Recensioni per
Questioni di fede
di Soraidh
Certi romanzi ti restano appiccicati addosso, non importa cosa fai o quanti ne leggi dopo, certe storie ti consumano il cervello e ti si sedimentano nel cuore, senza concederti possibilità di scampo, senza darti l’occasione per liberartene. “Trentatré” di Mirya è uno di questi, ne ho assistito ad ogni fase, dal cover reveal al blog tour, dall’ansia del giorno della pubblicazione al read along che non sono riuscita ad organizzare (e tu invece che lo hai portato magistralmente avanti!) alla pubblicità sfegatata che ne continuo a fare proprio sul mio blog. L’ho letto prima che Mirya ne schiacciasse il tasto pubblica su Amazon, in un tempestoso weekend in cui ero sommersa di formule con uno degli ultimi esami da preparare (ed è quasi un altro incastro che abbia letto la tua ff a pochi giorni dalla consegna della tesi) e mi ha distrutto il cuore e per le prime settimane giravo con i fazzoletti sempre a portata di mano, perché maledizione, ogni volta che ci pensavo (o che ci penso ancora oggi) qualche lacrima sfugge ancora al mio controllo. Tutto questa premessa per dire che “Trentatré” è nella mia lista dei libri migliori del 2014, ma probabilmente dei miei preferiti forever and ever, ed è per questo che sono ancora più contenta di scrivere questa recensione affermando, con chiarezza, quanto mi sia piaciuta. Non solo perché ne mantiene le premesse, e ne sembra davvero una sorta di sequel, ma perché ne conserva la malinconica ironia, la fresca velocità di sviluppo e una coerenza formale che non è facile da catturare oggi giorno. Lo sviluppo dell’idea è semplice quanto geniale e tutti i personaggi aumentano il grado di godibilità e di meraviglia. Gli inserimenti di vita spiccia e quotidiana, i luoghi tanto cari ai lettori del romanzo di Mirya, come il Fortuna, rispecchiano una vita che va avanti e non si ferma, ma in un certo senso anche l’irrealtà e la scarsa descrizione di intenti e situazioni che aveva caratterizzato anche “Trentatré” stesso. Si ride e si riflette, con la consapevolezza che sì non è lo scritto della nostra amata prof ferrarese, ma lo potrebbe essere. La mia proverbiale logorroica propensione a sviscerare tutto mi indurrebbe a prendere paragrafo per paragrafo, ma visto che questo non è il mio blog e questo non vuole essere nulla più di un commento entusiasta poso le armi. Cito solo, con una certa meraviglia e una certa contentezza, Faith che è stupenda quanto spontanea e potrebbe essere mia amica. La scena della confessione dei suoi sentimenti è davvero ben riuscita. Michele è sempre adorabilmente burlone, ma il cambiamento rispetto all’incontro fortuito al Fortuna è evidente. Quella diversa percezione di un luogo tanto amato resta a compenetrarsi nel mio cuore, e a rivivere quei momenti di calma, romanticismo, passione e riflessione, senza mai smettere di sorbire il succo di tutta la storia. Una storia di amore, in ogni sua forma. Perché poi in fondo senza amore che cosa saremmo noi? |
Che dire, grazie per aver dato un seguito a un libro che mi ha fatto ridere e piangere come pochi altri. Complimenti per l'originalità, lo stile e tutto il resto, ma soprattutto, grazie per aver fatto rivivere Michele e Grace con tale GRAZIA da lasciarmi un sorriso per tutta la giornata. |
Che dire? Non ho parole, davvero. |
Ho dovuto interrompere la lettura in diversi punti perché stavo piangendo come una fontana. |
Vorrei poterti dire ciò che ho in mente, ma sarebbe volgare. |