Recensioni per
Memoria
di Targaryen

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
20/09/15, ore 21:42
Cap. 1:

Io non so veramente che dire se non che questa fanfic è poesia, pura, magnifica e splendida poesia.
Questi tre addii ai Reami elfici della Terra di Mezzo sono scritti con un'intensità tale che è impossibile non versare lacrime.

La descrizione che fai di Lothlòrien è sublime.
Esso ricorda Valinor, esso è un angolo di Valinor nella Terra di Mezzo: un piccolo paradiso che la Signora della Luce ha cercato di conservare intatto dal Male con l'aiuto di Nenya.
Però le creature di Melkor sono venute, portando con loro morte  e distruzione e facendo nascere nel cuore di Galadriel la consapevolezza che, anche se riportato agli antichi splendori, il Bosco d'Oro non avrebbe più saputo quietare il desiderio di tornare a casa.
Molto apprezzato è stato questo tuo riferimento alle battaglie svoltasi fra i mallorn durante la Guerra dell'Anello e non potevi descriverli con una frase migliore:

----> " Ebbe inizio un giorno di marzo, quando le creature di Melkor infangarono l’oro dei sentieri avvelenando la terra con il sangue e con l’odio."
Ha una tale potenza da riuscire a catapultarti direttamente nell'azione.

C'è Imladris i cui alberi ricordano di feste, musica e rifugio. Un ricordo che, però, è quasi agli occhi di Celeborn: nulla ha più il colore di un tempo e non c'è più nulla a trattenerlo su quelle sponde quando, al dì la del mare, lo aspettano i suoi cari.
                                                                                                                                                                                                                                              
E veniamo alla separazione più struggente e dal sapore più agrodolce.
Eryn Lasgalen.
Non avrei saputo trovare parole migliori per descriverlo:
----> "E’ il bene e il male che si danno battaglia, è la spada che regala la morte ed è la mano che tocca l’albero e che risana. E’ rifugio ed è prigione, è la tenebra che cala ed il sole che acceca. Eryn Lasgalen è la debolezza dei grandi e il coraggio di chi non ha bisogno di corona, ed è chi resta e chi dice addio."
Il Reame Boscoso è tutto questo perché gli Elfi Silvani hanno continuato a combattere il Male anche quando lo si si pensava sconfitto, rinchiusi dietro a quelle mura che li hanno protetti per secoli...
                                                                                                                                                                           
----> " Insieme a loro Thranduil cammina lungo sentieri che si snodano tra alberi ed ere. Non vi è corona sul suo capo e lo sguardo si sposta da un tronco ad un altro, indugiando sulla quercia resa curva dagli anni e ammirando il vigore del faggio. Esita talvolta, quasi fosse indeciso tra il restare ancora e il partire. Eryn Lasgalen non vorrebbe lasciarlo andare, ma il re del Reame Boscoso si è fermato più a lungo di quanto avrebbe voluto, e ora la musica si è gonfiata nel suo cuore come le bianche vele che lo attendono per condurlo nella patria di cui la sua stirpe non ha mai veduto lo splendore. Non vi è più nulla che lo trattenga, nessun popolo da proteggere e nessuna terra da risanare."
Qui veramente non c'è nulla da aggiungere se non che è Thranduil. Il vero Thranduil che Tolkien ci ha consegnato: il sovrano che si è docuto far carico troppo presto della corona e che, nonostante tutto, ha sempre messo al primo posto la salvaguardia ed il benessere della sua gente.
                                                                                                                                                                                                                              
Adoro il modo con cui hai deciso di rendere il legame fra Thranduil e la sua foresta. 
----> " Anch’egli se ne andrà, ma prima di veleggiare ad occidente dirà addio ad ogni albero, ad ogni stelo d’erba e ad ogni creatura della foresta, perché l’amore per la vita che pulsa al ritmo delle stagioni è la più importante eredità di cui i silvani gli hanno fatto dono."
Sappi che qui le lacrime sono scese e belle abbondanti.
è così bella l'immagine che sia stato il suo popolo ad instillargli l'amore per la foresta. Posso immaginare che sia stato un modo per "sopravvivere" alla battaglia dell'Ultima Alleanza: che, una volta tornato a casa, abbia imparato a sentire la foresta come fanno i Silvani e che sia stata la vita che in essa ha percepito a dargli la forza di non lasciarsi consumare dal lutto e dal dolore....
(scusa la piccola divagazione ma, quando vedo descritto, in maniera così sublime, il legame che Thranduil ha con la propria foresta, io sbrocco. Nel senso buono del termine XD)
                                                                                                                                                                                                                     
                                                                                                                    
Concludo facendoti i complimenti per questa meravigliosa OS, per l'uso del canto di Galadriel come collegamento fra i vari addii e l'inserimento delle battaglie avvenute durante la Guerra dell'Anello (che a mio avviso sono, forse, una delle questioni più intriganti ed affascinanti che il Maestro ha lasciato "in sospeso").
Un bacio e a risentirci presto.
Echadwen.                                                                                                                            

Recensore Veterano
07/03/15, ore 17:16
Cap. 1:

Ciao Targaryen!
Ho amato davvero tanto questa storia... l'ho letta più volte e ogni volta mi sono salite le lacrime agli occhi.

Hai saputo raccontare questi tre addii alla Terra di Mezzo in maniera intensissima e delicata, descrivendo con una cura eccezionale questi tre personaggi in unmomento particolarissimo della loro storia.

Ho adorato la tua idea di inserire un passo dell'Addio di Galadriel all'inizio di ogni scena: è un canto stupendo, e i tre frammenti che hai scelto sono più che perfetti per introdurre ognuno dei personaggi!
Sei riuscita a creare così un discreto ma perfetto filo conduttore, che unisce le tre scene come se avvenissero nello stesso momento, come se fossero parte integrante del canto che le introduce.

Meravigliosa la parte su Galadriel, che ha passato secoli, millenni a mantenere, aiutata da Nenya, quell'angolo di Valinor in Terra di Mezzo, e ora che tutto è finito, ora che è finalmente consapevole che ciò che ha fatto appartiene ormai al passato, si volge ad occidente e lascia le sue terre, ma lo fa con lentezza, un passo dopo l'altro, perchè quella terra ha significato comunque tantissimo per lei e, per quanto ormai la saggezza che ha aqquisito con gli anni le suggerisca che è arrivato il momento di partire, non vuole recidere con troppa fretta il suo legame con gli alberi, con i canti, con lagente che non la seguirà in quell'ultimo viaggio.

Meravigliosa poi la parte su Celeborn: ho apprezzato il fatto che tu abbia deciso di dedicare un momento anche a lui, perchè penso che nemmeno la sua partenza dalla Terra di Mezzo sia stata semplice, anche se ha indugiato di più rispetto alla moglie.
Hai descritto alla perfezione la nostalgia per la sposa che si mescola alla tristezza nel sapere che per rivederla, per vedere le terre al di là del mare, dovrà rinunciare al bosco d'oro, ai luoghi dove ha sempre vissuto.
E il fatto che questo addio non avvenga nel bosco d'oro ma a Imladris lo rende un momento ancora più particolare.
Ho avuto inoltre la sensazione che dietro l'addio di Celeborn si intravedesse anche quello dato tempo prima da Elrond alla sua valle, alla casa che ha costruito per confortare i tanti elfi che aspettavano di poter partire e per ospitare coloro che non sarebbero mai partiti (uomini, nani o elfi che fossero), in un luogo di pace.

Il terzo addio, quello di Thranduil, è in qualche modo il più malinconico dei tre: Thranduil non ha mai pensato al mare, non ha mai desiderato di lasciare la Terra di Mezzo, desiderando solo di vivere nella foresta come re degli elfi silvani.
Ma ora che suo figlio è partito, o sta progettando di partire, che tutti gli altri signori sono partiti a loro volta, il desiderio del mare ha raggiunto anche lui, proprio attraverso la consapevolezza di tutte quelle partenze, e Thranduil non può ignorarlo.
Eppure Thranduil desidera, ancora più di Celeborn, di salutare la Terra di Mezzo. Celeborn, sposando Galadriel, è sempre stato più in "contatto" con l'occidente e il suo richiamo rispetto a Thranduil, e questa differenza si sente.
Aman per Thranduil è una terra ancora lontana, sconosciuta, e lui preferisce attardarsi il più possibile nei suoi boschi, tra gli alberi che hanno visto tutta la sua vita, prima di raggiungerla.

Splendido infine il modo in cui hai intrecciato il pensiero degli alberi che osservano i tre signori degli elfi, il modo in cui ogni foresta rimpiange il pasato e coloro che li hanno accuditi e che tra loro hanno camminato e vissuto, e allo stesso tempo si prepara a ricordarli più di quanto potranno fare le pietre.
Quegli alberi sanno e conoscono più di quanto gli stessi elfi siano consapevoli, e non intendono dimenticare.

Tantissimi complimenti, Targaryen, davvero...
Ho sentito tutti e tre i personaggi nelle tue parole, esattamente come li ho sempre immaginati.
Ho visto con chiarezza Galadriel che si allontana dai suoi boschi guardando verso la sua terra di nascita, Celeborn che cammina per i sentieri di Imladris triste ma ormai consapevole che anche per lui è il momento di partire, e Thranduil che si aggira per la sua foresta, sfiorando ogni albero, godendosi ogni rumore, odore e colore.
E ho sentito la consapevolezza degli alberi, la loro tristezza e i ricordi di cui sono sempre pronti a farsi carico.

Tantissimi complimenti ancora, per tutta l'attenzione e la cura che hai messo nel caratterizzare i personaggi e nell'inserire i dettagli più interessanti e particolari per raccontare loro storie.
Spero davvero di leggere presto un'altra tua storia come questa!

A prestissimo!
Tyelemmaiwe

Recensore Veterano
01/03/15, ore 00:02
Cap. 1:

ed ecco qua, finalmente arrivo anch'io a recensire! avevo letto questa storia poco dopo la sua pubblicazione, ma non ero riuscita a lasciare una recensione ... mi rifaccio subito però! ^^

che cosa posso dire? è una storia magnifica, che dipinge con poche e sapienti pennellate un quadro che ci viene fatto intuire e non viene mai detto esplicitamente, cioè i sentimenti dei signori degli elfi dopo la guerra dell' anello. è assolutamente superba la descrizione che dai di Lothlorien, di come gli orchi attaccano la frontiera e della guerra dell' Anello, e quel gli alberi piansero rugiada mi ha commosso incredibilmente! pare quasi di vedere gli alberi come creature vive, che piangono la morte dei loro fratelli. ed è bellissimo anche quando descrivi il momento che, sì, Sauron è stato sconfitto, ma con lui se ne andrà tutta la "poesia" del mondo, tanto che il suolo pare quasi non essere più fertile come un tempo, e l'aria più fredda, e Galadriel lo sa, e in lei si acuisce la nostalgia di casa.
 e nel secondo pezzo sono ancora gli alberi a parlare, trattenendo con loro il ricordo di Elrond e della sua casa (splendido il modo in cui l'hai descritta, come un rifugio per la speranza) anche quando la memoria degli uomini svanirà da essa. so bene quanto ami questo personaggio (amore che condivido anch'io <3) ed è palpabile in queste righe, il suo struggimento e il suo desiderio di ricongiungersi con la sua sposa, coi suoi genitori, una mancanza che un tempo era sopportabile ma che ora non lo è più. ed è bellissimo anche il piccolo accenno a Celeborn  che va a vivere a Imladris dopo la partenza di Galadriel, con gli alberi, ultimi testimoni della magia di quel luogo, che lo salutano.
meravigliosa anche la descrizione di Eryn Lasgalen! mi sono sempre chiesta cosa fosse poi accaduto alla fine a Thranduil e ho apprezzato la tua scelta di fare partire anche lui, alla fine di tutto. è assolutamente sublime l'immagine che descrivi in cui, malgrado il mare sia lontano da quei luoghi, il popolo delle stelle comunque riesce a trovare un altro modo per cantare al ritmo di esso, e credo che la descrizione del canto che nasce sotto le foglie mi abbia commossa del tutto <3
e la foresta che ricorda tutto l'orrore e la disperazione, ma al contempo tutti i momenti felici passati col suo sovrano, e che non vorrebbe lasciarlo andare, ma nonostante tutto Thranduil sa che non potrà rimanere lì per sempre, e che dovrà andarsene, o diverrà un'ombra come accadrà a quei suoi sudditi che rimarranno per sempre nascosti tra la foresta, senza poter lasciare il mondo degli uomini.
e ho adorato l'aggiunta del lamento di Galadriel, è una poesia che mi ha sempre commosso e che sono felice di trovare qui a dare enfasi alle tue meravigliose parole.
perdona la recensione decisamente sconclusionata, non credo di essere riuscita bene a trasmettere le emozioni che mi hai suscitato durante la lettura! sono così contenta che tu abbia scritto questa bella storia, spero di leggere qualcos' altro di tuo!

Feanoriel 

Recensore Master
28/02/15, ore 07:29
Cap. 1:

Assolutamente commovente questa nostalgia narrata dal punto di vista degli alberi. Tre boschi elfici, simili eppure diversi. Tre boschi in cui gli alberi restano muti testimoni di un passato che non tornerà più, memorie viventi di un'era in cui si poteva comunicare con loro. Gli uomini non sanno parlare agli alberi, ne avvertono, forse, la sottile nostalgia, la sofferenza o l'ostilità, ma hanno perso per sempre la capacità di considerarli parte inscindibile del loro stesso mondo.
Mi ha particolarmente commosso Thranduil che dice addio ad ogni albero e ad ogni filo d'erba. Grazie per averci regalato questa bellissima storia.

Recensore Junior
27/02/15, ore 16:30
Cap. 1:

Quando le porte di pietra saranno chiuse e ogni lacrima consegnata al vento, Eryn Lasgalen lo onorerà con l’ultima pioggia di primavera...

Struggente. Solo questo termine riesco a pronunciare per definire questo tuo splendido scritto. Struggente l'addio che le meravigliose creature che vi hanno vissuto lasciano al ricordo antico della natura nella Terra di Mezzo. Come non commuoversi di fronte allo svanire del fulgore dell'oro, dell'argento e delle melodie dei canti di Lothlórien; altrettanto impossibile rimanere indifferenti al lento sbiadire, agli occhi di Celeborn, del verde mondo che lo aveva trattenuto rimandando la sua partenza; ma più di ogni altro l'addio di re Thranduil scioglie il cuore e le lacrime. Colui che è stato re, ormai spoglio della corona simbolo di responsabilità e doveri ai quali mai si è sottratto, vaga tra le creature del bosco che tanto ama donando ad ognuna uno sguardo o un tocco della mano... loro non vorrebbero lasciarlo andare, dici, ma anche lui che tra loro ha vissuto, amato e sofferto per millenni ormai considera patria quel bosco forse più di quella al di là del mare. Il richiamo è innato in tutti loro, ma per lui sembra più doloroso il distacco dalla Terra di Mezzo o almeno è quello che io immagino... Ti giuro che ho pianto per ogni stelo d'erba, ma, come ben sai, io sono troppo sentimentale e gli addii per me sono paragonabili in un certo senso ad una "morte", nonostante in certi casi non vi si possa sottrarre non essendoci altra scelta... rimane uno struggente senso di vuoto che, in questo caso, tu hai reso in maniera sublime, come sempre. Ti perdono per ogni lacrima consegnata al vento, perché leggerti è sempre un immenso piacere.
Un abbraccio!
D.B.

Recensore Junior
26/02/15, ore 22:27
Cap. 1:

Ciao Targaryen felicissima di rivederti con un'altra delle tue splendide storie. Cosa posso dire... sono senza parole, veramente. Mi sono commossa ad ogni singolo pezzo che hai scritto, anche se devo essere sincera, quello su Thranduil mi ha catturata di più. Ad ogni modo, ogni punto di vista dei personaggi è davvero splendido... Giuro sono così commossa che non riesco a trovare le parole. Sì mi hai fatta piangere... un'altra volta!
Grazie ancora per questa fic e ancora complimenti.
Un abbraccio e a presto :)

Recensore Veterano
26/02/15, ore 21:31
Cap. 1:

Ieri sera ho visto che avevi postato e ho pure provato a leggere, ma stavo morendo di mal di testa e ho preferito tenermela per oggi. 

Ho una certa difficoltà a capire da dove iniziare. L'argomento è decisamente delicato per me, mi mette una depressione addosso già quando si tratta di grandi come Galadriel - che cavoli, per lei tornare a Valinor è tornare a casa! non posso immaginare nemmeno una frazione di quello che prova lei - ed Elrond - che tesoro caro torna dai genitori e dalla moglie, alleluia, per quanto si lasci indietro i figli e lì depression assurda - quindi figuriamoci se ci metti pure Thranduil di mezzo, vuoi uccidermi proprio!

Ma vado con ordine, o almeno, ci provo. 

Comincio con le note tecniche mi sa, perché sono strettamente legate a quelle legate alla storia. Il narratore che sembra onnisciente (altro narratore di cui non vado pazza, sarà per l'abuso a cui viene sottoposto, giustificandolo poi come "eh ma lo faceva il Manzoni" - ma non vado a impelagarmi in questo discorso), ma si rivela essere... La memoria, come dice il titolo, ma degli alberi: la trovo una scelta di narratore bellissima, più poetica e dolce di quanto si direbbe e che mi ha fatto sentire una tristezza e una malinconia incredibili, e non a me come lettrice, ma a me che mi immedesimo negli alberi.
Davvero ottimo lavoro, coinvolgente e, ripeto, poetico. Ma sulla poesia delle frasi che hai scritto mi soffermerò nel parlare di ogni bosco, perché WOW questa lettura è stata una meraviglia per il mio spirito per nulla poetico, che però si è lasciato coinvolgere dalle parole con cui hai raccontato le memorie degli alberi. Finora mi è capitato solo con un'altra scrittrice perciò... Chapeau!

Lothlorien. Lothlorien e la sua pace incantanta, e il tributo ai giardini di Lorien al di là del mare. Ma soprattutto, quel che mi ha fatta impazzire di gioia è l'accenno agli attacchi che ha subito il regno di Galadriel durante la Guerra dell'Anello! Non solo amo questi avvenimenti e mi incuriosiscono da morire (perché non li hai descritti, Tolkien, perché!), ma come li hai resi sono commoventi come speravo e come fino a oggi ho potuto solo immaginare, in maniera vaga. 
Quale migliore introduzione di questa: Ebbe inizio un giorno di marzo, quando le creature di Melkor infangarono l’oro dei sentieri avvelenando la terra con il sangue e con l’odio. 
L'immagine è così potente, rende a meraviglia lo strazio del vedere invaso un rifiugio sicuro, anche se in realtà gli Orchi - se non ricordo male - non entrarono mai a Lothlorien, un attacco diretto non fa che minare quel senso di sicurezza che dava la sospensione del tempo in cui era avvolto il bosco e le morti dei soldati per difendere quel che resta di quella pace sono terribili, soprattutto a pensare che magari molti di quei morti non avevano mai combattuto nell'Ultima Alleanza e avevano sempre vissuto nella Lothlorien protetta dall'anello di Galadriel.
E vogliamo parlare dei signori di Lothlorien? E di questa frase meravigliosa: Nenya è un frammento di stella che abbellisce il suo dito ma che non può più curare la terra, ancora verde agli occhi di Celeborn ma vuota a quelli di lei. - il contrasto che c'è tra le due visioni del bosco, riflesso di quelle che saranno le scelte dei due! Ho riletto questa frase varie volte, perché credo che non ci sarebbe modo migliore di mostrare cosa porta Galadriel a considerare il suo "lavoro" nella Terra di Mezzo concluso e cosa spinge Celeborn a restare. Stupendo, semplicemente stupendo! 

Elrond è un personaggio per cui non sento un legame immediato come con Galadriel o Thranduil, ma devo ricordarmi la sua storia per connettermi con lui e il pezzo su Imladris ci riesce tra gli accenni ai suoi genitori, a Celebrian e anche ai suoi figli, non posso che lasciarmi sommergere dalla voglia di abbracciarlo.
Ma ho amato anche il riferimento alla nascita di Imladris, alla sua origine durante la Seconda Era, quando era nata per far svenare gli eserciti diretti a combattere Sauron e alla fine è diventata un rifugio per tutti i superstiti delle ere passate. 
Ovviamente, ho amato questa frase: Gli occhi placidi tradiscono il desiderio di ricongiungersi a lei e agli affetti lontani, sopportabile un tempo ma ora fiamma che ottenebra i sensi. – perché mi ricorda chi è Elrond, cosa c’è nel suo passato e nel suo futuro e lo fa con poche parole, nessuna di queste è un nome delle persone a cui lui pensa, ma mi fa pensare a ognuna di loro. 

E poi passiamo a Eryn Lasgalen e il suo sovrano – ormai ex. Ho amato questo pezzo dalla prima all’ultima parola, ritrae la foresta alla perfezione e mi ha decisamente commossa. Sarà che ho un legame emotivo più forte con Thranduil e la sua storia, ma rileggo quello che hai scritto e sento un groppo in gola, perché l’idea di Thranduil che salpa per Valinor mi mette una tristezza infinita, ma tu hai spiegato tutti i motivi per cui lui partirebbe nel canon. Non posso che darti ragione, non potrei fare altrimenti!
Amo il rapporto tra Thranduil e la foresta che dipingi, amo anche qui l’accenno alla battaglia combattuta durante la Guerra dell’Anello, quella battaglia sotto gli alberi di cui ho sempre voluto leggere e di cui non so se scriverò mai. Amo anche il ritratto della foresta quando non era sommersa dall’oscurità, il riferimento ai canti e alle risate, e come questa foresta sia veloce nel dimenticare il male che l’ha abitata… proprio come la Terra di Mezzo dopo la Guerra dell’Anello, in cui la memoria degli Uomini ha dimenticato i secoli di oscurità. Il paragone tra la Eryn Lasgalen e la Terra di Mezzo è azzeccatissimo :°)
E quando si parla della lontananza dal mare e questa frase stupenda: Eppure, a volte, non serve che il mare si annunci e non sempre il canto nasce con la danza delle foglie. Spesso, per il popolo delle stelle, esso germoglia nel cuore ed è un canto che non ha voce né rimedio. – sarà che mi è rimasta quell’impressione che avevo da ragazzina che il viaggio verso Ovest fosse una sorta di allegoria della morte degli Elfi che salpavano verso Valinor, ma mi mette una tristezza immane pensare a Thranduil (e a Legolas, nei miei primi tempi da fan di Tolkien) lasci la Terra di Mezzo per il Reame Beato. Ma, come ti ho detto prima, tu mi hai ricordato tutte le motivazioni che ha.
Amo questo pezzo alla follia, lo citerei per intero, ma mi limiterò a commentarti delle frasi che trovo più potenti delle altre.
Una è di certo questa: Esita talvolta, quasi fosse indeciso tra il restare ancora e il partire. Eryn Lasgalen non vorrebbe lasciarlo andare, ma il re del Reame Boscoso si è fermato più a lungo di quello che avrebbe voluto, e ora la musica si è gonfiata nel suo cuore come le bianche vele che lo attendono per condurlo nella patria di cui la sua stirpe non ha mai veduto lo splendore. Non vi è più nulla che lo trattenga, nessun popolo da proteggere e nessuna terra da risanare. – non è una frase, è quasi un intero paragrafo, ma è così Thranduil! È Thranduil in parole e… okay, lo ammetto, sto piangendo. Ti ho detto che questo è un argomento delicato per me e tu lo hai reso meglio di come avessi mai potuto immaginare. Il modo in cui racchiudi la storia di Arda, degli Eldar e di Thranduil in queste frasi è stupendo, lascia trasparire le tue conoscenze quasi senza che il lettore se ne renda conto. E poi, questa descrizione è THRANDUIL. Non smetterò mai di dirlo!
E un’altra è questa: Dirà addio alle sue aule, alle colonne strappate alla roccia e alle sale in cui ha gioito e sofferto, e saluterà coloro che non vedranno mai Valinor e il cui ricordo scomparirà dal mondo degli uomini rendendoli trasparenti come spiriti. – altro boccone amaro di sempre, l’idea che gli Elfi rimasti svaniscano e si trasformino spiriti, in ricordi, in racconti di fate, è così deprimente! Ma capisco l’intenzione che aveva Tolkien, ciò non toglie che la cosa mi rattristi da morire. L’idea che questo amore per la Terra di Mezzo che spinge gli Avari e alcuni Eldar “misti” come i Silvani a restare, li porti anche a “distruggersi”, a perdere consistenza, cosa che non accadrebbe a Valinor. 
La pianterò di dire che è triste e la pianto di incollarti frasi, ma fidati quando ti dico che il pezzo che hai dedicato a Eryn Lasgalen è il mio preferito e mi ha distrutta del tutto.

Sono certa di non aver detto tutto e le note tecniche te le ho messe all’inizio, perciò direi che posso inspirare a fondo, riprendermi e ringraziarti per questo bellissimo racconto. Grazie, grazie, grazie!

A risentirci,

Kan

P.S.: ti devo ancora delle risposte, non le ho dimenticate, sono solo indietro su tutto! Spero mi perdonerai!
P.P.S.: ho scritto un mostro, omg! Mi dispiace, ma spero che possa farti piacere e, soprattutto, che ti faccia capire quanto ho apprezzato :°)

Recensore Master
26/02/15, ore 00:08
Cap. 1:

Non credo di riuscire a trovare le parole giuste per commentare questo scritto come meriterebbe.
Ho i brividi. Ho le lacrime agli occhi. Ed era tanto, tanto tempo, che una fanfiction non riusciva a farmi piangere e a toccarmi il cuore in questo modo.
Innanzitutto, sappi che le parole dell'"Addio di Galadriel" con cui hai aperto il racconto mi fanno piangere ogni volta che le leggo, perciò l'inizio è stata una bella stoccata. Ma la storia... Sei riuscita a evocare ogni cosa con un'intensità struggente.
i Mellirn di Lorien, la distruzione operata da Sauron, e l'inquietudine e il desiderio di tornare a Valinor che albergano lel cuore di Galadriel... E poi Imladris.... Ancora una volta non ti sei smentita e, con poche, sapienti parole hai mostrato tutto il tuo amore per Elrond, amore che, peraltro, condivido appieno.
E poi Celeborn... Sei riuscita a dare dignità anche a lui, ed è cosa difficile, più unica che rara! XD. Seriamente, non credo di averne mai letto una resa tanto appropriata. E' la prima volta che riesco davvero a comprenderlo e a provare empatia e qualcosa di simile all'affetto nei suoi riguardi.
Ho adorato anche la tua descrizione di Erin Lasgalen e di Thranduil: non ho particolare simpatia per quest'ultimo, ma tu lo hai reso ottimamente, così malinconico e inquieto... Proprio il Thranduil che Tolkien ci mostra nei suoi racconti, e questa è una cosa meravigliosa.
Il canto di Galadriel accompagna l'intero racconto in maniera magistrale, contribuendo a creare un'atmosfera dolce e carica di malinconia... Davvero un ottimo lavoro!
Ti chiedo perdono, ma non riesco a dire altro. Davvero, credo di essere ancora piuttosto scossa (in positivo, naturalmente!)
Ti faccio i miei più sinceri complimenti per questo racconto scritto in maniera impeccabile, da cui si evince un profondo amore per gli Eldar e un rispetto altrettanto profondo per le opere del Professore.
Spero di vederti più spesso da queste parti, lo spero veramente.
Un abbraccio
Melianar
P.S.: nel mio farneticare ho dimenticato gli alberi... Come ho potuto? Hanno un ruolo tanto pregnante... Tanto particolare... E tanto bello. Il loro sentire pare quasi intrecciarsi ai pensieri dei diversi Elfi, e ciò avviene con una naturalezza che incanta.
Tolkien amava molto gli alberi e ne deprecava l'inutile distruzione, perciò credo che questo racconto sia ancor più un omaggio alla sua opera. Grazie ancora per averlo scritto!
(Recensione modificata il 26/02/2015 - 01:01 am)