Recensioni per
(Brevi) Lettere di una Figlia
di Melinda Pressywig

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
03/01/16, ore 14:12

è davvero vivida la decrizione che, attraverso questa serie di lettera, hai tracciato di questa giovane e del dolore per la sua perdita. Margherita è una donna che non riesce ad affrontare la vita di petto; a differenza della sorella che prende e parte per l'Inghilterra, lei si premura piuttosto di rendere gli altri fieri di lei, piuttosto che soddisfare le proprie aspirazioni. Forse teme un po' la vita, Margherita, e questo spiegherebbe perché scrive per tanto a lungo alla madre deceduta. Scelta originale e coraggiosa quella di dipingere una protagonista che non sia una "eroina", e ben riuscita.
Lo stile è indiscutibilmente appropriato: ti servi di vocaboli ricercati e anche in disuso, di un registro alto, che si sposano con la portata della protagonista. Eppure, nonostante lo stile raffinato, la lettura non risulta pesante, il che permette di apprezzare meglio la storia.
Ottimo lavoro, complimenti!

Clytie

[Recensione partecipante all'iniziativa "Babbo Natale Segreto 5.0" del gruppo facebook 'HPeace&Love]

 

Recensore Master
08/06/15, ore 22:04

Sesta classificata al contest “Academy Emotions”: (Brevi) lettere di una figlia, Melinda Pressywig
 
Grammatica e sintassi: 7,25/10.
“...poi i miei pensieri titubanti sono stati interrotti dai sospiri affranti di Clara, è scoppiata a piangere...”
Meglio i due punti, perché vai a raccontare perché Margherita è stata interrotta. (-0,1)
Temo mi abbia influenzato, anch'io vi ho sognato.”
Qui è la stessa cosa, ma se non vuoi riutilizzarli puoi aggiungerci un “poiché” o qualcosa di analogo. (-0,1)
Oh madre, eppure...”
Essendo un vocativo, va la virgola anche dopo “oh”. (-0,1)
Era per me fonte di dispiacere vedervi così, ho provato compassione...”
Per la consecutio temporum, questo verbo dovrebbe essere al passato remoto. (-0,3)
“...ma le lacrime mi hanno offuscato la vista e non riuscivo a controllarmi.”
Anche stavolta preferirei un altro tempo verbale, magari un passato prossimo. (-0,3)
“...e quando i vaneggiamenti diventavano intensi, mi chiedeva...”
Manca una virgola, poiché dopo “intensi” hai chiuso un inciso, ma hai dimenticato di aprirlo. (-0,1)
“...ho chiesto al rispettabile padre se potevo conservare...”
Questo verbo è ambiguo, credo che “potessi” sia più corretto. (-0,25)
“...rilassata, in contrasto con quel vestito grigio e guardate...”
Di nuovo andrebbe una virgola, perché hai aperto un inciso dopo “rilassata” e non l’hai chiuso. (-0,1)
“...ho insisto nel farmi raccontare...”
Errore di battitura. (-0,2)
Lo so madre, voi sarete...”
Manca la virgola prima di “madre”. (-0,1)
“...ma non angustiatevi, il padre non ha provato vergogna...”
Andrebbero meglio i due punti in questo caso, per dare un differente tono al periodo, e anche perché vai a spiegare il motivo per cui la madre non dovrebbe angustiarsi. (-0,1)
“...si sposta di città in città e quando ritorna, allieta...”
Manca una virgola che apra l’inciso che hai chiuso dopo “ritorna”. (-0,1)
“...vero madre?”
Anche tra queste due parole ci vuole una virgola. (-0,1)
“...mi ha enunciato la sua proposta per me inaspettata...”
Se già dici “mi ha enunciato”, questo “per me” è una ripetizione del “mi”. Trasformerei quest’ultima parte in: “mi ha enunciato la sua proposta inaspettatamente”, che sembra anche essere più musicale nel contesto. (-0,25)
Mi rammarico non avervi scritto...”
Penso che manchi una preposizione. (-0,2)
Scusatemi madre...”
Manca la virgola. (-0,1)
“...un uomo alto, dai capelli bianchi, mi ha accolto come...”
Per come hai posto la frase, forse sarebbe più adatto dire “che mi ha accolto”. Oppure, puoi mettere un punto e virgola al posto della virgola dopo “bianchi”, ma ti suggerisco comunque la prima opzione. (-0,25)
 
Stile e lessico: 7,5/10.
Devo dirti delle cose, qui, che non pensavo avrei mai detto proprio a te, ma immagino sia dovuto a quella che hai descritto come triste inattività. Non c’è che dire: posso capirti fin troppo bene. Ma andiamo con ordine.
Prima di tutto, devo dire che – a parte qualche blanda scivolata, magari anche solamente soggettiva – hai saputo mantenere bene il lessico antiquato che hai scelto: è una scelta che reputo difficile, poiché riduce i margini di manovra che in una lettera dovrebbero volgere invece verso le più ampie libertà. Certo, essendo la storia ambientata in passato, magari le libertà erano relative, ma comunque trovo che ti sia destreggiata in modo dignitoso.
Ciò che invece mi ha fatto storcere il naso dello stile, che comunque riconosco come curato e lo apprezzo per questo, è in generale l’impostazione delle frasi. Se noti, nella grammatica ti ho corretto qualche virgola con dei punti e virgola o dei due punti; in genere, tendo a non farlo, perché è una questione soggettiva. Ma nel tuo caso ho davvero faticato e mi sono sentita in dovere di segnalarti almeno i casi più evidenti di punteggiatura poco adatta. Mi spiego meglio: le tue frasi sono tutte “bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla” in modo spaventosamente ritmico e quasi asettico, e questo non va bene. Non c’è un incedere imprevedibile, tipico di qualsiasi testo. Le frasi sono molto brevi, oppure infinite e inframezzate solamente da virgole. Il testo in questo modo perde tutte le sue attrattive, perché non possiede un ritmo accattivante o altro. È monotono, tristemente.
Ad ogni modo, come ti ho accennato prima, riconosco anche la tua attenzione nella scrittura – a partire dalla pressoché totale assenza di ripetizioni per terminare banalmente nell’impaginazione – e l’ho apprezzata molto. Forse sai quanto mi infastidiscano le persone pressapochiste, soprattutto quando si scrive. E questa tua caratteristica è senza dubbio sempre stata molto apprezzata, perlomeno da me.
Concludo con un paio di appunti, principalmente a livello lessicale (ma non solo):
“... la morte vi ha colto in sogno...”
Preferirei che dicessi “nel sonno”, perché così sembra che la morte sia apparsa come un angelo alla Madonna (o qualcosa del genere). E, in effetti, mi pare che si dica proprio “nel sonno” anche dal punto di vista più prettamente lessicale.
“...eppure ho già vissuto tali momenti, per me è straziante riviverli.”
Questa frase è poco chiara, in particolare la questione di “eppure”. Non so, mi sembra che non sia la congiunzione più adatta, o forse manca qualcosa più avanti. Magari, invece, non ho semplicemente capito cosa intendevi dire; ti consiglio di rivedere.
Egli ne custodisce un secondo, in cui siamo ritratte...”
Questa frase destabilizza il lettore, perché sei un po’ saltata di palo in frasca. In realtà non è tanto questa frase, quanto la precedente, in cui Margherita commenta quanto fosse bella sua madre. Quella frase, sebbene sia coerente, spezza il discorso del quadro e fa perdere il filo della questione.
“...con un vestito di un verdone scuro.”
Quest’espressione è in contrasto con il lessico della frase. Sembra più appartenere a un lessico povero, quindi ti suggerisco di sostituirla.
“È una specie di binocolo...”
In realtà si tratta di un monocolo.
 
Originalità: 3/5.
L’ho detto spesso, in questo contest, ma valutare l’originalità della tua storia non è stato facile. Nel tuo caso, però, non in senso strettamente positivo. Prima di tutto, sebbene tu abbia detto nelle note di aver ambientato la storia in un passato vagamente distopico, io capisco solo dal lessico che non siamo nel presente (e da pochi altri dettagli, che però balzano all’occhio solo partendo prevenuti all’idea che la vicenda non sia dei giorni nostri). Quindi, ho fatto fatica a contestualizzare e non posso darti un punteggio molto elevato per questo. È però anche vero che, quando una persona scrive delle lettere, dà per scontato che l’altra persona sia della stessa epoca e non abbia bisogno di dettagli troppo approfonditi. Nonostante ciò, magari, almeno l’anno nella data delle lettere sarebbe stato più apprezzato, quantomeno come formalità – e mi avrebbe aiutata a orientarmi.
Oltre a questo, ho poco afferrato il punto della questione. È vero, Margherita scrive a sua madre perché soffre per la sua assenza, ma, essendo questo un racconto scritto da te e non davvero delle lettere di Margherita, si presuppone che vi sia un messaggio, uno sviluppo introspettivo e psicologico del personaggio per cui, arrivati alla fine, non venga da chiedersi: “e allora?”. Mi viene da notare che pian piano le lettere si diradano, diventano una specie di obbligo morale fino a terminare. Sembra che Margherita abbia elaborato il lutto e trovato qualcosa da fare nella sua vita, ed è una bella cosa, però se è questo il messaggio allora lo trovo labile, sviluppato solo nelle ultime righe e quasi affrettato. Ponendo l’attenzione su questa cosa, noto anche che inizialmente le lettere erano solamente piene di dolore, mentre proseguendo si sono arricchite di dettagli come il dipinto, il caleidoscopio, il viaggio di Clara. Però, ti ripeto, mi sembra poco evidente, forse incerto e decisamente poco incisivo. L’idea di base – se è questa, di nuovo – è buona, però non l’hai sviluppata al meglio e andrebbe potenziata un po’. Ho avuto l’impressione che tu per prima non fossi convinta, ecco. Ma dimmi se sbaglio.
Ti riporto ora due cose che mi sono poco chiare. Te le faccio presenti qui perché, insieme all’originalità, ho pensato di inserire qualche elemento sulla coerenza e lo sviluppo della trama (d’altra parte, dove avrei potuto dirlo se non qui?).
È l'unico modo a mia disposizione per non dimenticare le vostre fattezze.”
Avendo un ritratto di sua madre in camera, come Margherita stessa afferma, questa frase non è veritiera. Puoi dire che è l’unico metodo per ricordarsi insieme a lei, oppure per notare le eventuali somiglianze tra loro… vedi tu, insomma.
Cara madre, ho una lieta notizia da darvi: Clara è finalmente partita per l'Inghilterra.”
Perché “lieta”, se fino alla lettera precedente si sentiva sconfortata al pensiero di essere lasciata indietro da Clara? E, inoltre, è normale che sia partita con così poco preavviso? Dato che l’epoca non è delle più moderne, per organizzare un viaggio potrebbe volerci più di una settimana scarsa. Se invece Clara ha tenuto nascosto il suo piano e i suoi preparativi, allora due righe di risentimento o comunque di insofferenza per la segretezza della cosa avresti potuto scriverle. Dato che la madre non è lì presente, non può sapere tutto, e va da sé che Margherita dovrebbe spiegarle i dettagli.
 
Utilizzo dei pacchetti: 3 + 4/8.
1) Cartolina: “ottimista”.
Dunque... il motivo per cui avrei preferito non avere lettere (e forse il motivo delle 5000 parole “uniche”, o comunque quella cosa per cui ti era venuto il dubbio, era proprio questo) perché è fin troppo facile introdurre i sentimenti un poco alla volta. Il rischio è, quindi, di non introdurle in modo graduale e ragionato, rovinando la storia e perdendo punteggio. Cosa che effettivamente è successa, perché lei ci lascia preoccupatissima per il futuro e quando la ritroviamo è traboccante di ottimismo, senza permetterci di capire bene perché.
Non è che tu abbia gestito male la cosa per tua incapacità, perché ci sta che Margherita non stia a documentare a sua madre tutto ciò che le succede, soprattutto se deve prendere carta e penna e perdere del tempo. Quindi la mancanza nell’uso di questo pacchetto è proprio la lettera stessa: ti sei penalizzata da sola, in poche parole; se avessimo vissuto tutto quanto insieme alla tua protagonista forse il sentimento non sarebbe rimasto relegato in un angolino in fondo alla storia, tutto qua.
La cartolina è inserita bene, d’altro canto, ed è anche collegata vagamente all’ottimismo: Margherita è di buon umore e la cartolina di Clara amplifica il sentimento, giustificandolo anche. Diciamo che ti sei aiutata a rendere più verosimile le emozioni usando l’altra parte dei pacchetti, e questo è davvero curioso perché è come se avessi fatto del riciclaggio. Molto brava. L’unica cosa è che forse una cartolina dall’Inghilterra a... all’Italia (a giudicare dai nomi dei personaggi) non è così veloce ad arrivare. Quindi, come forse ti ho già detto da qualche parte nella valutazione – perdonami, non vado in ordine con la griglia – l’unica cosa sarebbe rivedere un po’ meglio le date delle varie lettere.
2) Agrumi: “tormentato”.
Questo è stato l’unico pacchetto di cui mi sono sentita veramente soddisfatta, forse uno dei meglio utilizzati dell’intero contest. Il tormento dell’assenza di un genitore è molto forte, forse il tormento per antonomasia – almeno per me –, quindi l’ho trovato utilizzato al meglio. È proprio il tormento che dà vita alla storia, perché se non ci fosse stato Margherita non avrebbe mai sentito il bisogno di scrivere le lettere. È il motore di tutto quanto ed è molto bello notare come vada calando man mano che le parole si susseguono. Inizialmente è l’unica cosa visibile, l’unica a cui si possa dare attenzione; poi passa un po’ in secondo piano per cose più materiali, come i ritratti (che però sono comunque legati al tormento, dato che la protagonista desidera rivedere sua madre) o anche meglio con il caleidoscopio; infine passa in secondo piano per avvenimenti importanti, come la partenza di Clara e le nuove occupazioni che Margherita trova nella sua vita. Ho presupposto che, inizialmente, il tormento servisse a colmare l’assenza della madre, e che poi sia subentrato qualcos’altro e il tormento – sebbene la mancanza di una persona amata non se ne vada mai – abbia lasciato il posto a cose meno sofferenti. È un’ottima crescita di un personaggio, un lampante e cristallino modo di affrontare il trauma, e sei stata molto brava.
Anche l’utilizzo della parola mi è piaciuto: le zie sono quelle a cui, di solito, si associano gli odori, soprattutto se sono prozie (non mi sembra che fosse questo il caso, ma correggimi se sbaglio). Quindi l’odore di agrumi con il suo cesto è stato molto evocativo. Mi è piaciuto moltissimo, perché avrei sentito zia Flora un po’ meno zia se non avesse avuto un odore a cui associarla. Brava.
 
Pacchetto bonus: 2/2.
Caleidoscopio: “di sasso”.
Anche qui il sentimento è sì inserito bene; non si poteva pretendere che fosse graduale, altrimenti rimanere di sasso sarebbe stato impossibile. Allo stesso modo, non potevo pretendere che fosse inserito prima o che lo stupore rimanesse costante per tutta la storia, perché sarebbe stato molto difficile da mantenere. Per definizione, lo stupore è un flash (rimanerci di sasso è anche più forte come immagine e quindi il discorso vale a maggior ragione) e l’hai inserito bene. Clara ha taciuto a lungo su questo suo pensiero, rivelandolo presumibilmente dopo aver già organizzato tutto, e sono d’accordo con Margherita sul rimanerci male! Io mi sarei proprio offesa, probabilmente, se mi avessero fatto uno scherzo del genere; ma Margherita è tranquilla e posata, beata lei.
Il caleidoscopio c’è; non è propriamente un binocolo, come ti ho fatto notare già prima, ma c’è. Il fatto che Margherita lo reputi molto adatto a lei mi fa un po’ specie, perché non mi sembra una persona molto allegra; ma dopotutto noi la conosciamo solamente attraverso delle lettere scritte in preda alla tristezza, quindi il mio ragionamento non vale granché. Mi piacerebbe sapere di più di lei, o forse avresti potuto dire, parlando appunto di questo dono, quanto avrebbe desiderato essere (la butto lì, sto proprio inventando, anzi sto direttamente plottando sulla tua storia) felice come prima che la madre si ammalasse, in modo da poterlo apprezzare appieno. Ma comunque non si può dire che sia inserito a caso. Tanto per dire: se l’avessi inserito in classiche e terribili espressioni quali “un caleidoscopio di colori” allora ti avrei tolto dei punti, ma così sei stata sobria e, per l’appunto, ragionata, quindi posso solo dirti brava.
 
Gradimento personale: 3/5.
Ora, mi dispiace dirtelo così, ma non mi sono quasi per nulla sentita coinvolta nella storia. È scritta in modo molto corretto, è vero, e sai bene quanto io apprezzi la buona grammatica, ma lo stile così poco incisivo mi ha un po’ bloccata nell’immedesimarmi in Margherita, che a tratti non è stata nemmeno la più simpatica delle protagoniste. Sono sempre molto intrigata dalle donne forti, forse più come Clara, che sa reagire al contrario di lei, e quindi ho faticato a legarmi all’autrice delle lettere... la storia è anche in prima persona, per cui è stato un po’ difficile.
Un’altra cosa è che non amo le lettere, purtroppo, anche se un insieme di epistole è già più apprezzabile di una lunga lettera unica. E lo scopo che hai dato a Margherita, il motivo per cui ha preso una penna e si è messa a scrivere, è senza dubbio più ragionevole di chi decide di scrivere cose a caso. A mio avviso, una lettera deve avere un motivo, e il background che tu hai costruito – l’epoca, l’assenza totale del destinatario, la solitudine – è stato molto ragionato; quindi l’ho apprezzato, sebbene non fosse il mio genere preferito.
Ti va anche il merito, sebbene controcorrente rispetto ai miei gusti e a ciò che ti ho detto poco fa, di aver scelto di scrivere di una donna senza pugno di ferro, perché è fin troppo facile creare un carattere forte, spavaldo e quant’altro, ma sedersi alla scrivania e calarsi nella parte di un essere umano pieno di insicurezze è quanto di più arduo possa esistere – o almeno lo sarebbe per me. Per cui mi complimento con te per questo, perché, sebbene la tua sia stata una delle storie più lontane dai miei gusti tra quelle consegnate, sono comunque riuscita ad apprezzarla almeno in parte. E, se mi conosci almeno un po’, sai che non è affatto facile.
 
Totale: 29,75/40.

Recensore Master
08/06/15, ore 17:15

Ciao Mel!

Eccomi a lasciarti la valutazione, come promesso!
Sono davvero contenta della tua partecipazione al contest, e grazie mille per i complimenti. :)

6° Classificata al contest "Academy Emotions" indetto da Giuns e me sul forum di EFP.

Grammatica e sintassi:
–        “Vi rivedo immobile, senz'anima, di voi rimane solo un corpo... appassito.”
Dopo “senz’anima” metterei il punto e virgola, al posto della virgola;
–        “Eppure i medici ci avevano rassicurato, la condizione non sarebbe rimasta critica a lungo, ci avevano assicurato che sareste tornata in forze”
Rassicurato – assicurato: è una ripetizione;
–        “… in contrasto con quel vestito grigio e guardate un punto lontano.”
Dopo “grigio” ci andrebbe la virgola perché in questo caso “in contrasto con quel vestito grigio” è un inciso;
–        “… dice che sono abbastanza grande da trovarmi un impiego, Clara l’ha già trovato due anni fa.”
Dopo “impiego” chiuderei con un punto e virgola;
–        “A voi potrà sembrare una diavoleria infantile ma…”
Dopo “infantile” dovresti mettere la virgola;
–        “Mi rammarico non avervi scritto…”
In questa frase manca la preposizione “di”; oppure potresti scrivere “Mi rammarica non avervi scritto…”;
–        “Zia Flora è fiera di me, mentre il padre ha già espresso le sue congratulazioni”
Tra le emozioni espresse dai due parenti non vi alcuna differenza, essendo entrambi contenti. Preferirei tu inserissi un “e”, anziché il “mentre”;
–        “E forse riuscirò ad allentare la stretta al mio cuore tormentato. Sono sicura che riuscirò…”
–        C’è la ripetizione di “riuscirò”.
Un'altra cosa che vorrei farti notare – ma è più una mia fissazione – è la d eufonica anche dove le vocali non combacino: forse per il registro che hai usato si adatta bene, ma a me piace poco. Detto questo, ho deciso di non contartela come errore solo perché conto sul fatto che sia più una scelta stilistica che una regola alla quale ti attieni sistematicamente. 8.40/10
 
Stile e lessico:
Non mi ritrovo spesso di fronte a storie scritte con registri così formali, ambientate in epoche in cui ai genitori si dava del “voi” e verso cui si portava un rispetto quasi regale. Devo dire che ho apprezzato molto la tua scelta, e ho davvero goduto credibilità che sei riuscita a donargli. Ogni tanto ho trovato che alcuni termini risultassero un po’ forzati, ma niente che abbia tolto scorrevolezza e valore alla storia. Quella questione della d eufonica, te la inserisco qua, proprio perché secondo me si tratta di una scelta stilistica quasi dovuta, visto il tono con cui le lettere procedono; resta il fatto che a me piacciono poco, ma questo è più un parere personale che una valutazione oggettiva. 8/10
 
Originalità:
Benché l’idea di fondo non sia la cosa più nuova che si sia mai letta, devo dire che il pacchetto completo in cui l’hai presentata l’ha resa originale a modo suo. La forma, il linguaggio, pur non essendo cose fresche, hanno il sapore della novità. Se non altro, ho apprezzato lo sforzo che ci hai messo e la volontà di scrivere qualcosa che ultimamente su efp è parecchio inusuale. 3/5
 
Utilizzo pacchetti:
Pacchetto 1: CARTOLINA – Ottimista:
Questa è una delle poche storie in cui ho trovato con il sentimento fosse presente veramente, senza limitarsi a citare la parola, ma facendola proprio percepire attraverso il personaggio. La nostra Margherita, in queste brevi lettere, ci rende partecipi di un ottimismo crescente, di un sentimento di speranza che nasce dalla volontà di non vivere solo di dolore e malinconia. La cartolina è inserita correttamente. 4/4
Pacchetto 2: AGRUMI – Tormentato
Bene anche qui. Come ti ho già detto, apprezzo davvero di cuore il fatto che, per quanto riguarda le emozioni, non ti limiti solo a scriverne il sostantivo, ma, al contrario riesci a far vivere i sentimenti della protagonista. Margherita, durante questo suo percorso di elaborazione del lutto, si ritrova spesso tormentata, angustiata; il periodo in cui si trova in mezzo tra il prima e il dopo, in cui deve decidere cosa fare della sua vita, se andare avanti o restare chiusa nel suo dolore e nella sua manca, è pieno di tormento. Hai reso perfettamente l’idea, e la parola “agrumi” compare in modo coerente, per cui brava! 4/4
Pacchetto Bonus: CALEIDOSCOPIO – Di sasso
Mi ha davvero incantato come hai inserito e raccontato di questo caleidoscopio, che fa sognare e che rende magico ogni colore, ogni sfumatura. Hai davvero fatto centro; così come lo hai fatto per quell’espressione “di sasso”. Non hai usato proprio queste parole, ma lo sgomento, lo shock, il rimanere senza parole, è presente spesso. Non è solo la questione di un istante; da quando è mancata la madre ha vissuto un periodo intero con gli occhi sbarrati pieni di sconcerto. Non posso ripeterti nient’altro che brava! 2/2
 
Giudizio personale:
Ultimamente mi è difficile trovare qualcosa che mi piaccia veramente, e devo dirti che questa tua storia mi ha stupita perché mi ha appassionata come non mi capitava da un po’.
Mi sono ritrovata ad apprezzare forse per la prima volta uno stile e un registro che poco masticavo e che non aveva mai avuto per me un appeal particolare, per cui non posso che dirti complimenti. Con qualche refuso in meno sarebbe stata sicuramente perfetta e avrebbe acquistato ancor più valore.  4/5
Totale Fair: 33.4/40

Un abbraccio e buona serata!

Fair
 

Recensore Master
26/03/15, ore 11:22

Eccomi qui, cara Mel!
Anche se recentemente sono stata abituata a storie allegre e frizzanti leggere questa lettera così triste mi ha ricordato anche il grande potere d'introspezione che hai.
Sei stata molto delicata nel tratteggiare il dolore di Margherita e poi, attraverso le sue parole, anche la rabbia e l'emancipazione di Clara, che vedo come un personaggio molto più forte e anticonformista.
Lo stile che hai adoperato è bellissimo, elegante e ben adeguato all'epoca in cui hai ambientato la storia. Traspare il dolore di Margherita che perde la madre, le lettere che si interrompono perché scoppia a piangere, il desiderio di sentir parlare ancora di lei dal padre, il caleidoscopio che sembra una nota di colore, per un breve istante, nella sua vita, poi il lavoro... ero convinta appunto che sarebbe stata Margherita, con un gesto di ribellione, a voler partire per l'estero, e invece no, è stata Clara, perciò il suo gesto viene descritto col punto di vista di Margherita ma ci lascia ben percepire la sua forza di carattere.
Hai rappresentato bene il primo mese di lutto, già a Novembre la rassegnazione e l'accettazione stanno prendendo anche Margherita.
Mi hai commossa e sei stata molto realistica, oltre ad aver utilizzato uno stile, così diverso dai leggeri testi nonsense, che mi è piaciuto, eccome se mi è piaciuto!
Elegante, rispettoso, malinconino... brevi lettere di sfogo di una figlia che teneva molto alla madre. Davvero un'ottima lettura, bravissima, cara!
in bocca al lupo per il contest!
Kiss! :*

Recensore Junior
19/03/15, ore 20:54

Primo! Primo! :P

Innanzitutto, non sai che piacere poterti leggere nuovamente! Ogni tanto capita che ritorni quassù e che, inevitabilmente, l'occhio mi cada sugli autori preferiti nella speranza che qualcuno abbia pubblicato qualche nuovo racconto.
Questa volta (evviva)
é toccato a te.

Bellissimo scritto comunque, spero che il contest ti dia la giusta considerazione.
É un racconto molto intimo e segue una linea narrativa che pur rappresentando uno sprazzo di vita "comune" ti tiene incollato alla storia. La decisione di trascriverla sotto la forma di un diario é davvero azzeccata.
La protagonista ha "forma" umana e nulla che lasci pensare a qualcosa nato dall'immaginazione, e giorno dopo giorno lasci intravedere la sua evoluzione "psicologica": ovvero come da una semplice lettera sia arrivata a sfogarsi inconsciamente sulle pagine di un diario scrivendo come se stesse effettivamente parlando con la madre.

Bravaa :) non so come possano essere gli altri racconti che partecipano al contest ma io tifo per te!
In bocca al lupo!