Ciao Chia!
Questa storia mi ha colpita veramente tantissimo, complimenti!
Trovarla è stata una bellissima sorpresa, sia per la particolarissima prospettiva, sia perché racconta di un episodio del Silmarillion di cui si parla sempre pochissimo, purtroppo….
Hai raccontato della prima battaglia del Beleriand da un punto di vista davvero particolare: è stato interessante vedere la battaglia dal punto di vista dei Nandor, gli elfi che in quella battaglia hanno perso il loro re e che, a causa di questo, non si impegneranno più in guerra aperta né usciranno dai loro confini.
In questo momento però sono ancora pronti a prestare il loro aiuto, anche se è richiesto lontano dalle loro terre, e questa differenza, come tante altre piccole differenze, si sente.
Sono ancora un popolo “aperto”, pieno di speranze per quella terra che hanno raggiunto da poco, e, cosa che poi continueranno a fare, sono sempre pronti a difendere le loro case, qualunque sia laminaccia.
Non li avevo mai immaginati come un popolo con caratteristiche così tribali, perché ormai nel mio immaginario sono un popolo che cerca più il silenzio, il mimetismo…. (Alcune delle abitudini e delle tradizioni che hai descritto mi piace immaginarle più tra gli Avari), Però, nonostante la mia visione sia differente, sono riuscita comunque a sentire i Nandor nelle tue descrizioni.
Li ho sentiti nel coraggio che dimostrano i personaggi e che trapela dalle loro azioni e parole, quel coraggio determinato tipico di questo popolo e che mi da l’impressione di essere inarrestabile, una volta destato. Anche la loro diffidenza verso qualsiasi tipo di “armatura”, è proprio una cosa da Nandor: sono così legati alla natura, che ce li vedo benissimo a rifiutare qualsiasi tipo di eccessiva protezione, anche qualcosa di semplice come il cuoio che usa Urwen. E’ qualcosa di…. Artificiale, per loro, di non naturale, e che quindi è meglio non usare.
Urwen, invece, agisce pensando più alla situazione che si trovano ad affrontare che alle tradizioni. Non che dimentichi l’importanza dei simboli e dei riti propiziatori, anzi, ma intuisce che in questo caso serve qualcosa in più, e da ciò che ho capito non è la sola.
Mi sono piaciute molto le descrizioni dei momenti precedenti la battaglia, e mi è piaciuto soprattutto il modo in cui, in quest'atmosfera di attesa e di preparazione allo scontro, tu sia riuscita a introdurre con poche
ma efficacissime parole non solo la protagonista ma anche i suoi genitori e amici, mostrando tutte le dinamiche e i modi di fare dei vari personaggi.
Sono proprio riuscita a vederli tutti mentre si preparavano e si confrontavano sulla battaglia imminente, ed è stato davvero bello!
Particolarissimo il modo in cui si riferiscono ai Valar: conoscono i nomi e i "ambiti" di ogni vala e valie, ma per loro, che hanno solo iniziato il viaggio verso Aman, i Valar sono rimasti qualcosa di distante, quasi leggendario.
Molto bello poi il modo in cui hai dato risalto all'importanza delle stelle, sia nei simboli che i Nandor portano sul corpo sia nel modo in cui Urwen le guarda sia prima che dopo la battaglia. Sono una fonte di luce, di coraggio e un punto di riferimento, qualcosa a cui rivolgere sempre lo sguardo, qualcosa che penso facessero, in modi diversi, tutti gli elfi.
Parlando di Urwen, mi è davvero piaciuta tantissimo, come personaggio!
L’hai caratterizzata perfettamente, mostrando tantissime sfaccettature del suo carattere.
Urwen è si una combattente coraggiosa, quando serve, ma è anche una persona intelligente e curiosa. Mi ha colpita il modo in cui si sofferma spesso a riflettere su ciò che la circonda, cercando di indagare meglio su tutto ciò che le sembra nuovo.
Immagino sia stato questo a portarla a provare a usare la pelle d'orso per proteggersi, e che, finita la battaglia, la porta a osservare le lame degli orchi e, ancora di più, le armi degli Elfi Grigi.
E’ stato straziante vedere i Nandor massacrati, e sentire tutta l’atmosfera di disperazione che la battaglia, e soprattutto la morte di re Denethor, hanno lasciato dietro di loro. Erano partiti per quella battaglia con la consapevolezza che sarebbe stata dura, ma anche con la speranza di ricacciare indietro gli orchi, e per quanto la vittoria alla fine l’abbiano ottenuta, il segno dell’alto prezzo che hanno dovuto pagare non si cancellerà mai dalle menti dei Nandor, e già si vede.
Si vede nello sconforto dei genitori di Urwen, e in quel silenzio che contrasta con le grida di battaglia e di incoraggiamento che risuonavano prima( un contrasto che ha dato davvero un tocco in più al tutto, complimenti!)
Mi ha fatto tenerezza vedere Urwen che piano piano si rende conto di quante vite è costata quella vittoria, ed è stato atroce vederla sempre più sconvolta mano a mano che saliva la collina su cui combatteva Denethor.
L'angoscia di Urwen nel vedere prima la madre ferita e poi il re e la sua famiglia morti, la sua disperazione nel vederli ridotti così, quando fino a poco tempo prima erano vivi e stavano bene mi hanno commossa.
Per un attimo ho temuto che i suoi genitori fossero morti, oppure i suoi amici... Veder comparire prima Rhosdir e poi il padre e la madre, anche se quest'ultima ferita, mi ha tranquillizzata un po'... Anche se non del tutto, perché come riflette giustamente Urwen, niente tornerà più come prima.
Mi ha colpita tantissimo la tradizione delle ciocche di capelli gettate nella fossa in cui giace Denethor con la sua famiglia, mi ha dato la sensazione di essere allo stesso tempo sia un modo per onorarlo e dimostrargli la loro fedeltà, sia un modo per lasciare con la persona che se ne è andata, in questo caso il re, una parte di sé che lo conforti e che lo protegga. Mi ha fatta riflettere molto, come gesto…
E altrettanto mi hanno fatta riflettere le parole di commiato di Urwen: un accenno particolarissimo agli spiriti degli elfi che, invece di recarsi a Mandos, rimangono in Terra di Mezzo, in cui devono comunque difendersi da Morgoth, anche in questa forma.
E a proposito di Denethor: Ho amato tantissimo il modo in cui l’hai descritto!
Mi è piaciuto il modo in cui hai sottolineato il suo carisma, e quanto i nandor lo amassero e fossero più che pronti a seguirlo.
Vederlo attraverso gli occhi di uno dei suoi sudditi poi ha reso ancora più evidente la devozione e l’ammirazione che provavano i Nandor nei confronti di questo re e quanto li abbia sconvolti la morte del loro sovrano, tanto che si sono rifiutati di cercare un altro re che prendesse il suo posto.
Meravigliosa poi la scena finale, in cui finalmente Urwen può chiedere direttamente a uno degli elfi di Mantogrigio, i loro alleati, da dove provengono quelle armi che sembrano averli protetti più di quanto abbia fatto il cuoio con lei.
Il fatto che l’elfo grigio in questione fosse Mablung è stata un’altra bellissima sorpresa!
Hai caratterizzato alla perfezione anche lui: il modo in cui prova a convincere Urwen, e anche tutta la sua gente, a trasferirsi nel Doriath mi ha davvero colpita.
E’ un bellisssimo dialogo, il loro: semplice ma davvero significativo, un bellisimo confronto tra due popoli diversi, attraverso due personaggi che sono a loro volta diversissimi.
Mi è piaciuto tantissimo poi il modo in cui Urwen quasi si perde nell’osservare la cotta di maglia e le armi di Mablung, come noti ogni particolare, come si avvicini anche per poterla toccare: ho apprezzato veramente tanto quest’ultimo dettaglio, perché penso che renda la scena ancora più realistica, mostrando ancora meglio tutta la curiosità di Urwen sia verso quei materiali e quella fattura che non ha mai visto, sia verso l'oggetto in sé, che vede ora da vicino per la prima volta.
I dubbi che questo dialogo lascia a Urwen sono inevitabili, visto quanto è costata quella battaglia: avere armature e armi migliori avrebbe evitato una simile strage? Avrebbe salvato Denethor?
Mi viene da pensare che Urwen propenda sempre di più per il si: mi è sembrato, mano a mano che le sue riflessioni proseguivano,che fosse sempre più attirata da quelle nuove protezioni, dalla possibilità di avere qualcosa che la difenda meglio, che permetta a ciò che resta del suo popolo di difendersi meglio dagli attacchi futuri.
Ma una simile possibilità, ancora una volta, richiede un alto prezzo: abbandonare la terra in cui i Nandor hanno sempre vissuto, cosa che alcuni di loro forse faranno, ma che la maggior parte si rifiuterà di fare per tutta la prima era, scegliendo la segretezza.
Mi chiedo che cosa farà Urwen, e che cosa farà la sua famiglia...
Veramente tantissimi complimenti, Chia, è una storia davvero stupenda, curata nei minimi dettagli, perfetta nelle atmosfere e nelle descrizioni e piena di personaggi che rimangono veramente impressi, e che hai caratterizzato e descritto in maniera perfetta, in tutti i sensi.
Sei riuscita a rendere ogni scena con grandissima intensità e hai saputo inserire dettagli e riflessioni veramente particolari e interessantissimi.
Tantissimi complimenti ancora!
Spero davvero che scriverai altre storie come questa! (Anche perché concordo con te, serve decisamente più Silma per tutti!)
A prestissimo!
Tyelemmaiwe |