Aspettavo con ansia di leggere - e poi di recensire - questo tuo primo sforzo nel meraviglioso fandom di "Lady Oscar" (ma mi piace di più il nome originario: Le rose di Versailles, che è anche più calzante con il tuo lavoro) - e non solo per il fandom in sé, ma anche perché ero ansiosa di vederti all'opera con un racconto di più ampio respiro, certa che mi avresti dato un frutto ben succoso in cui affondare i denti.
Ed in effetti così è stato - il pezzo non mi ha delusa ma anzi, ha saputo sorprendermi e farmi immergere completamente nella lettura - capace di farmi dimenticare per un po' la realtà contingente per calarmi nella Francia rivoluzionaria, con tutto il suo carico di tensione e sangue - aspettative tradite, passate e future.
Quello che fai, qua, è fornire un quadro accurato e dettagliato del contesto, mantenendo però il focus ben saldo sulle spalle dei personaggi, così da conservare il tono introspettivo (ed emotivo) che caratterizza la tua scrittura, arricchendolo però della miriade di dettagli che puoi permetterti di inserire in un racconto lungo - e, per di più, di ispirazione storica, che - come ormai ben so - è decisamente il tuo forte.
Ma andiamo per gradi: ben lungi da essere una semplice fanfiction "missing moment" o un breve approfondimento di una scena dell'anime, in un pezzo di questa ampiezza era necessario fornire il giusto contesto al lettore, così da esulare dall'aspetto fanfiction per addentrarsi nel sentiero della Storia; ho adorato questo tuo approccio, perché come ben sai sono un po' scettica nei confronti della fanfiction "pura" (nulla di male in essa, ma mi attrae poco, perché spesso è troppo semplicistica), mentre adoro chi sa andare "oltre" la fonte originaria per rileggere gli eventi in una chiave più profonda e realistica, pur - nel caso della fanfiction - restando nei canoni della caratterizzazione e "feeling" originari.
E' quello che tu hai fatto qua: sei partita dalla scena del commiato tra Oscar e Maria Antonietta per poi allargarti verso una panoramica ampia e completa sulla Parigi rivoluzionaria, mostrandone i moti che la scuotevano come un vento impetuoso, una corrente rabbiosa e mefitica che soffiava tra le strade putride della capitale per giungere fino alle finestre dorate della reggia dei Sovrani - e dei loro pavidi nobili.
Sono di solito poco amante del narratore onnisciente - quello che ti spiega le cose dall'alto, quello che tutto sa, e lo presenta al lettore come una voce fuori campo - per poi tuffarsi d'improvviso nella mente quando di uno personaggio, quando dell'altro; non lo amo perché il rischio di trovarsi lunghe parti di "tell" (e di infodump) è alto, e inoltre trovo che porti lontano dai personaggi; preferisco il narratore immedesimato, quello che sa solo ciò che sa il personaggio sulle spalle del quale è posta la "telecamerina", per intenderci - ma comprendo bene la tua scelta di usare l'onnisciente, in questo racconto. Mostrare il contesto - e fornire l'inquadramento storico - tramite gli occhi di un personaggio avrebbe voluto dire creare un gran numero di "scene dirette" - e, sebbene mi sarebbe molto piaciuto vederti alle prese con questo tipo di narrazione, mi rendo conto che avresti dovuto scrivere un racconto dalla lunghezza forse triplicata, se non peggio.
Dunque, in questo frangente, l'onnisciente svolge a dovere il suo compito, librandosi sulle strade di Parigi e spiegando a dovere scenario e contesto, e facendolo in modo efficace e mai banale, rendendo le informazioni ben più interessanti che se non le si leggesse in un testo di Storia. Di questo rendo merito al tuo stile -che è fluido ed elegante, non perde mai chiarezza e al contempo è capace di avvincere con le belle immagini e gli splendidi giri di frase - riuscendo a rendere accattivanti anche i lunghi pezzi di "tell" - che pur sono presenti e che, come ti dicevo, a caso normale mi farebbero storcere la bocca.
Ma è quando il narratore scende dal cielo tumultuoso di Parigi per affondare nelle menti dei personaggi che il tuo racconto davvero risplende: la caratterizzazione è magnifica, e le interazioni tra gli attori principali è perfettamente riuscita: di Oscar posso dire che ho ritrovato tutte le caratteristiche che me l'hanno fatta adorare nell'anime; orgogliosa, dignitosa, schiva. Fedele a se stessa, e al contempo capace di grande carica di umanità. Perfettamente IC, come amo leggere in una fanfiction - ma con in più lo scavo psicologico che una scrittura profonda e affilata come la tua sa offrire. Lo stesso dicasi di André, nella sua breve apparizione, e di Rosalie, a cui hai dato una grande dignità umana, nel suo rapporto con la Regina, negli ultimi, terribili giorni di questa tragedia.
Ma la vera protagonista di questa storia, ai miei occhi, è proprio la Regina - che cessa dopo il primo dialogo di essere una "emanazione" dell'anime per vestire i panni del Personaggio Storico - con la sua complessità e la veridicità della tua caratterizzazione - la complessità di una donna controversa e probabilmente fraintesa dalla Storia, non esente da colpe, certo, ma neanche il mostro superficiale che le cronache rivoluzionarie e illuministiche ci hanno tramandato.
Il lavoro di scavo che hai fatto con lei è enorme, ed è la vera gemma di questa storia, assieme alla ricerca minuziosa del periodo, e allo stile prezioso; quando dico che dovresti addentrarti nel territorio insidioso (e bellissimo) delle original (storiche e non) non lo dico per dire, e questo racconto me lo conferma: siamo oltre la fanfiction, in un ibrido affascinante tra racconto storico e pezzo di derivazione. Basta davvero un piccolo passo per andare oltre, e credo che dovresti cominciare a pensarci seriamente, ecco. Te l'ho sempre detto, e sempre te lo dirò.
La tua Maria Antonietta è il vero "colosso" di questa storia, e ogni altro personaggio (per quanto ben caratterizzato) serve a mettere in luce le sue contraddizioni e il suo tormento - quel suo essere anima sperduta e coraggiosa in bilico tra un passato che sta collassando e un mondo che sta venendo alla luce violentemente - come un feto cannibale affamato della sua carne tenera e inviolata, viziata dagli agi, ma non del tutto esente dal marchio del dolore.
La parte che più ho amato, infatti, è l'ultima - con la descrizione dei suoi ultimi giorni alla Conciergerie; la sua interazione con Rosalie è straziante - come un meraviglioso uccello del paradiso spogliato del piumaggio, e intento nell'ultimo canto. Dai prova di una grande sensibilità nel descrivere gli ultimi giorni - atti e pensieri - di un condannato a morte, e lo fai con sobrietà (quanto detesto i sentimentalismi XD), facendo respirare la Storia pur all'interno della griglia definita dalle scene dell'anime - come nel riferimento alla rosa di stoffa confezionata da Antonietta per la tomba dell'amica scomparsa.
Ecco, qua mi hai fatta soffrire di quella sofferenza che è al contempo dolorosa e sublime, e va bene così. Amo questo connubio - amo (tentare) di scriverlo, e amo leggerlo. E qua me l'hai fatto trovare proprio in grande spolvero.
Grazie, dunque, per questa lettura intensa e dolorosa, e ricordati cosa ti ho detto - e continuerò a dirti - sul valicare i limiti. Sei già scalpitante, butta giù quel recinto una volta per tutte!
Un abbraccio. :* |