Recensioni per
A un centimetro dal cuore
di Queila

Questa storia ha ottenuto 111 recensioni.
Positive : 111
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
07/01/23, ore 21:05
Cap. 27:

Ciao!
Riesco finalmente a passare a lasciarti il commento che avevo scritto per la challenge!

Di nuovo, sono molto contenta di leggere un’altra storia che ha sviluppato questo pacchetto, quindi ti ringrazio molto.
Tra l’altro è molto interessante vedere il modo differente in cui il pacchetto è stato interpretato, pur essendo sostanzialmente rispettato molto bene da entrambe le autrici.
Questa storia mi è piaciuta molto: mi è piaciuto come qui si sia scelto di dare attenzione a un solo istante, una manciata di minuti che però per i protagonisti diventano fondamentali, diventano il teatro di una battaglia dagli ampi risvolti e dalle implicazioni importanti, se non altro a livello simbolico. Il tempo in questa storia si dilata, ma per il lettore la cosa funziona perfettamente: non si ha la sensazione di leggere qualcosa di “manipolato” o di poco credibile, perché la crucialità del momento è resa molto bene. Accade poco, in questa storia, ma è un poco che funziona molto bene, perché le motivazioni e le implicazioni delle azioni dei personaggi sono rese in tutta la loro importanza.
Si vede l’attenzione che Narcissa ha posto in ogni gesto, e fa quasi tenerezza immaginarla provare degli “stratagemmi” tutto sommato semplici per ottenere qualcosa che fra un marito e una moglie dovrebbe venire naturale. È qualcosa che in questo contesto funziona molto bene, soprattutto perché anche le reazioni di Lucius contribuiscono a rendere perfettamente coerenti e credibili queste situazioni: lui in qualche modo nota questi cambiamenti, e vi reagisce, dando profondità al tutto.
Anche il pacchetto mi sembra rispettato piuttosto bene: sicuramente la situazione di partenza è ben rappresentata: Non ho dato un punteggio pieno (pur dando comunque un punteggio alto) perché ho trovato un po’ poco approfondito il contesto: c’è sì il desiderio di Narcissa di avere qualcosa di più, ma si vede poco il loro matrimonio, non si vede granché come la loro sia un’unione socialmente o meno rispettabile, ecco. Però, nel complesso credo che il pacchetto si possa riconoscere bene.

Recensore Master
03/01/23, ore 19:05
Cap. 27:

Ciao, cara!
Ora che è finita la challenge, ti lascio anche qui il mio giudizio. Ti ringrazio intanto per aver partecipato!
In primo luogo, voglio dirti che questa storia mi è piaciuta molto. Ho trovato originale voler strutturare la flash, più che sul loro rapporto, su un singolo momento. È sicuramente una scelta di impatto, che permette bene di soffermarsi sulle richieste del pacchetto, che richiedeva di mettere in luce aspetti molto particolari di questo matrimonio.
Mi è piaciuta questa Narcissa che, anche se fredda e incapace di richiedere attenzioni, cerca di superare se stessa per migliorare il proprio matrimonio. Un po’ di rossetto, un po’ di nero sugli occhi, qualche minuto di ritardo, un goccio di liquore per correggere il tè. Mi è piaciuta questa evoluzione del personaggio, rispetto a ciò che le direttive richiedevano.
Lucius, anche, così ricettivo, mi è sembrato più realistico. In fondo, quale uomo non desidera una bella donna con cui va d’accordo?
Tuttavia, non ti ho dato un punteggio alto, perché secondo me non hai osato abbastanza. Mi spiego meglio: mi è parso tutto troppo poco accennato. Troppo poco il ritardo (davvero un uomo noterebbe tre minuti di scarto?), e ancora basta troppo poco perché lui si infiammi di desiderio. Mi rendo conto che hai voluto calcare questi aspetti per sottolineare quanto il loro rapporto fosse rigido, incasellato in ruotine precise e quasi asfissianti, e quanta freddezza e scarsa passione intercorresse tra i due, ma l’ho trovato comunque poco verosimile. Mi è piaciuto che lei stessa creda di non poter esagerare più di così e che pensi che può sempre dare la colpa all’alcol, ma così è davvero troppo poco. Anche solo un quarto d’ora di ritardo e qualche gesto malizioso in aggiunta mi avrebbero convinta maggiormente.
Insomma, ho trovato la storia un po’ speranzosa rispetto al pacchetto, ma mi è comunque piaciuta molto. Lo stile è piacevolissimo e il titolo molto bello, e nel complesso ho gradito tutto quanto.

Un bacio,
Mary

Recensore Master
18/12/22, ore 16:12

Ciao!
Trovo la vicenda di Helena e il Barone molto interessante, mi fa piacere averne letto anche in questa flash!
Sai che l’ho candidata all’Oscar per la miglior presentazione e passo a riportarti il commento scritto sul forum.
Il titolo è altero, tragico; i due sostantivi danno un’idea di solennità, che ben si presta alla dimensione eterna dei due protagonisti, vissuti agli inizi di Hogwarts e poi in un immutato presente come fantasmi. Con una promessa si apre la flashfic e con il compimento letterale di quella promessa si chiude, perciò ho trovato il titolo coerente con il contenuto della storia e in linea con le atmosfere drammatiche del racconto. Apprezzo sempre, inoltre, che sia in italiano, quando l’utilizzo di una lingua diversa da quella in cui è scritto il testo non ha una particolare funzione o motivazione.
Alla prossima!

Recensore Master
18/12/22, ore 14:30

Ciao, cara!
Eccomi finalmente qui a recensire questa piccola perla **
Come ben sai, ho proposto questa storia per l'Oscar alla miglior coppia. Ti riporto perché: Questa storia mi è piaciuta molto, nonostante la coppia sia quanto meno controversa, per com’è stata delineata (il che non rappresenta affatto un problema, perché io ci vado a nozze con le situazioni disturbanti).
Sicuramente l’aspetto che ho apprezzato di più, e che rispecchia maggiormente la caratterizzazione dei personaggi e delinea meglio la natura del loro rapporto, sono stati i dialoghi: li ho trovati davvero favolosi, molto incisivi e molto d’impatto. Devo dire che erano così ben fatti che hanno, per certi versi, messo in ombra il resto del testo, che in alcuni punti mi è parso così meno efficace.
In ogni caso, mi è piaciuta molto questa flash, come hai descritto le interazioni tra Helena e il Barone, la leggerezza di lei, l’ossessività di lui, il gioco in cui precipitano e che si trasforma in fretta, tingendosi prima di erotismo e poi di dolore. Hai descritto un intreccio perverso e drammatico che ho davvero gradito molto, brava!
Per il resto, l'ho trovata davvero molto ben scritta, con uno stile tagliente ed evocativo. In particolare, devo dire che mi sono piaciuti i dialoghi, li ho trovati davvero caratterizzanti e ben fatti.
Spero scriverai ancora di questa coppia **
A presto!

Un bacio,
Mary

Recensore Master
03/12/22, ore 21:55

Ciao!
Helena è uno dei miei personaggi preferiti, trovo la sua vicenda amarissima e devo dire che ho trovato questa tua versione ancora più amara dell'originale – questa promessa, che si rivelerà essere macabra, trova modo di esistere perché tra Helena e il Barone c'è una corrispondenza, un momento in cui si trovano prima di perdersi, e questo acuisce ancora di più l'orrore.
Questa tua Helena che quasi non si avvede del pericolo, che scappa divertita, mi è parsa sospesa su un baratro in cui non può fare altro che cadere, e in cui alla fine cade assieme a chi quel baratro ha contribuito a costruirlo.
Pur avendo un'idea diversa di questi personaggi e della loro dinamica, la rabbia suscitata dal Barone non muta mai, resta sempre uno dei personaggi più terribili dell'universo potteriano e trovo che questa sua natura emerga bene anche nel tuo racconto.
Grazie di aver preso parte alla challenge!
Alla prossima!

Recensore Master
01/12/22, ore 09:59

Ehy ciauuu, Queila ^^
avevo già letto un paio di capitoli e adesso ci tenevo a recuperare quello della sfida di Rosmary, anche se non ho partecipato, perché avete scritto tutte delle storie meravigliose **.
La vicenda di Helena Corvonero è tristissima: non l'ho mai apprezzata molto come personaggio, trovo davvero ingiusto il modo in cui si è comportata nei confronti di sua madre, ma ovviamente questo non giustifica il Barone che si è comportato in maniera atroce çç. Nessuno si meriterebbe mai una fine del genere ed è giusto che lui sia destinato a vivere con il rimorso per il resto della sua esistenza da fantasma.
Adoro il prompt che hai scelto! Una volta ci ho scritto una specie di songfic ahahah.
In bocca al lupo ♥
baci,

Leila

Recensore Veterano
30/11/22, ore 21:02

Questa storia probabilmente è una delle più originali che abbia mai letto . Mi è piaciuta moltissimo la caratterizzazione dei personaggi, oltre che il tuo stile di scrittura che ho già avuto modo di apprezzare in passato! Complimenti!

Recensore Master
30/11/22, ore 12:50

Questa è stata una delle mie storie preferite del contest! Complimenti davvero, perché sei riuscita a creare due pg struggenti in così poche parole. Non ho molto da dire perché, veramente, la storia parla da sola.
Complimenti!

Baci,

Mitsuki

Recensore Master
05/11/22, ore 08:50
Cap. 25:

Ciao! Mi è capitato ogni tanto di imbattermi in questa ship e devo dire che li trovo carini, complice, probabilmente anche il fatto di aver giocato ad Hogwarts Mystery ed averli visti "realizzati" anche se in quella versione Tonks oltre ad essere goffa era anche parecchio dispettosa e scavezzacollo xd. Ma qui sono passati tanti anni, parliamo anche di un futuro in cui lei evidentemente non è morta durante la seconda guerra magica e in cui non aveva sentimenti per Remus, ma per Charlie. Quello che però non cambia è la sua difficoltà ad esprimerli al diretto interessato, cosa per la quale si insulta da sola. Ma smette di pensare a questo quando lo vede e i suoi sentimenti sono talmente forti che il suo corpo reagisce di conseguenza, mutando il colore dei capelli per adeguarsi al suo umore. È stato molto tenero che poi le diventassero anche dello stesso colore di quelli di Charlie come anche il fatto che fosse talmente presa dalle sue sensazioni e dai suoi pensieri che tutto il resto era svanito e non capiva nemmeno cosa lui le avesse detto (ipotizzo che l'abbia salutata) ma poi Tonks fa una delle sue figure, Charlie ride ma lei sa che non lo sta facendo per prenderla in giro e tutto torna a posto, svaniscono la timidezza, l'imbarazzo, la preoccupazione e lei torna la solita se stessa. Riuscirà a dirglielo? Non ci è dato sapere, ma forse, dopotutto, non ne ha bisogno, non so perché ho questa sensazione. Mi è davvero piaciuta, brava :)

Recensore Veterano
23/10/22, ore 11:18
Cap. 25:

Adoro il particolare dei capelli di Tonks che cambiano colore a seconda del suo umore, lo trovo un particolare azzeccatissimo e il loro mutare aggiunge un tocco ulteriore ad una storia già dolcissima.
Ultimamente sto entrando molto nel mood di leggere di Charlie e Tonks , trovo molto plausibile che abbiano avuto una relazione ad Hogwarts o almeno che siano stati amici e questa storia la inserisco subito tra le mie preferite. A presto e grazie!

Recensore Master
07/10/22, ore 11:17
Cap. 25:

Ciao! Non ho mai letto nulla di tuo (miseriaccia!) quindi per prima cosa piacere di conoscerti ^^. Ho partecipato anche io all'iniziativa delle drabble e sto dando un'occhiata alle storie di chi ha già consegnato. Pensa che ho conosciuto questa coppia proprio grazie a Maqry, la ragazza a cui hai fatto il regalo **, e niente non ho potuto fare a meno di amarli subito. Questa drabblina l'ho trovata tenerissima, mi è piaciuto un sacco come in pochissimo spazio tu abbia usato l'espediente del colore dei capelli di Dora per descrivere tutti i suoi diversi stati d'animo a seconda della situazione. Il finale è aperto perciò dai, mi sento libera di immaginare che Charlie alla fine l'abbia ricambiata **

Grazie per la piacevolissima lettura ♥
un saluto,

Leila

Recensore Master
05/10/22, ore 16:50
Cap. 25:

Ciao!

Innanzitutto grazie mille per questa drabble: è dolcissima e mi è piaciuta davvero molto! Sono poi super contenta che tu abbia scelto di scriverla proprio su Charlie e Tonks: sono la mia otp del fandom e leggere nuove storie su di loro mi riempie sempre di gioia (anche perché sono una coppia poco diffusa e con poche storie). 
Mi piace motlissimo immaginarli innamorati da ragazzini, durante gli anni a Hogwarts, con la loro goffaggine di mezzo che li allontana un po', e non permette che si dichiarino subito, motivo per ui ho adorato la scelta della tua ambientazione. Tonks che non riesce a spiaccicare parola con Charlie e se ne resta per sette anni a struggersi per questa cotta è davvero tenera, così come il suo osservare tutta sognante Charlie mentre vola, pensando a quanto il ragazzo sia abile rispetto a una pasticciona come lei.
Mi è piaciuto molto come hai utilizzato le abilità da Metamorfomagus di Tonks per scandire le scene della drabble, passando dal blu della tristezza per doversi presto separare da Chalrie senza mai essersi parlati fino al rosa che sa proprio d'amore. 
E giustamente non poteva mancare la offaggine di Tonks che serve da espediente per far ingranare il rapporto tra i due: credo racchiuda un po' tutto quello che per me loro due rappresentano, la spensieratezza e l'essere un po' impacciati alle prese con le prime cotte, e lei che cade platelamente davanti a lui attirando la sua attenzione è  adorabile.

Grazie ancora per il regalo e complimenti per la storia! <3

Recensore Master
22/07/21, ore 14:53

Valutazione per il contest "Storie alfabetiche"

Grammatica e stile: 6.8/10 [grammatica: 3.8/5 + stile: 3/5]

Guardando al passato, ha un unico rimpianto: Sirius, Regulus non ha mai riconosciuto le cose essenziali, è sempre stato cieco. -> La virgola qui è un vero e proprio errore grammaticale perché non riesce a rendere conto della differenza di due frasi logicamente diversi (una che finisce con Sirius, soggetto di quel rimpianto; un’altra che inizia con Regulus dicendoci che non ha riconosciuto…). Scritta in questo modo la frase risulta invece incorretta. Senza ricorrere al punto, avresti ovviare con un segno più netto come un punto e virgola. -0.4
Ha osservato suo fratello quasi sempre con odio per tutta la vita, eppure a poco dalla fine, vorrebbe guardarlo per l’ultima volta con amore -> eppure è legato a quel “vorrebbe guardarlo” quindi ci vorrebbe un’altra virgola prima di “a poco dalla fine” per non spezzare la frase. -0.2
Inoltre, ho notato un problema per quanto riguarda i trattini indipendenti. Quando compaiono all’interno di un periodo per enfatizzare una parola o un concetto devono non solo essere aperti ma anche chiusi.
In verità ha sempre sottovalutato Sirius – sentimento condiviso, lo ha sempre considerato troppo emotivo -> - sentimento condiviso – -0.2
Nonostante tutto, nonostante i suoi errori e orrori vuole provare a salvare Sirius – a salvare se stesso, quelle voci ->- a salvare se stesso – -0.2
per lui - per voi. -> Il trattino deve essere lungo e non breve. -0.1
bestie– segreto svelato. -> ci vuole uno spazio tra la parola e il trattino. -0.1
Il punto di forza dello stile è il lessico, che trovo non solo adatto e coerente ma anche molto incisivo. Purtroppo l’utilizzo non sempre opportuno dei trattini non riesce a rendere appieno conto dei rimandi, ma ci riescono comunque i corsivi. Il connubio di trattino + corsivo emerge molto bene qui: vorrebbe guardarlo per l’ultima volta con amore – essere guardato con amore. Le frasi non sono brevi, ma comunque sono articolate bene al loro interno. L’appunto che ti faccio a tal proposito è quello di limare un po’ le virgole e inserire qualche subordinata in modo da rendere la lettura più scorrevole e agevole. Se infatti prosegui sempre con la paratassi, il rischio è quello di non rendere a sufficienza conto delle differenze di livello nell’articolazione del periodo. Ti faccio un esempio in merito:
Nonostante tutto, nonostante i suoi errori e orrori vuole provare a salvare Sirius – a salvare se stesso, quelle voci sono sempre più frequenti, -> ci sono due soggetti nel periodo (Regulus e le voci) ma le poni sullo stesso piano senza spezzare il periodo, per cui risultano due frasi diverse accostate in modo un po’ forzato.
Un’altra stonatura ricorrente è quella di mettere prima il verbo e poi, successivamente, a frase già iniziata introdurre il soggetto.
Cerca da tutta la vita una via di fuga da se stesso, Regulus non ha mai trovato un senso nelle cose che ha fatto -> non c’è bisogno di specificare Regulus a quel punto (specialmente perché era stato comunque già introdotto nel periodo precedente). L’effetto non è solo quello di qualcosa di superfluo, ma anche che a “cercare” qualcosa è qualcun altro.
Guardando al passato, ha un unico rimpianto: Sirius, Regulus non ha mai riconosciuto le cose essenziali, è sempre stato cieco. -> Qui si ripresenta la stessa cosa, con l’aggravante come ti dicevo anche in grammatica di far confondere i soggetti.
Altri appunti che ti faccio:
Quando sarà tutto finito spera che Sirius sappia quello che ha fatto per lui - per voi. -> perché per voi? Non hai usato mai la seconda persona, dunque la cosa coglie in effetti di sorpresa.
o oggi o mai: oggi è pronto a lasciar andare tutto e a dimenticare il male che ha causato, oggi è il giorno in cui perdonerà se stesso per non essere mai stato all’altezza di Sirius: e saranno finalmente alti uguali. -> Decisamente poco agevole due due punti in un solo periodo.
Si tratta di più di un appunto, come vedi, ma tutti comunque relativamente di poco conto se presi singolarmente. Scrivi sicuramente bene e con qualche accorgimento l’effetto sarà migliore.

Titolo: 3/3

Il titolo è molto incisivo e suona bene. Oltre a questo, rispecchia la storia e rende bene il rapporto tra Sirius e Regulus nell’ottica di Regulus, venendo reso esplicitamente nella frase finale. Punteggio pieno!

Trama e personaggi: 10/10
La trama è uno spaccato di introspezione di Regulus nel momento in cui sceglie di combattere Voldemort. In una semplice flash, ho sentito tutte le emozioni del personaggio in quel momento specifico: il rimorso per il marchio nero, la volontà di riscattarsi e al tempo stesso quel desiderio di raggiungere Sirius. Ecco, il rapporto con Sirius è il baricentro verso cui converte tutta la riflessione: è lui il rimpianto, è lui la persona che vuole salvare e per cui vuole sacrificarsi, è lui la persona da eguagliare… ed è a lui che sono legati i ricordi rievocati. Il loro rapporto è reso in maniera interessante in una chiave dicotomica di affetto e diffidenza/odio, che trovo molto coerente con quanto sappiamo dal canon. Il finale in questo senso chiude il cerchio: è di nuovo a Sirius che si torna, è per essere all’altezza di Sirius che il gesto di sacrificio si riempie di significato. Un’introspezione molto ben sviluppata.

Svolgimento traccia: 9/10
La consegna è rispettata: ci sono 21 frasi, tutte le lettere sono presenti e nessuna è ripetuta più volte.
In generale, sei stata piuttosto brava a camuffare la regola alfabetica. In particolare ho apprezzato le frasi secche che sono andate a enfatizzare termini chiave: Buio assoluto per la B e Marchio infame per la M. hai saputo dunque sfruttare la necessità di dover marcare un punto per sottolineare un concetto, e questo sei riuscita a farlo molto bene. Nessuna parola iniziale stona, per cui nessuna frase attira di per sé attenzione.
L’unico appunto che ti faccio è che alcune frasi sono un pochino troppo lunghe, non tanto per l’articolazione interna, ma proprio perché viene da chiedersi perché non si sono interrotte prima. Questo avviene principalmente per la lettera Z:
Zittisce la voce nella testa che gli dice di aspettare ancora; o oggi o mai: oggi è pronto a lasciar andare tutto e a dimenticare il male che ha causato, oggi è il giorno in cui perdonerà se stesso per non essere mai stato all’altezza di Sirius: e saranno finalmente alti uguali. -> È un periodo decisamente troppo lungo, specialmente la punteggiatura identica interna.
Infine, trovo che sei andata a capo un pochino troppo spesso, specialmente nella seconda parte, dove avresti potuto accorpare insieme più frasi per non spezzare la riflessione e non rendere troppo evidente l’alfabeto.
A parte queste precisazioni, trovo che tu abbia fatto comunque un bel lavoro con la consegna!

Totale: 28.9/33

Recensore Master
17/05/21, ore 04:46

Bellissime 😍😊 non vedo l'ora di leggere altre😍 e anche di come Rose si innamorò di Scorpius.... Non vedo l'ora di leggere qualche altra tua storia 😘😊

Recensore Master
23/12/20, ore 19:31
Cap. 23:

Sesto Posto

Respiro Nero

di S.Elric





Grammatica: 2.85/5

La grammatica va abbastanza bene, ho ritrovato qualche inesattezza di tempo e numero, oltre ai refusi. Inoltre c’è qualche imprecisione sintattica. Ti riporto gli errori di seguito:

rimbomba nella testa e di offusca i pensieri → -0.1 (ti offusca)
ma la lealtà e l’impegno nella scuola l’hai ereditata da tuo padre → -0.5 (li hai ereditati; inoltre trovo che l’espressione “impegno nella scuola” sia scorretta: “impegno nello studio” o “impegno a scuola”)
ma tu sei una nata Babbana → -0.1 (Nata Babbana)
Sulla banchina gli occhi sono tutti puntati su di te – li sentivi indagatori, ti giudicano, e i tuoi genitori ti guardano con apprensione. → -0.25 (li senti)
provando ad essere → -0.1 (a essere)
Il treno fischia per un’altra volta → -0.3 (il “per” è superfluo)
per tranquillizzare sé stessa → -0.1 (se stessa)
“Stai attenta, stupida ragazzina!” il suo tono rimbomba di disprezzo. → -0.2 (Serve la maiuscola: Il suo tono)
ma sentirla pronunciare dal vivo, ti ferisce mortalmente → -0.2 (togli la virgola)
Che sarei la strega più brillante della tua età e non solo → -0.1 (sarai)
“Dove l’avete trovata?” sai a cosa si riferisce → -0.2 (Sai a cosa)


Stile: 15.5/20


Ho fatto fatica a valutare questo stile, perché ogni scelta che hai adottato ha i suoi pro e i suoi contro, ed entrambi gli aspetti sono messi in evidenza durante la lettura. Per tanto, penso che questo mio giudizio potrà apparirti molto insensato e caotico, e mi scuso fin da ora per questo.
Parto dal commentare la voce narrante, perché credo abbia un grosso impatto sull’insieme. Hai optato per un narratore in seconda persona, che mette sullo stesso piano personaggio e lettore, li fa proprio combaciare; e in questa tua storia, questo effetto l’ho sentito maggiormente poiché la voce narrante non ha una propria caratterizzazione. È secca, impersonale, ci sono momenti in cui evidenzi anche il suo “carattere” onnisciente – vedi quando dici che il primo anno ad Hogwarts non è mai facile per nessuno – che di fatto rende il narratore distaccato, invisibile, nudo, privo di qualsiasi punto di vista; più che parlare al lettore sembra quasi che evochi azioni e sensazioni, percezioni che il lettore è spinto a provare sulla sua pelle. È un narratore che, in altre parole, non si limita a osservare la scena ma la crea con le parole e si nasconde dietro a esse. Si è avvalso quindi di alcune immagini molto dense ed evocative, a partire da quella iniziale: il “respiro nero” è un’immagine cupa, densa, che racchiude benissimo l’impronta del narratore sopra commentato; meglio ancora, ne diventa in effetti lo strumento con cui poter disegnare. È un’immagine che ti aiuta ad aprire la scena in medias res, lancia il lettore subito nel campo delle percezioni, e il contesto, la parte “concreta” è relegata a un angolo, percepita confusamente soltanto in alcuni sprazzi tra le sferzate di tortura inflitte da Bellatrix – e non è un difetto, ci tengo a precisare, sto solo commentando il particolare taglio narrativo. Dico che oltre a essere un’immagine pregnante del potere crudele di Bellatrix è strumento del narratore, perché è di quel “respiro nero” che la narrazione si avvale per fondere passato e presente:

- Il respiro nero di Bellatrix si confonde con i tuoi ricordi, trasformandosi in fumo. Un treno fischia in lontananza in un ricordo sbiadito dal tempo. È ora di salire. Sospiri e memoria si cuciono sulla tua pelle, vestendoti di sofferenza. → Questo effetto in dissolvenza è molto cinematografico e ben riuscito. Questo alito scuro si trasforma in fumo e cambia scena, e mette in relazione due momenti molto diversi tra loro, creando un rapporto chirale, che mette una di fronte all’altra le due Hermione: quella 17enne e quella 11enne. Entrambe spaventate, entrambe tramortire, entrambe denigrate, ma laddove l’Hermione 11enne prende forza dalla sua ostinazione, l’Hermione 17enne ha bisogno di attingere alla forza del ricordo per aggrapparsi, quasi con disperazione, a quell’ostinazione che sembra sfuggirle. Ne approfitto inoltre per lodare la personificazione, l’ho trovata davvero elegante e delicata, nonostante il concetto che esprima sia doloroso.

È anche un tipo di narratore, poi, che ha una forte impronta introspettiva e che tende a rendere meno con le sequenze narrative, soprattutto se gestito in maniera impersonale come hai fatto tu. Ecco perché un altro punto a favore è stata la scelta di fondere le sequenze narrative e introspettive.

- Bellatrix scarica il suo peso sul tuo corpo trafitto dal dolore, hai la mente e le membra intorpidite dal freddo e dalla paura, non riesci a fare nulla, il tuo corpo non risponde ai tuoi comandi, ma ai suoi. → Qui, ma ancor meglio lo si nota nel ricordo, hai ben sfruttato il tipo di narratore, legando a ogni azione una visione – o reazione – più sensoriale. La narrazione, prima che dalla realtà, passa dalle percezioni, e questo ha reso l’immedesimazione molto forte, sembra non lasciare vie di fuga al lettore, che viene letteralmente avvolto dalle sensazioni e dal vortice di pensieri ed emozioni di Hermione. Il lettore è chiuso nella pelle di Hermione.

Il ritmo narrativo è molto rallentato, e il lettore viene proprio sospeso nel tempo. Adottando, poi, minuscole elissi temporali, fai sì che la percezione del tempo per il lettore sia indefinita e che ogni sensazioni duri momenti lunghi anche una vita. In questo senso, ho apprezzato l’espediente de “Dopo giorni di buio” che spezza completamente il rapporto “tempo della storia” e “tempo narrativo”: quelle che in realtà sono state forse ore di tortura ma anche meno, a Hermione sono parsi giorni.
Questo uso particolare del narratore è interessante, diverso da quello al quale sono abituata, ma credo che riesca molto bene nel suo intento. Ha il pregio di esaltare l’atmosfera, la sfera sensoriale e diventare un tutt’uno con la scena.
A un narratore così “rigido” hai accoppiato un uso delle figure retoriche molto “visive” che da un lato ti ha permesso di “colorare” la narrazione, dall’altro però ha portato carico a questa sensazione di “densità”. Sono figure che contribuiscono tutte a un unico scopo: esaltare la percezione piuttosto che il concreto. La visione che si ha non è del reale, ma è un’immagine del mondo sensoriale; inoltre, anche il reale si ammanta di una visione più astratta, più metaforica.

- Il suo respiro nero è alito che si condensa in ombre davanti ai tuoi occhi. → In apertura, ho proprio percepito quella “densità” di cui ti parlo. “Respiro” e “alito” sono sinonimi, a questo poi si aggiunge il fatto che a una sinestesia tu associ una metafora, altrettanto visiva, che personalmente carica troppo. Sono due figure retoriche d’immagine che fanno a pugni per accaparrarsi la scena.

- Ti abbandoni al respiro nero, sperando in un aiuto, ma ci sono solo ombre. Il buio ti avvolge. → Qui, invece, c’è una bellissima metonimia, dove a “ombre” il lettore è portato ad associare i nemici, la famiglia Malfoy e i Ghermitori, gli unici in effetti presenti nella stanza al momento della tortura. E continui con un’altra personificazione (spero di non sbagliare): il “buio” ha doppia valenza, perché oltre a diventare egli stesso un nemico in carne e ossa, diventa metafora dei nemici, della cattiveria e del dolore.

- Sai che per Bellatrix sei solo una sporca Mezzosangue, una rosa da insudiciare con insulti e maledizioni, sei in balia della sua bacchetta e della sua crudeltà. → Torna la metafora, ma credo che qui non sia stata usata a dovere, poiché credo che il verbo che la segue, “insudiciare”, non ha un’accezione che si sposa con la “rosa”, è quasi un ossimoro. Io avrei cercato un verbo che potesse far subire l’effetto alla metafora visto che è a lei che è legata la preposizione; inoltre avresti evitato l’allitterazione cacofonica tra “insudiciare” e “insulti”. Mi vien di suggerire qualcosa come “da far appassire” o “da recidere con la forza di insulti e maledizioni”, qualcosa che richiamasse, appunto, la sfera terminologica dei fiori.

Altro punto di pro e contro: la costruzione sintattica. A mio parere varia poco, inizi quasi tutte le frasi con il soggetto, o il verbo laddove il focus torna sull’introspezione della protagonista. Da un lato questo è un’espediente che ricalca l’idea del narratore “rigido” e “impersonale”, gli dà una cadenza; dall’altra parte, però, credo che nella lunga distanza, questa mancanza di variazione si faccia sentire e renda la lettura più pesante. Soprattutto perché, senza un gioco strutturale, si esaltano maggiormente le “ripetizioni”.
Mi ricollego qui per commentare il lessico. Utilizzi un registro medio, poco fornito nel suo insieme, dove, proprio a causa della struttura sintattica sopra citata, si notano maggiormente i termini riutilizzati più volte: corpo (e a tutta una serie di termini legati al suo campo semantico), dolore, mente, paura spiccano nel testo. Essendo, inoltre, molto cadenzato come ritmo, risulta essere caratterizzato da un’abbondanza di aggettivi possessivi, che nel complesso rendono la lettura più pesante. Si viene a creare nella mente di chi legge un ritmo ripetitivo, un’eco di suoni un po’ fastidiosa.
Infine, la punteggiatura.
Secondo me, hai usato un tipo di punteggiatura molto dura, in alcuni punti il punto fermo ha reso troppo frammentato il periodo, così che il ritmo andava un po’ a inciampare, mentre in altri hai adottato l’espediente dell’asindeto in una maniera che mi ha diviso, e per spiegarmi ti riporto alcuni esempi:

- Sai che per Bellatrix sei solo una sporca Mezzosangue, una rosa da insudiciare con insulti e maledizioni, sei in balia della sua bacchetta e della sua crudeltà. Ad ogni movimento del suo polso ti scuoti, e le scariche elettriche ti incendiano il corpo, non ti muovi, sei ferma ad attendere la fine. → Per certi versi, un uso così inusuale del ritmo dato dalla punteggiatura ha trasmesso l’idea di confusione e stordimento in cui è calato il personaggio; dall’altro ha confuso anche me in alcuni punti, come questo. “Sei in balia…” è una principale, non retta dal “sai”, e qui avevi due scelte: usare i due punti e porre la frase in evidenza, o mettere un punto fermo. Se avessi optato per il punto fermo, avresti potuto mettere i due punti dopo ed evitare l’ennesimo termine del corpo. Tipo: “Sai che per Bellatrix sei solo una sporca Mezzosangue, una rosa da insudiciare con insulti e maledizioni. Sei in balia della sua bacchetta e della sua crudeltà: un piccolissimo gesto, e scariche elettriche ti incendiano il corpo. Non ti muovi. Sei ferma ad attendere la fine.” Tra l’altro, le due frasi finali, anch’esse come nel primo caso scollegate dal resto del periodo, potresti separarle, usare una punteggiatura più netta, per rendere anche con il ritmo la sensazione che suscitano: ineluttabilità, resa, sconfitta.

- Hai gli occhi uguali a lei: pieni di caparbietà e ostinazione, ma la lealtà e l’impegno nella scuola l’hai ereditata da tuo padre → L’uso dei due punti qui è superfluo, oltre che a diventare scorretto per l’avversativa che non ha alcun rapporto diretto con “gli occhi”. Secondo me bastava mettere una virgola e creare un semplice inciso.

Se questo tipo di punteggiatura da un lato contribuisce a esaltare un tono incalzante, pressante, un tono narrativo che trasmette attraverso periodi più o meno lunghi, costruzioni caratterizzate da asindeto, una sensazione di agitazione, di qualcuno che dolorante e inerme cerca una via di fuga in maniera confusa e disperata, privata quasi del suo raziocinio; tutto questo dall’altro lato ha reso la scorrevolezza della lettura, un po’ confusa. Secondo me, per equilibrare, bastava moderarla in alcuni punti.
Altro elemento da equilibrare e moderare è l’uso dei trattini lunghi. Te ne riporto alcuni:

- Vorresti ricordare il volto di tua madre, vorresti ricordare come si sorride, ma non ce la fai – a mala pena riesci ancora a respirare → Non ho capito lo scopo di questa parentetica, il concetto espresso dalla seconda parte è consequenziale a quello della prima parte; quindi non si crea contrasto, non si ha una rivelazione sottile, non si ha un rafforzativo, non si mette in sottinteso una verità inconscia. Questo è uno di quei punti in cui la fluidità ti avrebbe aiutato a rendere un tono incalzante, tra il disorientamento e la disperazione. Il mio consiglio è quello di sostituire il trattino con una virgola o un punto-virgola.

- Intravedi forse un marchio – ti infanga il corpo, ma non capisci bene di cosa si tratta: hai i pensieri bloccati dal dolore, l’unica cosa di cui sei certa è la consapevolezza che stai per morire – la morte ha uno strano sapore metallico. → Qui invece c’è un po’ di confusione di punteggiatura, l’ho percepito come molto caotico questo periodo. Trovo che, al contrario del primo esempio riportato, qui il primo trattino abbia una funzione ottimale, perché è atto a rafforzare il concetto della prima parte. “Intravedi forse un marchio” ha un tono narrativo debole, incerto, che vuole esprimere la coscienza stordita e appannata dal dolore di Hermione; “ti infanga il corpo” mette in scena un tono agitato, sconvolto, oltraggiato quasi, come un impulso inconscio, quindi il trattino lungo qui ha la funzione quasi di esaltare un pensiero più inconscio, un guizzo che dura un attimo e poi sfuma. Ciò che manca è la chiusura: serviva un altro trattino lungo dopo “corpo”, non una virgola, ti avrebbe aiutato secondo me a rendere meglio quest’effetto veloce della parentetica. C’è poi una cosa che non mi convince: “cosa di cui sei certa” ha un significato molto simile, o che comunque viene inglobato, nel significato di “consapevolezza”, quindi per me è stato come leggere “l’unica cosa di cui sei certa è la certezza che stai per morire”; è come se ci fosse un passaggio di troppo, non so se mi sono spiegata. In realtà non ho mai visto una parentetica subordinata all’uso dei trattini – ecco perché prima ti ho detto che la punteggiatura è un po’ caotica – ma nel complesso, visto che l’uso dei due punti è corretto e che ti aiuta a rendere il periodo più fluido, credo che il risultato finale sia interessante.

- Volevi con tutta te stessa essere diversa dal resto del mondo – anche da quello Magico. → Anche qui si ripete la sensazione del primo esempio: l’espressione isolata dal trattino lungo è consequenziale al resto della frase. La frase, da sola, non ha una forza incisiva tale da giustificarne l’isolamento, e quindi non ha motivo di risaltare. Se volevi porre un sottinteso sarebbe bastato solamente il corsivo: avrebbe posto l’accento sul significato implicito di tale espressione senza spezzare il periodo.

Ci sono però alcune “ripetizioni” che invece fanno respirare la storia, come “Vorresti ricordare il volto di tua madre, vorresti ricordare come si sorride” o l’anafora alla fine; e ancora trovo, dopo tutto il testo caratterizzato da asindeti, concludere con una congiunzione è stato un tocco di classe, si ha proprio la sensazione che il testo finalmente si apra, che respiri.
Sullo sviluppo dei due generi segnalati posso soltanto farti i complimenti perché entrambi caratterizzano il tipo di racconto e hanno eguale importanza all’interno della narrazione.
In conclusione, credo che lo stile sia molto particolare, un po’ sperimentale e nell’insieme potrebbe funzionare davvero bene, ma credo abbia bisogno di trovare un suo baricentro, serve una limatura che ne stemperi gli eccessi.


Titolo, Introduzione e impaginazione: 8.5/10


Il titolo è incisivo. Personalmente penso che a prima vista può piacere così come può lasciare indifferenti, o addirittura infastidire proprio a causa della sinestesia. Sicuramente è un titolo che nel bene o nel male, comunque, ti rimane impresso proprio per la sua particolarità stilistica.
A un primo sguardo, l’ho trovato molto in linea con i generi, anzi penso che riesca a racchiuderli entrambi – introspettivo e dark – e a farne un mix davvero potente. Da un lato abbiamo la forma – la figura della sinestesia – che esalta appunto le tinte più oscure; è un contrasto forte, che richiama l’oscurità, la densità. Dall’altro abbiamo il concetto, che secondo me ha un richiamo molto introspettivo, con questa focalizzazione sul “respiro”. A dare un senso poi di forza è anche la sua formulazione senza articolo, la sua estrapolazione da qualsiasi frase che gli dia contesto.
Una volta letta la storia, penso che sia il titolo più adatto, proprio per quei particolari che ho già commentato nella voce “stile”. Il respiro nero si fa strumento del narratore, unisce passato e presente; inoltre è l’emblema della crudeltà e del controllo che Bellatrix ha su Hermione, nonché rappresentazione del clima di stordimento e dolore che quest’ultima vive.
L’introduzione, al contrario, mi è parsa priva di qualsiasi intento attrattivo, nel senso che è una buona sintesi e presenta testualmente molto bene la storia e il contesto e i personaggi, nonché il tema e l’argomento trattati, ma non sembra avere come intento quello di attirare il lettore; è priva, in altre parole, di qualche espediente stilistico o espressivo atto a intendere “apri e leggimi e vedrai”.
L’impaginazione all’inizio mi ha spiazzato, perché non tutti gli intenti sono immediati e di facile intuizione; e comunque ci tengo a precisare che quello che segue è la mia interpretazione, posso aver capito male io. Questo è un testo molto denso, dietro al quale si nascondono alcuni intenti, manifestati attraverso espedienti visivi, altrettanto importanti.
Partiamo dalla frase “non sei mai stata abbastanza” che scandisce il testo a intervalli più o meno regolari e che tu hai posizione centralmente nell’impostazione del testo. Io l’ho intesa come una “seconda voce narrante” o ancor meglio come la voce della paura, impersonata da Bellatrix tra l’altro. Credo che l’intento più evidente sia quello dell’impotenza di Hermione di fronte alla morte e alla tortura: non riuscire a superare questo sembra quasi come se tutto l’impegno fino a quel momento sia stato inutile. Ecco perché quel mantra. Importante, in questo caso, è il primo, in contrasto con la frase “ma li hai battuti tutti”. Sembra dire “ma non è servito a niente, alla fine morirai comunque, e per mano di una che rappresenta proprio tutto ciò che hai cercato di sconfiggere”. Questa frase, dopo, riappare davanti a ogni passo di resa di Hermione: davanti alla morte, davanti al dolore, davanti alla paura.
Infine, le frasi a destra, io le ho percepite come “insinuazione” tra i ricordi del reale, del presente nel passato. Sprazzi del “qui” e dell’”ora” in mezzo alle immagini del passato. Tra le tre, a spiccare è “Mezzosangue”, perché rappresenta secondo me un “combaciare” dei due tempi: da un lato Bellatrix che marchia la pelle di Hermione con tale termine, dall’altro il ragazzo sul treno che sussurra quella parola sghignazzante.


Sviluppo del tema, Caratterizzazione dei personaggi e IC: 27.5/30 (di cui 17.5/20 dell’IC e caratterizzazione)


- Ma li hai battuti tutti. Non sei mai stata abbastanza.
Parto da questa citazione della tua storia per commentare lo sviluppo del tema. Perché una cosa che ho apprezzato è stato il modo in cui, nel giro di un punto e un capoverso, hai distrutto Hermione. In quel “ma li hai battuti tutti” c’è tutto il suo impegno, ci sono tutti i suoi traguardi e tutti i suoi successi che vengono smontati e sbriciolati. Nel giro di un punto, tu l’hai portata su e l’hai lasciata cadere. Ed è stato geniale il momento scelto: la tortura e il dolore per mostrare tutta la fragilità di questo personaggio.
Da qui in poi è un cadere, un precipitare, uno sgretolarsi. Hermione cede al lato più nascosto di sé. E non perché Hermione non abbia mostrato in altre occasioni la sua suscettibilità e la sua sensibilità, ma qui si tratta di altro tipo di fragilità, tu sei scesa molto più in fondo, secondo me. Si tratta di qualcosa che Hermione aveva ben nascosto un po’ a tutti, persino a se stessa. Ed ecco perché il passaggio sopra citato ha tanta forza: perché dalle paure, dal giudizio degli altri fino a quel momento Hermione pensava di essersi riscattata, di aver vinto, delle fragilità più evidenti pensava di essere consapevole, di averle accettate; mentre è torturata, però, si accorge che non è così e che ci sono occhiate, sottintesi, una mentalità che va al di là delle singole battaglie, radicata talmente in fondo che non è possibile sconfiggere. E passo subito al finale perché questa storia sembra fare una domanda, lanciare un quesito: quando la battaglia è persa, bisogna rinunciare, cedere? Quando si è sconfitti, non bisognerebbe restare a terra? Hermione risponde di no, nonostante sul momento non abbia vie di fuga, nonostante abbia perso tutte le speranze, Hermione si aggrappa alla sua ostinazione. Ed è in quel momento che Hermione dimostra due cose: una è la fedeltà a se stessa, la capacità di bastarsi, nonostante il dolore, nonostante i pregiudizi e le frecciatine alle spalle che l’hanno ferita, Hermione ha sempre continuato per la sua strada, non elemosinando il ben volere di nessuno; l’altra cosa è la lealtà ai principi in cui crede, Hermione non tradisce la causa, non tradisce gli amici. Fedeltà e lealtà sono due caratteristiche messe in evidenza nel pre-finale, e scusa l’intromissione più soggettiva, ma non posso fare a meno di dirti che questo messaggio mi ha commosso tanto, perché Hermione è davvero un modello da seguire (e niente, scusami).
Altro punto che hai messo in luce attraverso il momento scelto è anche il modo in cui gli altri – o alcuni degli altri – vedono questo personaggio: spazzatura forse è un termine forte e poco professionale, ma secondo me rende bene l’idea. Anche se il narratore è concentrato su Hermione, di riflesso il lettore può intuire con quanto poco riguardo e cura viene valutata la vita di una Nata Babbana da alcuni esemplari di persone. Ed ecco che, nel modo in cui Hermione viene trattata, tu riesci a dare un quadro abbastanza intuitivo del modo in cui viene vista dagli “altri” e del modo in cui questi “altri” trattano una come lei.
La scena, ma ancora di più il ricordo, esaltano anche il modo in cui Hermione interagisce con loro: è una lotta, uno scontro di ideologie differenti, tra due mondi differenti, tra la lotta per i diritti di parità e il pregiudizio vissuto come uso comune e certezza assoluta – ottusità, scusami di nuovo il commento soggettivo. Hermione, davanti a queste ideologie razziali, decide di camminare a testa alta.
Hai davvero fatto un ottimo lavoro nell’esaltare il contrasto tra successi, desideri e paure, e tutti insieme miscelati dal dolore. C’è nel finale quasi un ritorno a sé, sembra che Hermione dopo un attimo di cedimento, vinca la tortura. Invece, guardando bene, Hermione non ritorna al punto di partenza, non vince, non torna a “batterli tutti”: Hermione decide di lottare, con una nuova consapevolezza del fallimento e della piccolezza dei propri gesti. Perché non è detto che Hermione riesca a farcela, ma non arrendersi fa la differenza, non arrendersi è tutto.
Prima di passare all’IC e Caratterizzazione, devo soffermarmi sull’estratto.
Credo che questo sia stato uno degli estratti più criptici, dove trovare la soluzione non era affatto facile, e dove solo a posteriori tutti i pezzi andavano a incastrarsi. All’inizio “prende le sembianze dei tuoi incubi” mi ha fatto pensare a un molliccio, ma ci sono molti dettagli che richiamano molto bene la tortura, non ultimo il fatto che sia il corpo a subire una qualche forma dolore, di scossa. Come ho avuto modo di dire, “ci sono solo ombre” dà subito l’impressione che il personaggio si trovi da solo, circondato da nemici. A questo punto pensare a Hermione doveva risultare abbasta scontato, soprattutto perché “il giudizio degli altri ti logora lo stomaco” – neanche a farlo apposta, l’idea del molliccio qui mi ha dato una mano insperata – ricalca molto bene l’impegno di Hermione nello studio, nel cercare sempre di dare buona mostra di sé agli insegnanti; inoltre richiama il suo dolore quando sente Ron, nel primo film, dire che “per forza non ha amici”. Nonostante Hermione cammini sempre a testa alta, viene mostrato in più punti come certi commenti riescono a ferirla. “Li hai battuti tutti” è perfetto per richiamare il suo primeggiare in tutti gli esami, il suo saper eseguire incantesimi avanzati, la sua conoscenza e la sua preparazione in confronto a quella dei suoi coetanei, e anche degli adulti, aggiungerei. A deviare, purtroppo, in questo estratto, è stata proprio quella frase centrale: “non sei mai stata abbastanza” non è facile ricollegare questa concezione all’Hermione che si evince dai libri e dai film, lei che ha sempre dimostrato di essere all’altezza della situazione – o quasi – che ha contribuito in più di un’occasione a risolvere i problemi dell’intreccio. Altra cosa che mi ha poco convinto è stata “hai sempre avuto paura di tutto”. Questo forse, ancor più della frase sopra, ha davvero sviato molto e non si adatta molto bene al personaggio: Hermione non è sicuramente priva di paure, ma una simile espressione fa pensare a un personaggio fifone, quasi impaurito della sua stessa ombra. Credo che sia stata un’espressione troppo forte, radicale per rendere al meglio Hermione.
Per il resto, ripeto, visto il taglio tanto metaforico non era facile indovinare; nonostante ciò, credo che questo vada a tuo merito, perché sei riuscita a creare un estratto criptico che, tolta quelle due imprecisioni, non mostra inesattezze.
E arrivo al commento nella sua interezza. Devo fare una piccola premessa: ho presunto che ti fossi basata sull’Hermione dei film, visto che quella dei libri non conosceva il significato di quella parola, né era a conoscenza di tutto questo disprezzo verso i Nati Babbani. Di conseguenza ho valutato l’IC e la caratterizzazione secondo il personaggio dei film.
Essenzialmente ci sono due cose che non mi hanno convinto: uno è il mancato entusiasmo il primo giorno alla stazione. Hermione subisce davvero tanto nella tua storia le occhiate degli altri, e ci sta, ma io parto da due presupposti, uno non tutti i maghi guardano con occhi scettico ai Nati Babbini e due lei non era la sola Nata Babbana dopotutto. Tutta questa consapevolezza a 11 anni mi è sembrata stonata. La reazione ferita di Hermione è qualcosa che sa di vissuto, mentre presumo che trovarsi a tu per tu per la prima volta generi una reazione un po’ diversa. Insomma, Hermione si credeva fino a un momento prima preparata, consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato, certo, ma comunque salda dei suoi studi, della sua conoscenza e di una salda sicurezza. Credo che la reazione davanti a tanto odio, per quanto poteva aspettarselo, avrebbe quanto meno dovuto sorprenderla, stordirla; è come se mancasse qualcosa nella sua reazione. Da parte sua, forse, mi aspettavo un po’ di ottimismo; voglio dire, Hermione non dovrebbe avere la consapevolezza di quanto l’odio di alcuni maghi è radicato nella società magica ancora oggi.
L’altro punto che mi ha poco convinto è la mancanza di entusiasmo, sempre nel ricordo. Hermione nei film si mostra saccente, ansiosa di mettersi in gioco, nervosa certo, mentre tu hai forse calcato troppo la mano sulla paura. Serviva non dimenticare anche il resto secondo me.
Detto questo una cosa che ho apprezzato è il fatto che il ragazzo sia anonimo: un qualunque ragazzo, forse non più incontrato o riconosciuto durante i suoi sette anni, che forse non ha neanche un volto per lei, ma che rappresenta l’odio cieco e ingiustificato provato a prescindere. Ho trovato molto sottile questo particolare, molto profondo, e ti faccio i miei complimenti.
Hai caratterizzato molto bene Hermione durante la tortura, la sua confusione, il suo stordimento; hai descritto bene ciò che si prova quando si viene colpiti da qualcosa che non si conosce – ed Hermione prima di quel momento non aveva mai conosciuto tanto dolore.

- Non sei mai stata abbastanza. → Hermione, così sicura di sé, così ostinata, davanti a tutto quel dolore, davanti all’idea di essere ormai a un punto dalla morte, crolla. Crollano le sue certezze, crolla la sua determinazione. Il dolore distrugge la sua forza di volontà, la sua resilienza, è talmente forte da farle desiderare di abbandonarsi alla paura e alla disperazione. Impossibilitata a reagire l’unico pensiero che rimbomba è: non sono abbastanza per sopravvivere a questo. E quando un pensiero simile rischia di diventare l’epilogo della propria storia, allora quell’idea si estende a tutta la sua vita: non sono mai stata abbastanza. Perché a distruggerla è proprio quel pregiudizio contro cui lei ha lottato. Hermione sembra dire: non sono mai stata abbastanza per sconfiggerlo. Tutto questo io ho percepito rinchiuso in questa frase che si ripete, che scandisce e unisce passato e presente, che ingloba tutto, ammanta con la sua disperazione anche il passato.

La cosa che mi ha colpito di più è stata la profondità con cui hai mostrato la sua fragilità, il modo in cui lei ha subito, in silenzio, gli sguardi e i pregiudizi degli altri. Nei film, ma ancora di più nei libri secondo me, vediamo Hermione non abbassarsi mai al livello degli altri – mai per difendere se stessa, quanto meno, lottare con grinta per gli altri e ignorare invece le frecciatine verso di lei – tenere sempre la testa alta. Nel secondo film, però, vediamo come nonostante affronti a muso duro Malfoy, le parole comunque hanno lasciato un segno su di lei; ed è delle tracce di quel segno che tu hai parlato in questa storia.

- Volevi con tutta te stessa essere diversa dal resto del mondo – anche da quello Magico. → Quest’idea mi ha un po’ diviso. Io non credo che in Hermione ci fosse la volontà di spiccare; anzi penso che Hermione sia il tipo di persona che raccolga lo scettro del potere solo perché è necessario, perché non c’è qualcun altro che lo possa fare. È vero poi che anche nel Mondo Magico le sue idee sono molto inusuali, vedi il C.R.E.P.A. Comunque penso che sarebbe stato meglio dare spazio anche alla voglia che aveva di integrarsi, di trovare il suo posto, in un mondo che fino a poco prima pensare essere una favola.

- Il treno fischia per un’altra volta e senti l’ansia salire, senza pensarci troppo entri nel treno dopo un ultimo cenno con il capo verso i tuoi. → Qui hai ricalcato perfettamente il modo di comportarsi di Hermione. Hermione è il tipo di persona che, nonostante la paura, va avanti, lo ha sempre fatto; lei combatte l’ansia gettandosi a capofitto nell’impresa, è l’azione che le dà sicurezza, ed è con determinazione che affronta le sue paure. Qui ho ritrovato una verità su questo personaggio, che va bel oltre la maschera che di solito si percepisce: Hermione non è indomita, il suo non è un coraggio cieco, Hermione lotta ogni giorno con le sue paure, e le sue fragilità non le ha mai rinnegate o soppresse, ma Hermione le ha indossate ogni giorno ricoprendole con tanta determinazione. Il suo è un coraggio quotidiano, che nasce dall’impegno, dalla forza di volontà, dall’indomito impulso all’indipendenza e alla parità di opportunità. Magari lei non si sente perfetta, e quella perfezione la rincorre sempre affannosamente, ma ha anche un’umanità disarmante, di quelle che dicono “tutti meritiamo”.

In conclusione, hai tirato fuori un lato più nascosto di Hermione, che va al di là dello stereotipo della ragazza tutto studio e saccenza. L’unico consiglio che ti do è di non lasciare indietro l’aspetto più “evidente” di lei, ma di inglobarlo con quest’immagine più profonda, in modo da renderla completa.


Gradimento personale: 3.75/5

Ho già detto tanto, e non mi dilungherò molto qui. Questa è stata una storia che ho apprezzato dopo varie letture. Non mi ha preso subito, lo confesso. All’inizio la sua struttura e lo stile denso mi hanno reso difficile concentrarmi sul personaggio. È stato un errore mio, me ne rendo conto, perché io tendo a utilizzare in maniera diversa il narratore in prima persona, e trovarmene davanti uno così “rigido” mi ha spiazzato. Dopo ho cambiato prospettiva, l’ho letto pensando di essere io il personaggio, e a quel punto tutto il suo potere evocativo mi ha colpito.
L’immagine che dai di Hermione è un’immagine forse troppo spinta verso la paura, ma sono davvero felice di aver trovato una caratterizzazione così particolare di lei. Mi piace perché la rendi umana, fragile, una fragilità che non diventa mai debolezza o che la caratterizza come dipendete dagli altri. Hermione è un personaggio con molti difetti, ma è un personaggio che ha una forte personalità, in lei io ritrovo la forza di una giovane donna che non vuole dare agli altri il potere di definirla. Penso invece che lei abbia molta consapevolezza di sé e che la misura in cui si appoggia a Harry e Ron sia direttamente proporzionale al grande cuore che ha.
Parte di questa visione che ho di Hermione, la tua storia è riuscita a darmela, e questo mi ha colpito in positivo. Non do un punteggio più alto perché comunque ci sono diversi punti in cui non mi sono ritrovata, ma non per questo il tuo lavoro è meno valido, anzi io l’ho trovato molto personale, con un’impronta tutta sua, e questo è sicuramente un grande pregio.

Punteggio: 58.1/70

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