Recensioni per
Nelle fessure
di HellSINger
Qui, a quanto ho potuto cogliere, è la paura di vivere un rifiuto. Esser rifiutati, magari dalla persona alla quale si vuol bene, o si è innamorati (forse non corrisposti). La paura di un qualcosa della quale non si sa come si reagirà. O semplicemente la paura di vivere un sentimento negativo di negazione di sè stessi. |
Queste "fessure" sono ferite che si porta dentro, chiunque ella sia. Lei vorrebbe essere una stella notturna per poter illuminare quello che la turba ed eliminare il buio, ovvero colui che crea l'ombra. Intrigante, moto dark eppure c'è un filo di speranza verso questa tanto desiderata luce che cerca. |
Non saprei cosa dire perché le interpretazioni sono più d'una: |
Sono senza parole, o senza parole scritte... Questa poesia credo sia uno sfogo verso quelle parole che vorresti far uscire dalla tua penna ma che non ci riescono perché, appunto, le semplici parole non bastano. Un poeta in conflitto con la propria arte e con le parole stesse. Queste escono dalla tua mente sotto forma di emozioni ma che a parole non trovano collocazione. Un conflitto interiore non indifferente. |
L'inizio della tua poesia mi ha fatto pensare vivamente ad una sensazione di sollievo effimera e temporanea, ed è la sensazione che penso tu volessi esprimere e che forse stavi esperendo, in questa tua cronaca (forse scritta sul momento, forse scritta con qualche ritardo) del suo ritorno - forse effettivo in qualche modo, forse solo un pensiero cullato nel cuore della notte, o chissà, il risultato di un sogno. Ripensarci comunque ti ha destato, seppure brevemente, anzi ha fatto di più: ti ha elevato, in un lampo, riempendoti di un calore elevatissimo (troppo per una montagna gelata), e poi si è dissolto con la stessa velocità con cui era apparso. All'illusione speranzosa, al ricordo, è subito subentrata la disillusione, la rassegnazione. Ciò che sta dentro di te in forma liquida era diventata lava fusa, riuscendo a fuoriuscire per alcuni attimi, salvo poi tornare a gelare. L'escursione termica ti ha ricordato dell'altro: ti ha dato un'immagine, un termine di paragone per confrontare ciò che sei e ciò che potresti essere. Aver avuto quella sensazione è stato deleterio, adesso ti senti come il naufrago che riprende ad affondare dopo aver bramato l'ebrezza della salvezza: aveva avvistato una scialuppa, ma quella scialuppa l'ha ignorato (forse era già piena di superstiti), è andata oltre. |
Solo qualche fessura fa, ti arrendevi al paradosso dell'innamorarsi di una perfetta persona sbagliata. Quella perfezione ti ha segnato e oggi ti riprometti di non cascarci più, dopotutto è forse in quella stessa perfezione insito il concetto di errore; la perfezione non può appartenerci, non può far parte di questo mondo, per forza di cose diventa sbagliata. Non vuoi più ricadere tra le eliche affilate di quel turbinio, di una (quella?) sfuggente perfetta persona sbagliata. Oggi sembri disposta a mettere un punto, a lasciare che vecchie fessure cicatrizzino, chiudendosi per sempre, per lasciare spazio a nuovi frammenti di luce da lasciare filtrare. Eppure il tuo non sembra un punto assolutamente fermo; non sai come andrà finire, perché ciò che passa non è ancora passato e non sai quanto tempo potrebbe volerci - ma ti lasci un imperativo, ti dici di non chiedere perdono (eppure potresti essere tu a perdonare, ancora). Come una primavera di belle promesse quando l'inverno non è ancora andato via. |
Le pagine che scrivi non sono vuote, HE. Sono dense, estremamente dense di frammenti della tua anima e il tuo modo di scrivere le rende belle da leggere. A proposito di frammenti, mi è piaciuta da impazzire la frase in cui parlando dei frammenti dici che più di tanto non si spezzano. Quanta verità in quelle parole. Essere a pezzi - come quelle tue confessioni - serve anche a fornirci una bussola, serve a farci conoscere gli antri più tetri del nostro spirito, per capire fino a che punto possiamo spingerci. Ci fa prendere atto della bassezza che ci è propria e che condividiamo con il mondo. |
Hic et nunc. |
In questi giorni sto leggendo i diari di Sylvia Plath (è così penetrante lo sguardo di chi si mette a leggere un diario... forse non dovrebbe essere neppure lecito farlo), sto imparando a conoscerla più da vicino e sto amando le sue parole. La sua forza introspettiva è pari solo alla sua fragilità emotiva, al suo sentirsi tutto e nulla. La sua debolezza la rende amabile: proprio come scrivi tu. |
Mi ha incuriosita il titolo: da una parte mi è sembrata una poesia dedicata a ciò che nella vita vogliamo fare e quale strada prendere. Dove ci porta? Non si sa. |