Mia cara Nemainn,
fino ad ora non ho mai recensito una tua storia, questa è la prima che ho letto e purtroppo per mancanza di tempo non ho ancora avuto l’occasione di inziarne un’altra, ma prima o poi lo farò.
Rileggendo l’ultimo capitolo di questo squarcio temporale che è “La madre della razza che morì” ero lì lì per lasciar perdere, per evitare nuovamente di recensire. Sai perché?
Il motivo è semplice: non mi ritenevo degna.
Non mi ritenevo degna perché di fronte a Tutto ciò, al tuo fatale stile di scrittura, mi sentivo persa, sconvolta, sentivo che non sarebbero bastate parole umane per descrivere appieno il talento ti ritrovi.
Ho sempre amato il fantasy, e alla mia veneranda età di dieci anni per gamba ancora mi ispira lo Slash, lo Slash quello vero, quello che mantiene intatta la virilità degli uomini, come sai trattarlo tu.
Non mi ritenevo degna perché per quante parole avessi scritto, non avrebbero comunque reso l’idea di tutta l’ammirazione che provo per te, e non sarebbero state in grado di elogiare appieno la tua storia come merita. Come tutte le tue storie meritano.
Poi ho deciso di provarci, a scrivere qualcosa di decente, nella speranza di farti rendere conto almeno in piccola parte quanto fuoco e quanta benedizione c’è nella tua scrittura, ma so che lo sai già.
Tu non ti limiti solamente a scrivere con una grammatica perfetta, a dare un’eccellente impaginazione e un’impeccabile organizzazione alla tua passione per la scrittura, no, sai che non ti basta.. Crei delle trame avvincenti, sapientemente intrecciate, posso immaginare tutte le volte temporali, gli universi paralleli retti dai fili della tua mente, pagherei oro per avere anche solo un quarto della tua immaginazione.
Scommetto che ti viene naturale, che le idee, gli scenari, i volti dei personaggi ti affiorano nella mente chiedendoti di essere scritti, e tu li accontenti e quelle sono le tue creature.
Zaha non sarà Madre, ma tu lo sei eccome! I frutti della mente sono come figli, niente di più niente di meno, quindi ti rinnovo ancora i miei complimenti.
È incredibile come riesci a gestire l’enorme varietà di paesaggi, di pensieri, come riesci a comunicare al lettore lo sfondo astratto e dolente degli Antichi; è difficile afferrare appieno ogni tua descrizione, ma prendilo come un grosso complimento, significa che la tua scrittura è SUBLIME, esiste un termine ancora più elevato di sublime? Se esiste, te lo dedico.
La tua scrittura non è per tutti, e anche questo consideralo un complimento: la tua scrittura è per gli animi sensibili, per gente matura, per le menti che riescono davvero ad affondare gli occhi nelle tue parole, facendole scomparire mentre leggono, ritrovandosi davanti a tutte le scene, come un film.
Non ho paura e non mi vergogno affatto di ammetterlo, ma la mia scrittura è merda secca in confronto alla tua, anzi non dovrebbe nemmeno essere paragonata alle tue storie: sarebbe come tentare di rassomigliare la bontà d’animo di Madre Teresa di Calcutta con quella di Adolf Hitler, insomma la cioccolata dalla cacca, per intenderci.
Per fortuna, scrivere non è esattamente la mia passione, al contrario di te, e a questo proposito ho dei sinceri auguri da farti.
Ti auguro che le tue storie siano messe nero su bianco dalla più famosa casa editrice, con le più sfavillanti copertine; il fatto che molte contengano amore tra uomini non potrà che farti segnare una SVOLTA nella storia della letteratura fantasy, che fino ad ora (nelle librerie) ha sempre e solo trattato di amori rigorosamente het.
Ti auguro di vedere tutti i tuoi sforzi ripagati, di far sognare migliaia e migliaia di lettori come hai fatto con me, e pensare che fino ad ora sono riuscita a leggere solo l’1% di tutto ciò che hai scritto!
Detto ciò, vorrei tentare qualche considerazione decente su questa storia (purtroppo abbastanza breve).
Gli Antichi, le Sorelle, tutte le anime universali-cosmologiche-perpetue (e tutti gli altri aggettivi nel tuo stile che io, a differenza di te, son solo capace di accozzare a casaccio) non saprei nemmeno come trattarli, appunto, ecco che mi mancano le parole, quindi lasciamo perdere quelle anime pure.
È incredibile come riesci ad agglomerare una cruda e volgare realtà (come quella del carcere) a una fatta di termini più puri, delicati e filosofici.
Amo tutto di questo, in particolare come hai trattato le dinamiche all’interno del carcere.
Devo dire che mi ero “affezionata” a Macchina, e ti dirò, nella mia mente bacata di amante dello slash, per un attimo ho sperato che sarebbe potuto nascere qualcosa di più tra lui e Zaha, che magari Mashir, dietro a quell’atteggiamento insopportabile e quella cicatrice, avesse una storia da raccontare, ma è ovvio che non fosse nelle tue intenzioni e va bene così.
Un lettore poco attento avrebbe potuto fraintendere la scena in cui Macchina bacia teneramente Zaha, nel bagno, magari pensando a qualche crepa nel cuore del gigante; tuttavia a me è parso che hai voluto piuttosto focalizzare l’attenzione sulla bellezza estetica di Zaha, alla quale nemmeno un burbero e violento sacco di muscoli può evitare di apprezzare, ecco tutto.
Quindi addio sogni di fangirl su Macchina (nemmeno in una “what if?” piccina picciò? No ok..).
Ma non è colpa mia! Sei tu che sei capace di far affezionare il lettore anche a personaggi di passaggio!
Jesus, sto scrivendo un poema, un’intera pagina di word solo per te xD
Il finale comunque lascia in sospeso molte questioni, che spero riprenderai al più presto… ora che Zaha è una donna (o meglio, ha il corpo di una donna) dove andrà? Che cosa farà? Chi incontrerà? Ora che ha in sé la conoscenza della Madre Superiora, affronterà diversamente la vita oppure rimarrà, almeno nell’atteggiamento, lo Zaha di prima?
Non voglio tediarti oltre con le mie ovazioni sconclusionate, anche perché come ripeto non trovo altre parole per dirti: GRAZIE.
Grazie di condividere la tua grande mente con noi, ti auguro tutto il bene e il successo possibile.
Lotta per far sì che il tuo talento guadagni un pubblico più vasto, ne vale la pena.
E, fidati, fossi in te avrei un’autostima grande quanto la linea di confine della Via Lattea.
Un abbraccio,
O c e a n |