Recensioni per
Erranti nella pioggia
di Entreri

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
04/05/18, ore 22:46

Terza classificata & Vincitrice del premio "Disturbia"
(Entreri) con "Erranti nella pioggia".


Grammatica: 4,75/5
Stile: 10/10
Titolo: 5/5
Impaginazione: 3,9/5
Gradimento personale: 4,5/5
IC: 10/10



Grammatica:
La grammatica, vista la lunghezza e la complessità dei periodi è assolutamente perfetta. Ogni singola cosa, come ogni singolo dettaglio, sono stati scritti nel migliore dei modi.
Ho però trovato delle piccole imprecisioni, che non hanno cambiato in nessun modo il tuo ottimo lavoro. Di seguito puoi vedere ciò che ho trovato:

> due padri ed entrambi avevano amato suo fratello più lui -> Qui hai dimenticato la preposizione "di''.

> lo avrebbe fatto ad ogni costo --> d eufonica.

> Il piangente avrebbe potuto dirgli di non dare le spalle ad una strega --> d eufonica


Stile:

Mi inchino e ti faccio i miei migliori complimenti per l’ampiezza del tuo vocabolario, perché è stato estremamente affascinante leggere una storia scritta con uno stile così... be', inutile girarci attorno, ricercato e aulico.
La mia ammirazione si amalgama a momenti di perplessità in cui mi chiedo se fosse necessario esagerare così, ma al tempo stesso si adatta bene al contesto, perciò non considerare neanche molto questo punto che ho tirato in discussione.
Ti ho penalizzata un po’ perché credo che, data la complessità di molti periodi, spesso si tenda a perdere il filo del discorso. Forse, se avessi spezzato qualche frase con qualche virgola o punto e virgola in più, avrei avuto meno la sensazione di restare senz'aria.

Titolo:

Il titolo è perfetto da qualunque sfaccettatura lo si guardi; come hai fatto notare anche tu dalle note della tua storia, spiegando i punti che te lo hanno fatto scegliere.

Impaginazione:

Personalmente avrei ingrandito il titolo e distanziato il testo da esso, e magari utilizzato anche un carattere di grandezza maggiore.

Gradimento personale:

Credo che si sia già intuita la mia opinione su questa storia: è scritta benissimo, praticamente senza errori, ed è coinvolgente e interessante. Tuttavia, non me la sono sentita di darti il punteggio pieno per i punti che ti ho segnato sopra.

IC:

Abigal è uno di quei personaggi che sono al tempo stesso vittima e carnefice, che ci affascinano e ci attirano, ma per i quali non riusciamo mai a simpatizzare interamente, dall’inizio alla fine. In particolare mi ha spiazzato la crudeltà, la spietata freddezza con cui ricalca con la memoria le torture e le atrocità inflitte al piangente, senza un minimo di pietà, di rimorso, o di dubbio; continuando anzi a beffeggiare il suo cadavere appeso ad avvertire le persone: "un passo errato, e vi finirete pure voi". Anche per merito di questo suo aspetto crudele per tutta la storia mi sono sentita molto più affine con la vecchia, ho supportato i suoi discorsi contro l'inquisitore a spada tratta, senza alcun pensiero contrario.

E poi vi è la vecchia: mi è piaciuta la dualità di questo personaggio: buona e malevola, occhi misericordiosi e portatori di pena contro Abigal - e non solo; ho amato la sua freddezza, il suo voler stuzzicare il personaggio principale di questa storia.
È senza dubbio un personaggio interessante e da studiare a fondo.
(Recensione modificata il 04/05/2018 - 10:46 pm)

Recensore Master
05/02/18, ore 00:20

Ciao !
Ho trovato questa one-shot grazie al contest All in one (shot) Edizione I (solo edite) indetto sul forum di Efp.
Mi presento. Sono Elgas ( Elgass su forum ) e partecipo al contest con Your nourishment ( fandom Kuroshitsuji ).

Tra la miriadi di storie a tema Harry Potter e altre serie, questa ha subito attirato la mia attenzione. L'immagine in copertina fa comprendere subito al lettore l'atmosfera di cui è impregnata ; fantasy dark-gotico come piace a me. In certi punti mi ha ricordato le atmosfere alla Dragon Age Origin.
E finita questa presenza se inizia un'altra. XD
Questa è la tua prima fic che leggo, a quanto però ho letto nel commento essa si collega ad altre storie appartenenti allo stesso universo narrativo. In ogni caso, essa è stata di facile compressione. Abbiamo un vasto regno, dove una fittizia Chiesa ha dato inizio a una ar dir poco feroce caccia alle streghe ed eretici. Questi credono in un dio diverso da quello processato dalla Voce di Dio, e per questo vengono cacciati e uccisi nella maniera più efferata, difatti subito all'inizio abbiamo la bella presentazione di un condannato ucciso per impiccagione e a cui uno storno di corvi ha appena divorato gli occhi.
Abigal, il nostro protagonista, è di guardia al condannato. Si tratta di un giovane che ha intrapeso la via del noviziato per entrare nelle fine della Chiesa. E qui ... dopo il passaggio di una ragazza ... si sviluppa la parte centrale del racconto. Il confronto/scontro con la vecchia, colei che infine si rivela essere davvero una strega. Il confronto inizia in maniera velata, Abigal è fermo, fermo nel proprio dovere e nelle proprie convinzioni teologiche e dottrinali, e difatti risponde in maniera convinta alle frasi dell'anziana. Ma poi essa si fa avanti e a ogni passo sembra scavare più affondo nel suo animo. Finché Abigal non è costretto a guadare dentro se stesso, dentro le sue paure ( quello di non essere amato da nessuno, né dai suoi due padri ne dal fratellastro ) e scelte ( quella di aver seguito un percorso non suo, una strada dettata dalla consapevolezza, errata da un certo punto di vista, di non avere un futuro nella sua casa d'origine ).
Dietro quella sua compostezza, Abigal nasconde una rabbia feroce ed è proprio questa a fargli uccidere la strega e ... a non fargli desiderare altro.

Li avrebbe distrutti tutti, cancellando dalla terra causa e testimoni della sua umiliazione, lo avrebbe fatto ad ogni costo, anche quello di prendere i voti e diventare davvero la prossima Voce di Dio.

Forse ora ha un scopo, ma uno di certo non è dei più nobili. Per un attimo pensa di torna a casa a reclamare ciò che gli spetta di diritto come nuovo Conte. È la strega a mostrargli un secando via, ma lui la rifiuta uscendone infine sconfitto.

Detto questo ... mi dileguo e ti faccio ancora i complimenti per questa bella storia. Non ho riscontrato errori di battitura, l'unica cosa che non mi ha convinto era alcune frasi. In certi punti erano leggermente troppo lunghe, ho dovuto rileggerle da capo per riuscire a capirle bene.

Detto questo mi dileguo :)

Un saluto

Elgas

Ps. Se ti piace Tolkien ho scritto una one-shot ambienta nel Silmarillion :)

Recensore Master
23/12/16, ore 20:40

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
All’amministrazione!
Natale ha avuto un dono inaspettato da farmi quest’anno: mi ha impacchettato una bella one-shot fantasy, scritta in modo impeccabile e ricca di quell’originalità che crea stupore e ammirazione nei lettori, coinvolgendoli e incantandoli con i suoi dettagli. L’ambientazione medievale, gli accenni storici inseriti magistralmente e personaggi atipici e ambigui hanno messo in scena una storia particolare e ricca di sfumature. Di seguito, il mio parere su di essa.
Ho adorato il suo stile! Praticamente, la punteggiatura era perfetta. Ma, a parte questo, il paesaggio…me ne ha fatto innamorare. Lo ha saputo rendere parte viva e partecipe della trama. L’ambientazione si muove e interagisce con i personaggi, un po’ come faceva Thomas Hardy in “Tess dei d’Urbervilles”, in cui la natura era la faccia emotiva con cui il narratore creava suspense e trasmetteva la crudeltà della vicenda.
Il lessico è poesia in prosa: usa termini ricercati che immergono subito il lettore nel tempo e nel luogo del racconto; mi sono piaciuti i neologismi da lei creati, hanno arricchito il mondo e la narrazione.
Le parti descrittive fungono anche da narrazione, proprio perché sono parte integrante e partecipe della storia, esprimono movimento e sensazioni; comunque non manca la controparte, una narrazione coinvolgente e attiva. Ottima anche l’introspezione e il controllo d’azione.
L’atmosfera dark e il mistero che aleggia intorno alla vecchia mi hanno rapito.
L’originalità del testo sta nel mondo fantastico che ha creato: fa da sfondo un impero “cavalleresco”, con un Dio e un ordine soldati-religiosi che vogliono diffondere in modo assoluto e tirannico il loro credo, a dispetto di chi crede in un Dio debole o nei vecchi miti ritenuti blasfemi. Lo sfondo della trama è ben delineato e, seppur tenuto magistralmente ai margini della storia, arricchito con piccoli accenni che attirano il lettore e lo incuriosiscono, portandolo a domandarsi sempre più cose sulle leggende e il sistema di questo mondo. Il titolo mi è piaciuto tantissimo: è accattivante, inerente alla storia e racchiude in sé le sfaccettature della trama, nonché dei personaggi. Inoltre conserva in sé quel sapore medievale in linea con il tempo della narrazione. Che dire: perfetto!
Due personaggi e un mondo di eroi a far da sfondo.
Abigal è un cattivo che sta per diventare vittima, ma l’autrice è comunque riuscita a farlo compatire. Lascia intuire un suo passato non facile e sicuramente non felice: non amato né dal padre naturale né da quello ufficiale; allontanato dalla sua famiglia e costretto a una vita e a un futuro che non gli appartengono. La sua figura è ambigua, oscura. Egli gode nella giustizia perversa del suo credo, non perché crede ma perché le azioni del culto sono in linea con i suoi pensieri; li lasciano sfogare la rabbia e la frustrazione e anche quella parte macabra che lo ha contraddistinto nel testo. Insofferente al tempo e alla sua famiglia, non posso che notare come, con pochissime parole, l’autrice abbia saputo creare una contrapposizione con il fratello e il padre, mostrandoci di conseguenza piccoli tocchi che hanno definito anche loro: un padre autoritario ma giusto, paziente e austero; un fratello riflessivo e moderatore, pare essere più spensierato e non possedere l’aspetto cupo e sadico del protagonista.
E poi abbiamo lei, la vecchia. Se solo lui avesse prestato un orecchio più attento alle vecchie filastrocche e cantilene… beh, con il suo carattere e temperamento, non credo sarebbe bastato come monito.
Tornando a noi!
Mi è piaciuta l’ambivalenza, la dualità di questo personaggio: mesta e malevola, occhi misericordiosi e portatori di condanne; ho amato le rughe, segno di dolore e antichità, e la freddezza del suo corpo insensibile e indistruttibile. Anche la descrizione fisica è stata creata alla perfezione, sapendo enfatizzare la psiche del personaggio: quando si dice una descrizione serva della narrazione.
La storia è tra le mie preferite. Potrei stare qui ancora chissà quanto a elogiare ciò che ho amato della sua semplice storia, seppur piena di risvolti, tenuti in caldo, ovvero annunciati ma saputi inseriti nella trama con una bravura tale da creare comunque un piacevole stupore.
Spero che possa piacervi e conquistarvi come ha già fatto con me e con molti altri lettori: la storia merita molto, ma soprattutto a meritare sono i lettori del vostro sito, e spero che decidiate di dar loro la possibilità di essere incantati da questa perla rara che, altrimenti, rischierebbe di perdersi nel mare di altre storie. Dopotutto, una vetrina serve per mostrare gli articoli più belli e appetibili!
Grazie dell'attenzione!
Grazie per l'attenzione!

Recensore Master
05/10/15, ore 22:27

Sono secoli che non entro in EFP... e, m'è parso di capire, anche tu.
Eppure reimmergersi nel tuo mondo è sempre una boccata d'aria - no, fresca no, piuttosto pesante e profumata di pietra bagnata, ma sempre aria è. Leggendo mi sono accorta di quanto mi fosse effettivamente mancato lo stile di quelle autrici che seguivo - quelle che scrivono, al contrario di me, testi fatti di sante subordinate e non di spezzate principali.
Come sempre, questa storia è bellissima, e oltre alla "gloria" dei primi premi meriterebbe davvero di essere pubblicizzata e letta.
E, perché no, anche pubblicata e letta.
Ma lì mi sa che il lavoro sarebbe lungo...
In ogni caso, li partorirai con difficoltà, ma non ho mai trovato un titolo stonato, quindi smettila di lamentarti :)
un abbraccio

Recensore Veterano
13/07/15, ore 22:57

 
Recensione per il contest "Cento giorni di introspezione, fantasia e romanticismo"
Grammatica e forma: - 0,05
Si tratta di una penalità più simbolica che altro, solo per distinguere la tua storia da altre completamente senza errori, ammesso che me ne arrivino.
Il tuo unico errore, infatti, è stato non separare un punto dalla parola che seguiva, qui:
[…] ha molto da dire, non starla a sentire.Abigal, tuttavia, aveva sempre disprezzato le cantilene quasi quanto i lai deprimenti.
Insomma è una bella soddisfazione trovare un unico errore in una storia, soprattutto se si tratta di una cosa così da poco. Complimenti!
 
Stile e lessico: 14,75/15
Lo stile di questa storia mi ha catturata sin dalla prima riga, nonostante sembri volutamente lento e "pesante". Sei riuscita a trovare un equilibrio perfetto tra complessità (in senso lato, chiaramente, visto che non c'è nulla di realmente complesso) e scorrevolezza: evochi molte immagini e riporti tante descrizioni, eppure sembra tutto indispensabile per la storia. Le tue descrizioni sono molto vivide e colpiscono subito il lettore: sono riuscita a figurarmi perfettamente l'atmosfera del pomeriggio piovoso e tetro, con la bandiera afflosciata sotto la pioggia scrosciante e gelida e l'uscio che sbatte "al momento giusto" - non so spiegarti come, ma ho avuto la sensazione che quello fosse proprio il momento perfetto  per inserire quel passaggio. Ho apprezzato moltissimo anche la scelta di descrivere particolari come l'acqua che scivola dietro la nuca di Abigal e che si insinua nelle rughe della vecchia: anche questi danno realismo e dinamicità alla storia.
Insomma, non mi dilungo oltre sullo stile perché credo sia inutile: hai dimostrato una grandissima abilità nel gestire il tutto e non posso che farti i complimenti.
Ci sono state un paio di cose che non mi hanno convinta, però: si tratta davvero di sciocchezze e in un testo meno valido avrei potuto anche non notarle, per quanto sono insignificanti, però le ho viste e non mi sembra giusto non farlo presente, già che sono qui a scriverti un commento.
Reggeva nella mano sinistra una lampada spenta, sollevandola dinnanzi a sé quasi potesse in qualche modo rischiarare i piccoli passi con cui avanzava malferma in quel pomeriggio scialbo. → sinceramente, il ritmo di questa frase non mi convince molto; i tre aggettivi finali (piccoli - malfermi - scialbo) rendono il periodo un po' cantilenante. Capisco che possa essere una scelta per rendere meglio l'avanzare faticoso della donna e che questo rimandi anche alla nenia che sta cantando,  ma comunque non mi ha convinta molto, leggendo.
Avanzò di un passo, sollevando la lanterna con la cura accorta di chi non voglia rovesciare la cera della propria candela, la pergamena, tuttavia, non nascondeva nessuna fiammella che potesse illuminare lo spiazzo con una luce più intensa di quella grigia e rarefatta che filtrava attraverso le nubi. → qui avrei messo una pausa più forte tra "candela" e "la pergamena", altrimenti il ritmo è un po' singhiozzante.
 
Volevo farti i complimenti anche per quanto riguarda il lessico: tutto è molto uniforme e, oltre al fatto che non ci sia nessuna scelta propriamente sbagliata (nel senso di una parola per un'altra, insomma), non c'è alcuna scelta che stoni neanche a livello di registro: tutte le parole sembrano scelte con grandissima cura e sono assolutamente perfette per il contesto.
 
Trama e originalità: 14/15
Le persecuzioni non sono certo una cosa rara, purtroppo, come non sono rari i figli illegittimi e il fatto di ricevere poco amore da piccoli, ma tu sei riuscita a rendere tutto unico e personale, facendomi tenere il fiato dall'inizio alla fine.  Inoltre, ci sono dei particolari che ho trovato davvero suggestivi, come la lanterna spenta e il fatto di lasciare il piangente come sfondo  della vicenda e di citarlo all'inizio e alla fine, chiudendo la storia ad anello. Inoltre, probabilmente era l'unico modo che avevi di lasciar intravedere la natura della vecchia, che guarisce dalle ferite mortali inflitte da Abigal e continua a vagare come se niente fosse. Nella voce del giudizio personale ti "allieterò" con le mie supposizioni sulla natura della vecchia, anche se so che non hai intenzione di rispondermi. Dovrò pur sfogarmi.
Nonostante lo stile così particolareggiato, la storia scorre abbastanza  velocemente ed è intrigante: durante il dialogo tra Abigal e la vecchia, che si trascina per quasi tutta la storia, la tensione è altissima e non ho potuto che simpatizzare con lei, nonostante sappia quanto basta per capire che le vecchie del tuo mondo non sono esattamente degne di fiducia e forse neanche di simpatia.
Ad essere sincera, non mi aspettavo che Abigal tentasse di uccidere la vecchia; in effetti ha fatto un grandissimo sforzo all'inizio per trattenersi e soltanto perché era il suo dovere, senza contare che la rivelazione sull'identità di suo padre l'ha sconvolto e riempito di dolore, alimentando il suo odio per i piangenti e la sua volontà di distruggerli tutti, ma all'inizio avevo creduto che l'incontro sarebbe stato "normale": la donna gli avrebbe certamente detto cose strane e lui si sarebbe forse adirato, ma non pensavo si arrivasse a tanto.
Riguardo al non detto, non so cosa pensare. Leggendo la tua valutazione per il contest a cui abbiamo partecipato insieme e (soprattutto) il tuo "avvertimento" nelle note avevo pensato che fossi stata un po' vaga sull'ambientazione, ma non avendo letto la storia mi sono fermata a queste supposizioni, senza sapere davvero come fosse andata ‒ sapevo che avevi una serie di storie ambientate nello stesso mondo e quindi la possibilità di tralasciare alcuni particolari presenti altrove esisteva, anche per il timore di essere ridondanti.
Sono convinta che una storia, anche se legata a una serie, debba avere una sua autonomia e essere comprensibile anche se letta da sola: per capirci, non sopporto gli autori che dicono (riferendosi a particolari fondamentali per la comprensione) "eh, ma è colpa tua, perché io l'ho spiegato nell'altra storia" e sopporto ancora meno quelli che pretendono che un giudice legga tutti i vari spin-off, prequel e sequel della storia che presentano prima di valutare. Tuttavia credo che in questa storia non manchi nulla per afferrare il contesto in cui si svolge il tutto: certo, mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa in più sui dormienti, sul noviziato di Abigal, sulla vecchia (soprattutto, ma ho capito che non fornisci queste informazioni da nessuna parte) e sulla storia di Sofrien, ma in effetti sono "approfondimenti" ‒ anche se personalmente li avrei inseriti ‒ e non informazioni fondamentali. L'unica cosa su cui credo che avresti dovuto soffermarti è il rapporto di Abigal con la famiglia: so che la storia in fondo voleva parlare di altro, ma quegli eventi hanno molta importanza nella sua caratterizzazione ‒ immagino ‒ e quindi parlarne di più avrebbe dato più spessore al personaggio.
Insomma, tutta questa digressione perché il tuo avvertimento mi ha messa un po' sul chi vive, ma se non fosse stato per questo non mi sarei dilungata tanto, visto che in fondo non mi è sembrato che mancassero informazioni fondamentali per capire.
Forse potresti, per maggior chiarezza, inserire delle note qua e là nel testo: può darsi che tu lo ritenga inutile, ma personalmente credo che aiuterebbe a entrare un po' meglio nel contesto.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 15/15
Nonostante la storia sia relativamente breve, sei riuscita a presentare la vecchia e Abigal in modo molto convincente. Anche per quanto riguarda il piangente, nonostante non ci siano moltissime informazioni, sono riuscita a farmi un'idea: anzi, l'accenno al fatto che sia stato catturato mentre cantava per i suoi figli mi fa provare ancora più indignazione per le idee di Abigal e per l'inquisizione ‒ del resto, non sono mai stata tanto comprensiva nei confronti di chi vuole imporre le sue idee, figuriamoci nei confronti di chi lo fa con la violenza.
Credo che Abigal sia stato descritto in modo molto efficace, se non altro perché sono riuscita a odiarlo e poi a provare compassione per lui nel giro di quattromila parole. All'inizio mi ha ispirato davvero tanta antipatia, al punto da finire per parteggiare per la vecchia, ma quando accenna al fatto che sia stato costretto a intraprendere una strada che non desiderava, che avrà una vita che già sa di non volere; quando dici che è un figlio illegittimo e che entrambi i suoi "padri" hanno preferito suo fratello Elerad a lui, parlando della freddezza con cui è stato trattato… beh, lì ho provato compassione.
Per quanto riguarda la vecchia, invece, per quanto possa trovarmi d'accordo con lei, devo dire che dimostra una certa crudeltà nei confronti di Abigal: prima gli rivela un futuro che lui non desidera e che probabilmente teme, poi gli svela le sue origini e rende ancora più dolorosa in lui la consapevolezza di non essere stato amato né dal suo padre putativo né da quello biologico. Attribuirei la causa di tanta crudeltà alle persecuzioni, se non sapessi da altre tue storie che le vecchie di cui parli mostrano un po' di cattiveria gratuita, in alcune occasioni. Magari non c'è niente di gratuito in realtà e sono soltanto io a percepire la cosa in questo modo, in questo caso scusami.
 
Giudizio personale: 19,5/20
Credo che si sia già intuita la mia opinione su questa storia: è scritta benissimo, praticamente senza errori, è coinvolgente e interessante. È probabile che sia inutile continuare a dire queste cose, quindi mi metterò a fare delle considerazioni un po' diverse.
Sono sempre stata curiosa riguardo la natura della vecchia: è una sola? È un gruppo di persone con caratteristiche simili, organizzato come una specie di setta? C'è qualche meccanismo dietro tipo reincarnazione o roba del genere? Tanto so che non mi risponderai, ma mi hai comunque fatta interessare moltissimo a questa cosa e ammetto di averci pensato parecchio, per quanto mi possa sembrare stupido. Per quanto riguarda le prime due ipotesi, non sono riuscita a capire quale delle due trovi più riscontro nelle tue storie e può darsi che entrambe le supposizioni siano errate. Ecco, sto facendo un discorso di cui probabilmente non ti importerà nulla.
Per tornare a cosa più "interessanti", non sono riuscita a trovare nulla che non andasse nella tua storia. Il mezzo punto in meno dipende da una questione puramente soggettiva, visto che, nonostante la trama intrigante e tutto, il mio coinvolgimento emotivo non è stato altissimo e di conseguenza non me la sono sentita di dare il massimo.
Come ho già detto, però, si tratta di una storia molto meritevole e molto curata. Complimenti ancora!
Totale:  63,2/65
 

Recensore Junior
10/06/15, ore 11:15

Entreri – Erranti nella pioggia
Seconda classificata al contest "Trick me, deceive me" di GraceAvery


Credibilità della trama

Una storia davvero toccante e umana. Non posso definirla in altro modo.
Un incontro – di fatto, questo è il punto principale della storia – tra un uomo e una donna, tra un uomo che non riesce (non vuole) guardarsi dentro e una donna che lo costringe a farlo.
Il contesto, per quanto evocativo, influisce solo in parte. Crea un'atmosfera suggestiva e spaventosa, lascia che i personaggi lo respirino e lo vivano. Sei molto, molto brava nell'inserire, proprio grazie al contesto, tutti gli elementi che permetteranno al lettore di comprendere lo sviluppo della trama.
Ecco che la trama si disvela, un attimo alla volta, attraverso i pensieri e l'introspezione del protagonista, che rivive e rielabora il suo passato, tira fuori allo scoperto la storia della sua stessa esistenza, mette in dubbio e poi rifiuta questa messa in discussione. Il dramma interiore lo forza, lo costringe a un atto estremo – pugnalare la strega – e mettere a tacere così la coscienza. Il tutto nel silenzio opprimente e violento del Piangente.
Sta al lettore immaginare cosa nascerà da questo incontro-scontro, o il motivo per cui la strega abbia deciso di rivolgersi ad Abigal. Sta di fatto che non ho messo in discussione nemmeno per un istante il contesto che hai costruito, o il modo in cui lo hai disvelato. La mia opinione, per quanto valga, è decisamente credibile.

Credibilità dei personaggi

Parliamo di Abigal.
Abigal è incredibilmente, mostruosamente credibile. Umano in ogni sua sfaccettatura, miserevolmente umano nell'odio rancoroso che si trascina dietro, assolutamente realistico nelle sue infinite debolezze. Un personaggio talmente profondo, e reso così bene grazie alla soggettiva che consente di intuire ogni sua minuscola sfumatura, da suscitare immediatamente un sentimento misto di attrazione e repulsione nel lettore. Fin dall'inizio della storia, percepiamo viva la sua stanchezza, nel suo spostare il peso da una parte all'altra, il freddo, il senso d'oppressione dato dalla pioggia. Poi ci intrufoliamo più a fondo nel suo animo, l'abnegazione imposta a suon di frustate per diventare Inquisitore, i dubbi che da sempre cerca di mettere a tacere, l'odio e il rifiuto che le parole della vecchia suscitano in lui, la rabbia, infine, che non trova altra via che proteggere il proprio io. È davvero realistico. Qualunque altro finale mi avrebbe portata a storcere il naso, credo.
Il personaggio della vecchia, nonostante il suo ruolo preponderante, è visto (com'è giusto in una soggettiva così ben scritta) solo tramite i gesti, e ascoltato tramite le sue parole. Viene dato più spazio al Piangente, per sviluppare la trama. E il tutto viene gestito in una maniera davvero interessante, lasciando spazio ai personaggi all'interno del pensare e del sentire di Abigal, con amarezza, con odio, con rancore, con un senso di inumana predestinazione e condanna.

Originalità della storia

La strega che si manifesta per sconvolgere la vita di qualcuno è un tema già visto e, pertanto, non ha molto senso parlare di “originalità”. Come ho scritto ovunque e come ripeto, questo parametro, nella mia mente, è nato essenzialmente per ospitare i vari cliché rinvenibili qua e là nelle storie fantasy o sovrannaturali, e non osa giudicare l'idea che sta alla base delle storie.
L'originalità, in questa come in molte storie, è nel modo in cui hai sviluppato la trama e in ciò che hai ricavato da essa. La strega sospinge fino all'estremo il dilemma interiore di Abigal, nel disvelarsi di una trama complessa. E trovo questo molto, molto originale.
Il finale, poi, a parte le ultimissime righe, è decisamente originale, e molto nelle mie corde (ho un debole per le storie che si concludono con la resa del protagonista, con il suo soccombere a una pulsione “sbagliata”).
Nel complesso, proprio non posso dire di aver già visto una storia simile, per la qualità e la modalità con cui l'hai dipanata.

Correttezza lessicale, grammaticale e stilistica

La tua storia, come mi era già capitato in passato, è praticamente perfetta. Giusto perché sono dannatamente puntigliosa, ho notato un paio di imprecisioni, ovvero due frasi in cui si crea un rimando errato al soggetto. Niente che una rilettura non possa correggere, sia ben chiaro.
Il tuo stile è sempre interessante e adeguato al contesto. In questa storia, scrivi frasi lunghe e articolate, ben sostenute malgrado una imponente subordinazione. Sei ampiamente descrittiva, pur senza sembrare pesante, consentendo una lettura abbastanza scorrevole.
Hai un talento davvero smisurato nel descrivere le immagini sensoriali ed emotive. Sei straordinaria nel modo di soffermarsi sui dettagli, e trovo questa attenzione al minuto davvero reale e crudele – l'occhio non avverte il contorno nel complesso, ma si ferma ad ammirare di volta in volta questo o quel particolare. Riesci a trasmettere il tuo messaggio con forza e convinzione, riesci a spostare l'occhio del lettore ovunque tu lo desideri, sei davvero, davvero, davvero brava in questo.
Personalmente, amo molto due artifici stilistici presenti nella tua storia: la soggettiva in terza persona, che trovo una sofisticazione bellissima per quanto difficile da gestire (ma tu non hai avuto alcuna esitazione né difficoltà nel farlo), e la descrizione di quello che è poco più di un attimo. Vengo spesso criticata per il mio amore per le “istantanee”, eppure trovo davvero che sia difficile riuscire a inserire nell'immagine di un momento una profondità simile a quella che ho trovato nella tua storia. Attraverso quei piccoli dettagli, attraverso poche parole, riviviamo un'intera esistenza: c'è del magistrale nel modo in cui hai sviluppato questa storia.
Se proprio devo farti un appunto (che è mio e personale, in quanto dovuto al mio gusto limitato e soggettivo) è sulle ultime righe finali, che io avrei lasciato alla serie ipotetica di racconti sulle streghe, senza abbandonare la soggettiva. Ma è una mia cosa personale, per l'appunto, e quindi non ha influito sulla mia valutazione in alcun senso.
Ti leggerei all'infinito, davvero. Continua a scrivere!

Recensore Master
01/05/15, ore 19:06

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Prima classificata al contest "La Caduta dell'Inverno Boreale".

Il non detto è una strabiliante arma a doppio taglio. Diventa perfetta, a mio parere, se usata per i particolari, per il contorno, e lo rende misterioso, arcaico, leggendario, irraggiungibile per il lettore, che impotente non ha in mano l'altro frammento di chissà quale perduto manoscritto dove vengono raccontate quelle storie di cui, il sapiente scrittore, dà solo un assaggio. Ed allora si crea uno squisito senso di spaesamento, e il mondo in cui si viene proiettati diventa vivo e vero, diventa simile al mondo reale, dove sono tante le cose che non sappiamo, e dove non abbiamo a disposizione un narratore onnisciente pronto pronto a spiegarcele filo per segno.
Ebbene, questo senso di spaesamento c'è senz'altro in questa tua storia, addirittura troppo, a volte. Il non-detto non rimane confinato al contesto, al contorno, ma occupa una parte importante del dialogo tra Abigal e la viandante nella pioggia: la tua è una scelta molto coraggiosa, e qui mi riferisco al "battibecco religioso" tra i due, anche se fortunatamente la tua bravura narrativa non si è smentita nemmeno stavolta, e verso la fine la storia riprende in mano tutte le fila e acquista senso, e oltre che senso maggior chiarezza.
Con una seconda rilettura le cose divengono comunque più chiare. Rileggendo poi fino a una terza o quarta volta, mi sono accorta che, in effetti, gli elementi per capire la trama nella sua interezza ci sono tutti nel testo, anche se sono nascosti e messi in disordine, per questo non è immediato collegarli.

Passiamo a parlare dell’aspetto stilistico.
La tua è una scrittura ampiamente maturata, si vede che sai quello che stai scrivendo (sembrerebbe di dire una banalità, ma non è così).
Quei tranci di cantilene sono bellissimi, è stato un immenso piacere leggerli, e cercare di immaginare quale melodia accompagnasse quelle tristi parole. Dunque prendo atto che è proprio una peculiarità del tuo stile, non ho dimenticato ne “Ma i figli dei suoi figli hanno il trono” quella filastrocca che percorreva tutto il racconto, nella quale alla fine il verso risolutivo si rivelava essere il titolo. Fu una scelta che mi affascinò oltremisura, e spero di averti dato il premio per il miglior titolo perché era ampiamente meritato. Ma torniamo al presente.
Anche qui la cantilena di Sofrien, oltre ad essere bellissima, e oltre ad offrire legna abbondante al fuoco della "lugubrezza" generale, tenta di chiudere in circolarità il racconto, anche se non con la stessa efficacia del colpo di genio che avevi usato per l'altra storia, anche perché qui (per il solito motivo che ormai ti sarai stancata di sentire), ho faticato a inquadrare nel racconto l'esatto ruolo fantasma di Sofrien. E di nuovo, so che è lasciato volutamente implicito, però in questo modo il legame tra la nenia della megera e il racconto stesso è nascosto, non deducibile. Invece sono stupende quelle poche parole in rima con cui Abigal ripesca dai suoi ricordi la canzone sulle vaganti nella pioggia.

E adesso, trascorsi gli sterili e antipatici punti tecnici, posso finalmente iniziare a esprimere il mio amore per questa storia?
Mi inchino alla dettagliatezza con cui imposti lo scenario. Se questa voce riguardasse solo le descrizioni, ti avrei dato punteggio pieno più lode ad occhi chiusi. Ho deciso di non darti punteggio pieno perché so che era una tua consapevolissima scelta, ma ahimè, manca un po' di contestualizzazione generale. E questo mi porta a ribadire ancora una volta che questa è una storia bellissima, ma sarebbe una storia perfetta se inserita nel proprio ciclo (cosa che tu hai fatto, ma purtroppo in un contest mi devo limitare a giudicare questa finestrella, fine a sé stessa, facendo finta di non avere neppure letto “Ma i figli dei suoi figli hanno il trono”), in tal modo il lettore può mettere assieme i pezzi per proprio conto, senza che il narratore gli spieghi ogni volta dove siamo, in quale mondo ci troviamo. Di nuovo mi trovo a dover elogiare e al tempo stesso incolpare l'effetto di spaesamento per la sua doppia faccia: da un lato, venire catapultati con tale violenza in questa storia, senza preamboli, senza indicazioni spaziali o temporali, ci smarrisce e ci mette in soggezione, ed è una sensazione bellissima (da parte mia) da provare quando si è immersi nella lettura. Dall'altro, leggere questo racconto è come aprire una finestra sul mondo, vediamo solo un rettangolo di quello scenario, e non ne capiamo poi tanto al di fuori della vicenda che si svolge sotto il nostro davanzale. Infine la finestra viene richiusa, e quella vicenda cui abbiamo assistito diventa una bella (una bellissima) storia da schedare, ma sentiamo che averla letta insieme alle altre l'avrebbe impreziosita ed elevata al massimo grado.
Ma si parlava delle descrizioni. Immagino che sia inutile dirti che le sai impostare e scrivere a regola d’arte, e sebbene questo sia un discorso che va a ricadere nello stile, ti devo lodare oltre al resto per la tua originalità. Perché il tuo modo di raccontare e descrivere le cose non è mai canonico, spesso usi dei bei termini che non sono complicati, piuttosto sono… inusuali, ma rendono comunque l’idea che vuoi trasmettere, forse anche più di altre parole e altri accostamenti di parole più comuni. Per fare pochi esempi, il verbo “eradicare”, oppure caratteristiche che riferisci alla vecchia, come “predatoria”, “saputa”.

Sulla figura della megera avrei poco da dire, perché non posso immaginare un modo migliore per costruire un personaggio attorno a questo nome. Megera insomma è un nome che il tuo personaggio indossa senza alcuno sforzo, come fosse una seconda pelle. E inoltre è un personaggio che si comporta come tale (come una vecchia e inquietante strega) non solo per le sue parole: è anche approfondita tantissimo dal punto di vista visivo. Le dedichi molti spazi descrittivi all’interno del testo, e sono scritti uno meglio dell’altro. La vecchia, oltre ad essere un intreccio di colori (il sorriso rosso, gli occhi grigi, il bianco dei denti e dei capelli), non è resa al cospetto del nostro "occhio interiore" come sfumata, come vista attraverso gli occhi lucidi di un Abigal che ha appena scoperto la durissima verità, ma è invece ad altissima definizione. Le rughe, i denti piccoli, il bastone, la lanterna spenta, il mantello scuro, i passi malfermi... potrei continuare ma mi fermo qua: volevo solo farti capire quanto abbia apprezzato l’abbondanza di particolari e di dettagli che inserisci tra un dialogo e l’altro.
Non che i dialoghi siano da meno, anzi direi che siano proprio quest'ultimi ad essere il piatto forte del racconto.
Ci sono alcune frasi che paiono così semplici, ma che messe nel contesto dove le hai messe, e fatte pronunciare dal dignitosissimo personaggio che è la viandante, fanno correre un brivido giù per la schiena:

«Ti vedo, Inquisitore.»

E la bellezza inquietante di questa frase dipende anche, come ho detto, dal contesto. Perché una frase del genere non ci parrebbe poi così tanto strana, se la vecchia l’avesse pronunciata subito dopo essere entrata in scena, ma messa qui, dopo che il dialogo tra i due è già iniziato (ed è anche a buon punto), porta il lettore a ricercarne il senso, a ricercare il significato che si nasconde dietro queste tre parole messe in fila, apparentemente così canoniche e immediate da capire, se non fosse che Abigal e la viandante non stanno affatto giocando a nascondino.

A proposito, tornando ancora una volta a parlare di dettagli, è bellissimo e originale anche il particolare della lampada spenta, che la vecchia tiene davanti a sé come se potesse far luce. È un’altra raffinata pennellata che contribuisce a donare nitidezza e originalità al personaggio della megera: è un particolare che esce dagli stereotipi, e per questo le conferisce forza vitale. È inoltre una problematica, un paradosso, e stimola tantissimo le mie fantasticherie: sono rimasta parecchio a pensare a quale funzione magica potesse avere, questa lanterna spenta, quale significato.
Sprecherei anche due parole sul piangente, anche se non si può chiamare “dettaglio”, semmai è una figura costante, cieca e silente, e il lettore lo sente pendere sulla propria testa per tutto il racconto, anche senza che ci sia bisogno, da parte tua, di ricordarci continuamente la sua presenza. Ancora una volta, ho apprezzato la raffinatezza del rovescio finale: se dapprima Abigal beffeggiava la sua impossibilità di parlare e di vedere, in ultimo è come se il narratore passasse il punto di vista al piangente, e ritorcesse i crudeli beffeggi di Abigal contro lo stesso Inquisitore:

il Piangente lapidato avrebbe interpretato quello spettacolo desolato come un pianto celeste, manifestazione terrena delle eterne lacrime di Dio; i suoi occhi mangiati dai corvi, tuttavia, non potevano vedere e la sua lingua, strappata da una tenaglia ardente, non poteva proferire parola […]

Il piangente avrebbe potuto dirgli di non dare le spalle ad una strega e di non ascoltare le viandanti nella pioggia […] ; la sua lingua strappata, tuttavia, non poteva proferire parola e i suoi occhi mangiati dai corvi non potevano vedere, così nessuno scorse la vecchia sollevarsi senza appoggiarsi al proprio bastone […]

Non so come dirlo, ma questo denota un’altissima attenzione ad ogni particolare che inserisci nel testo, e che non abbandoni mai e poi mai a sé stesso. E questo riprendere in chiave rovesciata ciò che si è detto all’inizio, conferisce una circolarità alla sempre-presente figura del piangente, una beffa nella beffa: non solo è la viandante a farsi gioco di Abigal, ma in questo caso è come se Abigal si facesse gioco di sé stesso.

Ma il punteggio massimo che ti ho dato nella caratterizzazione va tutto quanto attribuito al nostro protagonista, al quale finora ho dato poco spazio in questo giudizio. Cercherò di rimediare ora.
Abigal è uno di quei personaggi misti tra vittima e carnefice che ci affascinano e ci attirano come un magnete, ma per i quali non riusciamo mai a simpatizzare interamente, dall’inizio alla fine. In particolare mi ha spiazzato la crudeltà, la spietata freddezza con cui ricalca con la memoria le torture e le atrocità inflitte al piangente, senza un minimo di pietà, senza un minimo di dubbio, o di rimorso, continuando anzi a beffeggiare il suo cadavere. Anche per merito (o per colpa) di questo suo aspetto crudele e impietoso (sembra quasi che voglia scaricare sugli eretici la propria frustrazione per essere stato costretto ad indossare quella maschera nera) per gran parte della storia mi sono sentita molto più affine con la vecchia, ho supportato a piene mani i suoi discorsi, brevi ma incisivi, ma che si ergono come montagne di fronte al prolisso e artificioso proclama di Daenior, che Abigal usa come debole scudo.
Le frasi della vecchia sono semplici e dirette, ma sono come sassolini in grado di provocare valanghe. E le valanghe le vediamo molto bene, negli sconvolgimenti interiori che investono Abigal con sempre maggiore forza, man mano che ci si avvicina alla fine del racconto.

Infine, non ho alcun dubbio a dire che questa è una delle storie più belle e meglio scritte e realizzate tra quelle in gara, nonché una di quelle che ho amato maggiormente. Andando oltre alle descrizioni, allo stile, è proprio la maturità e la consapevolezza che hai nello scrivere, nel presentare la storia al lettore, a colpirmi. E su questo stesso orizzonte fa capolino anche la dignità che conferisci ai personaggi: sono personaggi vivi, indipendenti, reali, che sono già usciti dal foglio: esistono di per sé.
Non sei titubante nello scrivere, non hai paura di scrivere ciò che devi scrivere, non hai paura di dire la cosa che devi dire al momento opportuno, ed è per merito di questa scrittura già maturata, che già ha messo le ali, che ci troviamo di fronte a dialoghi del tutto inattesi e spiazzanti. È per merito di questa scrittura provocatoria che ad ogni passo ci troviamo di fronte a un problema, a un macigno, a un colpo duro da assorbire.
Il racconto è tutto un cadere e un rialzarsi, un cadere sotto i colpi della strega, e ogni volta il rialzarsi di Abigal, che dopo ogni colpo devia sempre più percorso, fino a trovarsi su una strada inaspettata, che prima non avrebbe mai preso in considerazione.
Ed è così che la profezia della viandante nella pioggia, una volta ascoltata, si avvera da sola.
In fondo, non è anche quello che fa la megera, in un bellissimo colpo di scena finale? Cadere, per poi rialzarsi?

Recensore Master
22/12/14, ore 09:01

Sesta classificata al contest “Peppa in reverse”: Erranti nella pioggia, (Entreri)
 
Grammatica e sintassi: 9,8/10.
“... e pensare a suo fratello, al caldo e all’asciutto dietro le grandi finestre del palazzo di Besali non fece che acuire...”
Hai dimenticato di chiudere un inciso, dopo “Besali”, che hai aperto dopo “a suo fratello”. (-0,05)
“Avanzò di un passo, sollevando la lanterna con la cura accorta di chi non voglia rovesciare la cera della propria candela, la pergamena, tuttavia...”
Devo segnalarti questo periodo perché, a mio avviso, hai proprio sbagliato il segno di interpunzione dopo “candela”: se non un punto, ci va almeno un punto e virgola. (-0,05)
“... entrambi avevano amato suo fratello più lui...”
Qui hai dimenticato una parola: la preposizione “di”. (-0,1)
 
Stile e lessico: 8,5/10.
Mi inchino senza dubbio all’ampiezza del tuo vocabolario, perché è stato estremamente affascinante leggere una storia scritta con uno stile così... aulico. Perdonami, forse è un termine un po’ abusato e magari alzerai gli occhi al cielo, ma non mi viene in mente altro per descrivere certe frasi in particolare, e tutto il racconto in generale. La mia ammirazione, tuttavia, si mischia a momenti di perplessità in cui mi chiedo se davvero fosse necessario esagerare così, ma credo che sia una cosa soggettiva, perché comunque – al di là dei termini addirittura desueti che ho incontrato ogni tanto – si adatta bene al contesto, per cui non approfondisco questo pensiero.
Ti ho penalizzata un po’ perché credo che, data la complessità di molti periodi, spesso si tenda a perdere il filo del discorso. Forse, se avessi spezzato qualche frase con qualche virgola o punto e virgola in più, avrei avuto meno la sensazione di acqua alla gola. Ti porto un esempio solo (il primo che trovo scorrendo il testo a caso), ma più o meno è una cosa che si sussegue per tutta la one shot:
“Abigal grugnì sprezzante, perché gli Alerean erano sciocchezze da vecchie balie e il solo cordoglio di cui la grande maschera nera che gli copriva metà del viso fosse manifestazione era quello per la vita che aveva desiderato da bambino.”
Ho beccato proprio un periodo in cui aggiungere virgole sarebbe inutile – dove, poi? Però vorrei farti notare come non ci siano pause e questo, unito allo stile quasi contorto (che comunque ho trovato calzante al momento), rende quasi difficoltosa la lettura, perché vorrei proprio riprendere fiato un po’ più spesso.
“Se l'avesse colpita con tutta la forza della sua frustrazione trattenuta sarebbe caduta, l'impatto della sua guancia con il ciottolato le avrebbe riempito le rughe di fango e, forse, vedendola a terra simile a un mucchio di stracci sporchi e bagnati Abigal sarebbe riuscito a ridere di lei, dispensando la sua follia di ogni responsabilità come sapeva avrebbero fatto suo padre e suo fratello.”
Questo, invece, è uno dei periodi in cui avrei cambiato la posizione delle virgole. Come ti dicevo prima, è facile perdersi; poi, proprio a causa della lunghezza, avrei omesso le virgole prima e dopo “forse”, preferendo magari mettere tra incisi qualche altra cosa. Essendo che abbondi molto con i dettagli e l’evocazione di immagini particolari, spesso è necessaria una rilettura per non perdere di vista ciò che volevi dire. Ed è un po’ dispersivo, perché penalizza la scorrevolezza del testo.
 
Originalità e comunicatività: 9/10.
Credo fondamentalmente che nella tua testa ci sia un mondo completamente nuovo in cui questa storia potrebbe essere collocata, e per questo il punteggio che ti ho dato è molto alto. Ci sono tantissimi nomi, dettagli e situazioni che mi fanno pensare che molte cose che tu hai dato quasi per scontate abbiano in realtà una motivazione profonda – come un mondo che cresce sulle ceneri di un altro, ferita su ferita e culto su culto. Mi sento “importante” quando leggo questo genere di storie, perché sono studiate molto bene ed è assolutamente affascinante da leggere, perché scoprire nuovi regni o, in generale, ambientazioni a me sconosciute è quanto di più bello ci sia.
Se però ti stai chiedendo perché nove e non dieci, è presto detto: questa storia è davvero molto penalizzata in questo spazio ristretto (tanto più che non hai nemmeno usato tutte le cinquemila parole che avevo messo a disposizione). Ci sono alcune cose che non vengono dette, e non parlo delle motivazioni della donna, come giustamente mi hai fatto notare nelle note. Credo che ambientazioni e situazioni del genere necessitino di spazio per essere adeguatamente spiegate, perché non ha senso sacrificarle in poche pagine per poi lasciare un retrogusto un po’ agrodolce a chi legge. Avresti potuto scremare qualcosa, ma non sta a me dirti cosa perché non so che forma abbia tutto ciò nella tua mente. Sappi solo che, per dirla con una frase un po’ fatta, potresti fare grandi cose con una storyline del genere se le dessi la corda che merita.
A livello della comunicatività, invece, non ho assolutamente nulla da contestare – e infatti non ti ho decurtato punteggio, o altro – perché lo stile incalza molto verso i sentimenti di Abigal ed è fin troppo facile immedesimarsi nel suo disagio. Catturi il lettore e sai come farlo, ed è un’emozione unica essere catturati dalla frenesia di sapere cosa accadrà. Per questo, i miei complimenti.
 
Rispetto del pacchetto: 6,25/10.
1) 4/6.
La tua donna è eccentrica, e la difficoltà nel valutarla probabilmente significa proprio che hai svolto molto bene il tuo compito. Come mi hai giustamente detto nelle note, le sue ragioni rimangono celate, ma non è solo per questo che la trovo stramba ed eccentrica. Non riesco a catalogarla in niente, ed è esattamente ciò che ritengo sia il fascino delle persone eccentriche: le temi, perché sono imprevedibili, ma non riesci a starne alla larga. E questo tipo di magnetismo è esattamente ciò che chiedevo in un pacchetto simile.
Il punteggio non pieno, però, è dovuto al fatto che mi aspettassi una maggiore centralità della donna, in un certo senso. Sebbene lei sia una figura molto importante nella storia, perché porta Abigal ad abbracciare alcune consapevolezze che già – in qualche modo – gli appartenevano, trovo che sia lui il vero protagonista, perché i dubbi sono suoi, così come tutte le emozioni predominanti. Certo, lei è senza dubbio una colonna portante, e forse non sarebbe stato così semplice (o relativamente tale) renderla aderente alle caratteristiche del pacchetto se il POV fosse stato suo, ma credo che questo in qualche modo la renda meno approfondita.
2) 0,25/2.
Come hai detto, il prompt non è stato utilizzato in modo importante. Però ho apprezzato che, in qualche modo, ne abbia fatto cenno. Chiaramente, questo punteggio è simbolico e non ti permette di saltare da una posizione all’altra, però ci tenevo. Dopotutto, questo era il mio pacchetto preferito.
3) 2/2.
L’angoscia che pervade le righe di questo racconto, dalla prima all’ultima, rispettano senza dubbio il divieto che avevo imposto. Non c’è niente che possa far pensare alla commedia, nel modo più assoluto.
 
Gradimento personale: 3,5/5.
Mi devo prima di tutto complimentare per la correttezza grammaticale, perché è sempre piacevole trovare storie con praticamente nessun errore (certo, avrei potuto permettere il betareading se avessi voluto le cose belle e semplici, ma mi piace sorprendermi quando trovo autori super attenti, e immagino sia un metodo aggiuntivo per “testare” i partecipanti). Poi sono rimasta molto affascinata dallo stile, che, sebbene gli appunti che ti ho fatto precedentemente, mi è piaciuto proprio perché la sua complessità ha potuto esprimere al meglio certe sensazioni e certi sentimenti più angusti.
Anche Abigal è un personaggio molto affascinante, e ovviamente la vecchia è stata un tocco di classe, perché per qualche ragione sei stata l’unica (finora, almeno) a non avermi propinato della carne fresca. Non sono forse donne anche quelle consumate dal tempo? Ti meriti tante cose solo per questo, ma più di quel tanto non posso fare.
Ci sono delle cose che mi hanno lasciata un po’ perplessa, e te ne ho già parlato nel parametro riguardante l’originalità, anche se credo che sia più giusto fartelo notare qui, visto che un parametro per lo sviluppo della trama non l’ho inserito: sarò tocca, ma ci sono troppe cose che si capiscono un po’ a spanne. Hai praticamente creato da zero una società, se così vogliamo chiamarla, ed è anche terribilmente affascinante leggere a riguardo, però credo che questa vicenda – o almeno i suoi precedenti, perché la vicenda in sé è relativamente poco complessa, se paragonata al resto – sia molto sacrificata in poco più di tremilacinquecento parole. Questo è il motivo per cui non l’ho apprezzata fino in fondo, ma sono sicura che me ne sarei innamorata se avessi letto tutto in enne capitoli, perché è studiata al millimetro e se c’è una cosa che mi affascina è proprio leggere storie incastrate in ogni punto e da ogni prospettiva.
 
Bonus Peppa: 0/5.
 
Totale: 37,05/50

Recensore Master
04/11/14, ore 16:54


Valutazione al contest Legendary Tales

Primo posto: Entreri con Erranti nella pioggia
 
Grammatica: 10/10
 
Ho letto la storia diverse volte, ma non ho trovato nessun tipo di errore, non così gravi da abbassare il punteggio.
In una frase penso che ti sia sfuggita una parola, e verso la fine un paio di virgole, e un punto fermo che non hai proprio inserito, ma null’altro.
 
…il suono deciso e costante con cui percuoteva il selciato (qui metterei un era) la sola presenza fredda nelle strade fangose e deserte di Redna.
Es: …il suono deciso e costante con cui percuoteva il selciato era la sola presenza fredda nelle strade fangose e deserte di Redna.
Anche se hai scritto in una forma velatamente aulica l’era all’interno della frase la rende più comprensibile.
 
Un colpo d’aria fece sbattere due balconi, (cosa intendi per balconi? Forse le ante delle finestre? Qui sono rimasta un po’ confusa.)
 
Lessico, stile ed espressività: 10/10
 
Credo di essermi innamorata del tuo stile, ho letto questa storia tutta d’un fiato e sono rimasta incantata dal tuo modo di scrivere. Mi piace quella vena leggermente aulica, le descrizioni e le parole che hai usato. Ammetto che in un paio di casi mi hai messo in crisi usando termini, lo ammetto, che non avevo mai sentito, fortuna che esiste l’enciclopedia Treccani.
Sta di fatto che il tuo stile mi piace, hai un’ottima proprietà di linguaggio, usi in maniera adeguata termini e parole, e li usi anche in un modo che mi piace tantissimo, alcune frasi, alcune descrizioni sono talmente belle da lasciare senza fiato.
Hai un modo di scrivere fluido, espressivo, corretto a livello grammaticale, molto particolare, come ho detto con alcune sprazzi poetici, ma non esagerati.
Dosi i periodi al punto giusto e un paio decisamente lunghi si leggono tranquillamente visto il giusto utilizzo della punteggiatura.
Bisogna ammettere che il tuo modo di scrivere non è semplice, me ne sono resa conto quando ho iniziato a leggere la storia e avevo attorno i miei fratelli che parlavano fra di loro, ma poi in silenzio con la dovuta calma l’ho letta tutta d’un fiato e senza interruzioni. Si comprende bene, si legge altrettanto bene e fa letteralmente innamorare del tuo modo di scrivere.
Un brava in particolare per la canzone/filastrocca che cantilena la vecchia strega, mi è rimasta in testa, tanto che, l’ho canticchiata fra me e me per tutta la sera.
 
Sviluppo della trama:10/10
 
Hai creato una trama particolare e originale, contornata da un’ambientazione cupa che mi è piaciuta molto.
La trama è intricata anche se la storia non è particolarmente lunga, in poco meno di otto pagine sei riuscita ad affrontare bene e a descrivere sia l’ambientazione, che una cultura basata su un’inquisizione severa e persecutrice. Hai descritto la vita del protagonista, accennando al suo passato, alla sua famiglia e nel frattempo c’è la presenza costante di questa vecchia, questa strega che con la sua cantilena e le sue parole fa riemergere nella mente di Abigal, sia i ricordi che il dolore. Con la sua presenza e quelle parole irriverenti  colpisce, come fossero tante lame il ragazzo, il suo orgoglio, il suo essere; lo fa pensare, sembra volerlo risvegliare e fargli prendere consapevolezza di se stesso. Mi è sembrato che le parole di questa strega non fossero solo di scherno, ho come l’impressione che volesse raggiungere un obiettivo. Far comprendere qualcosa ad Abigal, ma al tempo stesso fargli prendere una decisione, fargli vedere quale sarebbe stato il suo futuro.
Mi piace il modo in cui lui cerca di nascondersi dietro al suo credo, dietro quanto gli stanno insegnando, ma le parole della donna colpiscono ugualmente, attraversano quel muro di rabbia e ostilità che si è creato con il passare del tempo.
Fantastico il finale, perfetto, la rabbia di Abigal che esplode, gli fa perdere totalmente il controllo portandolo a rivolgere l’arma contro questa vecchia apparentemente indifesa. La uccide, o così crede e poi abbandona il suo posto, mentre lei si rialza e va via, sorridendo, felice e orgogliosa di aver raggiunto il suo scopo; mentre Abigal si rinchiude nella locanda, ancora immemore delle cantilene di quando era bambino che lo raccomandavano dall’osservare le streghe.
Penso che questa sia stata una delle storie fantasy migliori che abbia mai letto sul sito.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
 
Hai creato due personaggio particolari, se non fosse stata una storia fantasy, probabilmente con il carattere che si ritrovano Abigal e la strega, la storia sarebbe stata perfetta nella sezione noir.
Abigal mi piace, ed è strana come cosa, personaggi con un brutto carattere come il suo, di solito, tendo a detestarli. Non li sopporto.
In alcuni istanti l’ho immaginato non in quel villaggio, sotto la pioggia a fare la guardia a quel piangente, ma altero e pieno di sé vagare per il palazzo di suo padre, però sempre solo.
Ecco, in questa storia traspare tutta la rabbia, l’odio, l’ira verso il mondo, verso suo padre e suo fratello. L’odio per la sua condizione e poi affiora anche per quell’uomo che sembra essere il suo vero padre, ma che anche lui ha preferito suo fratello a lui.
Forse la sua è anche gelosia, o forse solo disperazione che riversa contro il mondo, contro quei piangenti che pregano un Dio debole e buono, quando nessuna divinità, buona o cattiva ha ascoltato le sue di preghiere.
È decisamente un personaggio complesso Abigal, mi sarebbe piaciuto molto scoprire più cose sul suo passato, ma forse in quel modo non mi avrebbe attratto allo stesso modo.
Ho apprezzato molto il modo in cui alla fine perde totalmente il controllo, quando affonda la lama nel corpo di quella che sembra un’indifesa vecchina.
Forse è in quel momento che nasce un altro Abigal, forse è proprio in quel momento che inizia la sua storia, quella verso quel futuro predettogli dalla strega o scritto dal destino.
 
La vecchia con la lanterna: ammetto che quando mi hai chiesto di usare un personaggio fra i maschili come uno femminile avevo dei dubbi a riguardo che la cosa fosse possibile. Io quell’immagine nella mia mente l’avevo pensata come maschio, quindi avevo dei seri dubbi e al tempo stesso; ad essere sincera lo vedevo più come un bambino che come un adulto, ma determinate immagini vengono interpretata diversamente da chi le osserva.
È un personaggio magnifico, in alcuni casi l’ho considerata anche un tantino fastidiosa, capisco Abigal che alla fine ha perso completamente la pazienza.
Ho apprezzato molto come l’hai caratterizzata, all’inizio sembrava quasi distaccata, forse impietosita per quel piangente giustiziato, ma andando avanti con la lettura il suo unico scopo è quello di stuzzicare Abigal, fargli perdere il controllo. Per come finisce la storia ci riesce egregiamente.
È un personaggio ambiguo, misterioso, il suo scopo ultimo non si comprende alla perfezione, forse desidera solo spingere Abigal sulla sua strada, o forse vuole solo torturarlo un po’ a livello psicologico.
Hai fatto veramente un ottimo lavoro con lei, il suo lato malvagio appare alla fine della storia, quando Abigal le da le spalle, e lei sorride maligna rialzandosi e allontanandosi.
 
Descrizioni delle immagini:10/10
 
Sinceramente non posso farti altro che tutti i miei complimenti per come hai utilizzato le immagini, non le hai solo descritte, ma hai fatto tua l’ambientazione e l’hai riportata all’interno della tua storia.
Hai iniziato con la descrizione dell’immagine ambientazione, così cupa, con quel cadavere appeso e la pioggia a fare da sfondo, e così è rimasto per tutto l’intero racconto e di tanto in tanto prendevi spunto dall’immagine descrivendone alcune parti, lo stormo di corvi che si alza in volo, o la pozzanghera, il pozzo di fronte al piangente.
Lo stesso vale per i personaggi, li hai descritti in maniera perfetta, eppure quelle immagine le hai usate in maniera particolare, come se li avessi disegnati tu e in seguito usati per questa storia.
Veramente bravissima.
 
***
 
Per concludere: mi hai fatto piangere, e non accadeva da un po' nel leggere una storia, ma quando ho letto i pensieri di Abigal su i suoi due padri e che entrambi avevano preferito suo fratello a lui ti giuro che ero una fontana. Odio piangere ç_ç.
Passando a cose serie, sono l'ultima persona che può dare consigli o giudizi su un titolo, visto che ci ho messo una vita per trovare anche quello del contest, ma penso che quello che hai scelto sia molto appropriato. Si lega bene all'ambientazione, a questa giornata fredda e uggiosa in cui la pioggia cade malinconica e questa vecchina si muove lanciando maledizioni o profezie.
Ultima cosa prima di concludere questa recensione, io voglio assolutamente un seguito, sapere cosa farà Abigal, potrei tormentarti a vita per poter leggere una long con questo personaggio.
 
Totale: 50/50

Ti ricordo che hai diritto ad un altro banner, oltre quello del primo posto. Fammi sapere a quale storia lo desideri, ciao e grazie di aver partecipato al contest.
(Recensione modificata il 05/11/2014 - 08:24 pm)
(Recensione modificata il 05/11/2014 - 09:52 pm)