Recensioni per
Uomini a Ventiquattrore
di Dew_Drop

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/02/17, ore 09:27

Di tutti i racconti horror che ho letto su questo sito, questo qui è senza dubbio il più interessante. Il tema è abbastanza inusuale, e non c'è neanche una goccia di sangue. Ciò nonostante, riesce più che bene a creare quella tensione e l'angoscia di ogni horror che si rispetti. Sono rimasto incollato a leggere la storia fino all'ultima pagina, e sono felicissimo di dire che non mi ha deluso. Davvero complimenti, hai creato un autentico capolavoro.

Recensore Junior
27/06/15, ore 19:48
Cap. 6:

Grazie per avermi regalato questo racconto strambo e misterioso. Mi ha fatto anche riflettere sul fatto che spesso, per stare al passo con la società, diventiamo passivi e tutti uguali. Dobbiamo rivedere le nostre priorità e puntare tutto sulla nostra felicità.

Recensore Junior
24/06/15, ore 01:29

OMG é stato grandioso e raccapricciante, ci sono sempre dei sviluppi nuovi e originali qua dentro.. non avrei mai pensato ad un uomo mosca

Recensore Junior
19/06/15, ore 20:22

Di solito fanno paura i mostri o i fantasmi, ma anche questo non é niente male: degli sconosciuti che ti controllano nel profondo e ti rubano i pensieri... brrr

Recensore Master
10/06/15, ore 22:14

Contest The Melancholy Spirit
Prima parimerito: Uomini a ventiquattrore di Dew Drop

 
Grammatica: 10/10
 
A livello grammaticale la storia è praticamente perfetta, non ci sono errori rilevanti, pochissime sviste e forse una piccola incongruenza, ma veramente si contano sulle dita di una mano. C’è un solo errore di battitura e un paio di d eufoniche che non dovrebbero esserci, ma per il resto si legge bene, è scorrevole, insomma è come Mary Poppins, perfetta da ogni parte la si guardi xD.
 
Lessico e stile: 10/10
 
Lo stile di questa storia è perfetto, si legge bene, è scorrevole e al tempo stesso una storia molto complessa.
Usi bene il linguaggio, le parole e una cosa che mi piace molto sono anche i pensieri e i discorsi dei personaggi, sono così naturali, tanto che leggendo li avevo davanti, come se fosse un afoso pomeriggio di inizio estate, mentre loro chiacchierano e aspettano il treno o l’autobus, o sono fuori dal lavoro.
Ammetto che la storia non è stata semplice da leggere, ma non per colpa del tuo modo di scrivere, ma per l’argomento trattato, ho avuto l’impressione di avere davanti un racconto a metà fra l’horror e il distopico.
Horror per via di come in un certo qual modo sia il padrone dell’azienda, Matsumoto - san, sembra trasformarsi lui stesso in un insetto, e poi per quanto accade con quello sciame di insetti che escono dalle valigette. Mi ha fatto pensare molto a un genere distopico nel momento in cui descrivi queste persone alle loro scrivanie che non fanno altro che lavorare.
Lavoro, lavoro, lavoro.
E ho avuto la conferma nel momento in cui Matsumoto descrive qual è il suo intento, il desiderio di liberare la mente dei dipendenti da ogni forma di distrazione in modo che la loro attenzione sia rivolta solamente a quanto stanno facendo.
Mi piace il modo in cui tutto è descritto, come sei arrivata a spiegare quanto accade, e soprattutto adoro l’ambientazione orientale che hai dato alla storia.
Di solito non amo gli horror, ma per un semplice motivo, non mi mettono paura, non mi mettono ansia, insomma non mi fanno nessun effetto, a volte solo un po’ di schifo quando diventano un po’ troppo splatter e parlo sia di libri, che di film. Anni fa poi, per puro caso, la notte molto tardi, scoprì una serie di film horror giapponesi, e mi sono messa a guardarli più per curiosità che per vera passione. Ammetto che erano girati molto bene, mi piaceva l’atmosfera e il senso di ansia che mi mettevano. Ecco, la tua storia mi ha fatto provare la stessa cosa. Tramite il modo in cui hai narrato gli eventi, mi sembrava di vivere queste calde giornate. Sembrava ascoltare il rintocco di un orologio e il tempo che scorreva lentamente, monotono, mentre i due protagonisti attendono con pazienza la fine della giornata di studio, la fine della giornata di lavoro, l’arrivo delle vacanze estive e quel viaggio che hanno prenotato.
Hai usato veramente un buono stile e un’ottima tecnica narrativa per far immergere il lettore nella storia, bravissima veramente.
 
Sviluppo della trama: 10/10
 
Hai strutturato una trama decisamente complessa, sia nel modo in cui hai impostato la storia e i vari capitoli. Come ho scritto sopra è un mix fra un horror e una storia dispotica, ma con i tratti e lo svolgimento lenti, un passo alla volta come i pomeriggi estivi: quei giorni in cui fa caldo e il tempo non sembra trascorrere mai, ma piuttosto sembra immobile.
E proprio questo modo di far evolvere la storia mi ha appassionato tantissimo, come la trama. Alle prime battute si potrebbe pensare che sia una storia scolastica, qualcosa di semplice, e invece è tutto tranne che semplice.
In prima cosa la trovo molto originale. Hai trattato argomenti, problemi di tutti i giorni, ovvero il cercare di rendere più efficiente il lavoro, in maniera originale. Di quel poco che so della cultura giapponese, e mi allaccio a qualcosa di letto secoli fa, loro sono molto legati al dovere e al lavoro. Sin da molto giovani, durante le scuole, proprio come cultura viene inculcato loro che devono fare bene e dare il massimo. E nella tua storia in un certo senso si riallaccia a questa mentalità, con un’unica differenza, i tempi sono cambiati e in parte un certo di vita e di pensiero occidentale è arrivato anche lì, tanto da portare le persone a vagare più con la mente e a pensare meno al lavoro.
Eppure questo pensiero non scalza la tradizione, tanto che, alla fine persino la madre di Masa lo convince a provare un lavoro estivo, per farsi un’idea e il ragazzo spinge ad andare con lui il suo migliore amico.
Da questo momento, dal momento in cui firmano un contratto e viene data loro la propria ventiquattrore è l’inizio della fine.
Attraverso i pensieri e le riflessioni di Masa, attraverso il suo essere diverso, ecco che si notano le differenze di questa società che ha aperto in città, le sue stranezze. In un modo o nell’altro, chiunque ha lasciato il proprio lavoro, persino chi ha un’attività avviata, o un lavoro remunerativo firma un contratto per qualche giorno a settimana per la ditta di Matsumoto.
Tutti sono attratti da questi palazzi, da questo posto misterioso dove ti danno una valigetta e di dicono di lavorare; nessuno, tranne Masa trova strano che queste ventiquattrore non vengono usate, ma le devono solo tenere vicino.
E proprio da questa stranezza, entra la parte horror e forse anche un po’ surreale della storia. Cosa c’è dentro queste valige? Cosa contengono di così importante e prezioso? Ma soprattutto perché devono essere ricaricate due volte al giorno?
Coma mai nessuno si pone queste domande, tutt’altro trovano naturale avere delle valigette che non usano, che non possono aprire. Ma con il tempo proprio queste assorbono ogni loro pensiero, ogni dubbio, portando i proprietari a pensare solamente al lavoro.
La fine mi è piaciuta, anche lei originale e devo ammettere che mi ha lasciato un tantino spiazzata; ero convintissima che Matsumoto in ogni modo volesse fra le sue file Masa, come se cercasse di distruggerlo, di spezzare il suo filo di pensiero e la sua indipendenza, e invece è stato il contrario; Matsumoto ha preferito avere fra le sue fila il suo amico e la sua ragazza e liberarsi di lui, considerato un pericolo per la sua idea di creare dei lavoratori perfetti.
L’epilogo mi ha messo addosso tantissima malinconia, il suicidio di Nao e Daisuke non me lo aspettavo proprio, ma il contratto che hanno firmato, il volgere la mente solo al lavoro alla fine ha portato in loro un forte senso di malessere. La scomparsa di Masa e assieme a lui dei ricordi che avevano di lui ha peggiorato il tutto, dando dimostrazione che in quelle ventiquattrore che rubano i pensieri delle persone c’è un difetto di fondo.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
 
Come l’intera storia hai creato dei personaggi originali, ma al tempo persone normali come tutti, non demoni, eroi leggendari, o creature fantastiche, ma uomini e donne normalissimi, o meglio ragazzi ancora giovani che pian piano stanno conoscendo la vita, si introducono per la prima volta nel mondo del lavoro, peccato che questa scoperta per loro risulti essere un vero e proprio incubo.
Masa, pensavo fosse il più ligio al dovere, da come lo descrivi è un ragazzo studioso, ordinario, eppure con l’andare avanti della storia è anche quello che pensa di più, il facilmente distraibile. Ha pensieri, immaginazione, emozioni. Pensa, si fa domande, ed è proprio questo suo atteggiamento che lo rende indesiderabile nell’azienda di Matsumoto.
È un personaggio molto profondo, per un verso cerca in goni modo di non distinguersi, eppure proprio a questo suo pensare, a porsi delle domande si rende distinguibile dalla massa.
 
Il suo migliore amico, Daisuke, a primo impatto sembrerebbe quello più casinista. Quello difficile da manipolare e far cadere nella rete di Matsumoto, eppure non è così. Lui è differente solo all’apparenza. Si veste in maniera sgargiante, ha una pettinatura che attira gli sguardi, ma interiormente è il più facilmente manipolabile. La sua mente è semplice e facilmente incasellabile, proprio come desidera Matsumoto.
Ma per quanto sia malleabile, grazie alla presenza di Masa riesca a sottrarsi dall’influenza delle ventiquattrore malefiche, cosa che però non riesce a fare a fine storia, preferendo il suicidio piuttosto che continuare a vivere con quella strana oppressione, il dover lavorare tutto il giorno e il senso di aver perso qualcuno di importante senza però riuscire a ricordarlo.
 
Nao appare poco, forse è la meno definita, o effimera come personaggio. Dolce, diligente, ma al tempo stesso molto piatta. E non pitta perché non sia caratterizzata bene, ma forse perché tu stessa hai voluto definirla e farla arrivare al lettore in questo modo. La vedo gracile, forse anche triste per quello che sta accadendo alla sua famiglia.
Insomma è un personaggio dolce, gentile, ma anche una donna che sembra facilmente controllabile, stesso pensiero fatto da Matsumoto che si avvicina a lei per fare un dispetto a Masa più che per vero interesse.
 
E alla fine arriviamo a quello che è essere l’antagonista di questa storia, la creatura che manovra tutto da dietro le quinte. Matsumoto, il grande capo di queste aziende, l’ideatore di queste valigette terribili che rubano i pensieri.
Mi ha fatto venire i brividi, mentre lo descrivevi, mentre parlava con Nao e dopo quando ha convocato e parlato con Masa e Daisuke.
È un essere ambiguo, freddo, e manipolatore. È un maniaco del controllo, ma il suo desiderio di controllare non si ferma su una sola persona, va ben oltre, vuole controllare un’intera città, le persone che vi vivono, e i loro pensieri, per poterle spingere a lavorare e a produrre di più.
Mi ha messo veramente i brividi, eppure credo che assieme a Masa sia il personaggio migliore della storia, così ambiguo e pericoloso. E la sua pericolosità si comprende attraverso i suoi sorrisi leziosi e la sua gentilezza fasulla.
 
***
 
Sappi che ho adorato questo racconto, me ne sono innamorata sin dalle prime battute. È scritta bene, hai avuto un modo poetico di raccontarla e come ho ripetuto mille volte all’interno della valutazione è stupendo il modo in cui hai descritto personaggi e ambientazione.
Ti faccio veramente tutti i miei complimenti, bravissima ed originalissima l’idea di mandare avanti gli uomini a ventiquattrore xD.
 
Totale: 40/40

Recensore Veterano
21/05/15, ore 13:40

Mi ero promessa di non recensire, ma mi sento in dovere di lasciare un commento a questo piccolo capitolo.
L'inizio è intrigante e ti dirò, sento a pelle l'atmosfera di assurda quotidianità, i suoni e i pensieri di Masa. Masa è (correggimi se sbaglio) ognuno di noi mentre affronta l'alba di una nuova e noiosa giornata. Penso che etichettato al nome ci sia molto di più che il volto di questo ragazzo, così perso nei pensieri sugli impegni e sulla famiglia - è, appunto, uno dei tanti che tu avresti potuto scegliere come portavoce del generale malessere dell'uomo contemporaneo. 
Poi arriva quello che viene definito il quinto elemento: l'imprevisto, il personaggio che con la sua piattezza riesce comunque a stravolgere la vita del protagonista per sempre. Pare un uomo qualunque, ma tutti noi siamo uomini qualunque e nella monocromia del mondo Masa non si accorge di avere davanti il proprio quinto elemento, quello che il destino ti ha accollato e che ti ritrovi seduto di fianco in una metropolitana uguale alle altre.
Sento già che non è una storia di horror fisico - che tante volte è così scontato da ricadere nella banalità più assoluta. Certi concetti si esprimono al meglio lasciandoli sul piano dei pensieri e ci fanno molta, molta più paura. Non vedo l'ora di vedere il prossimo capitolo. :)
_JackoSaint