Recensioni per
Mazzi di violette
di Lady Five

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
14/04/19, ore 17:34

Che dire? Gli altri recensori hanno già detto e fatto (persino la segnalazione per le scelte del sito) tutto quel che era possibile dire e fare. I due protagonisti non hanno un nome, come la città, e appaiono "grigi", come la città e come la loro incompiuta storia d'amore. La tua scrittura è come se dipingesse  dei quadri in maniera perfetta: l'albergo, le strade, il palazzo, la camera vuota alla fine, solo coi piccoli oggettini comprati nei mercatini... senza eccedere in descrizioni e particolari superflui. La narrazione è lenta e "stanca", come nei classici russi, e si percepisce una malinconia per le cose passate. Tutte cose perfette per questo tipo di storie. È un peccato che gioielli come questo ammufiscano nelle soffitte di chi li ha pensati. Se ne hai altri tirali fuori (e perdonami la schiettezza). Ho ritrovato lo stile (seppur differente, si coglie la stessa scorrevolezza e la stessa asciuttezza) dell'altra tua che ho letto (la favola del "dono") e trovo che le cose non "dette", i "sospesi" e i "misteri", siano i tocchi che danno classe a un racconto.
Ho temuto fino all'ultimo che (ma sarebbe stato banale) per la protagonista finisse male ma il quasi lieto fine (annunciato dal sorriso alle violette che poi appassiranno a simboleggiare la fine della storia d'amore, come l'abbandono degli oggettini di cui sopra) ha nobilitato il tutto: non è vero che una bella storia, per essere considerata tale, debba per forza finire in tragedia! E il fatto che lei riceva le lettere e le bruci fa capire che volterà pagina.
Ora, istruzioni per l'uso delle mie rec: io gli errori non li cerco, li noto, e se li segnalo è solo per migliorare una storia che mi piace. Voglio sempre che le belle storie siano perfette. Quindi (ce l'avevi quasi fatta, mannaggia):

=Guardati le mani: tu non si fatta per questa vita. Torna, torna il più presto possibile, e dimentica.”=; 
=Guardati le mani: tu non sEi fatta per questa vita. Torna, torna il più presto possibile, e dimentica.”; battitura o distrazione.

=Tornata all’albergo, tolse dal cassetto il biglietto ingiallito che lui le aveva lasciato sul cuscino le notte in cui se n’era andato.=;
=Tornata all’albergo, tolse dal cassetto il biglietto ingiallito che lui le aveva lasciato sul cuscino lA notte in cui se n’era andato.=; battitura o distrazione.

=E la sera stessa portò sul davanzale della finestra una candela e bruciò una ad una tutte quelle lettere.=;
=E la sera stessa portò sul davanzale della finestra una candela e bruciò AD una ad una tutte quelle lettere.=; quasta è la forma corretta.

=La mattina dopo, le cameriere vennero a riordinare la stanza e trovarono soltanto la marionetta di cartapesta appesa dietro la porta, il soldatino di stagno sul ripiano del camino, una candela consumata sul davanzale e due mazzi di violette ormai appassite dentro un piccolo vaso di vetro.=;
=La mattina dopo, le cameriere vennero a riordinare la stanza e trovarono soltanto la marionetta di cartapesta, appesa dietro la porta, il soldatino di stagno, sul ripiano del camino, una candela consumata sul davanzale e due mazzi di violette, ormai appassite, dentro un piccolo vaso di vetro.=; aggiungerei quelle virgoline, altrimenti la lettura risulta troppo "affannosa".

Comunque, bandiera verde. E meno male che gli altri avevano detto tutto...
Buona Domenica

The Blue Devil
(Recensione modificata il 14/04/2019 - 05:36 pm)

Ci sono due virgole che non ho segnato in rosso, nell'ultimo periodo.
(Recensione modificata il 14/04/2019 - 05:40 pm)

Recensore Junior
02/06/16, ore 17:28

Me lo sono lasciata per ultimo, questo racconto.
Volevo leggermelo con calma, in una giornata uggiosa, con il portatile sulle ginocchia e tutto il tempo per gustarmelo come fosse un buon calice di vino. E tu non mi hai delusa.
Questa storia ha un sapore antico, un’atmosfera color seppia come quella di una vecchia foto. E ha tutta la nostalgia di un magnifico ricordo. Dopotutto è proprio intorno al ricordo che la ragazza ha di lui che ruota questa storia. Ogni passo, ogni scorcio, ogni immagine che coglie per le strade di una città che non è la sua, li assapora, ma lo fa con un certo distacco, come se li stesse pescando per riporli nella carta velina, per metterli via. Hai descritto queste scene con una maestria che mi ha lasciata senza parole. c’è delicatezza, poesia ed uno stile retrò così perfetto e calzante… E poi mi hai lasciata col fiato sospeso fino alla fine, per scoprire se la fanciulla avrebbe finalmente rincontrato il suo amato. Hai saputo gestire questa suspense con grande abilità, dipingendoci in modo velato, quasi fosse un acquerello, quelle che sono le sue speranze, l’impazienza dell’attesa. E l’hai fatto senza cadere nel piagnisteo, nel cliché della fanciulla che si strugge disperata. Ed è così che si conclude questa storia, con una ragazza rifiutata e abbandonata che pure non ha smarrito se stessa, che brucia le sue lettere e sceglie di andare avanti. Magnifica la conclusione. l’ultima fotografia della sua stanza vuota è simbolica, coincisa. perfetta, insomma.
Complimenti, sono davvero ammirata.

Ps adesso ho finito tutti i tuoi racconti brevi e guardo con desiderio alla fic su Harlock. Sappi che mi hai indotto in tentazione e che, impegni permettendo ( i prossimi mesi saranno un delirio), finirò per divorarmela tutta. Anche se spero con tutto il cuore di trovare presto un’altra storia come questa su Efp.

Recensore Junior
20/04/16, ore 11:38

"Mazzi di violette" è un titolo piuttosto neutro, piuttosto "innocuo", da cui ci si può aspettare dolcezza, innocenza, passione... qualsiasi cosa. Ma le viole rimangono il fiore "del pensiero" e per questo della nostalgia, del ricordo, del sogno. Mi sbaglio se penso che la scelta di questo fiore, così semplice e affascinante, non sia casuale?
L'atmosfera così misteriosa, seppure con poche descrizioni si abbia un quadro vivido dell'ambientazione, lascia sospese tante domande, ma cattura l'attenzione su ciò che davvero è importante: il finale, con il "risvegliarsi" della protagonista, che si lascia alle spalle una città, un amore, un ricordo, tutto così visibilmente rappresentato dagli oggetti che lascerà nella camera d'albergo.
Insomma, questo è un racconto come si deve! E lascia il cuore pieno di emozioni...
Complimenti!
FatSalad

Recensore Junior
17/02/16, ore 22:44

Sei riuscita a costruire così vividamente l'immaginario di questa storia che dopo tre righi ti pare di esserci dentro davvero. La protagonista, anche se ne hai tracciato appena i contorni, l'hai descritta così bene che mi sembra di aver capito chi sia.
La città di frontiera sembra randagia e non appartenere a nessuno, e c'è una donna che forse vorrebbe assomigliarle, pur paradossalmente volendo appartenere a qualcuno. Fugge alla famiglia e al suo posto nel mondo prestabilito, quello che la vorrebbe ignara di cose come la politica o la letteratura solo perché è giovane, magari anche solo perché è una donna. L'ennesima vittima di un patriarcato che ti rinfaccia la tua ingenuità, ma di fatto vuole tenertici legata perché così è più conveniente.
So che sono cose che non hai scritto, però mi sono venute tutte in mente, così come mi è venuto da immaginare che la Principessa, dopo quel falò liberatorio, insieme ai ninnoli e alle violette ormai appassite, abbia lasciato un po' della sua ingenuità in quella stanza d'albergo, acquistando la consapevolezza di essere sua e di nessun altro, pronta a vedere cosa il mondo possa offrirle.
So di ripetermi, ma ogni volta che mi fermo a leggere qualcosa di tuo rimango sempre affascinata dal tuo modo di scrivere così fluido e leggero, che mi piace da morire.
Spero che pescherai presto altro dal baule!

Recensore Master
19/01/16, ore 19:46

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Secondo me la vera forza di questa storia è il ''non detto ''.
Mi spiego meglio.
Di solito nei racconti ci si concentra sempre sulla storia d'amore, sulle emozioni dei protagonisti, che vengono tirati in ballo al presente, al momento in cui si svolge l'azione e i fatti. Invece tu hai fatto un gioco molto più raffinato: il sotto intendere. Hai ricamato una trama struggente, ma a maglie molto larghe in cui il lettore ha uno spazio infinito, in cui può costruirsi la SUA storia d'amore finita... per il motivo che LUI sceglie.
Semplicemente geniale. L’ho davvero apprezzato tanto.
Hai descritto un microcosmo, con dei dettagli anche significativi anche a livello simbolico, tutto è curato nei minimi particolari, avvolto in un velo malinconico che mi ha riportato alle atmosfere dei grandi classici della narrativa, ma anche cinematografici, perché le immagini le ho viste nitide e io apprezzo infinitamente questa cosa.
Questa fic è un piccolo gioiello che parla di una delle più grandi debolezze di alcune di noi, ovvero il non riuscire a capacitarsi che lui non ci ami più, oppure, come temo sia in questo caso, non ci abbia mai amate, che fosse tutta una chimera d'amore costruita nei sogni di una donna innamorata, che probabilmente invece è stata solo sedotta.
E' tutto perfetto, tutto al suo posto, tutto splendido. Lo stile è pulito, asciutto, evocativo, ma non ridondante, privo di errori e coinvolgente. Non so che dirti, questa storia è davvero una piccola magia

Ed è anche per tutti questi motivi che ho elencato nella mia recensione che credo fermamente che questa fanfic dovrebbe stare tra le preferite del sito, per questo la segnalo all’amministrazione perché la vagli e la prenda in considerazione, dato che davvero lo merita.
(Recensione modificata il 19/01/2016 - 07:48 pm)
(Recensione modificata il 19/01/2016 - 07:51 pm)

Recensore Master
19/01/16, ore 13:15

Splendida prova di te, davvero.
Mi è parso di leggere qualcosa di russo, con questo tuo bellissimo racconto. Soprattutto, ho reminiscenze di Cechov, autore da me molto amato, con la sua novella "La signora col cagnolino". Ho provato emozioni, nel leggerti, simili a quelle provate nella lettura di alcuni passaggi di "Claudine s'en va" della mia amata Colette.
Il racconto si snoda ad un ritmo lento e malinconico: a tratti si cristallizza pure, si fissa nella mente con immagini così nitide che mi pare quasi di sentire la fragranza delle violette che lentamente appassiscono in una camera d'hotel. La tua Principessa è un perfetto ritratto di nobildonna dell'Ottocento: seppur in una posizione di privilegio (è ricca ed autonoma, viaggia, sa comportarsi in società e nei salotti) è fissa lei stessa, come la bambolina di un carillon, che si muove, sì, girando su se stessa, ma non riesce a staccarsi dal congegno del bauletto. La Principessa è innamorata di un uomo che esiste solo come evocazione: non appare sulla scena, "fisicamente", intendo. Pare quasi un sogno, bello ed impossibile, una chimera, un'assurda promessa di felicità mai mantenuta. Lei lo cerca, va pure a trovare l'anziana donna dell'indirizzo (la madre, forse) che le è rimasto nel biglietto. Riceve parole di conforto e di saggezza. E' un personaggio splendido, quello dell'anziana signora, e penso che vada bene ritratto così, con pochi tocchi. 
Ho adorato i dettagli che hai lasciato qua e là: la marionetta di cartapesta, i guanti in capretto, la veletta sul viso, il fruscio della veste... essi sono indice di uno stile splendidamente curato ma anche fresco, non artefatto o farraginoso, che denota molto esercizio di scrittura e molte, molte letture (e di certo non si tratta delle "50 sfumature di bigio").
C'è atmosfera, in questo racconto. Viene evocata un'epoca ormai lontana dalla nostra folle modernità tecnologica, in cui si udiva lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli sul selciato e dove i ritmi erano più lenti, i silenzi più forti, i cuori più caldi.
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Meravigliosamente brava: non so dirti altro.
Chapeau.
Lou