Un capitolo più semplice e lineare del solito, ma non per questo meno riuscito. Sa di favola antica, fortemente nichilista ma anche romantica, e dalle tinte scure, depressive ed oppiacee. "Il mondo non sente, il mondo pronuncia lettere vuote": la stantia realtà dei pensieri, la rarefatta atmosfera che imbriglia le tue descrizioni naturalistiche, connota una capacxità assolutamente molto personale di penetrare la realtà in maniera disincantata e soloapparentemente distaccata. Sei sempre grande.. |
Davvero splendida! Il lessico si confà alla perfezione con il contenuto narrato, le rimembranze e gli antichi sapori dell'epoca che fu. Le figure che hai tratteggiato (su tutte quella del Bardo) sono perfette, essenziali nel loro scarno essere ed andare, ed impreziosite dall'alone filosofeggiante (ma nè moralistico nè nozionistico) che circonda il loro slancio ontologico. Sei sempre bravissima, e adoro queste tue "storielle", che è come se raccogliessero morali da terra, morali a disposizione di tutti (anche dei poveri) e non vogliono al contempo impartire alcuna presuntuosa lezione. Un mosaico postmoderno nell'era dell'antica nobiltà e dei valori incarnati dal formalismo liturgico. Complimentissimi^_^ |
Una storia narrata più o meno come si conviene (e tutto ciò manifesta la tua indiscutibile capacità di possedere il linguaggio della scrittura), ma con quei tocchi (sia formali che contenutistici) propri del tuo stile e della tua grande originalità (che è poi il fattore che ammiro di più nella tua scrittura). Bravissima come sempre, nel fiabeggiare su introspezioni importanti e rette sul sapiente uso della metafora. Ovviamente parlare di liquido amniotico in una fiaba è un'anomalia ad esempio: ma di certo non per una fiaba di Crisalide! Complimenti Gaia!!! |
oh... |
Splendida, come al solito. Non posso non sottolineare che proprio nel cuore della narrazione si ripete la parola "illusione"... Ciò che più mi colpisce è il "personaggio" che hai voluto adottare: come già nel tuo precedente racconto "statua", ciò che colpisce è la nettissima dicotomia insita nel "personaggio", che interiormente vive, prova sentimenti e piange addirittura, mentre esteriormente è la staticità, una statua appunto. Poi però il tempo muta sempre questi tratti per definizione inscalfibili: e così le crepe sul cuore sono riflessi interni che si ripercuotono esteriormente. Inoltre, un po' di autobiografia ben celata non fa mai male... Complimenti come sempre! Profonda, intelligente, unica. |
Ancora tornano temi e motivi a te cari, come leit-motiv. Sempre molto bello, suadente, cupo e torvo, dai colori stinti e slavati dall'inchiostro. Eppure l'ho trovata molto meno "pessimista" degli altri tuoi racconti, forse per via del lessico e della strutturazione meno incalzante. Fa respirare di più, ma fa pensare sempre tantissimo, come al solito. Complimenti!!! |
L'idea la trovo bellissima e... anarchica. Io la conosco bene l'opera di Benni, e ovviamente anche "Bar Sport": non è questo il posto in cui parlarne, ma ti assicuro che formalmente fra i tuoi lavori ed il suo stile c'è una notevole divergenza. Avete due stili profondamente diversi: in primis per ciò che concerne il ricorso all'ironia ed ai temi esistenziali, ma anche nella costruzione sintattica e morfologica. Quindi non ti preoccupare assolutamente: i vostri lavori sono cose diverse e solo lontanamente paragonabili, anche sotto il profilo contenutistico. Averti posto allo stesso livello di Benni può forse apparire blasfemo, visto che Benni è senz'altro uno dei maggiori autori che ci sono in giro (e non solo in Italia...), ma non lo trovo affatto fuori luogo: entrambi avete uno stile forgiato ed importante, e ti auguro di trovare lo stesso successo che ha incontrato lui. Non posso far altro che complimentarmi, nel frattempo. Ed augurarti un buon 2009! |