutti i personaggi da te nominati, persino della prima vittima… non so se vittima sia il termine esatto essendo già la donna morta…
Come ambientazione e atmosfera posso subito dirti che ti capisco quando nelle note hai scritto che, mentre scrivevi avevi paura da sola. Ora, non so se ciò che ho provato sia paura, dopotutto sapevo di star leggendo e ammetto di provare tramite lettura la vera paura con difficoltà (a parte in alcuni atti di It di King) ma devo dire che ci si avvicina parecchio. Hai descritto qualcosa di macabro senza temere di descrivere ciò che era, proprio per cercare di far sì che il lettore avesse un quadro più vicino possibile a ciò che avevi nella testa. Quando si scrive e si ha in mente una cosa non si deve temere di dirla, di descriverla – ovviamente nel rispetto di grammatica ed educazione del lettore – altrimenti la storia stessa, almeno secondo me, ne risente. Per questo, brava!
Come detto sopra non sono rimasta terrorizzata da ciò che hai scritto, ammetto di aver letto anche di peggio ma da persona che di sicuro non pubblicano su siti online come noi (xD) ma ti do un bel 9 perché ci sei andata molto ma molto vicina.
Eccomi al gradimento personale, forse avrai già intuito che la storia mi è piaciuta molto, non è forse originalissima come ha ammesso poi tu stessa, ma hai usato un bello stile. Forse delle volte descrivi troppo più che narrare ma fa parte, almeno sempre secondo me, dello stile che hai scelto in questa storia che hai deciso di proporci.
Non hai avuto il bonus inedita dato che la storia era già stata scritta prima di questo contest, ma secondo me sei già arrivata a un buon punteggio cioè 33/40. Per vedere l’intero schemino poi ci sarà l’evento su fb o efp… entra pure dove ti è più comodo :D

Recensore Master
19/12/15, ore 17:49
Cap. 1:

Woooooowwwww!!!
Questa storia è un capolavoro, l'ho letta tutta d'un fiato e ne sono rimasta incantata... e, perché no?, anche disgustata!
Vedo che ha avuto molto successo e devo dire che lo meriti tutto!
Danny è un personaggio inquirtante, considera tutto ciò che fa naturalissimo. È così tanto soggiogato dalla madre che non riesce a separarsene, nemmeno dopo la morte! Brividi...
Mi è piaciuto il fatto che tu abbia affrontato appieno la psicolpgia di Danny, senza dare nulla per scontato, ma il punto di forza del racconto è sicuramente la quantità di dettagli macabri, che mi hanno fatto esclamare "Che schifo!" durante tutta la lettura.
Mi piace un sacco anche il tuo stile di scittura.
Devo dire che l'ho trovata abbastanza originale, forse prercé non me ne intenfo molto di horror, forse è proprio il modo in cui l'hai narrata che l'ha resa davvero unica!
Ancora tantissimi complimenti! :3
A presto! ♥

Recensore Veterano
10/12/15, ore 00:35
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Ero certa che ormai questa storia fosse tra le scelte, e invece no D: Assurdo! Ma provvedo io...
La segnalo senz'ombra di dubbio, perché è un racconto di qualità che merita, ve l'assicuro. La caratterizzazione del protagonista è precisa, realistica, a mio parere riprende quello che potrebbe essere stato il vero serial killer cui l'autrice si è ispirata; per tutto il tempo della storia vuoi sapere capire cosa ha in mente di fare, e quando lo scopri rabbrividisci, ti passa addirittura la fame, per l'accuratezza con cui le scene sono descritte. Questo grazie anche e soprattutto allo stile, scorrevole, abbastanza ricercato, per nulla banale, che ti prende dall'inizio alla fine: il tipico stile di Melian!
Questa storia è riuscita a piacermi nonostante, di norma, eviti come la peste gli horror, e già solo per questo meriterebbe un premio!
Per queste ragioni ritengo che debba essere inserita senza esitazione tra le scelte della sezione =)

Recensore Master
07/12/15, ore 17:45
Cap. 1:

Ciao Melian, come credo Hanna - la giudice del contest "Horror's Tales" - ti abbia anticipato, sono qui per consegnare anche a te il mio regalo di Natale, ovvero una recensione. So che non è un granché, poi sai, questa tua storia ha 19 recensioni, ma ti dirò che questa grande affluenza è veramente giustificata.
Sei stata veramente bravissima, questa storia è sul serio qualcosa che fa venire i brividi, che fa accapponare la pelle e far nascere incubi indicibili... meno male che questa storia l'ho letta di giorno e non in una piovosa giornata con tanto di lampi e tuoni!
Ho trovato soltanto qualche errore di battitura, ma sai quelli a me succedono sempre e spesso me ne capitano fin troppi... XD
Spero veramente che tu partecipi a tanti altri contest con questa storia, perché merita sul serio! Sei bravissima, questo è un bell'esempio di noir/thriller/horror tutto insieme!
Anche io mi sono cimentata nel noir ultimamente, ma non sono certo alla tua altezza, ti faccio i miei migliori complimenti e ti auguro tanta fortuna per questo contest in particolare ♥

Recensore Junior
06/11/15, ore 14:51
Cap. 1:

Ok, non ho assolutamente parole per dirti quanto sono dispiaciuta per averti lasciato la recensione solo ora. Tralasciando il fatto che è stato anche difficilissimo scegliere che storia recensire, penso che sia ancora più difficile riuscire a recensirla al meglio per ripagarti almeno un minimo del ritardo.

Partiamo dal fatto che la grammatica, lo stile e il lessico sono perfetti per questo tipo di storia, un po' creepy, un po' drammatica: riesci proprio a entrare dentro il personaggio di Daniel e a mostrare tutto il marcio che ha dentro senza tirarti indietro... Ammetto che inizialmente pensavo che la sua ossessione per la madre si sarebbe mostrata sotto forma di necrofilia, sopratutto perchè era stato costretto a reprimere tutte le si pulsioni per anni, ma l'idea degli omicidi dell'ossessiva ricerca della madre nelle fattezze delle vittime è decisamente più interessante. Riesci anche a caratterizzare perfettamente la madre nelle poche righe che le dedichi.

La trama è molto semplice, ma riesci a gestirla al meglio e a renderla incredibilmente reale: nonostante mi ricordi un po' la storia di Bloody Face in American Horror Story Asylum, l'ho trovata molto originale (sopratutto perché Danny è molto, ma mooooolto diverso da Bloody Face) e piena di suspence. In certi punti sei anche riuscita a mettermi un'ansia assurda addosso (prendilo come un complimento :P) e credo che il finale sia perfetto, anche se l'ultimo (e unico?) "abbraccio" di Danny con sua madre mi ha lasciato uno strano sapore in bocca e mi ha fatto pensare un po'...

Quindi, niente. Complimenti per la storia e scusami ancora per il ritardo :/

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