Se potessero osservare con occhi diversi smetterebbero di incidere certe parole, di affibbiare e convincere che qualcuno sia questo e niente più. Eppure il mondo esterno e le persone che ne fanno parte, spesso non fanno altro che sottolineare quello che per loro è ovvio e palese, perché non riescono a spingersi più in là di quell'apparenza incerta e così poco espressiva (ma, a loro dire, dice abbastanza. Ci si accontenta di poco oggigiorno).
Così si finisce per credere alle parole, ci si sente piccoli e stupidi, esseri inermi (creeps) incapaci di alzare lo sguardo, di non tenere gli occhi bassi, rei di essere e sentirsi diversi in un mondo composto di incomprensioni socialmente accettate e di superfici appena sfiorate (andare più a fondo no, non è praticabile, non va di moda). Ogni passo falso non fa che confermarlo, non fa che ricordarci la nostra natura (o quella che ci hanno assegnato).
Questi tuoi pochi versi sembrano un'ode alla nullità. Una triste ode alla nullità, ma enunciata con garbo e con grazia.
Brava, brava davvero.

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