Recensioni per
Canti di vespri solitari
di HellSINger

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
03/11/15, ore 12:14
Cap. 9:

Mi fai sorridere, sempre. Anche in poesie come questa, su cui non avrei motivo di sorridere. Le tue parole e le tue melodie e le tue immagini hanno un calore che li rende tangibili e posti a metà strada tra un universo immacolato e uno perverso, un incrocio di mondo in cui si comunica leggendo attraverso le righe, in cui una persona meravigliosa come te tende a celarsi dietro una freddezza asettica e difensiva, che però non appartiene alla sua anima.
Ci sono persone che tendono a scivolare via, proprio come le loro parole, e io non le biasimo: non lo fai neppure tu, dopotutto, sai che in superficie osserviamo solo la classica punta dell'iceberg, che sotto nascondono molto altro. Tu ne sei un fulgido esempio, d'altra parte. Le tue emozioni dovrebbero fluire libere, ma le temi e temi le loro ripercussioni (su di te, sugli altri), dunque le contieni e diventi una camera d'isolamento per loro, le filtri e lasci che solo attraverso delle fussure si scorga a malapena qualcosa.
Una volta, parlando di te, hai detto che l'acqua gela in superficie, ma sotto resta liquida. La buona notizia è che sei un porto sicuro, per gli altri, finchè resti gelata. Solo che, forse, t'innamori di persone viscose e lucenti, incapaci di rientrare nella perfetta separazione dei tuoi due stadi.

Le tue poesie, anyway, sono sempre splendide (e penso che tu, sotto sotto, ne sia consapevole). Al di là di come le si leggono, traspare la tua intensità, tra un verso e l'altro.

Recensore Veterano
26/10/15, ore 19:08

Che dire, sempre splendida la tua poetica.
Ad ogni tuo "aggiornamento" fremo all'idea di lasciarmi trascinare dalle tue parole, dalle tue rime casuali, dalle tue conclusioni a effetto, dalle tue suddivisioni di parole tra strofe e versi. Inizio a leggere con tanta tranquillità, alla terza parola penso che, forse, stavolta HE non riuscirà a sorprendermi. Continuo e lei, sistematicamente, mi smentisce. Arrivo alla fine troppo in fretta, sempre con quella sensazione incerta da definire (quella di cui ti ho raccontato un paio di volte).
I tuoi versi si sviluppano fra antitesi e uno strano modo di pensare alla vita (a come al niente sussegua il niente), al proprio scopo nel mondo, a ciò che rende la vita degna d'essere vissuta, a come una persona possa avere (o a come possiamo attribuirle?) una sua elevazione, tale da innalzare pure noi stessi. Dante ne sapeva già qualcosa ai tuoi tempi, ma suppongo che potremmo tornare indietro sino a Omero, volendo, forse perfino oltre, e trovare esempi altrettanto indicativi.
La ciclicità che a questo mondo sembra appartenere è difficile da sormontare, da controbattere, ed è difficile per noi saperla interpretare e, allo stesso modo, riuscire a convivere con i nostri credi, con i nostri desideri, con quella sensazione che ci portiamo dentro. Vorremmo ci fosse qualcosa di più anche per coloro che non sono destinati ad essere super-uomini - loro pensi possano esistere davvero? No, io non credo. Si tratta solo di saper nascondere più o meno bene le proprie paure. I più bravi diventano eroi o esempi di fulgida devozione. La gente comune sta in mezzo, si contraddistingue per le paure di cui preferisce non proferire parola. In basso (ma la scala la si potrebbe sovvertire) ci sta una categoria composita e fatta di gente che, forse, s'attarda troppo su quelle paure. Le disprezzano o si fanno intimorire, in ogni caso le affrontano a viso aperto: a differenza degli altri, loro parlano e scrivono di quelle paure. Con effetti diversi ma esiti simili.
MI piace questa tua poesia, al confine tra ciò che-non-è-niente e ciò-che-è-tutto. Sembri un acino di polvere che fluttua in controluce da quelle fessure (quel termine caratteristico di un'altra raccolta si è appena intrufolato qua): rassegnato ma interiormente convinto che debba vivere esternamente senza rassegnazione; speranzoso nel suo profondo; che ha paura di cadere vittima di una nuova illusione. HE, dentro di sé, credo sia pronta a giustificare ogni caduta (in barba al suo "Ciò che lasci cadere È ciò di cui non hai veramente bisogno"), pronta a sopportare, illudendosi di non farsi illusioni.
HE è così ermetica, eppure così meravigliosa!

Recensore Veterano
23/10/15, ore 19:12

L'eterno ritorno dei tuoi temi non potrà mai stancarmi finché non smetterai di scrivere così dannatamente bene - non nel senso di una impeccabile precisione, che poi non t'appartiene, quanto di una così meravigliosa e allegorica versatilità delle tue parole, che sei sempre pronta a rimescolare.
Ancora una volta mi trovo qua a scriverti quanto sai essere brava. I tuoi toni aspri e taglienti lasciano sempre il segno, ma allo stesso tempo danno modo d'intuire il tuo bisogno d'affetto, di attenzioni, di amore. Non oso immaginare il tuo cuore in preda alle passioni più forti e travolgenti, a quanto i suoi percorsi (mentali) possano farsi tortuosi e a come sia difficile, per te, pennellare con queste parole ciò che vuoi esprimere. O ciò che vuoi lasciare fluire, senza sapere dove arriverai. (Mi piacerebbe tantissimo osservarti mentre inizi a scrivere)
L'accettazione, quasi stoica, con cui ammetti d'essere cosciente di ciò che fai, di sapere che commetterai un errore, di sapere che fallirai ancora nel preservare il tuo cuore, nel sapere che fingerai d'essere forte quando invece amerai con tutta te stessa, mi lascia spiazzato e triste (tanta è l'immersione che permetti nei tuoi versi). Non tratteggi alcun lieto fine all'orizzonte: è solo un miscuglio di scure sfumature cromatiche in cui una speranza si staglia debolmente, emettendo una fascio luminoso che, sei convinta pur non augurandotelo, sparirà prima o poi. Ci vuole un gran coraggio a soprassedere, a superare il tuo orgoglio e le reticenze, e basterà poco a farti crollare ancora, sei come una splendida fortezza d'altri tempi posta su una pianura indifendibile. È come se sapessi che la tua anima è destinata a essere saccheggiata, anziché ammirata nella sua bellezza; è come se sapessi d'essere un terreno di conquista, di cedere troppo facilmente.
Hai ragione a dire che la paura della piccolezza ci ossessiona, sai? Lo penso anche io, così come penso sia naturare celarla dietro la convinzione che le nostre scelte appartengano a noi soltanto, oppure rimandando a un fatalismo che tutto include e che può consolarci.
Mi hai detto che posso farti qualunque domanda e io ne approfitto subito. Vorrei che a rispondermi non fosse HE, non vorrei mi mentisse.
Credi nel caso e nell'autodeterminazione o in un disegno superiore (a noi noto o taciuto) di cui siamo granelli? Credi o dubiti?

La poesia, comunque, è bellissima. Ecco tutto.

Recensore Veterano
23/10/15, ore 12:16
Cap. 6:

Bellissima. Sei bellissima quando scrivi in versi. :3
Non mi stancherò mai di farmi sorprendere (e sconvolgere) dalle tue parole, dal tuo modo di giocarci e di accostarle.
Mi ha fatto impazzire la strofa che sta esattamente al centro, quel tuo ritorno dopo ogni guerra. Una perfetta esemplificazione dell'eterno ritorno che serve da tema e da filo conduttore in questa raccolta, e in questa poesia sfocia in maniera rassegnata in HE, nel suo modo di vivere i ritorni e gli abbandoni, e di come tutto questo la lasci più arida: sa che per ogni attimo perso non ci sarà alcuna ricompensa. Ti pieghi di fronte alla ciclicità della vita e delle persone, eppure t'arrabbi quando la ciclicità si (ti) spezza violentemente. HE è cambiata, la sua parte bella non più a portata di mano, com'era una volta; eppure è lì, solo consumata in superficie dalla corruzione del mondo che l'ha infettata, suo malgrado.
Non è facile districarsi fra le parole di una bugiarda. Meno facile, se la bugiarda è una sublime poetessa.

Recensore Veterano
01/10/15, ore 15:46
Cap. 5:

I ritorni lasciano sempre addosso una certa confusione, sì.
È bello scorrere le tue parole, mentre parli a te stessa, mentre arrivi dubitare delle tue sicurezze - essere mai stati innamorati di qualcosa: come si fa a non esserlo?
C'è una sorprendente lucidità nella tua "follia", in questo senso di smarrimento, del reale che si allontana da un presente che si corrompe e si consuma, tanto da non voler dormire, non voler fingere che nulla sia accaduto, tanto da farti sentire il bisogno di rifletterci ancora e di lasciare che i pensieri possano divorarti l'anima. Se corri un rischio del genere, deve essere qualcosa di importante.
Anche il tempo si è consumato: hai solo delle tracce di ciò che è stato, dell'ultima sera - forse di tutto ciò che è venuto dopo il momento in cui qualcosa o qualcuno ha fatto ritorno (una parola, una sensazione, un ricordo, una persona), mentre cerchi di spiegarti come e perché si faccia ritorno (e eprché fare ritorno da te? Cosa sei, tu?).
Gli ultimi versi sono merito della tua riflessione; forse, se ti fossi abbandonata e avessi accantonato ogni barlume di lucidità, avresti finito per l'accogliere ciò che tornava. La tua lucidità t'ha salvato: ti aiuta a vederci meglio, come un paio di occhiali, e ciò che hai visto non ti è piaciuto.
È una bella, una bella poesia, magica come le altre.

Ho una domanda per te: cos'è il Tatarimokke? (avrei potuto cercarlo, ma domandarlo a te è più divertente, perché sei bravissima nell'essere spontanea ma diventi dolcemente ingarbugliata quando hai un percorso da seguire, come una domanda a cui rispondere)

Nuovo recensore
01/10/15, ore 01:24
Cap. 1:

Molto bella! Complimenti, mi piace molto l'idea dell'anti superuomo e della interpretazione del pensiero di Nietzche in chiave del pessimismo contemporaneo, ancora complimenti aspetto altre te poesie e/o recensioni :D

Recensore Veterano
14/09/15, ore 15:50

Sai, sono proprio felice d'aver ritrovato, oggi, due nuove tue poesie. Avevo notato che non aggiungevi qualcosa da un po' ed ero molto dispiaciuto, ma mi rendo conto che l'ispirazione non funziona a comando (sebbene, per una persona come te, ho il sospetto che scrivere sia facile e spontaneo, tanto quanto dipingere).
E con questi tuoi versi, qui, così forti e trascinanti, così irretiti dai tuoi pensieri a procedere rapidamente, senza soste, sembra che la tua anima abbia voluto parlare a dismisura, impaurita dalla (eventuale) comparsa un silenzio troppo grande, un silenzio unico, forse irreparabile.
No, silenzi e battiti hanno dei suoni - può sembrare paradossale, ma hanno delle sfumature acustiche, è proprio così - e ad ogni battito segue un preciso segno di riconsocimento, e questi suoni si susseguono con impeto nella notte che qua hai raccontato, l'ennesima notte in cui devi sopportare la mancanza di qualcuno (è una persona sola? è più d'una?). Devi ancora perdonare qualcosa a qualcuno, e forse anche a te stessa, nel frattempo un altro mattino è pronto a proporsi, l'ennesimo: vale la pena essere positivi, a riguardo? La tua risposta, almeno stavolta, è che sì, ne vale la pena. Il giorno, dopotutto, non potrà essere peggiore della notte.
Sai una cosa buffa? Nella scorsa "recensione" (non mi abituerò mai a definirle recensioni) ti ho paragonato a Baudelaire, ma il mio è stato un lapsus. Non fraintendermi: ti ci vedo nei suoi panni e non sarebbe un paragone avventato, né fuori luogo, qualcosa in comune l'avete. Solo che io non pensavo a lui, bensì a Bukowski. Sei il Bukowski della mia generazione, questo intendevo - e ti si addice più di Baudelaire, a mio avviso.

Complimenti per i tuoi versi; sono sempre intensi, catartici, meravigliosi e taglienti.

Recensore Veterano
11/09/15, ore 16:46

È sempre un piacere rileggerti. Lo so, ultimamente sono come scomparso, eppure nelle rare volte in cui passo mi capita di leggere qualcosa di tuo, anche se non ho il tempo o l'umore adatto a lasciare un commento. La tua vena poetica riesce sempre a sorprendermi, così come mi sorprende talvolta il silenzio attorno alle tue parole - prendi questa poesia, del 16/6. Non dico che sia un capolavoro, ma è obiettivamente bellissima, infinitamente più gradevole e geniale della poesia "media" di questo sito, eppure non ha neppure un misero commento al di fuori di quello che sto per scrivere io. La tua scrittura è scintillante, una vera gemma, le tue metafore sono sorprendenti e è meraviglioso come, a volte, tu possa anche non accorgerti di quanta bellezza ci sia là dentro - e surreale (avrei preferito usare sconcertante se non l'avessi detto tu, nella poesia) come chi stia qua a postare righe su righe non si accorga di versi del genere.
Ti dirò: personalmente, in questo sito ho intravisto solo due persone che, dal mio punto di vista, avevano un talento cristallino ed assoluto nello scrivere in versi e tu sei una delle due, senza alcun dubbio. Certo, il mio è un giudizio personale e l'interpretazione, come il gusto, sono questioni private e soggettive. Questa, almeno, è la versione ufficiale. Ufficiosamente ti dirò che esistono poesie meno belle e poesie più belle, persone con più talento e persone con meno talento, giacché la società che ci vorrebbe anonimamente uguali non può, suo malgrado, tramutare la bellezza in banalità (o viceversa).
Tu appartieni alla categoria delle persone di talento, per quanto mi riguarda sei il Baudelaire della mia generazione.
Detto ciò (e il mio augurio è che tu continui a scrivere in versi, visto che ci sei così portata), tornando alla poesia, la trovo meravigliosa.
Quella parte inesprimibile di noi, che racchiudiamo in noi stessi, penso sia un'esperienza comune e non solo del tuo mondo - semmai penso sia una questione di quanto è accentuata la propensione e rinchiuderci in noi stessi, anziché lasciare che quel mondo emerga e sia a portata di mano per tutti. Il fatto è che, spesso, le nostre speranze, le nsotre paure, i nostri pensieri sono così fragili da non poter essere toccati da mani non sufficientemente delicate, e ci viene quasi naturale pensare che nessuno ci conoscerà mai abbastanza bene da poterli reggere senza ferire il nostro intimo, senza distruggerci.
Il mondo esterno non capirà mai ciò che ci portiamo dentro, quella luce che è pronto a risucchiare, come un buco nero che si appresta a inglobare una stella. O forse abbiamo solo paura di rischiare. Chissà. Resta il contrasto, resta un chiaroscuro che avvolge le nostre vite. E non è facile uscirne.

Se io la leggo nel modo giusto, la tua poesia, ci sarebbe un errore di battitura:

"O forse sono io lo nascondo,
nel gelo "

Il "sono" dovrebbe essere un "solo" e la tua naturalezza, il tuo non notare errori così semplici (ammesso che questo sia un errore) mi fa sorridere, non fa che evidenziare ancora di più il dono che hai.
Ti faccio i miei complimenti, sei proprio brava (e ti invidio non poco).

Ps. toglimi una curiosità: sapevi che quel mange-lumière, oltre ad essere una figura folkloristica, è anche un personaggio di un recente videogame? Da dove lo hai tratto, tu? x)

Nuovo recensore
04/06/15, ore 15:24
Cap. 1:

Bellissima poesia. Mi piace i toni con cui è narrata, e il tema trattato poichè mi ci rispecchio. Solo una pecca ho trovato, un verso in cui andava una virgola che non c'è, ma basterà rileggerla e te ne accorgerai. Saluti!

Recensore Veterano
23/05/15, ore 21:10
Cap. 2:

Ma tu guarda chi si rivede... carissima, butto giù due righe. Trovo il componimento molto forte, irrequieto e nervoso. Nervoso nel senso del continuo lottare, magari stremati fisicamente, psicologicamente. Un'armatura fatta di cicatrici è una metafora squisita, che presuppone che quel "cado" non sia la prima volta, forse inteso come ricascarci ( a scrivere? ) poi, quel finale, così potente, così diretto, così in grassetto... "odio"... in realtà il grassetto l'ho immaginato sul periodo seguente "verso LA PERSONA". il mio intuito mi ha fermato li, per questo sembra auto commiserazione, ho percepito quel "patetico" come se tu dicessi "Porca miseria, possibile che non traggo nulla di buono da uno scritto?" Ovviamente "Hellsinger" ( perdona le virgolette ^^ ) è un parare puramente personale, opinabilissimo e probabilmente scorretto, ma è ciò che mi hai trasmesso e volevo lo sapessi. Nonostante tutto la mia critica è positiva, ci mancherebbe! A presto. Mauro

Recensore Junior
16/05/15, ore 22:48
Cap. 2:

Ciao! Sono felice che tu all'inizio dica che non vuoi arrenderti. Diciamo che almeno il punto di partenza è positivo.
Sai, mi piacciono molto le tue poesie, perché sono autobiografiche, perché sono terribilmente sincere e perché non deformano la realtà, abbellendola con immagini dolciastre.
In fondo sei una persona che ha le palle anche di ammettere di avere delle debolezze, di non riuscire a dimenticare.
Ci vuole coraggio per ammetterlo a sé stessi. Ci vuole coraggio soprattutto per andare avanti, per riuscire a trasformare le cose brutte che hai vissuto in una "armatura di cicatrici" (e, ricordati, indossala con onore).
Comunque mi è piaciuto da matti il verso "vedo i miei occhi nella luce di un filo". Dà l'idea di uno che strizza gli occhi, come se cercasse di mettere a fuoco l'immagine ma non ci riesce. Così, anche tu cerchi di riconoscerti, ma senza risultato. Questo pezzo mi ricorda un autoritratto di Van Gogh, in cui il pittore si ritrae allo specchio con l'orecchio tagliato. Pare che stia guardando il vuoto più che il suo riflesso! Insomma, una scena terribile! Tremendo che uno non riesca più a riconoscersi...disumano.
In ogni caso, non canti alla carta in modo così patetico! Perché dovresti essere patetico? Quello che scrivi è incredibilmente e inquietamente attraente! Dico sul serio.
Complimenti..
Alla prossima.

Grazia

Recensore Master
16/05/15, ore 01:15
Cap. 2:

Bella nella sua tragicità! Una poesia che costringe il lettore a riflettere.
L'immagine del guerriero solitario per me è molto romantica. Anche nella poesia precedente c'era il pressante senso di solitudine: la solitudine forse è il filo conduttore della raccolta. L'impressione che ho avuto leggendo è che il protagonista sia in continua lotta per sopravvivere e che si trovi in bilico tra la disperazione e la speranza.
Complimenti!

A presto
Monique

Recensore Veterano
15/05/15, ore 21:56
Cap. 2:

Indirettamente potente.
Di quelle poesie con cui non puoi non impattarci, e rimanerci, almeno qualche minuto, a rifletterci.
Gran bel lavoro, si vede che hai molto da raccontare, una nuova visione delle cose. Le poesie migliori sono quelle che abbiamo già letto, ma che rivedono le cose attraverso nuove prospettive.

Recensore Veterano
15/05/15, ore 21:53
Cap. 1:

La beata solitudine nietzchiana, una vera passione.
Un sentimento nichilistico ben espresso, un senso di solitudine ben espresso, con quella forza che penetra crudele nell'anima del lettore attento.
Tutto viene evidenziato da una forza "disumana", non super-umana.
L'oltre-uomo non verrà mai, l'epoca dei disumani è giunta, ed è purtroppo l'epoca più buia di sempre, e non si può rischiarire con semplice luce artificiale.
Bel componimento.

Recensore Junior
24/04/15, ore 23:17
Cap. 1:

Ciao! Di solito cerco di fare un'analisi approfondita e qui noto che l'ultima parte della tua creazione è un po' dicorsiva, poco poetica diciamo (da "Perché non c'è niente in cui credere" in avanti). Visto che nei primi versi questa poesia non era niente male (i primi erano molto più curati) ti invito a rivedere l'ultima parte, perché secondo me può acquisire una forma più bella.
Passando al significato, quest'ultimo risulta molto interessante -per questo ho voluto recensirti: è un tema abbastanza duro, ma intrigante.
Una visione disillusa della realtà (non sei un superuomo e... chissà , magari il superuomo neppure esiste), incredibilmente pessimista, fino alla fine, dove insisti a voler affermare: "Sono sempre stato solo". Anche quandi dici che sorridi a una vita che ti uccide (un pizzico di positività che ha ancora un retrogusto di negativo).
Non sono d'accordo sul fatto che credere sia da stupidi. Non si deve credere per forza in Dio. C'è sempre qualcosa nella vita a cui ti devi attaccare, che sia la bellezza o la verità o un'ideale, perché altrimenti non vai avanti.
Certo, morirai comunque. Però la vita è sempre una caccia al tesoro, forse proprio perché è piena di delusioni e sofferenza. È la ricerca di un senso che non possiamo cogliere in questo istante e che forse non ci sarà mai chiaro.
Per me è morto chi ha smesso di lottare o di cercare questo senso, piuttosto che uno che crede in qualcosa.
Quindi, ti lascio con questi pensieri, una piccola critica, quella iniziale (scusa, voglio essere sincera al 100 per cento), e ti ringrazio per aver scritto questa poesia, che mi ha spinta a riflettere, anche se ho una posizione differente dalla tua.

A presto
Grazia