[1° classificata al contest Trailer di Carta]
Trovo che il finale, in cui senza preavviso Kieran chiama Fiona "nonna", sia il culmine emotivo (nonché il punto risolutivo) di tutta la storia. E trovo che sia un punto clou assolutamente rappresentativo della storia che hai voluto raccontare: una ritrovata unione familiare tra Fiona e Morrigan, con Kieran nel suo fulcro. Kieran funge da collante tra le due donne, ed è un ruolo questo che ben si addice al suo lato più bambino, alla sua spontaneità e alla sua mancanza di pregiudizi. Per tutta la storia, Kieran passa da una all'altra, dalla madre alla nonna e, infine, le ricongiunge. È questo il pilastro reggente della tua storia, attorno al quale si sviluppa tutto il resto. La trama ha un andamento assolutamente chiaro e pulito, e trovo che tu abbia realizzato, iniziato, portato avanti e concluso l'idea che avevi in mente in modo esemplare, lineare e soprattutto completo. Il tuo modo di impostare la narrazione è impeccabile.
Scusami se insisto ancora su questo punto, ma credo davvero che sia la meccanica meglio curata di tutta la storia (e anche la più importante): Fiona che riconosce Kieran come suo nipote. Il punto di vista della Grande Incantatrice è certamente il più coinvolgente, il più sottile, il più fragile, quello più difficile da sviluppare e quello che è stato meglio sviluppato. Può sembrare un processo graduale, ma in realtà è una consapevolezza che Fiona ha sempre avuto, inconsciamente, dentro di sé (e non manchi di rimarcarlo alle prime battute, con quell'affermazione che sembra sciocca, casuale, una "riflessione oziosa", e che invece è assolutamente vera: assomiglia un po' ad Alistair). Fiona ha sempre avuto la soluzione in mano, deve solo aprire il pugno e vederla, prenderne consciamente atto.
Per queste sottigliezze, per le molte profonde sfaccettature che hai saputo dare a questo personaggio, ribadisco ancora quanto sia stato sviluppato in modo ottimale il percorso che porta Fiona a riconoscere Kieran come suo nipote, che è in fondo il nucleo portante della trama. Come vedi, infatti, sia nello sviluppo della trama, sia nella caratterizzazione, hai ottenuto il massimo dei voti.
Il parallelismo tra Alistair e Kieran, visto attraverso gli occhi di Fiona, e ancor più palesato nel suo sogno, è davvero toccante. A una seconda lettura, mi è venuto quasi il dubbio che il sogno di Fiona non fosse solo un semplice sogno, ma che la donna stesse realmente comunicando con Alistair nell'Oblio, ovvero che madre e figlio stessero realmente parlando, tramite un sogno condiviso. In ogni modo, il sogno è reso in modo realistico e credibile, anche per certi accorgimenti. Nel sogno di Fiona, infatti, Kieran rappresenta solo l'input, la punta emersa dell'iceberg, mentre in realtà è Alistair ad ingombrare la mente della Grande Incantatrice. Alistair e i rimpianti e i sensi di colpa che il suo pensiero si porta con sé.
Morrigan è impeccabile, IC al millimetro. È in tutto e per tutto la Morrigan che vediamo nel videogioco, senza la minima sbavatura. E inoltre hai descritto alla perfezione il rapporto che intrattiene con il figlio, hai messo in scena una Morrigan materna in modo assolutamente credibile.
Vorrei però farti un appuntino, in realtà di importanza quasi nulla:
"Ma da quando un bambino di dieci anni [...] ha mai obbedito ad una mamma sempre assente?" → questa affermazione mi sembra essere un po' in contrasto con quello che dici dopo della madre Morrigan, o quantomeno leggermente esagerata. Morrigan è infatti molto protettiva nei confronti del figlio, anche se non è sempre presente fisicamente accanto a lui (capisco che intendevi dire questo), ma quel "sempre assente" espresso in questo modo acquisisce troppo facilmente un significato assoluto (sembra intendere assente fisicamente e affettivamente), e quindi ingiusto. Ma ripeto, questo è un appunto di importanza praticamente nulla su cui non mi voglio soffermare un attimo di più. Anzi, in realtà è più una sbavatura espressiva, che poco ha a che fare con la caratterizzazione.
Vorrei invece sprecare qualche altra parola per Kieran.
Parlando del potere di Kieran, ho notato la tua attenzione nella scelta del lessico: hai usato l'insolita espressione "leggerle nel cuore", non la più comune "leggerle nel pensiero". Difatti, Kieran percepisce più gli stati d'animo, le emozioni, i colori, che i meri pensieri. Apprezzo quindi tantissimo il fatto che tu abbia voluto usare un'espressione un po' insolita, quasi un lessico personalizzato, per sottolineare il fatto che vige una differenza semantica. E questa è una scelta lodevole e coraggiosa, oltre ad essere una scelta che denota una grande attenzione al lessico.
Passo ora a parlare di cose più asettiche.
Non ho ben capito a quali giardini ti riferisci, parlando di Fiona che guarda fuori dalla sua finestra. Innanzitutto nella torre dei maghi in Skyhold le finestre sono presenti solo nell'ultimo piano, mentre nel piano di Fiona l'unica finestra è quella di Dorian. Ma, anche se ci fossero, non potrebbero in alcun modo dare sui giardini, se per giardini intendi quelli dove si trova Morrigan. A questo punto, mi chiedo se la tua non sia stata una "licenza poetica", una violazione della reale conformazione architettonica di Skyhold che ti occorreva per esigenze di trama. Sarebbe stato infatti un espediente interessante: in tal caso il filo che unisce Fiona e Morrigan si manifesterebbe (seppur sottilmente) fin dalla prima entrata in scena di Fiona: la donna che, tra una lettera e l'altra, contempla assorta i giardini di Skyhold, dove di solito si trova Morrigan. Non vorrei sbilanciarmi troppo, perché non so se sia una cosa voluta o casuale. In ogni caso, voluto o meno, rimane il piccolo errore di infedeltà alla "geografia" di Skyhold, che non potevo sottacere.
Un altro particolare che non posso sottacere: a volte chiami Fiona elfo, altre volte elfa, sempre rivolgendoti a lei come persona (e non genericamente come razza). Ovviamente sono giuste entrambe le accezioni, però devi usare la stessa per tutto il racconto, altrimenti diventa errore.
Un'ultima cosa, prima di cambiare argomento: in realtà non c'entra né con il giudizio né con la valutazione, ma posso dirti quanto io abbia amato la piccola parentesi su Dorian? Mi hai fatto definitivamente felice.
Passando brevemente a parlare della contestualizzazione e dell'ambientazione, hai inserito tutte le informazioni necessarie perché si possa comprendere al meglio la trama senza alcuno sforzo. Le parti descrittive sono presenti il giusto, sono ben dosate in tutto il testo, e sono a dir poco deliziose e ben scritte. Rimangono però sempre un contorno, fungono da stacco, da intermezzo, e in ogni caso non sono abbastanza corpose e frequenti perché tu possa ottenere il massimo nel punteggio. Non fraintendermi, la storia è perfettamente equilibrata e va benissimo così, anche perché sono i personaggi, le loro storie e i loro turbini emotivi ad essere al centro dell'attenzione, però (come ormai ho detto quasi a tutti) la voce dell'ambientazione aveva un certo peso, e sono stata inoltre severa su questo punto, perché sostituiva l'attinenza al tema che invece doveva rispettare chi aveva scelto di usare il trailer. Ad ogni modo, senza dilungarmi oltre in chiacchiere inutili, un onestissimo 8/10 non te lo toglie nessuno. Ho ancora in mente il modo in cui hai scandito il calare del sole, nel paragrafo finale, ricordando periodicamente le fasi del sole calante, finché "il buio prende il controllo della sera", e il sole lascia il posto alle stelle. E le stelle, in questo caso, diventano molto di più che un semplice particolare descrittivo, molto più che una semplice indicazione temporale. Ti danno l'occasione per chiudere in bellezza. E il finale è davvero commovente, doloroso e sereno al tempo stesso. Ma soprattutto è un riscatto per Fiona, è la sua volontà di voltare pagina.
Silvar |