Sono fortunata, ho trovato un lavoro su questa serie, un piccolo tributo "stiloso" la cui narrazione ha intenzioni liriche.
Mi piace questa visione dell'inverno, di Kayo, della città... è come se Satoru avesse condensato i loro sentimenti su di loro, il suo osservare - e narrare - concentra la sua storia personale e un affetto verso il passato, verso quell'innocenza che ancora non era stata scalfita dai piccoli drammi che costruiscono il tragico presente di Satoru. Kayo è come una zona bianca, come se fosse il magnete che attira Satoru a vivere sentimenti puri (non parlo d'amore) che un adulto dimentica di provare; è come se tutta questa narrazione fosse un omaggio al bianco, una variazione sul tema applicata alla vita (l'inverno, l'infanzia, una città che non c'è più, il "cancellato").
Il finale, personalmente, l'ho interpretato più come l'attesa di futuro imminente che come un addio, visto che il futuro può cambiare se Satoru agisce nel passato, come fanno gli eroi.
Ti segnalo di modificare "che ora esistesse" in "che ora esisteva", è una così bella flash che è un peccato trovare degli errori, ma capitano le distrazioni.
Ancora complimenti per questo omaggio. (Recensione modificata il 23/02/2016 - 02:49 pm) (Recensione modificata il 23/02/2016 - 02:55 pm) |