Recensioni per
Confessioni a pezzi
di HellSINger
HE, ti sei superata e hai concluso questo viaggio in maniera superba. Complimenti. |
Dopo il caotico e sofferto passaggio del giorno, è il turno di un bianco notturno e ordinato. È insolito questo tuo frammento, leggermente diverso dagli altri, nello stile è molto preciso e puntuale e anche le immagini mettono in luce il tuo tentativo di dar loro più che una parvenza di forma, sebbene le tue frasi restino slegate dalla matassa come filamenti ribelli. HE, oggi, sembra guardarci negli occhi e raccontarci, con più serenità, qualcosa di sé; difficile dire a chi si rivolga, lei: a tratti sembra parlare col mondo intero, a tratti solo con sé stessa (come se sapesse che, comquneu sia, nessuno capirà del tutto cosa lei voglia dire), a tratti c'è un interlocutore assente, eppure per lei importante. Ha delle recriminazioni, HE, ma non delle accuse. Il mondo l'ha tradita, o meglio, l'ha delusa, e lei si rifiuta di esserne rispettosa, per tutta risposta. HE è l'ambizione di ciò che può esserci e allo stesso tempo la corruzione di ogni desiderio. HE è un'ancora di salvezza pronta, però, a trascinarti nelle profondità dell'oceano e a non lasciarti riemergere più. HE è una lama a doppio taglio, è potenzialmente fatale. E ammaliante. |
Oh, i tuoi monologhi saranno pure senza trame, ma questo non è certo un difetto o uno svantaggio, per loro. Sono liberi, tanto quanto dei flussi di coscienza; confusi, perché non sei sicura di sapere dove andare a parare; sono belli, perché allegorici e accattivanti, anche quando si fanno macabri. |
Come fai? Come fanno le parole a sgorgare da te cosi sciolte, cosi senza veli, così magnifiche e irraggiungibili? Ti leggo e mi sembra che tu stia in un'altra dimensione. Sei come intoccabile. Eppure sei cosi immersa in questo mondo! Non vedi forse ciò che io vedo ogni giorno? Cosa suscita in te queste parole e questi legami così assurdi e bellissimi, geniali? |
Ho letto stamattina questa tua scheggia, ma ho avuto a malapena il tempo di stare ad osservarla per qualche secondo e poi ho dovuto rimandare a stasera il momento per scriverci sopra (anche se, quando scrivo qualcosa su quello che tu hai scritto, mi sento come un imbianchino che ricopre con un anonimo e pallido bianco le splendide decorazioni di un'artista). |
Meravigliosa. |
Se questa sta diventando una sorta di corrispondenza, allora non potrò più esimermi dal rispondere, perché amo le corrispondenze e perché queste tue schegge mi piacciono tantissimo (piccola parentesi: al momento ho davvero un'amica di penna. Hai mai fatto quest'esperienza? Se no, ti consiglio vivamente di provare: sentire una persona solo tramite delle lettere, cartacee o digitali che siano, ti offre la possibilità di conoscerla in modo diverso, sotto certe precise angolature, in un contatto allo stesso tempo intimo e distaccato. È una sensazione meravigliosa). |
Bisogna ammetterlo, sei parecchio brava e audace anche con titoli. Ho notato solo in ritardo il cambiamento che hai apportato e non posso fare altro che apprezzarlo: è splendido il duplice senso, così ambiguo e contingente, di quei pezzi: a pezzi come i frammenti che scrivi, a pezzi come l'anima che de-scrivi. |
La tua visione "dissacrante" della morte è atipica e particolare. Dici che è l'unica (o una delle poche) cose di cui il personaggio del quale racconti ha una considerazione positiva, eppure si tratta di una scelta azzardata, di una visione poco condivisa dal senso comune. Io non so come interpretarla, sai? Il tuo argomento è convincente, di questo non dubito, è vero che la nostra finitezza impreziosisce ogni nostro attimo di vita, forse è l'unico aspetto a renderlo degno di essere vissuto. Eppure... come si fa a trascurare la paura che la nostra finitezza non abbia seguito, che sia destinata a esaurirsi, a non portare a nulla? |
Una scheggia tanto bella quanto le altre. |
Trovare l'approccio corretto per commentare una frammento così... non è facile, sai? |
Sì, mi fido di una bugiarda. |
Ciao :) |