Recensioni per
Babycakes on his Austin-Healey
di _brancamenta

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
11/01/15, ore 08:22

Stupenda come ogni tua storia direi! La tua capacità di emozionare è ciò che distingue i tuoi racconti dai molti presenti in questo sito! 
Come ogni volta vorrei che le tue OS diventassero FF, vorrei vedere il percorso emotivo dei due personaggi e i loro progressi. 
Comunque complimenti perché nonostante sia spinta come storia sei riuscita a dare anche un altro taglio a una storia che poteva essere semplicemente solo sesso e questa è una grande abilità! Quindi complimenti!

ps: aggiornerai ancora Close to each other? La adoro!!!

#Brigitte

Recensore Veterano
05/01/15, ore 00:46

Quando l'ho letta stamattina ho bestemmiato.
Io non posso iniziare la giornata cosi, cazzo.


Quando con la bocca Harry lasciò un bacio bagnato nello sterno del maggiore, questo scattò per l’eccitazione pulsante che lo dilaniava e gli faceva perdere i sensi.
Era sempre più impaziente.
Dopo l’ultimo bottone, proprio come aveva promesso con lo sguardo all’inizio, Harry si inginocchiò, la schiena perfettamente dritta e in asse, gli occhi verdi liquidi e fissi su quelli di Louis con una leggera provocazione malcelata dietro un’ombra di infantilità. C’era un magnetismo indistinguibile e che pareva nascere, crescere e morire in quei momenti di silenzio e tensione. I loro respiri erano in sincrono, le loro mani si muovevano senza una meta precisa, smaniose di avere di più e insaziabili anche quando sembrano averlo ottenuto; i palmi di Harry si strusciavano sulle gambe coperte di Louis, arpionando la cintura e spingendo come un bambino capriccioso verso il basso l’indumento per spogliarle definitivamente, mostrando la carne debole. Non voleva accarezzare stoffa, non voleva toccare il tessuto di un indumento inutile, ma la pelle nuda del suo daddy, che si protese verso di lui, prendendogli il viso tra le mani.
Una strana dolcezza, prima del sesso. Era qualcosa di incredibilmente illogico, innaturale, forse sbagliato. Un bacio a fior di labbra, uno strusciamento lascivo di petali rossi e ustionati per i morsi. Le loro bocche collisero, smaniose, e si schiusero per lasciare che le lingue si incrociassero e succhiassero avidamente. Le dita di Louis si intrecciarono ai capelli ricci e folti di Harry, stringendoli con forza e spingendo la sua testa più vicino. Avvertiva la passione, il fuoco ardente crescere dentro di lui e infiammargli la schiena, le braccia, le gambe; la sua testa era appannata, le inibizioni in frantumi mentre gemeva per le lappate di Harry sul suo labbro inferiore. Si sentivano succubi a tutto quello, con le palpebre serrate, i respiri sempre più pesanti, dei sussurri a trapelare dal quell’incastro di pelle e sesso che li teneva vivi e insaziabili.
Quando si allontanarono, Harry gli strinse le rotule e aprì i suoi occhi lucidi, desiderosi e con una minima parvenza di innocenza che non lo abbandonava mai.
«Ora non fare il timido, so che lo vuoi.»
Ed era vero: Harry lo voleva più di ogni altra cosa. Voleva quel lieve sapore di sudore e sapone in bocca, voleva che Louis gli tirasse i ricci per la foga di scoparlo fino in fondo alla gola, e voleva sentirsi elogiare per il suo lavoro, per le sue labbra arricciate, per le sue guance incavate e per gli occhi bagnati dallo sforzo.
Perciò, smise di guardare il maggiore. Fissò i suoi occhi nel membro duro, coperto ancora da quello stupido paio di boxer scuri che gli avvolgevano i fianchi tondi. Non li voleva, erano una presenza indesiderata in un momento dove le nudità erano essenziali. Strinse i bordi con due dita, dove la stoffa era più spessa, e li abbassò lungo le cosce chiare, con meno lentezza e più irruenza di prima, il bisogno insostenibile di dare inizio a quella danza che sembrava struggerli e tenerli prigionieri entrambi. L’erezione svettò con evidenza, la punta rossa e lucida completamente scoperta e sensibile. Harry voleva a tutti i costi essere bravo per Louis, voleva sentirlo gemere soddisfatto, e voleva sentire il sapore del suo seme sul palato.
Voleva essere bravo per il suo daddy.
Si avvicinò, muovendosi sulle ginocchia ancora coperte dai pantaloni, e percorse con la punta del naso l’intera lunghezza dell’asta. L’odore di uomo gli entrò dentro e lo scosse sino ai lombi. Un dolore primitivo sembrò svegliarsi e ruggire d’impazienza nella sua pancia, mentre una bramosia che non sapeva controllare lo colse all’improvviso, sconvolgendolo. Le sue mani accarezzarono le cosce di Louis e le graffiarono leggermente; ricevette un apprezzamento, una carezza ai ricci dal maggiore, che lo guardava con le labbra lucide e gli occhi arrossati, una vista che fece pulsare il bassoventre di Harry, ancora costretto nei duri e rigidi jeans.
Un ansito, qualche altro secondo per godere dell’attesa che li aveva soggiogati e Harry inglobò l’intero membro duro, cogliendo Louis di sorpresa e facendolo sospirare percettibilmente. Non perse il contatto visivo con lui nemmeno per un attimo; occhi negli occhi, facevano sesso con il corpo e forse anche un po’ l’amore con il paesaggio delle loro iridi. Non voleva perdersi la sua schiena arcuata, il suo viso contratto per il piacere, le palpebre schiuse, gli ansiti, gli spasmi più forti che diventavano a poco a poco più difficili da tacere. Lo faceva di proposito, Harry lo sapeva, lo capiva perché a ogni parola strozzata, a ogni imprecazione, i pantaloni si stringevano sempre di più sulla sua intimità. Si geme senza contegno per provare più piacere, ci si fa male perché il dolore amplia il desiderio e lo rende meno velato e più vivo; il sesso è un gioco che si fa in due e l’obbiettivo da raggiungere per vincere è perdere e far perdere il controllo. Harry viveva con queste nozioni da quando si fece scopare da Louis in quel sudicio bagno ed era così che aveva scoperto quanto il suo tenere tutto dentro non gli permettesse di godere al massimo delle capacità. Con qualche spinta violenta, con qualche morso, con qualche schiaffo, con qualche urlo tutt’altro che silenzioso, Louis gli aveva fatto scoprire quanto potesse essere meravigliosamente infernale e maledettamente paradisiaco il sesso.
La sua lingua si muoveva languida lungo tutta l’erezione, roteando. Si strusciava, percorreva le vene sensibili che spiccavano dalla pelle chiara e tesa. Louis gli spingeva il capo, dandogli un ritmo preciso che lo faceva sentire talmente vicino da cedere alla necessità, ma poi si fermava e lasciava che Harry si allontanasse per scendere con le labbra alla base, sui testicoli che di tanto in tanto accarezzava morbidamente con le dita, attento a non fargli male. Il vantaggio del sesso tra uomini è la complicità di due persone che conoscono la propria anatomia a memoria; sanno cosa piace, cosa non piace, cosa provoca dolore, fastidio, cosa è insopportabile, cosa invece fa impazzire. Il sesso è fondamentalmente ripetitivo e banale, ma due uomini con il medesimo corpo e una passione bruciante al punto da farli sentire avvolti dalle fiamme trovano sempre qualcosa di nuovo, persino nella routine.
Harry stava percorrendo l’intera asta con la punta della lingua, frizionandola con il palmo della mani, quando una goccia degli umori del maggiore gli bagnò il glande. Con le sue labbra rosse come boccioli, il minore lo avvolse, succhiando quasi affettuosamente e con curiosità e assaggiando quel sapore che in realtà conosceva a memoria. «Sei così buono, daddy.» sussurrò, il fiato si infranse sulla pelle sensibile del maggiore che reagì con un gemito strozzato.
Non era certo di voler continuare. Sulla bocca del minore stava talmente bene che sarebbe potuto venire da un momento all’altro e senza controllo, ma non era quello ciò che aveva intenzione di fare perché c’era di più di quello e lo sapevano bene entrambi. Stava per dirgli di alzare il capo, dirgli che era stato bravo e che ora toccava al passo successivo, ma nuovamente la lingua di Harry percorse l’intero suo membro, ed era talmente tentatrice da soggiogarlo.
Si sentiva esplodere all’altezza del ventre, l’orgasmo ormai era vicino, lo percepiva talmente forte da fargli male. Gemeva e udiva Harry gemere a sua volta sopra la sua intimità. È qualcosa di incredibilmente trainante e traviante, il sesso; ti rende impossibile ragionare, vuoi tutto e subito contro ogni logica, giochi d’istinto una partita persa in partenza perché nessuno può resistere al desiderio di arrivare al traguardo prima di aver gareggiato con astuzia per accumulare punti. Ogni volta che il riccio scendeva, il respiro di Louis si mozzava in gola e si infrangeva, quando invece risaliva faceva roteare la lingua sul glande e si sentiva morire. Muoveva il bacino dentro a quella bocca senza nemmeno frenarsi, mentre Harry lo accoglieva senza fare storie, gli occhi verdi sempre puntati sul corpo tonico e snello del maggiore.
Nel primo momento di lucidità, però, non esitò e quando Harry si fermò per rilassare i nervi del collo, Louis gli prese il viso tra le mani, si abbassò su di lui e gli baciò le labbra teneramente, sorridendo stanco. Gli occhi del riccio erano liquidi e un po’ spossati dall’eccitazione che sembrava corroderlo da dentro; si sentiva un po’ in colpa, ma erano entrambi provati e sapeva che non mancava molto all’edonè. Voleva quell’orgasmo, ne sentiva il bisogno, ma sarebbe venuto dentro a un Harry ansimante che lo supplicava di prenderlo con più forza. «Sei stato bravo. Daddy sarà buono con te.» sussurrò sulla sua bocca rossa come una mela matura, mordendola e succhiandola piano. Il minore si aggrappò al suo collo per avvicinarlo ancora di più, le loro lingue si incontrarono, i sapori si unirono in uno solo e Louis poté sentire il gusto del proprio seme tra le labbra del riccio che gemeva vergognosamente il suo nome tra un bacio e l’altro. Era inebriante, meraviglioso. «Dio, piccolo. Ora alzati.» gli ordinò, allontanandosi e guardando il corpo acerbo di Harry sollevarsi sulle proprie gambe incerte, barcollando un po’ sui suoi piedi che calzavano delle All-Star quarantatré e mezzo. Era indolenzito, lo leggeva nei suoi occhi verdi. «E pensare che con quel maglione sembri quasi innocente. Ti fotterei con solo quello addosso, il bianco ti dona così tanto, baby.»
Il minore chiuse gli occhi per quel “Ti fotterei” che lo aveva colto alla sprovvista. I pantaloni gli stringevano talmente tanto da fargli male. Non toccò i bottoni, non toccò la zip, non si sfiorò nemmeno nonostante ne sentisse il bisogno; sapeva che se lo avesse fatto Louis lo avrebbe rimproverato per essersi dato piacere da solo, senza il permesso del suo daddy. Teneva le braccia lungo i fianchi, le dita strette a formare due pugni stretti, il respiro affannato, l'erezione premuta sul fianco che pulsava in modo quasi frustrante.
Dal canto suo, Louis si sentiva esplodere. Esattamente come Harry, non era soddisfatto, ma una promessa era una promessa, e si era promesso che lo avrebbe punito per il giorno prima e la sua mano prudeva già dal desiderio di poter finalmente toccare la pelle chiara delle natiche di Harry.
Non era la prima volta, ma nonostante questo era sempre così bello da sembrare tale. Il dolore amplia il piacere, lo dilata e lo rende sensibile tanto quanto è sensibile la pelle arrossata e tumefatta da un colpo di frusta. Questo Louis lo aveva insegnato pazientemente a Harry che, come un bravo studente, aveva assorbito e imparato con la pratica. La prima volta era stata tre mesi prima, quando il minore lo aveva fatto arrabbiare; si era comportato in modo geloso e imbarazzante, aveva fatto una scenata alle una di notte davanti a casa sua minacciandolo di raccontare di lui ai giornali locali. Non stavano insieme, non c'era nulla da dimostrare e non doveva esserci possessività, o divieto, o proibizione – o almeno, così diceva nonostante lui stesso non rispettava il suo stesso pensiero –, e per questo Louis aveva trovato in quella stupida situazione un pretesto valido per punirlo, per fargli conoscere quel lato celato del sesso, quell’angolo buio che contemplava la fisicità sotto un altro aspetto nascosto con pudore perché considerato malsano e irrazionale. E, come si aspettava, Harry ne era rimasto sconvolto.
Al ricordo, il polso di Louis fremette. Si alzò e slacciò lui stesso i pantaloni del minore, chinandosi per sfilarglieli e sfilargli anche le scarpe. Stava facendo la parte del padre che spoglia un bambino innocente, nonostante Harry ne vestisse soltanto i panni: di innocente, lui, non aveva nulla se non l’aspetto. Le gambe nude erano magre e bianchissime, con della peluria castana a creare delle ombre fitte su tutta la superficie. Le accarezzò, a partire dalle caviglie, ai polpacci, fino alle cosce, per poi rifare il tragitto inverso. Posò le labbra sulle ginocchia, le baciò, mordicchiò la pelle secca sopra le rotule e leccò una vecchia cicatrice che si era fatto durante una partita di calcio persa miseramente.
Dei gemiti si fecero più distinguibili in quel silenzio.
Per Harry, vedere Louis sotto di lui era sempre un colpo al cuore. Lo sguardo malizioso era ciò che preferiva nel suo viso, insieme al sorriso sornione sulla bocca fina; era bellissimo in ogni momento e in ogni situazione, tanto da fargli mancare il respiro e rivoltare il cuore. Si morse la lingua per costringersi a non muovere un muscolo. Doveva rimanere fermo, immobile, succube all’uomo che era stato salvatore e rovina nello stesso tempo.
«Sei stato bravo, Harry?» chiese Louis contro la pelle chiara e rosea. Il riccio non rispose, ma perse leggermente l’equilibrio. Il maggiore alzò lo sguardò per vederlo e rimase sconvolto dalle labbra schiuse, aride e crepate al centro. «Sei stato bravo ieri sera?» insistette, alzandosi lentamente, facendo strusciare i palmi aperti lungo tutto il suo profilo, bollente nonostante l’ambiente freddo, e fermandosi a stringere i fianchi stretti e magri.
«No, daddy.» ammise infine, avvolgendo le braccia attorno al collo di Louis e strofinando il viso sull'incavo del collo. «Non sono stato bravo, scusa.»
Louis sorrise, soddisfatto e forse un po’ intenerito, ma non voleva farsi toccare dalla dolcezza in quel momento, nonostante – ma non lo avrebbe mai ammesso – gli scaldasse un po’ il cuore. Con le dita scese alle natiche e le strinse sopra alla stoffa dei boxer grigi di Harry. «Non sei stato bravo per il tuo daddy
Un sussulto. «No.»
«Eppure» insistette. «ti ho sempre chiesto di essere bravo per me.»
Harry non rispose e tremò un altro po’ addosso al petto del castano, che esteriormente rimase impassibile e continuò a stringere sopra l’indumento la carne calda.
«Sai cosa meritano i ragazzi cattivi?» Il minore gemette quando sentì il tessuto della sua biancheria sollevato quasi fino i fianchi per scoprire i glutei. Gli faceva un po’ male alla pelle più sensibile, ma non si ribellò. «Lo sai, Harry?»
Il minore si sentì mancare, ma Louis voleva una risposta e non l’avrebbe toccato come avrebbe voluto senza prima ricevere una risposta da lui. «Una punizione, daddy?» chiese con un tono di sottomissione che fece eccitare persino se stesso. Un fremito e un bisogno di chinarsi si fece largo dentro di lui con la forza di un’onda sismica; voleva ricevere la sua punizione, voleva le dita di Louis scontrarsi con le sue cosce chiare con il solo intento di arrossarle e renderle talmente vulnerabili da sconvolgerlo per un solo sfioramento, anche il più sottile e delicato.
«Allora devo proprio punirti.» sussurrò, e fu un piacere per le orecchie di Harry che si tesero, sempre più attente. «Sarò buono però. Sei il mio piccolo e so che farai il bravo per me.» aggiunse, graffiando la pelle morbida e liscia. Già immaginava il rumore della sua mano su quella porzione di carne bollente e pronta. «Il mio piccolo Harry.»
Il minore ansimò ancora, ma non solamente per i brividi che lo stavano spezzando dentro e fuori, o per la passione che sembrava volerlo divorare da un momento all’altro. Era suo, glielo stava ripetendo, ed era l'unica cosa che Harry voleva veramente nell’ultimo periodo, dove ogni sua emozione cambiava e mutava in funzione di Louis. Si lasciò allontanare, spogliare anche del maglione. Era quasi completamente nudo, i tatuaggi che si era fatto imprimere sul petto – senza il permesso dei suoi genitori – spiccavano sulla pelle bianca, due rondini bellissimi che per lui avevano sempre avuto un significato importante. Si lasciò spingere sul cofano della macchina con una pressione un po’ rude tra le scapole. Vi si appoggiò con le mani e rimase in ascolto, la schiena tesa e i nervi pronti a cedere alla necessità di essere toccato. Aveva freddo, ma non lo sentiva veramente, era come se stesse vivendo un’esperienza extracorporea e la pelle d’oca che si creò sulle sue braccia non fosse dovuta agli spifferi che provenivano dal vento fuori, ma dalla percezione del corpo di Louis dietro di lui. E probabilmente era così. Lo sentiva vicino e lo voleva con ogni suo senso iperattivo, non gli importava se dolce o rude.
Sentiva il membro duro, la voglia di masturbarsi, la voglia di gemere oscenamente su quella Austin-Healey che non era niente più che una spettatrice in quel momento.
Ma, ancor prima di tutto quello, voleva Louis, che gli tolse anche i boxer facendoli scivolare lungo le cosce prima di allontanarsi di nuovo per un tempo che a Harry parve interminabile.
Il primo colpo arrivò quando meno se lo aspettava e vibrò fin dentro alle sue viscere come un dolore primitivo, grezzo, indomabile. Uno schiaffo non troppo forte, con l’intera mano aperta come una stella, lo fece trasalire. Non sentì niente più che un fitta sulla natica destra, un pizzicore accennato che aumentava attimo dopo attimo diradandosi lungo la schiena. Le sue gambe cedettero un po’, per la sorpresa forse o perché si sentiva instabile in quel momento. Gemette, gli occhi chiusi, l’erezione pulsante, la lingua tra i denti. «Ancora, daddy.» ansimo, muovendo il bacino in una richiesta inequivocabile. «Puniscimi ancora.»
La vista di Louis si appannò. Era dietro Harry, il membro svettante a una breve distanza e desiderava lasciar perdere i convenevoli e prenderlo immediatamente, ma non lo fece perché quella parte punitiva lo faceva sentire bene. Il rossore si stava estendendo a macchie leggere sulla pelle bianca e quello non era abbastanza: un colpo era ovviamente troppo poco. Lo accarezzò lascivamente, osservandolo con i propri occhi azzurri, e poi nuovamente lo schiaffeggiò con più forza, non attendendo più di mezzo minuto tra un colpo e l’altro. Harry gemeva, Louis si sentiva esplodere. Non poteva sentirlo e rimanere indifferente; più gli ansiti del minore diventavano frequenti più avrebbe voluto lasciarsi andare e fotterlo, ma allo stesso tempo più avrebbe voluto sculacciarlo. Era meraviglioso il modo in cui si sentiva in sintonia con lui, in quei momenti dove tutto puzzava di sesso.
Ogni colpo emetteva un rumore che rimbalzava su tutta la stanza. Non c’era mai stata un’acustica simile nelle altre camere della sua casa, e più la sua mano si scontrava con la pelle di Harry più il suono rimbombava sulle pareti.
Il dolore accentua il piacere e lo rende più grezzo e primordiale. Lo assaggi tre volte e non torni indietro; è come la droga, che la provi per caso e poi cominci a prenderci confidenza. Ma la droga fa male al corpo, il sesso ti trafigge lo spirito e ti fa sentire sporco, sta a te decidere se la sensazione ti piace o ti fa sentire vile e orribile.
Alla sesta sculacciata, Louis si avvicinò alle natiche di Harry. Appoggiò il suo membro sulla mezzaluna, ad aderire al punto da sentire le frizioni colpirlo come sferzate intense mentre si chinava sulla schiena nuda e flessuosa del riccio. Gli lasciò un bacio sulle scapole e gli diede un altro colpo, lo sentì arricciarsi e accucciarsi percettibilmente sotto di lui, accartocciarsi su se stesso per poi stendersi nuovamente alla ricerca di qualcos’altro. Succhiò la pelle sopra a una vertebra e colpì un’altra volta. La sua mano iniziava a fargli un po’ male.
«Di più.» la voce di Harry raggiunse le orecchie tese di Louis, che mentre scendeva a baciargli il corpo gli morse un fianco prima di rimettersi dritto e vedere il volto sconvolto del minore girarsi nella sua direzione. «Ti prego, daddy. Di più. Ho bisogno di… Cristo! Di più, ti prego!»
Era insaziabile. Dopo cinque mesi immersi in quella storia intrecciata di sesso e quel qualcosa di più che non sapevano – o che temevano – definire, il piccolo Harry rimaneva sempre assolutamente insaziabile. Anche quando Louis era irruento, maledettamente egoista, prepotente e gli faceva male, il minore chiedeva sempre qualcosa di più. Era una sfida, probabilmente, un modo per dimostrargli che nonostante amasse sottomettersi a lui, rimaneva sempre consapevole di quanto il dolore lo facesse sentire vivo sotto al corpo di Louis.
Con l’erezione ancora tra le natiche del minore, ricominciò con un altro schiaffo. Il bacino di Harry si muoveva e strusciava di tanto in tanto sull’asta che sentiva dietro di lui, per incitare Louis a proseguire forse, o perché lo eccitava sentirlo così addosso a lui, pronto per prenderlo da un momento all’altro.
Sentiva l’aria farsi più pesante e la voglia del passo seguente farsi largo nella pancia di Louis, che si portò tre dita sulle labbra e le succhiò avidamente, mentre l’altra mano a stella scendeva a lasciare un altro segno sulla carne disponibile e già in fiamme di Harry. Lui si muoveva, si strusciava, muoveva i suoi fianchi con sempre più fretta, fino a quando non si sentì stringere con forza fino a fargli quasi male.
Due dita affusolate si fecero largo dentro di lui senza avvisarlo, sforbiciando e penetrandolo ripetutamente. Il minore non si lamentò, ma cacciò un sospiro più profondo e roco degli altri per la sensazione di improvvisa pienezza e completezza che lo stava mandando in estasi. Amava quella parte, quando Louis entrava a fare parte di lui in un’unica totalità, e la riteneva la migliore tra tutte quante le altre. Louis entrava in lui con le falangi, cercava il punto erogeno arricciandole e scavando più in profondità nell’intimità fisica del suo corpo, si curava di lui e allo stesso tempo lo schiaffeggiava con la mano libera per fargli toccare il vertice. Sarebbe venuto lì, sul cofano, se soltanto si fosse toccato il membro duro che sbatteva con frequenza tra le sue cosce; cercava con tutte le sue forze di non sfiorarsi, stringendo le dita in due pugni e spingendo il bacino verso la mano di Louis dietro le sue natiche.
Al terzo dito, Harry parve arrancare in cerca di aria come un pesce fuori dall’acqua. Ormai i suoi occhi erano serrati, nel buio poteva percepire ogni singola cosa con tutto il corpo. Percepiva l’odore di Louis che in parte sapeva di un profumo costoso che Harry non si sarebbe mai potuto permettere – anche se avrebbe voluto averne una boccetta da spruzzare sui propri vestiti qualche volta, percepiva i suoi respiri affannati e i propri quasi sincronizzati sulla stessa frequenza, percepiva anche il calore dei corpi vicinissimi.
E poi, percepì con chiarezza la voce.
«Sto per scoparti forte, piccolo.» gemette il maggiore, togliendo le dita lentamente e posizionando il glande sull’orifizio di Harry. «E tu urlerai da quanto ti piacerà.»
Harry avrebbe urlato anche in quel momento, come in qualunque altro. Avrebbe volentieri imprecato, mandato al diavolo qualunque altra cosa e si sarebbe spinto lui stesso sul membro di Louis, scopandosi da solo se solo ne avesse avuto la forza, ma era stanco e sensibile, un po’ fragile. Lo voleva, ne aveva bisogno, la necessità di sentire le anche sbattere sulla sua pelle tumefatta e dolorante era vivida e si distingueva tra le mille altre emozioni e gli altri mille desideri, perché era qualcosa che lo faceva impazzire completamente. Era qualcosa a cui non riusciva a rinunciare: quando scopri ciò che ti piace fino a farti perdere il senno, questo diventa una dipendenza a cui non puoi semplicemente dire “No”. Non poteva spiegarlo, Harry; non poteva spiegare perché traesse così tanto godimento nel suo male fisico, ma aveva capito che c’era una linea di confine incredibilmente sottile tra piacere e dolore e lui l’aveva distrutta, viaggiando esattamente nel mezzo.
Si sentì riempire di nuovo, ma completamente. Il dolore lo accecò per un attimo in cui urlò per la sorpresa con parte del fiato che gli era rimasto. Louis lo spaccò in due, una parte che supplicava di smetterla, l’altra che gemeva al solo pensiero di continuare. Gli ilei sbatterono sui suoi glutei con irruenza, e poi ancora, e un’altra volta ancora, ogni volta che Louis si muoveva facendosi largo nella sua apertura. Era continuamente e costantemente senza fiato. E poi uno schiaffo, e un altro ancora ad accompagnare le spinte, gli schiocchi delle loro pelli che si scontravano. Era un insieme di più elementi che parevano combaciare tra loro, perfettamente, incastrandosi, creando un puzzle di sensazioni con le medesime tonalità di uno splendido tramonto. C’era intimità, nonostante un piccolo distacco dovuto a quel gioco di ruolo che ogni tanto si divertivano a fare. Daddy spingeva con l’intento di punirlo, Harry si lasciava scopare con quell’irruenza meravigliosamente incredibile e ne traeva le parti più belle.
La profondità di tutto quello sfuggiva a loro come per prenderli in giro. Era davvero solo sesso? Se solo si fossero soffermati un attimo, lo avrebbero capito loro stessi. Il modo rude con cui si possedevano era una finestra serrata e sprangata che si affacciava alla realtà dei fatti. Se fosse stato solo sesso, perché i loro cuori impazzivano quando si guardavano negli occhi durante i loro incontri?
Gli schiaffi si facevano più forti, la mano di Louis prese a bruciargli notevolmente. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla schiena meravigliosa e tesa del riccio, che sembrava curvarsi a ogni penetrazione. Era qualcosa di impressionante quel corpo, armonioso, bello da fare invidia a chiunque, perfino a Louis che per quanto riguardava la fisicità era di gusti difficili. Non smetteva mai di stupirsi, c’era sempre qualcosa che gli faceva mancare il respiro, che lo costringeva a fermarsi e pensare “Dio, Harry è mio e si sta donando a me ancora una volta”.
Si bloccò all’improvviso, la voglia di quegli occhi verdi a fendere nel suo petto. Se fosse stato solo sesso, perché Louis sentiva bisogno del viso di Harry per sentirsi bene veramente?
«Voltati, piccolo. Voglio guardarti.»
Harry si lamentò, stanco e allo stremo, ma si voltò per vedere le iridi attente e azzurre di Louis osservarlo in tutta la sua nudità. Non si vergognava, ma in alcuni momenti quegli occhi profondi lo facevano sentire più spoglio di quanto già non fosse e lo dilaniavano nel profondo, lasciando che mille e altre emozioni riaffiorassero dalla sua pancia per raggiungere ogni parte di lui.
Le mani del maggiore non lo schiaffeggiarono più, ma accarezzarono il suo busto con dolcezza. Non smisero più di guardarsi, si baciarono lievemente e Harry si sentì morire per quella premura che non si rivelava spesso in quei momenti. Era qualcosa che gli mancava terribilmente; amava quando Louis era rude e autoritario, quando si imponeva su di lui sottomettendolo, ma forse amava anche quella dolcezza che talvolta sembrava ancora più sconosciuta dell’intimo affetto stesso. Si lasciò cullare per un po’ e in fine le dita di Louis strinsero la sua erezione con protezione, mentre rientrava dentro di lui con meno forza, senza l’intento di fargli ancora del male ma, anzi, curarlo. E se il sesso è privo di sentimento, Harry non avrebbe potuto descrivere quel momento come del fottutissimo e sporco sesso. Le loro iridi erano legate, incatenate in un nuovo paesaggio costellato di vegetazione meravigliosa, e c’era quella variabile sfuggente in più che loro non avevano mai considerato, ma che sembrava maledirli e benedirli allo stesso tempo.
Il fatto che Harry venne pochi minuti dopo sulla sua pancia, scosso dai brividi e senza fiato, era soltanto un'altra conferma a quella teoria che non osavano pronunciare: è forse amore questo?. Non voleva rispondersi per paura della risposta che comunque era evidente, ma che lui evitava. E se fosse amore e lui non ricambia?.
Louis riversò i suoi umori dentro al minore, per poi stendersi su quel corpo bollente, steso sulla schiena sopra alla sua Austin-Healey. Non lo disse ad alta voce, ma la sua mente iniziò a rimuginare sul fatto che in quel momento aveva tutto ciò che voleva in quella stanzetta angusta. Si sentiva stupidamente romantico.
Rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri che – loro non potevano saperlo – erano gli stessi. Amore e sesso, un’altra linea sottile, come il piacere e il dolore e le altre mille sfaccettature.
Era ancora affannato, Harry, quando parlò. Aveva il viso rosso, gli occhi stanchi e socchiusi, le labbra rosse e screpolate. «Ammetti che avevi paura sporcassi la tua macchina.»
In realtà, però, quell’idea non aveva sfiorato la mente di Louis nemmeno per un secondo, che inizialmente non poté che strabuzzare gli occhi prima di capire ciò che intendeva dire.
Sorrise, enigmatico, decidendo che mentire era la cosa migliore da fare per loro. «Si, è proprio così.» rispose, quindi, baciando la bocca del minore con la propria, mischiando un’ultima volta i loro sapori prima di abbandonare quel luogo, teatro di un’intimità nuova nel suo genere. La realtà era che l’unica cosa che voleva veramente era poter vedere Harry godere delle sue attenzioni, delle sue carezze amorevoli che nascondevano pensieri più profondi e onesti, seppelliti da menzogne che lo avvelenavano.
E forse sotto sotto, il loro, era amore davvero.

COME FACEVO A SPEZZARE UNA COSA DEL GENERE? COME?
QUINDI L 'HO DOVUTA METTER TUTTA E CAZZO, SONO ECCITATA DI NUOVO.
E' MEGLIO DI UN PORNO, SCRITTA DA DIO E NON SO CHI DEI DUE VOGLIO ESSERE.
LOUIS COSI, PORCA TROIA PROPRIO.
MI ERA MANCATO LEGGERE COSE TUE *-*
NON HAI PERSO IL TOCCO DONNA AHAHAH
AAAAAAAAAAAAAAAAA  QUANTA BELLEZZA *_*
Nora.


 

Nuovo recensore
04/01/15, ore 23:34

Credo di aver letto ogni singola storia riguardante questo contest e non ho alcun dubbio ad ammettere quale sia la migliore : questa. Nessun dubbio.
Sei la prima che cerca di spiegare i pensieri che possono esserci dietro a questo tipo di relazione e che mette in evidenza i sentimenti di entrambi i personaggi, in più adoro il tuo modo di scrivere ed è per questo che adesso andrò a leggere ogni singola storia che hai pubblicato.
Spero che tu decida di scrivere un seguito a questa storia, perchè è talmente bella ed intensa che è stato uno strazio finire di leggera, speravo non finisse mai.
In breve, ti adoro,
baci xx

Nuovo recensore
04/01/15, ore 22:37

No senti è stupenda. In più amo veramente il modo in cui scrivi, mi piace un sacco e la OS è piena di particolari e boh, complimenti veramente

Recensore Junior
04/01/15, ore 16:09

Sweetie, quando ho letto che non avresti più scritto sono impazzita. Sul serio! 
Poi, stamattina, faccio un giro fra gli autori preferiti e TADAAAAAN sei tornata, perciò posso solo dire: FINALMENTE e grazie. Se avessi smesso definitivamente, ti darei venuta a cercare a casa (non scherzo!) 
Anyway. 
Questa OS mi è piaciuta moltissimo, scritta bene come ogni tua storia e... Devo ammettere che ho amato i ruoli, nonostante io prediliga Harry top. Quindi, si, l'ho adorata e ci voleva proprio alle sette della mattina, ahah (si, l'ho letta a quell'ora perché non riuscivo a prendere nuovamente sonno)
So, che dire? In realtà nulla, rinnovo semplicemente i complimenti perché te li meriti e, hey, starò qui ad aspettare i tuoi prossimi lavori, as usual :D 

.xxx

Recensore Junior
04/01/15, ore 13:57

Ciao! Sono PJ_ e, lo ammetto senza reticenze, sono innamorata di questa tua OS. Dici che forse manca l'originalità ma, ascolta una vocina poco esperta ma molto appassionata, quello che qui ci fa innamorare è lo stile. Non sarò né la prima né l'ultima a dirlo ma credimi; scrivi da Dio. Così fluente, dettagliata, piena di descrizioni coinvolgenti, hai creato un gioiellino. Bravissima! Passerò sicuramente dalla tua pagina, inizio a seguirei ufficialmente. Hai delle doti notevoli e la storia mi ha catturata subito, i Larry sono la mia OTP ma questo non mi porta ad amare genericamente ogni storia che li riguardi. Un abbraccio grande, rinnovati complimenti. PJ

Recensore Junior
04/01/15, ore 11:59

Aaaaah, finalmente, mi stavi mancando ahahaha
io la adoro! O almeno, adoro questo "tipo"(?) di Harry e Louis, perché io li immagino così, con questo rapporto e sembra che tu mi abbia letto nella mente.
E nulla, spero che tu continuerai a scrivere perché non vedo l'ora di leggere ogni cosa che tu esporrai.❤️