Che bel capitolo - lungo e intenso, come speravo che fosse - me lo sono proprio goduto, anche se ho sofferto, ma ormai lo sai che per me - in campo letterario - le due cose sono spesso sinonimi. ;)
Il capitolo non ha molta azione, è più un capitolo di "assestamento" - assolutamente necessario per approfondire e mostrare i sentimenti di kore - prima di riprendere il filo della storia e degli eventi, come credo farai nei prossimi aggiornamenti.
Dunque un capitolo emozionale, con poca trama ma giocato invece sul filo della caratterizzazione e dell'empatia tra lettore e personaggi, che raggiungi e sviluppi moltl bene.
Già due capitoli fa avevi fatto intuire l'attacamento di kore al suo bambino, il dolore nel vedere il suo mondo sconvolto e sconquassato, e in questo capitolo vivifichi questi sentimenti, mostrando appieno l'ingiustizia che sta vivendo - una tragedia che, nel suo tormento, non risparmia di imporre anche al resto del mondo, pur senza una consapevole cattiveria. Nel suo dolore, kore è come una bambina, dimentica di tutto ciò che la circonda, persa nel bozzolo della sua angoscia. Una caratterizzazione multisfaccettata, che la rende vivida e reale, e con la quale viene spontaneo empatizzare. Bravissima.
Le fa da contraltare Ecate, venuta per riportarla alla ragione, o - semplicemente - a porgerle una mano amica, e lo fa con efficacia, dato che alla fine kore è distolta dal suo pianto e la segue all'aperto, nel mondo placato, sebbene ancora umido del suo dolore.
Ho molto apprezzato l'atteggiamento distaccato e ieratico di Ecate, molto in linea con la sua natura di essere antico ed arcano, più vecchio dei cronidi stessi; davvero ben riuscita la sua profezia sul futuro di kore, dove molto è detto tra le righe, e nella quale è possibile ravvedere squarci del futuro che l'attende. Mi unisco a Vipera nel dire che non vedo l'ora di veder comparire Ade (si, si, lo so che ti mettiamo ansia da prestazione ma tanto sarai bravissima^^) e questo vago assaggio intravisto nelle parole di Ecate non ha fatto altro che accrescere l'appetito. :D
Ottimi i dialoghi e ottimo, come sempre, il lavoro di approfondimento e il contenuto metaletterario, parte del quale è chiarificato nelle note. Anche così, tuttavia, alcuni riferimenti potrebbero rimanere un po' oscuri al lettore non troppo ferrato nel campo mitologico, che dunque può far fatica a comprendere alcune sfumature, o rischia di perdersi dei pezzi. Ti porto come esempio questa frase:
"Forse che è Cosmos [7] rapire una figlia di Oceano alle sue rive, e trascinarla in un regno a cui non appartiene? Quante remore si è fatto Zeus Ctonio [8] quando si è trattato delle faccende sue? Non abbastanza, e così l’Olimpio [9] : forse pensava al Cosmos mentre giaceva con la sua stessa figlia, concepiva con lei e poi le strappava quel seme che appena ha gettato radici per trapiantarlo tra le braccia delle montagne? »"
Per me è chiaro che ti riferisci a Leuce, ma resta comunque un dialogo ad alto rischio comprensione, non certo facilitato dall'inserimento dei nomi alternativi di Ade e Zeus, e dal rimando a *ben* tre note in calce al testo. Capisco che non vuoi - giustamente - fare infodump, ma ti consiglio di offrire ogni tanto qualche appiglio in più al lettore, senza necessariamente demandare tutto alle note o alle conoscenze pregresse di chi ti legge. Il mio è un mero consiglio stilistico, ma - scrivendo narrativa storica - mi sono trovata a fronteggiare spesso questo problema, e a cercare un delicato equilibrio tra le informazioni da far filtrare nel testo (senza imboccare il lettore, per carità!) così da non rischiare di perdermelo per strada, e quelle più marginali che, invece, se anche vanno perse... pazienza. :D
Lo stile, come sempre, è molto ricco e raffinato. Costruisci arazzi con le parole, e stai trovando la giusta cifra stilistica per una narrazione a cavallo tra aulico e moderno. La costruzione di alcune frasi, a una prima lettura, può sembrare un tantino convoluta - senz'altro per questa tua ricerca di uno stile che riecheggi i testi antichi - dunque ti direi di non accentuare troppo questo artificio; come esempio ti porto la ripetizione dei nomi propri nel mezzo delle frasi, che in questo capitolo hai usato più volte:
Solleva gli occhi, Kore, in alto
Salta in piedi, Kore, lascia cadere l’himation sulla pietra calda del suo corpo gelato.
Sibila, Kore, e, nel sibilare, spruzza veleno e lacrime.
Avanza, Ecate, e non si inchina.
si picchierebbe, Kore, per tanta ingratitudine
È un modo di fraseggiare un po' demodé, un po' di maniera, che in un testo come questo sta bene, ma attenta comunque a non esagerare, altrimenti il rischio è che diventi lezioso. Il lessico, invece, è perfetto.
Ti segnalo poi un piccolo refuso:
forse la creatura urlante che ha aiuto a sgravarsi, (aiutato)
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A rileggerci con il prossimo capitolo che, ormai dovresti saperlo, attendo con ansia. :* |