Eeeeeccomi qui, come promesso :3 Ho letto questa storia stanotte, prima di andare a letto, senza praticamente fare una pausa perché mi ha coinvolto dalla prima all'ultima riga, ma ho trovato il tempo di recensire solo ora; mi ha lasciato in bocca un sapore dolceamaro, un po' sospeso, come dire, il sapore che solo i fnali strazianti possono lasciarti.
Inizio col dire che ho apprezzato tantissimo l'ambientazione, la caratterizzazione dei personaggi, tutto quanto. L'accuratezza e l'attenzione con cui lentamente hai dipinto il contesto in cui Antoine, Jack e Tom si conoscono non è da tutti, hai saputo raccontare senza approfondire troppo - e non fraintendere, perché in realtà hai caratterizzato bene ogni cosa, approfondendola a sufficienza ma senza scadere nel prolisso, nel banale, nello 'già visto' o appesantendola con particolari inutili; e soprattutto sei stata assolutamente in linea con i fatti storici, disseminando qua e là riferimenti vividi e verosimili, utilizzando uno stile coerente con ciò che hai scelto di mostrarci, uno stile avvincente, scorrevole, fluido e ben lineare. I personaggi, i luoghi da te descritti mi sembravano reali, palpitanti di vita propria, ero lì quando è esplosa la granata accanto a Tom che cercava di trascinare via Antoine, ero lì quando Tom si è risvegliato in ospedale, ero lì a provare il suo stesso orrore e terrore nello scoprire che la guerra si era portata via un pezzo della sua faccia. Questa parte, soprattutto - quella successiva al suo incidente -, è stata descritta con delicatezza straziante, ci hai regalato i pensieri di un uomo che insieme al suo naso ha perso anche le speranze di un futuro normale, di una famiglia, di una vita tranquilla, lontana dagli orrori della guerra.
Con dialoghi mai scontati o fuori luogo (che personalmente penso siano la cosa che ho adorato più di tutto, perché trasudavano di personalità e caratterizzazione), ci hai guidato negli anni successivi alla guerra, in una Detroit che si sta lentamente trasformando, ci hai rivelato il segreto di Antoine e ci hai raccontato come lei e Tom si siano lentamente innamorati l'uno dell'altra, ciascuno con i propri problemi, ciascuno districandosi tra i pericoli che comportava un lavoro come quello che conducevano. Ti riporto di seguito un dialogo che mi è piaciuto particolarmente: "«Quali sono i tuoi sogni, Tom?», mi domandò Antoine sulla nave per Staten Island, con quel suo buffo accento francese.
Gli avrei riso in faccia, non fosse stato per la sua espressione ingenua. “Io non ho più sogni”, avrei voluto rispondere, ma non lo feci. «Una famiglia», preferii replicare. «Dei figli».
Si passò una mano sul ventre, dove sapevo c'era la ferita che lo aveva quasi mandato al Creatore. «Mi inviterete a casa vostra per Natale?», chiese con quella sua voce sottile.
«Certo», affermai dando un colpo gentile sulla visiera della sua coppola. «Tutti gli anni. Tu porta il vino, al resto penserò io»."
Alla luce di quello che veniamo a scoprire poi successivamente - che Antoine si chiama in realtà Anne Marie, e soprattutto che la ferita di guerra le impedirà di avere dei figli - questa conversazione prende completamente un'altra prospettiva. Anche questo mi è piaciuto, come tu non abbia lasciato nulla al caso.
Un'altra scena che mi è piaciuta moltissima è stata quella in cui Antoine s'infila nel suo letto, prima dell'alba, ed ecco che Tom vede prendere forma quello che non avrebbe mai creduto possibile, ecco che si rende conto che in realtà va bene così, che ad Antoine non importa nulla della sua faccia, del suo naso mancante, che è lei l'unico futuro possibile perché lo accetta e lo ama senza pretese, senza indecisioni.
Hai scelto una conclusione straziante a una storia straziante, ma pericolosamente bella, dolorosa come un proiettile. L'immagine di Antoine/Anne Marie che viene uccisa da una pallottola misteriosa, il suo corpo che si accascia, si accartoccia come un fiore appassito tra le braccia di Tom, svuotato di qualsiasi soffio di vita, di energia, di passione. Sappi che ti ho odiato in quel momento çwç Bello anche il modo in cui sei riuscita a saltare da un passato molto lontano al presente di Tom, che ricorda e soffre ed è ormai prossimo a morire, a raggiungere quello che è stato forse il suo unico vero amore; perché quel sentimento d'incompletezza, la sensazione di essere 'slegato', scollato dal resto del mondo è un vuoto che si è portato dietro per tutta la vita, un vuoto che ha iniziato ad allargarsi nello stesso momento in cui il sangue di Antoine si è allargato sulla sua camicia, che ancora conserva.
E niente, mi hai spezzato il cuore ed è stato un piacere avere l'onore di leggere e recensire una così bella storia. Complimenti, perché non mi capita spesso di leggere cose di questo calibro su efp.
Bravissima <3 |