Recensioni per
Unsaid
di Jawn Dorian

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
26/02/15, ore 20:13
Cap. 1:

Ciao, ho letto con davvero molto piacere questa storia. A mio avviso sta in bilico tra la bromance e il pre-slash, diciamo che una delle cose che ho apprezzato è il fatto di dare al lettore la possibilità di interpretare liberamente il rapporto tra John e Sherlock, qualcuno ci vederà solo una bromance, qualcuno (tipo me) dello slash. Il che è un pensiero molto bello perché non sono molti gli autori che decidono di offrire ambiguità, che decidono di parlare di 'amore' soltanto e di dare al lettore la possibilità di interpretarlo come si preferisce. Che tu, nei tuoi pensieri, intenda un amore fraterno o un amore romantico, questa storia parla di questo: della perdita profonda che John ha subito e della sua incapacità di definire Sherlock con una parola. Amore, insomma. Il termine 'amico' non basta; come può farlo? Ma quando la psicologa chiama quel rapporto definendolo: 'amore platonico', John si rende conto che nemmeno questo è sufficiente, che è un termine che nemmeno questo è adatto. Di fatto, quello che questa storia mi ha trasmesso era un rapporto di simbiosi assoluta che, è vero, non sfocia mai nel romantico, ma che non per questo è da considerasi inferiore.

Nelle note iniziali dicevi che la seconda parte non aveva un senso ben preciso, che era un dialogo e basta. Ma non sono poi tanto d'accordo perché ritengo che sia molto più d'impatto la seconda parte, piuttosto che la prima. All'inizio descrivi una scena molto carina, racconti di una volta in cui Sherlock Holmes domandò a John Watson di restare e di come questi lo fece divertire alla maniera "delle persone normali". Strappa una risata e per certi versi, la dolcezza di Sherlock è toccante. Ma è la seconda che ho amato, perché lì fai uscire tutta la profondità e il dolore di John. L'ultima frase spezza il respiro, sul serio. Diciamo che c'è un crescendo emotivo e tensivo che culmina con ciò che John dice, quello che avrebbe voluto far entrare in testa a Sherlock quel giorno maledetto ovvero: resta con me.

Non credo ci sia d'aggiungere altro. Il finale è perfetto.
Alla prossima.
Koa

Recensore Veterano
18/02/15, ore 15:20
Cap. 1:

Da dove comincio?
A me piacciono tanto le tue storie. Ma davvero tantissimo. Le ho lette tutte, e più ne leggo più mi trovo d'accordo con te su un'infinità di cose. Quindi partiamo da questo.
io non sono esattamente nella nicchia 'bromance' perché 'bromance' imploca il concetto di 'come fratelli' che mi fa storcere il naso perché (perché vedendo il loro rapporto con i loro fratelli mi sa tanto di svalutazione di tutto il loro essere. La mia nicchia si chiama 'queerplatonico' ed è leggermente diverso, ma forse è semplicemente una questione di terminologia, siccome la parola è sconosciuta, perché in molte parti di questa storia mi sono sentita come se stessi spiegando esattamente la mia ideologia su di loro. Certo, poi, venendo da un passato di Johnlock accanita, le persone tendono a non capire quando dico che ho smesso di vederli 'in quel senso'. Ma in ogni caso...ci sono stati dei pezzi di pura perfezione. 
Tipo questo: Solo amici. Dio. Sono stufo marcio di sentire questa tiritera. Solo amici. Se è quello che si sta chiedendo, no: non avevamo una relazione. Ma – Dio – il termine ‘solo amici’ è così ridicolo.”
è una delle parti dove mi sono alzata in piedi gridando. Perché non esiste alcun concetto dell'essere "solo amici". L'amicizia vera non ha niente di invidiabile all'amore romantico, e per me anzi vale molto di più (ma da aromantica la mia opinione è un po' di parte, quindi fingiamo che io non lo abbia detto).
“Allora è questo. Un amore platonico?”
“Lo chiami come accidenti vuole. Glie l’ho detto che non si può spiegare a parole. Ma…’solo amici’. Mio Dio.
Amici non è abbastanza? Se è Sherlock Holmes, le assicuro che non c’è amore più grande.
Come posso pensare a Sherlock e mettere la parola solo davanti alla parola amico?
Qui mi veniva da piangere. Sul serio. Veramente. Perché come si fa a parlare dell'amicizia come se non fosse una forma d'amore? No, letteralmente, le tur parole mi hanno commossa ad un livello davvero profondo. Mi si sono marchiate dentro. "L’amicizia non è una scienza. Perché è una forma d’amore."
Detto ciò, se vorrai scrivere altre cose su Molly, Greg, la mia amatissima Mary (o il golden trio tutto insieme, molto bene accetto eh) sappi che sarò la prima a correre a leggerle. Perché tu hai un modo davvero molto diretto per arrivare al cuore del loro rapporto, che è così complesso, e di mostrarcelo come la bellissima, meravigliosa e unica cosa che è. E il tuo John è superlativo.
rimgrazia la tua Sherlock per avertela ispirata (immagino sia la stessa ragazza dell'altra fic con il barro nel caffé, vero? Aaaw. Siete tenerissime. Mi fate ricordare la mia, di John Watson, che si è trasferita da poco e che non rivedrò per molto tempo...)
Insomma, grazie per questa nuova prospettiva su un argomento così abusato. È la parte del Reichenbach che continuerò ad amare visceralmente. Grazie, grazie davvero
Maya