Recensioni per
On a plane
di Julietds

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
14/07/16, ore 23:16
Cap. 1:

Ho passato tutto il tempo della lettura con le mani davanti alla bocca ad esclamare dei Noooo! stupiti di tanto in tanto.
Questa FF mi ha uccisa, davvero. Amo i Nirvana e i Guns in egual misura, anche se, ad essere sincera, sono più legata ai Nirvana, per il semplice fatto che mi sono avvicinata a loro prima dei Guns e in un momento molto particolare della mia vita.
Ma comunque, non sono venuta qui per parlare dei cazzi miei, anche perché non credo interessi a qualcuno.
Stavo dicendo che amo entrambe le band, e che leggere una FF in cui due membri di queste band rivali si incontrano mi ha colpita molto. Scorrendo fra le schede delle fanfiction legate ai Nirvana, in realtà, ho notato fin troppe cose di questo genere, ma la tua è la prima che leggo quindi ritieniti fortunata! :')
Vorrei anche spendere due parole per dirti quanto mi sia piaciuto lo stile con cui hai scritto; mi ha messo una sorta di malinconia addosso che è durata praticamente tutta la sera (infatti ho letto la tua piccola opera prima di cena, mi sono ricordata di recensire solo ora ed infatti stavo diventando pazza a ritrovarla perché non mi ricordavo il nome.), mi sono sentita davvero in pena sia per Kurt che per Duff, soprattutto perché le parole di quest'ultimo sono intriste di amarezza.
Non so spiegare, ma davvero, mi ha profondamente colpita, quindi ti faccio i miei sinceri complimenti.
Ora penso di averti detto tutto ciò che avrei voluto dirti, ma soprattutto la finisco qui perché mi sono svegliata troppo presto per i miei standard vacanzieri stamattina, quindi sono leggermnete in coma, e quando recensisco qualcosa devo essere lucida.
Quindi la smetto con i convenevoli e spero di leggere qualcos'altro di tuo, perché ripeto che il tuo modo di scrivere mi piace molto!
Un saluto!
Chiara

Recensore Junior
24/01/15, ore 12:29
Cap. 1:

Ciao pasticcino allo yogurt!
Come vedi alla fine arrivo un po' dappertutto e, considerando la mole (no, chimica, lasciami stare maledetta) di cose da studiare e storie da recensire, amami. No dai, scherzo, ci tenevo a lasciarti scritto qualcosa anche se in realtà di avevo già dato la mia approvazione per questo tuo esperimento che si avvicina al mondo dei Guns. Sappi che sono tanto fiera di te, ti sto convertendo a dovere (con i Guns e con Sons... sono la tua rovina e tu la mia). Ma non sono qui per fare le chiacchiere/l'idiota come mio solito ma per recensire, solo che come al solito mi perdo.
Dunque, parliamo di Mr. Broccoletto. Penso che, per quanto possibile per un autore, tu sia riuscita a calarti agevolmente nei suoi panni, soprattutto per il livello di confidenza che hai con il personaggio, penso che ti sia riuscito bene e verosimile. Lo hai delineato nei caratteri che lo contraddistinguevano maggiormente in quel periodo, la dipendenza da alcool, il disagio generale nei confronti di quegli anni, l'amarezza che costantemente si portava addosso e che non se ne andava neanche con tutto l'alcool del mondo, l'identificare Seattle come casa sua, come l'ultimo rifugio per cercare di stare bene, anche se nel modo sbagliato.
E poi Kurt, adesso sono io a non essere molto preparata su di lui, nonostante le cose che tu mi hai detto fino ad adesso. Ma nonostante ciò ho percepito chiaramente che anche lui stesse portando un peso dentro di lui, e di quelli non indifferenti. Ho trovato particolarmente rivelatrici le sue frasi riguardo al fatto che tutto avesse perso la sua intensità, che gli sembrava che non ci fosse nessun motivo abbastanza valido per fare niente. E quando arrivi a pensieri del genere, quando arrivi a non vedere neanche più un pizzico di colore nel mondo, allora sei in un punto pericolosissimo. Alla fine, e lo avevo già detto, la sfida più grande di questa vita è proprio viverla, con tutte le inculate che ci tira, trovare un motivo per il quale aprire gli occhi ogni santo giorno e alzarti da letto. Sembra una cavolata anche solo il semplice gesto di uscire dal proprio rifugio al risveglio ma penso che abbia una grande importanza. Vivere, camminare, alzarsi, non trascinarsi in giro come una carcassa vuota. E invece, purtroppo, è proprio quest'ultima immagine che mi è venuta in mente quando ho letto di questo Kurt. Ora, non voglio giudicare, non spetta a me dire se abbia fatto la scelta giusta o meno, ogni persona ha la sua situazione personale, i suoi problemi, e forse Kurt era davvero arrivato al capolinea e non aveva senso sforzarsi di provare ancora. Non lo so e non sono qui per una recensione di questo tipo. 
Un'altra cosa che ho apprezzato infinitamente è stata quella chiacchierata in cui i due non si parlano con il cuore in mano, non parlano dei loro demoni più personali ma rimangono chiusi nella loro fortezza di solitudine e disperazione eppure riescono a mantenere un contatto con l'altro fatto dalla semplice e pura empatia, dalla silenziosa consapevolezza che anche l'altro è messo nella tu stessa situazione e che non c'è bisogno di dire niente perché è bastato uno sguardo per capire tutto. Penso che fossero veramente entrambi in uno stato del genere.
Ma, come hai giustamente evidenziato tu alla fine, Duff ha qualcuno, per quanto avesse provato ad allontanare la sua famiglia, ha sempre avuto quella e gli amici a tenerlo su a forza, anche quando lui voleva solo scivolare del tutto, lasciarsi andare. Perché lui lo voleva fare e non lo ha detto nel corso degli anni solo silenziosamente attraverso quella autodistruzione che si è auto inflitto ma lo ha anche detto quando gli è poi esploso il pancreas. Mi ricordo quando ho letto nel suo libro il pezzo in cui racconta di aver supplicato i dottori, una volta all'ospedale, di lasciarlo morire. Brividi, davvero. Ma non solo i dottori non glielo hanno permesso (ok, facevano il loro lavoro) ma neanche la sua famiglia, i suoi amici (non sto parlando dei Guns) glielo hanno permesso e penso che davvero questa cosa abbia fatto la differenza. Duff ha sempre avuto la fortuna di avere il costante amore di una famiglia numerosa e unita e penso che sia in gran parte anche merito loro se adesso è l'adorabile uomo e padre che noi vediamo aggirarsi per Seattle e LA con quella tartaruga da far paura ;)
Ultima cosa poi vado perché mi sono già dilungata troppo e non me lo posso permettere. Di nuovo, voglio dirti che ho apprezzato il fatto che tu abbia messo l'accento sulla sua reazione alla notizia del suicidio di Kurt, una reazione che magari noi non ci aspetteremmo perché comunque viene naturale pensare che, per quanto distrutti in quel periodo, non avessero perso del tutto la loro umanità. Ma come hai cruentemente detto tu, dopo un po' di morti ci avevano fatto l'abitudine e non sembrava più loro un fatto tanto straordinario, tanto da portarli a considerare eventi del genere come routine. Ed è triste vederlo con membri di band diverse ma ancora più triste vederlo tra i membri di una stessa band, che è poi quello che è successo con i Guns. Ok, nessuno di loro è morto ma quando Duff è finito in ospedale Slash non è neanche andato a trovarlo e, nonostante tu sappia la mia considerazione di Slash, questa è una cosa che non riesco a dimenticare e a giustificare ed è a mio parere uno degli indici più forti di quanto effettivamente fossero messi male in quegli anni. L'unica cosa che mi consola è che sono ancora qui, che Steve ha compiuto 50 anni due giorni fa e che bene o male tutti hanno più o meno superato quegli anni così oscuri. Kurt non l'ha fatto, ma forse Kurt era un animo troppo sensibile per questo mondo e mi piace davvero pensare che adesso si senta solo meglio.
Devo scappare amica ma sappi che sei stata molto brava, come al solito, e sono contenta di esserti stata in minima parte d'aiuto a inquadrare il Duff di quel periodo, penso che il risultato sia molto verosimile.
Un bacione

Nuovo recensore
28/12/14, ore 16:08
Cap. 1:

Dopo il tuo messaggio, dove mi hai parlato di questa ff, mi sono incuriosita, e sono subito corsa a vedere di cosa si trattava :)
Mi è piaciuta abbastanza, davvero, ha qualcosa di pacifico e di lontano, un atmosfera ovattata e malinconica che ti lascia in realtà con una specie di vuoto, forse quel vuoto di rimpianti e quasi di sensi di colpa, come se qualcuno di noi avesse potuto fare qualcosa.. Non so..
Mi pare comunque che tu sia perfettamente informata su Duff, davvero: il lato degli attacchi di panico, di solito chi non è un fan accanito non lo conosce, e in realtà è una delle sue caratteristiche che a me personalmente ha sempre interessato, perchè è simbolo, forse, del suo lato più fragile e quindi più umano, che ricerco sempre in quegli uomini che mi sembrano altrimenti così lontani, vivendo di musica a migliaia di km di distanza..
Detto questo, complimenti, scrivi davvero bene
A presto ^^

Nick