Terza classificata ex aequo al contest "Viva la mamma!"
Titolo: 5/5 Efficace, incisivo, definitivo. Mi piace.
Sinossi in 200 parole: 4/5 Buono, ma ci sono due piccoli “ma”: la “O” a inizio di periodo; il “Perché” a inizio di periodo: capisco il taglio che hai voluto dare alla presentazione, ma non mi piace molto.
Formattazione: 8/10 Buona, ordinata, ma a rischio “muro di testo” per assenza dei rientri sul margine sinistro, che renderebbero il testo più dinamico e visivamente meno stancante. Inoltre, avrei aggiunto qualche “a capo” in più.
Grammatica ed ortografia: 9/10 Pressoché perfetto: ci sono alcune imprecisioni che segno sotto.
Stile/lessico: 9/10 Molto buono, semplice, lineare. Nessun virtuosismo che ti avrebbe assicurato il punteggio pieno, ma non ne considero l'assenza un difetto.
Originalità: 5/5 Un momento che si inserisce bene tra le pagine della saga, affrontato attraverso il confronto con Narcissa.
Gradimento personale: 4/5 l'ho letta con piacere, senza intoppi grazie allo stile lineare e gradevole, ma manca un po' di pathos: il dolore di Bellatrix appare superficiale. Non fraintendermi: tutto quello che dice, pensa e fa indica una sofferenza, ma non ho individuato nulla di “struggente” nel suo dolore, nella sua introspezione, anche troppo lineare. L'unica nota “sentimentale” è la ripetizione della frase “Bellatrix avrebbe voluto un figlio.”, che però non è sufficiente a precipitare il lettore nel tormento della sua vita e del suo “fallimento”.
Caratterizzazione dei personaggi: 8/10 Molto buona la caratterizzazione di Bellatrix, come anche quella di Narcissa. Un solo sguardo su Draco e Lucius, ma mettendo in evidenza le differenze tra i due dici quanto basta per dare un'immagine significativa anche di loro. Il personaggio, principale, però, resta Bellatrix, perfetta nella prima parte, un po' meno convincente, a mio avviso, nell'ultima, nel dialogo con Narcissa, nella serra. Da quel “Se fosse stato il mio...” in poi, mi sembra che la sua introspezione sia più razionale e meno sentita, più impostata che istintiva.
Attinenza al tema: 8/10 L'argomento (se Bellatrix fosse stata al posto di Narcissa sarebbe stata orgogliosa di dare suo figlio al Lord) compare nella storia solo nella seconda parte, quando la vicenda si avvia già al finale. Bellatrix lo dice a chiare lettere, ma solo dopo aver osservato quasi con indifferenza Draco per la maggior parte della vicenda. La prima parte caratterizza Bellatrix, ci permette di identificarla, arrivando alla seconda parte, ma non ho sentito l'argomento così preminente nel contesto.
Mi è piaciuto, però, che tu abbia identificato il desiderio di avere un figlio di Bellatrix come il non essere da meno delle sorelle minori, un altro modo di primeggiare, un dono da fare al suo Signore, e non come un reale desiderio di essere madre. Bellatrix è completamente priva di istinto materno, a mio avviso e, mi pare di capire, anche per te sia così.
* 1 Punto bonus per pacchetto “difficile”
“Colta da una rabbia improvvisa, digrignò i denti e graffiò il legno scuro, rompendosi le unghie che si incastravano nelle scanalature.” → Nessun errore, solo una mia osservazione: fatico a immaginare che il tavolo del salone di Malfoy Manor sia in legno tanto morbido da graffiarsi con le unghie o che abbia incisioni (più che scanalature) in cui le unghie si possano rompere. Può capitare che le unghie si incastrino nelle fessure tra due tavole che compongono un mobile o in caso di legno danneggiato… ma un mobile di questo tipo non lo vedo in quel contesto.
“Lei li sovrastava semplicemente con la sua presenza.” → Non “sua”, ma “propria”.
“A testa alta lasciò la sala, sentendo chiaramente un sospiro di sollievo alle sue spalle.” → non “sue”, ma “proprie”.
«E tu?- ribatté Bellatrix, girandosi per guardarla finalmente negli occhi -perché non sei con tuo marito?»
+ «Però,- proseguì il Signore Oscuro -al figlio è data la possibilità di rimediare agli errori del padre. Ho affidato al giovane Draco una missione che gli permetterà di cancellare una macchia altrimenti indelebile».
+ «Smettila- ringhiò -chiunque altro pagherebbe per ricevere un'occasione come questa. Devi essere orgogliosa del fatto che il nostro Signore si fidi di tuo figlio al punto da affidargli un compito come questo».
→ Ho raggruppato le tre frasi perché si tratta dello stesso errore (che non è un vero errore, ma solo una forma ormai desueta): quando un inciso esplicativo si trova all'interno di un periodo, generalmente con un verbo di dire o che
comunque “commenta” il discorso diretto, le virgolette vanno chiuse e riaperte. Non si usa più il trattino da parecchi anni.
“Era stata odiata, temuta, detestata. Ma disprezzata? Quello mai.” → in linea generale, non si deve cominciare mai un nuovo periodo con una congiunzione (“e”, “o”, “ma”). Ci sono delle eccezioni, chiaramente, in poesia e nel lessico giornalistico, principalmente, dove si cerca di dare un particolare ritmo o di concatenare significati. Personalmente non amo le eccezioni (soprattutto perché non so quando vengono usate con cognizione di causa), ma nel tuo caso, qui come nell'introduzione, ho la sensazione che tu ricerchi un particolare effetto. Non di meno, avrei preferito una virgola, magari scrivendo “disprezzata” in corsivo per darvi maggiore enfasi.
“Era [...], seconda solo al suo Signore e Silente.” → “e a Silente”, altrimenti ci si aspetta “e Silente + nuovo verbo”.
“[…] finchè [...]” → errore di battitura “finché”. |