Ciao!
Mi vergogno a giungere dopo un anno, credo, da quando ho inserito questa storia tra le seguite e avevo deciso che l'avrei letta. Ultimamente, però, ho ritagliato per me piccoli lassi di tempo in cui leggere ciò che ho lasciato indietro. Andrò a rilento, perché mi dividerò tra parecchie storie (ho deciso che è ora di azzerare la lista delle seguite!), ma almeno inizio, e sicuramente finirò :)
Non sai che felicità ho provato nello scoprire che riprendi da una delle scene più belle del cartone, ovvero quando André, disperato e desideroso di proteggere la sua Oscar, affronta il generale mandando all'aria etichetta, rango e qualsiasi remore riguardo all'amore che Oscar può o meno provare verso di lui. Ho sempre desiderato un "what if" in questo punto e ti posso sin da adesso dire che non vedo l'ora di sapere cosa hai immaginato di diverso.
Ti faccio i complimenti però per non aver stravolto totalmente i desideri che affliggono in quel momento i personaggi, ovvero André pensa a Oscar e Oscar pensa ai suoi uomini. E' un intreccio di vite, vite incatenate tra loro, e il modo alternativo in cui comunque credo che questi due arriveranno a compiere comunque alcune delle gesta che gli vediamo affrontare anche nel cartone mi piace molto, perché denota un'altissima sensibilità verso i personaggi e la trama originale da parte tua. E trovo che sia un lavoro più difficile e allo stesso tempo più verosimile e originale che se avessi stravolto totalmente le dinamiche. E' un lavoro sottile, che ammiro tantissimo.
Mi piace il fatto che il titolo venga ripreso immediatamente dalla terza voce, ovvero quella del generale, che sia lui a essere in parte spettatore e artefice di quelle catene che, che piacciano o meno, legano i due protagonisti. Questo titolo ha un sapore drammatico e romantico allo stesso tempo, e il fatto che la parola sia al plurale sembra sospenderne il significato nel tempo, come se preannunciasse più di un riferimento e modo d'interpretazione per questo titolo. E' un'unica parola, e di solito i titoli così lapidari possono dire tutto e niente, ma il fatto che abbia subito un legame con la trama sembra fissarne l'importanza: la trama se lo trascinerà dietro.
Grammaticalmente, c'è poco da dire: come sempre, una cura che ammiro e lodo. Ho solo trovato un refuso, giusto per saziare il mio ego (sei umana, cominciavo a temere in qualche essere superiore!):
Oscar chinò la testa di lato, senza avere la la forza di guardarlo. -> un doppio "la"
Stilisticamente, può sembrare sciocco, ma mi è parso che la capacità visiva e empatica e immersiva che caratterizza i tuoi scritti qui sia meno elegante: non mi fraintendere, se avessi letto prima questo tuo scritto rispetto a "Lui, il diavolo" avrei lodato e basta; ma leggendolo adesso noto come la narrazione si sia evoluta in fluidità ed eleganza pur mantenendo quella semplicità "acqua e sapone" che contraddistingue il tuo stile. Frasi semplici, periodi leggeri e un lessico arricchito da dettagli che denotano ricerca dell'epoca e dei vari set che compongono il capitolo, come riguardo alla sella del cavallo. C'è cura, e si respira in ogni parola.
I dettagli sono la mia via, lo sai, e qui i dettagli che più mi hanno colpito solo quelli della caratterizzazione: mi piace, innanzitutto, il fatto che tu abbia ripreso le battute del cartone, inserendo i retroscena, l'introspezione del generale POV, per poi distanziarti, un'operazione talmente fluida che comunque mi ha colpito, nel momento in cui la storia ha preso la strada del "what if" il cuore ha iniziato a palpitare; la nonna di André in lacrime e lui che la consola fin quando Oscar non lo chiama; André e la cappa che butta sulle spalle di Oscar; Oscar che dice "Sei pronto, Andrè?" come ogni volta, ogni singola volta. Sono tutti elementi che hai conservato e rielaborato alla grande.
Tra tutti, e solo per un gusto personale, ho amato il generale in questa prima parte, perché qualcun altro forse ne avrebbe mitigato l'orgoglio, ma non tu: il generale ama la figlia, sarebbe stato pronto a ucciderla e a uccidersi dopo per il dolore, ma comunque avrebbe salvato prima l'orgoglio. C'è il tono dell'aristocrazia nei suoi pensieri, dell'uomo generale abituato a comandare, a farsi rispettare, ad avere un ruolo chiave e una mente analitica, che segue il ragionamento causa-effetto. Il tono con cui pensa ai sentimenti di Andrè anche all'interno della sua introspezione, quel suo "è una colpa che ho lasciato nascere", quel soffermarsi sul fatto che è stato lui a legare le vite di André e Oscar l'ha caratterizzato alla grande. Mi piace, però, anche l'altra faccia, che un po' emerge dal suo amore per Oscar, un amore che comunque si sente sia nella fiducia che ripone nelle parole della figlia sia nel dolore che sente, che si nasconde dietro quel "mea culpa", e un po' anche da certi pensieri ambigui di André che crede che il generale abbia, in qualche modo, facilitato la loro fuga, volente o nolente.
Ma ovviamente anche le altre due caratterizzazioni sono perfette. Forse, ma proprio per essere pignoli, non mi ha fatto impazzire la frase "Come, Oscar? Davvero verresti con me?", mi è sembrato un po' fuori dalla "voce" di André. Per il resto, hai saputo ricalcare il parlato, calarti nei personaggi, farli esaltare persino nei dialoghi. Adoro André, credo tu lo sappia, e mi piace la sua dolcezza nell'amare e proteggere la sua Oscar, la cura con cui si assicura della suo star bene, il suo seguirla, silenzioso, senza chiedere niente in cambio, la sua fedeltà e il suo desiderio che traspare da ricordi di cui in parte si vergogna ancora.
E ho amato il modo in cui hai reso l'intemperanza di Oscar, il suo orgoglio di comandante, che al contrario di quello del padre si mischia a una vera preoccupazione per i suoi uomini e come il padre, però, c'è anche il dovere di soldato; e questo è un tratto che è inseparabile dal suo essere donna. All'epoca non c'erano donne soldato, quindi era necessario che lei fosse mentalmente un uomo; ma io penso che alla fine del cartone lei diventi proprio una donna soldato. Ed è questa la vera bellezza. Mi piace comunque anche il modo in cui cerca sempre André, anche se guardando avanti, ma lo cerca con la voce, ne cerca la rassicurante presenza. Quel "Sei pronto, André?" non è solo un avvertirlo che sta per partire ma un assicurarsi che lui la segua, che non la lasci sola.
Niente, ho solo da farti ancora una volta i miei complimenti. E' una recensione un po' pasticciata, sicuramente ho perso qualcosa in giro, ma comunque sappi che è un bellissimo capitolo che mi è piaciuto molto.
A presto! |