Sesta classificata al contest “Academy Emotions”: (Brevi) lettere di una figlia, Melinda Pressywig
Grammatica e sintassi: 7,25/10.
“...poi i miei pensieri titubanti sono stati interrotti dai sospiri affranti di Clara, è scoppiata a piangere...”
Meglio i due punti, perché vai a raccontare perché Margherita è stata interrotta. (-0,1)
“Temo mi abbia influenzato, anch'io vi ho sognato.”
Qui è la stessa cosa, ma se non vuoi riutilizzarli puoi aggiungerci un “poiché” o qualcosa di analogo. (-0,1)
“Oh madre, eppure...”
Essendo un vocativo, va la virgola anche dopo “oh”. (-0,1)
“Era per me fonte di dispiacere vedervi così, ho provato compassione...”
Per la consecutio temporum, questo verbo dovrebbe essere al passato remoto. (-0,3)
“...ma le lacrime mi hanno offuscato la vista e non riuscivo a controllarmi.”
Anche stavolta preferirei un altro tempo verbale, magari un passato prossimo. (-0,3)
“...e quando i vaneggiamenti diventavano intensi, mi chiedeva...”
Manca una virgola, poiché dopo “intensi” hai chiuso un inciso, ma hai dimenticato di aprirlo. (-0,1)
“...ho chiesto al rispettabile padre se potevo conservare...”
Questo verbo è ambiguo, credo che “potessi” sia più corretto. (-0,25)
“...rilassata, in contrasto con quel vestito grigio e guardate...”
Di nuovo andrebbe una virgola, perché hai aperto un inciso dopo “rilassata” e non l’hai chiuso. (-0,1)
“...ho insisto nel farmi raccontare...”
Errore di battitura. (-0,2)
“Lo so madre, voi sarete...”
Manca la virgola prima di “madre”. (-0,1)
“...ma non angustiatevi, il padre non ha provato vergogna...”
Andrebbero meglio i due punti in questo caso, per dare un differente tono al periodo, e anche perché vai a spiegare il motivo per cui la madre non dovrebbe angustiarsi. (-0,1)
“...si sposta di città in città e quando ritorna, allieta...”
Manca una virgola che apra l’inciso che hai chiuso dopo “ritorna”. (-0,1)
“...vero madre?”
Anche tra queste due parole ci vuole una virgola. (-0,1)
“...mi ha enunciato la sua proposta per me inaspettata...”
Se già dici “mi ha enunciato”, questo “per me” è una ripetizione del “mi”. Trasformerei quest’ultima parte in: “mi ha enunciato la sua proposta inaspettatamente”, che sembra anche essere più musicale nel contesto. (-0,25)
“Mi rammarico non avervi scritto...”
Penso che manchi una preposizione. (-0,2)
“Scusatemi madre...”
Manca la virgola. (-0,1)
“...un uomo alto, dai capelli bianchi, mi ha accolto come...”
Per come hai posto la frase, forse sarebbe più adatto dire “che mi ha accolto”. Oppure, puoi mettere un punto e virgola al posto della virgola dopo “bianchi”, ma ti suggerisco comunque la prima opzione. (-0,25)
Stile e lessico: 7,5/10.
Devo dirti delle cose, qui, che non pensavo avrei mai detto proprio a te, ma immagino sia dovuto a quella che hai descritto come triste inattività. Non c’è che dire: posso capirti fin troppo bene. Ma andiamo con ordine.
Prima di tutto, devo dire che – a parte qualche blanda scivolata, magari anche solamente soggettiva – hai saputo mantenere bene il lessico antiquato che hai scelto: è una scelta che reputo difficile, poiché riduce i margini di manovra che in una lettera dovrebbero volgere invece verso le più ampie libertà. Certo, essendo la storia ambientata in passato, magari le libertà erano relative, ma comunque trovo che ti sia destreggiata in modo dignitoso.
Ciò che invece mi ha fatto storcere il naso dello stile, che comunque riconosco come curato e lo apprezzo per questo, è in generale l’impostazione delle frasi. Se noti, nella grammatica ti ho corretto qualche virgola con dei punti e virgola o dei due punti; in genere, tendo a non farlo, perché è una questione soggettiva. Ma nel tuo caso ho davvero faticato e mi sono sentita in dovere di segnalarti almeno i casi più evidenti di punteggiatura poco adatta. Mi spiego meglio: le tue frasi sono tutte “bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla” in modo spaventosamente ritmico e quasi asettico, e questo non va bene. Non c’è un incedere imprevedibile, tipico di qualsiasi testo. Le frasi sono molto brevi, oppure infinite e inframezzate solamente da virgole. Il testo in questo modo perde tutte le sue attrattive, perché non possiede un ritmo accattivante o altro. È monotono, tristemente.
Ad ogni modo, come ti ho accennato prima, riconosco anche la tua attenzione nella scrittura – a partire dalla pressoché totale assenza di ripetizioni per terminare banalmente nell’impaginazione – e l’ho apprezzata molto. Forse sai quanto mi infastidiscano le persone pressapochiste, soprattutto quando si scrive. E questa tua caratteristica è senza dubbio sempre stata molto apprezzata, perlomeno da me.
Concludo con un paio di appunti, principalmente a livello lessicale (ma non solo):
“... la morte vi ha colto in sogno...”
Preferirei che dicessi “nel sonno”, perché così sembra che la morte sia apparsa come un angelo alla Madonna (o qualcosa del genere). E, in effetti, mi pare che si dica proprio “nel sonno” anche dal punto di vista più prettamente lessicale.
“...eppure ho già vissuto tali momenti, per me è straziante riviverli.”
Questa frase è poco chiara, in particolare la questione di “eppure”. Non so, mi sembra che non sia la congiunzione più adatta, o forse manca qualcosa più avanti. Magari, invece, non ho semplicemente capito cosa intendevi dire; ti consiglio di rivedere.
“Egli ne custodisce un secondo, in cui siamo ritratte...”
Questa frase destabilizza il lettore, perché sei un po’ saltata di palo in frasca. In realtà non è tanto questa frase, quanto la precedente, in cui Margherita commenta quanto fosse bella sua madre. Quella frase, sebbene sia coerente, spezza il discorso del quadro e fa perdere il filo della questione.
“...con un vestito di un verdone scuro.”
Quest’espressione è in contrasto con il lessico della frase. Sembra più appartenere a un lessico povero, quindi ti suggerisco di sostituirla.
“È una specie di binocolo...”
In realtà si tratta di un monocolo.
Originalità: 3/5.
L’ho detto spesso, in questo contest, ma valutare l’originalità della tua storia non è stato facile. Nel tuo caso, però, non in senso strettamente positivo. Prima di tutto, sebbene tu abbia detto nelle note di aver ambientato la storia in un passato vagamente distopico, io capisco solo dal lessico che non siamo nel presente (e da pochi altri dettagli, che però balzano all’occhio solo partendo prevenuti all’idea che la vicenda non sia dei giorni nostri). Quindi, ho fatto fatica a contestualizzare e non posso darti un punteggio molto elevato per questo. È però anche vero che, quando una persona scrive delle lettere, dà per scontato che l’altra persona sia della stessa epoca e non abbia bisogno di dettagli troppo approfonditi. Nonostante ciò, magari, almeno l’anno nella data delle lettere sarebbe stato più apprezzato, quantomeno come formalità – e mi avrebbe aiutata a orientarmi.
Oltre a questo, ho poco afferrato il punto della questione. È vero, Margherita scrive a sua madre perché soffre per la sua assenza, ma, essendo questo un racconto scritto da te e non davvero delle lettere di Margherita, si presuppone che vi sia un messaggio, uno sviluppo introspettivo e psicologico del personaggio per cui, arrivati alla fine, non venga da chiedersi: “e allora?”. Mi viene da notare che pian piano le lettere si diradano, diventano una specie di obbligo morale fino a terminare. Sembra che Margherita abbia elaborato il lutto e trovato qualcosa da fare nella sua vita, ed è una bella cosa, però se è questo il messaggio allora lo trovo labile, sviluppato solo nelle ultime righe e quasi affrettato. Ponendo l’attenzione su questa cosa, noto anche che inizialmente le lettere erano solamente piene di dolore, mentre proseguendo si sono arricchite di dettagli come il dipinto, il caleidoscopio, il viaggio di Clara. Però, ti ripeto, mi sembra poco evidente, forse incerto e decisamente poco incisivo. L’idea di base – se è questa, di nuovo – è buona, però non l’hai sviluppata al meglio e andrebbe potenziata un po’. Ho avuto l’impressione che tu per prima non fossi convinta, ecco. Ma dimmi se sbaglio.
Ti riporto ora due cose che mi sono poco chiare. Te le faccio presenti qui perché, insieme all’originalità, ho pensato di inserire qualche elemento sulla coerenza e lo sviluppo della trama (d’altra parte, dove avrei potuto dirlo se non qui?).
“È l'unico modo a mia disposizione per non dimenticare le vostre fattezze.”
Avendo un ritratto di sua madre in camera, come Margherita stessa afferma, questa frase non è veritiera. Puoi dire che è l’unico metodo per ricordarsi insieme a lei, oppure per notare le eventuali somiglianze tra loro… vedi tu, insomma.
“Cara madre, ho una lieta notizia da darvi: Clara è finalmente partita per l'Inghilterra.”
Perché “lieta”, se fino alla lettera precedente si sentiva sconfortata al pensiero di essere lasciata indietro da Clara? E, inoltre, è normale che sia partita con così poco preavviso? Dato che l’epoca non è delle più moderne, per organizzare un viaggio potrebbe volerci più di una settimana scarsa. Se invece Clara ha tenuto nascosto il suo piano e i suoi preparativi, allora due righe di risentimento o comunque di insofferenza per la segretezza della cosa avresti potuto scriverle. Dato che la madre non è lì presente, non può sapere tutto, e va da sé che Margherita dovrebbe spiegarle i dettagli.
Utilizzo dei pacchetti: 3 + 4/8.
1) Cartolina: “ottimista”.
Dunque... il motivo per cui avrei preferito non avere lettere (e forse il motivo delle 5000 parole “uniche”, o comunque quella cosa per cui ti era venuto il dubbio, era proprio questo) perché è fin troppo facile introdurre i sentimenti un poco alla volta. Il rischio è, quindi, di non introdurle in modo graduale e ragionato, rovinando la storia e perdendo punteggio. Cosa che effettivamente è successa, perché lei ci lascia preoccupatissima per il futuro e quando la ritroviamo è traboccante di ottimismo, senza permetterci di capire bene perché.
Non è che tu abbia gestito male la cosa per tua incapacità, perché ci sta che Margherita non stia a documentare a sua madre tutto ciò che le succede, soprattutto se deve prendere carta e penna e perdere del tempo. Quindi la mancanza nell’uso di questo pacchetto è proprio la lettera stessa: ti sei penalizzata da sola, in poche parole; se avessimo vissuto tutto quanto insieme alla tua protagonista forse il sentimento non sarebbe rimasto relegato in un angolino in fondo alla storia, tutto qua.
La cartolina è inserita bene, d’altro canto, ed è anche collegata vagamente all’ottimismo: Margherita è di buon umore e la cartolina di Clara amplifica il sentimento, giustificandolo anche. Diciamo che ti sei aiutata a rendere più verosimile le emozioni usando l’altra parte dei pacchetti, e questo è davvero curioso perché è come se avessi fatto del riciclaggio. Molto brava. L’unica cosa è che forse una cartolina dall’Inghilterra a... all’Italia (a giudicare dai nomi dei personaggi) non è così veloce ad arrivare. Quindi, come forse ti ho già detto da qualche parte nella valutazione – perdonami, non vado in ordine con la griglia – l’unica cosa sarebbe rivedere un po’ meglio le date delle varie lettere.
2) Agrumi: “tormentato”.
Questo è stato l’unico pacchetto di cui mi sono sentita veramente soddisfatta, forse uno dei meglio utilizzati dell’intero contest. Il tormento dell’assenza di un genitore è molto forte, forse il tormento per antonomasia – almeno per me –, quindi l’ho trovato utilizzato al meglio. È proprio il tormento che dà vita alla storia, perché se non ci fosse stato Margherita non avrebbe mai sentito il bisogno di scrivere le lettere. È il motore di tutto quanto ed è molto bello notare come vada calando man mano che le parole si susseguono. Inizialmente è l’unica cosa visibile, l’unica a cui si possa dare attenzione; poi passa un po’ in secondo piano per cose più materiali, come i ritratti (che però sono comunque legati al tormento, dato che la protagonista desidera rivedere sua madre) o anche meglio con il caleidoscopio; infine passa in secondo piano per avvenimenti importanti, come la partenza di Clara e le nuove occupazioni che Margherita trova nella sua vita. Ho presupposto che, inizialmente, il tormento servisse a colmare l’assenza della madre, e che poi sia subentrato qualcos’altro e il tormento – sebbene la mancanza di una persona amata non se ne vada mai – abbia lasciato il posto a cose meno sofferenti. È un’ottima crescita di un personaggio, un lampante e cristallino modo di affrontare il trauma, e sei stata molto brava.
Anche l’utilizzo della parola mi è piaciuto: le zie sono quelle a cui, di solito, si associano gli odori, soprattutto se sono prozie (non mi sembra che fosse questo il caso, ma correggimi se sbaglio). Quindi l’odore di agrumi con il suo cesto è stato molto evocativo. Mi è piaciuto moltissimo, perché avrei sentito zia Flora un po’ meno zia se non avesse avuto un odore a cui associarla. Brava.
Pacchetto bonus: 2/2.
Caleidoscopio: “di sasso”.
Anche qui il sentimento è sì inserito bene; non si poteva pretendere che fosse graduale, altrimenti rimanere di sasso sarebbe stato impossibile. Allo stesso modo, non potevo pretendere che fosse inserito prima o che lo stupore rimanesse costante per tutta la storia, perché sarebbe stato molto difficile da mantenere. Per definizione, lo stupore è un flash (rimanerci di sasso è anche più forte come immagine e quindi il discorso vale a maggior ragione) e l’hai inserito bene. Clara ha taciuto a lungo su questo suo pensiero, rivelandolo presumibilmente dopo aver già organizzato tutto, e sono d’accordo con Margherita sul rimanerci male! Io mi sarei proprio offesa, probabilmente, se mi avessero fatto uno scherzo del genere; ma Margherita è tranquilla e posata, beata lei.
Il caleidoscopio c’è; non è propriamente un binocolo, come ti ho fatto notare già prima, ma c’è. Il fatto che Margherita lo reputi molto adatto a lei mi fa un po’ specie, perché non mi sembra una persona molto allegra; ma dopotutto noi la conosciamo solamente attraverso delle lettere scritte in preda alla tristezza, quindi il mio ragionamento non vale granché. Mi piacerebbe sapere di più di lei, o forse avresti potuto dire, parlando appunto di questo dono, quanto avrebbe desiderato essere (la butto lì, sto proprio inventando, anzi sto direttamente plottando sulla tua storia) felice come prima che la madre si ammalasse, in modo da poterlo apprezzare appieno. Ma comunque non si può dire che sia inserito a caso. Tanto per dire: se l’avessi inserito in classiche e terribili espressioni quali “un caleidoscopio di colori” allora ti avrei tolto dei punti, ma così sei stata sobria e, per l’appunto, ragionata, quindi posso solo dirti brava.
Gradimento personale: 3/5.
Ora, mi dispiace dirtelo così, ma non mi sono quasi per nulla sentita coinvolta nella storia. È scritta in modo molto corretto, è vero, e sai bene quanto io apprezzi la buona grammatica, ma lo stile così poco incisivo mi ha un po’ bloccata nell’immedesimarmi in Margherita, che a tratti non è stata nemmeno la più simpatica delle protagoniste. Sono sempre molto intrigata dalle donne forti, forse più come Clara, che sa reagire al contrario di lei, e quindi ho faticato a legarmi all’autrice delle lettere... la storia è anche in prima persona, per cui è stato un po’ difficile.
Un’altra cosa è che non amo le lettere, purtroppo, anche se un insieme di epistole è già più apprezzabile di una lunga lettera unica. E lo scopo che hai dato a Margherita, il motivo per cui ha preso una penna e si è messa a scrivere, è senza dubbio più ragionevole di chi decide di scrivere cose a caso. A mio avviso, una lettera deve avere un motivo, e il background che tu hai costruito – l’epoca, l’assenza totale del destinatario, la solitudine – è stato molto ragionato; quindi l’ho apprezzato, sebbene non fosse il mio genere preferito.
Ti va anche il merito, sebbene controcorrente rispetto ai miei gusti e a ciò che ti ho detto poco fa, di aver scelto di scrivere di una donna senza pugno di ferro, perché è fin troppo facile creare un carattere forte, spavaldo e quant’altro, ma sedersi alla scrivania e calarsi nella parte di un essere umano pieno di insicurezze è quanto di più arduo possa esistere – o almeno lo sarebbe per me. Per cui mi complimento con te per questo, perché, sebbene la tua sia stata una delle storie più lontane dai miei gusti tra quelle consegnate, sono comunque riuscita ad apprezzarla almeno in parte. E, se mi conosci almeno un po’, sai che non è affatto facile.
Totale: 29,75/40. |