È una poesia che mi ha trasmesso un forte senso di appartenenza, di vitalità ma al tempo stesso di angoscia, mi fa pensare ad un percorso che una persona veramente bramosa di imparare a piacersi deve assolutamente percorrere e nel quale si deve trovare un traguardo.
Già dai primi tre versi si può notare questo dall'andare sotto la pelle, sotto le ossa, il sangue con una frase che ci sta e lascia spazio alla complessità umana dell'individuo, al suo comportamento e modo di pensare, una persona che sa vivere con realismo e sa cosa significa sentirsi soli, sentire un vuoto capace di risucchiare la positività e la voglia di essere e di fare.
Il passaggio al volto e alla sua vulnerabilità che poi esplode con gli ultimi due versi è disarmante e ne riassume perfettamente come sia stato esplicitato l'animo della persona e la sua debolezza che non riusce comunque a scacciare in ogni modo.
Lo schizzo di sangue manifesta a parer mio l'incertezza umana, la debolezza che si manifesta quando c'è questo confronto con la propria testa e tutto quello di marcio che si unisce a quest'ultima per attaccarci e renderci assolutamente vulnerabili.
Trovo una connessione molto sincera con questa poesia, penso che unisca semplicità stilistica (specie all'inizio) per poi man mano impreziosirsi di belle figure retoriche che regalano vette di introspezioni abbastanza interessanti e sincere proprio per quello che dicevo prima sulla persona e sull'anima in generale.
Curioso l'utilizzo del "da di dentro" che è giusto dal punto di vista ortografico ma penso dia una sorta di prosasticità alla poesia, da come l'impressione che sia un'azione che porta l'uomo in sè a scavare proprio in fondo, al midollo alla sua pelle.
Penso che sia in sostanza uno scritto composto di tanti dualismi che si fondono bene e dona al lettore un mondo capace di renderlo partecipe e di godere di un componimento capace di stupire, farlo in positivo.
Un abbraccio,
Watashiwa |