Recensioni per
La Partita Crudele
di theuncommonreader

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/04/16, ore 16:23

Recensione premio per il contest: Erotic drabble contest. Premio: miglior raccolta
Ecco, per prima cosa sentiti pure in colpa - se vuoi – se tra poco cancellerò tutte le mie storie! ^^ D’accordo, ci sono stili diversi, ma tu hai l’Abilità, che è un’altra cosa.
Sono rimasta senza parole: intanto adesso la stupenda tripla drabble che hai scritto per me, (ancora grazie) che già era perfettamente godibile, è ancora più interessante, perché è chiaro che in una OS i personaggi hanno tutto il tempo di essere analizzati, e visto che siamo nelle originali, anche descritti fisicamente.
Sono così studiati, dettagliati, veri… sulla perfezione della ricostruzione storica poi, fai invidia a vari autori di testi stampati; per non dire poi di autori di programmi televisivi di documentari!
Poverini, mi sembrano così miserelli, in paragone.
Brunella è la mia preferita; schiacciata dall’essere donna in un mondo che non te lo perdona neppure adesso, figuriamoci secoli fa. Lei non può figurare… come autrice delle ballate? Comunque ha il ruolo più complesso.
È senz’altro vero che se fosse scoperta lei con Angelo potrebbe essere imprigionata magari, ma non rischierebbe l’intervento della Chiesa come i sodomiti, peccatori contro natura. Però quello che si vorrebbe da lei (servire a sposarsi e sfornare figli) le sfugge col tempo, il suo amore non può realizzarlo, insomma non credo senta di avere un futuro davanti a sé, se non uno da creatura braccata.
Nerio vive della sua gelosia (ma se ti dico che soffre di geloso amore mi segnali?): non ha la possibilità di realizzare ben due ‘sogni romantici’, perché certo non avrà il suo signore, né sua sorella come vorrebbe.
Angelo ne esce bene, il favore va ai potenti. È proprio odioso, eh! Corteggia le ereditiere, stringe mani e da appuntamenti tra i cespugli, come gli conviene. Bella la vita.
Ma… sei di Narni, davvero? È bellissima… *-* Anche non fosse così, hai scelto un’ambientazione magica, come si sa, che rimanda proprio all’epoca che hai scelto e anche più indietro. Ho visto tutta la scena, si può dire.
Fantastici anche i personaggi di contorno, tra cui brilla il Cardinale che – appropriatamente – pensa ai suoi denari, ne sono certa.
E il titolo? Parliamone… sono feticista dei titoli, questo ti apre un mondo. Pensavo fosse tuo, ma è lo stesso. Un vero ballo? Si studia? Sarei interessata!
Per concludere, ho quasi squittito quando ho visto le consonanti ripetute - graffio di artiglio affilato – che fanno così case di Harry Potter, e mi piacciono da impazzire.
Come mi aspettavo, un lavoro superbo.
Tua ammirata,
Setsuna
(Recensione modificata il 12/04/2016 - 04:23 pm)

Recensore Master
09/04/16, ore 10:59

Recensione premio per il primo posto nel contest “Cielo, donne, ricordi”
 
Ciao mia cara!
In anticipo rispetto a quanto avevo programmato, passo per lasciarti la recensione premio che meriti. Alla fine, spulciando nella tua pagina, ho trovato parecchie storie interessanti – d’altronde, già la tua partecipazione al contest mi aveva illuminata su quanto tu fossi brava a scrivere – e la scelta è caduta su questa OS dalla terminologia complessa e dagli intriganti risvolti passionali.
 
Il lessico e lo stile sono sicuramente il punto forte di questo racconto: fedelmente all’ambientazione storico-temporale proposta, hai utilizzato diverse parole prettamente quattrocentesche, hai scritto un testo poetico funzionale e hai strutturato le battute dialogiche come se a parlare fossero davvero dei gentiluomini o delle gentildonne del quindicesimo secolo.
Certo, la storia non è di immediata e semplice comprensione, sebbene la trama sia tutt’altro che complessa: proprio lo stile e il lessico rendono leggermente arduo capire nell’immediato cosa tu stia descrivendo e di cosa tu stia parlando. Le note a pie’ di pagina, comunque, chiariscono quasi ogni dubbio.
 
I personaggi da te trattati si muovono in un ambiente che tu sembri conoscere benissimo e che con grande maestria hai saputo gestire: trovo che la scelta di ambientare la storia in luoghi a te familiari sia stata decisamente funzionale.
Nonostante la brevità del racconto, poi, e nonostante tu non abbia speso troppe parole nella descrizione dei personaggi, essi appaiono comunque ben delineati – la bravura di uno scrittore sta anche nel saper esprimere con poche parole concetti complessi. Le personalità dei vari Nerio, Brunella e Angelo, sebbene in parte mascherate dalle poche parole che hai riservato loro, appaiono comunque forti e relativamente ben delineate: i tre, in fondo, sono uniti dal vincolo di una complessa tresca amorosa, che li vede ugualmente protagonisti e antagonisti l’uno contro l’altro. Nerio ama Angelo, ma non riesce neanche a fare a meno di Brunella – sua sorella, oltretutto– che, seppur non bellissima, sembra avere quella scintilla in più rispetto alle altre donne in grado di stregare il fratello; Angelo è sposato – se non ho capito male – ma al contempo ha una relazione con Nerio e anche con Brunella. Angelo, stando alle parole dei due fratelli Anerio, teme molto il peccato di sodomia, mentre riesce a vivere più a cuor leggero quello di semplice adulterio. Da qui nasce la gelosia di Nerio che sa che il “taglio” tra le gambe della sorella può avere sul suo innamorato una presa maggiore. D’altra parte, Brunella non sembra voler tagliare completamente fuori dalla sua relazione con Angelo l’adorato fratello: anzi, in riprova di ciò, nella parte finale del racconto allude anche alla possibilità che “la Crudele” si possa ballare in tre.
Perché no?
In fondo, i protagonisti di questo racconto sembrano già aver condiviso tutto.
 
Prima di chiudere la recensione, vorrei di nuovo complimentarmi con te per la funzionalità del lessico e per l’efficacia delle note: capita spesso che gli autori di fanfiction o storie originali storiche dimentichino di citare le fonti e omettano di inserire dettagli che possano aiutare nella comprensione del testo. Non tutti i lettori, infatti, possono covare le stesse passioni degli autori di cui leggono le opere, e talvolta potrebbe non essere semplice capire a fondo il significato di un testo se la terminologia è troppo complessa. Nel caso della tua storia, effettivamente le parole non sono di semplice e immediata comprensione, ma sono perfettamente inerenti al periodo storico in cui sono inserite le vicende narrate. È chiaro che per fare ciò hai dovuto eseguire un gran bel lavoro di ricerca e per questo non posso che esserti grata.
Sei un’ottima scrittrice!
 
A presto J
9dolina0

Recensore Veterano
24/03/16, ore 14:16

Eccomi finalmente anche da te! 
Una cosa che ho notato -e che penso fosse voluta- è l'utilizzo di vocaboli quattrocenteschi o, come "Refolo", di poco successivo. Una scelta linguistica a doppio taglio: Se da una parte ti dà l'opportunità di esprimere a pieno l'ambientazione storica, dall'altra ti limita molto il vocabolario. Ti dà, però, anche l'opportunità di cancellare la monotonia letterare. Una scelta che, però, io ho molto apprezzato, mostra un grande impegno e ricerca e penso che, nel "dietro le quinte" tu possa aver fatico molto a scriverci. Questo, però, lo sai meglio tu di me. Peraltro penso che questa scelta linguistica dia maggiore risalto e caratterizzazione ai personaggi e alla storia in sé. Perciò su questo punto ti faccio i miei più vivi complimenti! 
Un'altra nota di merito di questa storia è stata la tua capacità di scrivere un carme (Se non ricordo male si chiamavano così, ma pardon se sbaglio, ma la mia prof di italiano non è delle più competenti) che rispecchi la poesia del quattrocento. 
La scelta di termin tecnici, accuratamente spiegati nelle note, penso sia stata una scelta coraggiosa, ma azzeccata. Penso dia maggiore possibilità al lettore d'esser coinvolto dalla storia. 
Un'altra cosa che ho apprezzato molto è stata la tua scelta stilistica utilizzata durante la presentazione dei personaggi, non hai dato, come buona parte degli autori, una rapida caratterizazzione a tutto tondo fin dall'inizio, ma l'hai resa più "discreta"(?), un modo per tener vivo l'interesse del lettore.
Hai, perciò, tratteggiato un perfetto affresco dell'epoca, senza lasciar nulla al caso e renendo vivido lo scenario di cui legge il lettore. 
Brava davvero. 
Kore

Recensore Veterano
23/03/16, ore 15:36

Ciao!
Ti ho "conosciuta" come scrittrice - perché sì, per me, da come ti ho letta, sei tale - grazie al forum di EFP. So che partecipi al contest di Shizue Asahi, "Segui il sentiero dorato" e ammetto che il tuo nickname sul forum, icon compresa, mi avevano incuriosito, I don't know why xD Ma ti ho scoperta grazie al mio girovagare per i contest scaduti... il contest in questione era, ovviamente, quello di DonnieTZ, che ho conosciuto grazie alla nostra passione in comune per In the Flesh. Sta di fatto che ho sbirciato il tuo profilo ed ho trovato la storia. Che dire? BELLISSIMA. Davvero. Hai un lessico ricco, molto ricco, ed alcuni termini mi hanno proprio trasportata in quell'epoca, in quelle ambientazioni, in quei colori e in quelle danze. Ho amato i personaggi, tutti e tre: Nerio, Brunella ed Angelo. Non amo particolarmente gli incest od i triangoli, ma qui mi sono piaciuti davvero tantissimo. Il rapporto che lega loro tre, con un filo invisibile ma indissolubile, mi ha portato ad amarli moltissimo come personaggi. Mi sono sentita parte della loro "storia". Ho particolarmente apprezzato i dialoghi tra Brunella e Nerio, quelli nella parte in cui si fa riferimento alla sodomia, per intenderci: hai steso il tutto veramente benissimo. Il finale mi ha lasciata... insoddisfatta?! Non fraintedermi, l'ho detto in maniera positiva, perché volevo leggere ancora di più di loro. Mi hai coinvolta talmente tanto che, appunto, sono rimasta male che fosse già finita e quindi insoddisfatta su questo piano chiamiamolo emotivo.
Devo farti i miei più sentiti complimenti. Quanto vorrei avere almeno la metà del tuo incredibile talento, io che non leggo mai storie originali, men che meno quelle storiche nonostante io apprezzi il genere - dal canto mio, amo la mitologia greca - e che scrivo solo su fandom già predisposti! Ma questa storia mi ha davvero colpita! Bravissima! Finisci tra le mie preferite! In bocca il lupo per il contest a cui entrambe partecipiamo ;) E scusa per questa mia inutilissima recensione scialba e vuota! Un abbraccio e a presto! -Martina-.

Recensore Junior
23/03/16, ore 01:47

Eccomi qui, finalmente, a commentare questa tua ultima fatica storica: avrei voluto farlo subito dopo la pubblicazione ma, come ben sai, purtroppo non ho avuto tempo e mi sono ridotta a dover cercare la scusa di uno scambio di recensioni per ritagliarmi un po' di spazio per leggerti.
Fin dalla prima occhiata rapida, mi è parso subito chiaro il pezzo è forse fra i tuoi più complessi, per lo meno quelli di genere prettamente storico.
Innanzitutto lo stile: da precisina qual sei, rispecchia fedelmente lo spirito del XV secolo, grazie all'uso di vocaboli attestati nel Quattrocento o tuttalpiù, come nel caso di "refolo", qualcuno di appena successivo: lavoro da un lato tanto faticoso quanto ammirabilmente certosino, dall'altro è pure frustrante e difficile, perché limita molto la libertà dell'autore, costringendolo a limitare il suo vocabolario – noto subito quel "sottile graffio di artiglio affilato" un po' musicale e che forse, con più termini a mia disposizione, nei tuoi panni non avrei adoperato; oppure, dato che nel brano la musica e il canto hanno una centrale rilevanza, è stata una volontà cosciente? – e, allo stesso tempo, a impegnarsi molto di più al fine di sfoggiare una scrittura che per l'appunto non risulti troppo monotona; una scelta quindi coraggiosa e impegnativa, ma soprattutto impegnata, perché fondamentale per ricreare una maggiore autenticità di personaggi e contesto. Molte più persone che si dedicano alla stesura di pezzi storici dovrebbero seguire un simile approccio, soprattutto quando il narratore non è un esterno onnisciente. Tuttavia, siccome sono più pignola di te, ti segnalo che, ogni tanto, t'è scappato qualche termine un poco anacronistico, dal momento che – a meno che non stia prendendo un abbaglio! – è presente in frasi che rappresentano il pensiero più intimo di Nerio: è il caso di "gradasso".
Altra nota di merito, innegabile persino da chi come me è estraneo alla poesia, è l'aver composto alla maniera antica un carme: e se non rispetta forse – parlo in via ipotetica: non sono abbastanza erudita sulla materia, infatti – al cento per cento una reale composizione quattrocentesca, ne ha comunque tutta l'apparenza.
Quel che poi rende forse il testo uno dei tuoi lavori più sostanziosi, nonostante la semplicità fondamentale della trama, è l'organizzazione realistica di personaggi di fantasia: se da un lato si è più liberi, meno vincolati dalle catene biografiche, spesso di difficile consultazione, dall'altro lato, però, c'è il rovescio della medaglia, ovvero il dover gestire in modo preciso e credibile un microuniverso fatto di persone e eventi fittizi – e questo significa che si deve avere una discreta, come minimo, conoscenza generale della materia trattata.
Ovviamente, e mi collego al discorso di prima, con piacere leggo vocaboli tecnici – se così li posso definire, come, per esempio, "giornea"... anche se quel "giubbone" mi lascia un attimo perplessa: ho guardato il bellissimo volume dedicato al Quattrocento scritto da Rosita Levi Pisetzky e non mi pare di aver trovato nulla; voglio farci sopra delle ricerche accurate perciò, appena possibile. Anzi, mi faresti un piacere se mi indicassi la fonte al riguardo.
Al solito, utili le note: sono sempre gradite, anche a chi mastica il periodo da un po', come la sottoscritta, perché, tanto per far un esempio, non conoscevo affatto la Nera, non essendo della tua zona; sono poi indispensabili, credo, per chi invece non è pratico del periodo dato che, senza aiuto, altrimenti potrebbe rimanere troppo oscuro e quindi di difficile comprensione o interesse. Anzi, forse ne avrei messa qualcuna di più: perché, magari, qualcuno potrebbe avere qualche difficoltà a capire che "una Cesi" sta a indicare una donna nobile della città, proveniente appunto dalla famiglia chiamata Cesi – e questo è solo un piccolo esempio.
Di errori non mi pare di averne riscontrati... e circa le maiuscole e minuscole, come sai, sono ancora – ultimamente forse ancor più di prima! – decisamente confusa; mi esprimerò quindi in seguito, non appena avrò preso una posizione decisa al riguardo. ùù
Ti segnalo però un paio di sciocchezzuole, beccata qua e là: "quei folli" e, poco più giù, "da quegli": penso sarebbe più carino se mettessi "ai folli" – e poi un appunto circa un dialogo, che però indicherò sotto.
Ti indico anche una piccola fatica, almeno per i primissimi attimi, riscontrata durante la lettura, che riguarda la natura del primo stacco, quello che segue a "---": ovviamente nella tua mente è chiara la linea temporale, e molto presto lo diventa anche per il lettore, ma dal momento che così non è chiaro quanto – non tantissimo, credo – sia trascorso dal primo pezzo, essendo una scena – passami il termine! – attigua, avrei forse evitato quei segni, utilizzando al loro posto una frase che suggerisse più chiaramente il trascorrere del tempo, per non dare quell'iniziale, per quanto breve, senso di smarrimento cronologico.
Per quanto riguarda la trama e i personaggi, come al solito hai fatto un buon lavoro: ho già accennato qualcosa sopra, fissando le mie primissime impressioni a proposito, ma mi sento in dovere di spendere qualche parola in più.
Inizio da quel "Messer Nerio mio" che mi ha uccisa... e ovviamente in senso positivo: impossibile evitare il richiamo, anche se in un contesto nettamente diverso, di una delle mie coppie amorose preferite del Rinascimento, cioè Pietro Bembo e Lucrezia. <3
Nerio mi piace molto: riesci a tratteggiare bene la sua personalità, pur dicendo, in termini di quantità d'informazioni, assai poco sul suo conto. Mi piace molto anche come gestisci, per l'appunto, le presentazioni, di situazioni e, in particolare, di personaggi: non scivoli nella facile – e banale, noiosa – tentazione di tratteggiare un ritratto a tutto tondo, servito al lettore in un'unica, farcita volta sola; è qualcosa che apprezzo molto, perché mantiene vivo l'interesse di chi scopre pian piano i dettagli della storia e, in caso di narratore interno, aggiunge quella verosimiglianza che amo molto.
Nerio è forse quello che preferisco, seguito da Angelo. Ovviamente, ci tengo a precisarlo, anche Brunella è un personaggio sinceramente affascinante – e graffiante, come hai ben sottolineato. Solo, dato che si tratta di un dialogo e quindi bisogna lì porre ancora più attenzione al vocabolario in uso, penso sostituire quel " piagnisteo"; altra piccolezza: eliminerei lo stacco dopo "troppo lontane per poterli ascoltare.", dal momento che la seguente battuta è di nuovo di Brunella.
A proposito: ho apprezzato moltissimo questi scambi – senza dubbio hai superato il blocco iniziale che all'inizio ti impauriva, forse grazie alla pratica, per quanto esigua, fatta con la tua long mitologica; in ogni caso, che dipenda dal naturale talento, oppure dall'esercizio, trovo che tu sappia sfornare davvero dei bei dialoghi, interessanti.
E così, infine, sono arrivata all'ultima riga.
Hai ricreato, ripeto, un gran bell'affresco dell'epoca, particolarmente vivido, e questo non può che riempirmi di gioia. Fra l'altro ti ringrazio moltissimo, perché, da amante della musica del tempo, mi hai permesso di conoscere una melodia – quella che fa da sfondo alla vicenda e che sto sentendo proprio adesso – che non avevo mai ascoltato prima: l'avevo già cercata, sul web, ma avevo trovato solo un'anteprima limitata – tu, invece, l'hai acquistata per scrivere questo pezzo... e trovo che sia una cosa davvero fantastica!!! <3
Sono però anche infelice. Perché? Semplice: all'ultimo speravo che il pezzo continuasse... e invece è proprio finito.
Mi unisco con tutto il cuore a quegli altri commenti dove si auspica dell'altra roba sulle vicende del trio! ù.ù
Dunque... quando ti metterai al lavoro? :P
Un bacio e complimenti.

Recensore Master
21/03/16, ore 19:19

Grammatica e stile:
Questa storia è scritta in modo corretto dal punto di vista grammaticale, senza neanche un errore che ne impedisca la lettura scorrevole (ti segnalo, solo nel caso tu voglia correggere, la mancanza di un “di” nella frase “e vassoi cacciagione arrostita”). Lo stile che hai adottato è adatto al contenuto, all'ambientazione e all'atmosfera generale della storia: ricco di metafore, con una musicalità antica, arricchito da termini ricercati e da un registro alto in generale. A tratti - se posso esprimere anche un'opinione del tutto personale - l'ho trovato forse più affine all'esercizio di stile che uno strumento per veicolare l'interiorità del personaggio, ma si tratta comunque di una scrittura ben gestita e di uno stile personale e riconoscibile (un dettaglio mai scontato), che rende la lettura piacevole e interessante. 
Devo dire di essermi sentita in difficoltà a stendere questa voce della valutazione, lo ammetto candidamente. Ad aspetti che mi hanno piacevolmente colpita e che trovo oggettivamente perfetti si aggiunge una questione spinosa su cui ho temuto di essere prevenuta.
Fai una scelta, quella delle note a piè di pagina, che può sembrare solo un aspetto “collaterale” del racconto, ma che è per me davvero importante. Autori che adoro hanno una passione per le note a piè di pagina, per le spiegazioni, per l'esplicitazione dei rimandi, ma ho temuto di avere una qualche forma di preconcetto nei confronti di un diffuso uso delle note. Ho chiesto, quindi, il parere esterno di una persona decisamente più formata di quanto non sia io, proprio perché avevo il timore di essere ingiusta nelle mie considerazioni, forse spinta da una diffidenza personale. Quindi farò un discorso a cui sono approdata dopo una riflessione e un confronto, tanto per essere trasparente su ciò che sta dietro alla spiegazione che segue. 
In un racconto, le note a piè di pagina vanno utilizzate con cautela. Prima di tutto per quanto concerne la fluidità dello scritto: la nota spezza la lettura, costringe a “uscire” dalla vicenda e a interrompere la relazione che il lettore crea con i personaggi. Se in racconti che hanno altre tematiche il “danno” è minimo, in un racconto tanto intimo e introspettivo hanno proprio questo effetto. La seconda motivazione per cui le note sono uno strumento pericoloso è ciò che lasciano al lettore: se spiegano qualcosa che il lettore sa o se non aggiungono informazioni fondamentali alla comprensione delle vicende, si lasciano dietro la sensazione amara di “sfoggio” della ricerca che sta alla base del racconto. La ricerca che tu hai svolto per il tuo scritto è puntuale e approfondita, ma il lettore poteva percepirlo anche solo leggendo. Anzi, un racconto tanto ricco quanto il tuo guadagna ancora di più quando la base su cui si poggia la sua costruzione è invisibile quanto solida. 
Con ciò non voglio assolutamente trasmettere il messaggio che tutte le note da te riportate siano inutili, anzi. Alcune, però, ribadiscono l'ovvio (credo di essermi sentita vagamente insultata dall'idea che io non sappia cosa sia un carme o di cosa siano dei settenari, e credo che molti dei tuoi lettori potrebbero rispecchiarsi in questa sensazione), mentre altre appaiono solo come “appunti” che sono stati utili a te per scrivere una storia bella e credibile, più che al lettore per comprendere quella stessa storia. 
Un consiglio, che puoi decidere – ovviamente – di ignorare, è riservare alle note d'autrice molte delle note esplicative, raccontando così in modo meno impositivo tutti quei dettagli che sono curiosi, ma non fondamentali. Come, dopotutto, hai fatto per altri aspetti della storia, raccontando da dov'è nata e a cosa ti sei ispirata. 
Questo è un appunto che puoi prendere come il consiglio di una lettrice che ha apprezzato l'aspetto formale della tua storia e che potrebbe ritrovarsi a passare per caso dai tuoi racconti, più che come la critica di un giudice. Onestamente, non c'è nulla di sbagliato nel tuo racconto, nulla che meriti una seria decurtazione di punti dalla valutazione numerica, ma mi sentivo di riportarti anche questa mia impressione. 

Personaggi e trama:
Una trama semplice ed efficace che riesce a trasportare il lettore in un'altra epoca, lasciandogli vivere l'abbandono e la sofferenza che prova il protagonista. 
I personaggi, uno dei punti forti della storia, sono decisamente ben costruiti, nelle loro vicende passate e presenti, nei caratteri definiti e negli atteggiamenti che li rendono reali e palpabili. Le descrizioni fisiche sono efficaci tanto quanto quelle interiori, in un continuo gioco di rimandi che ho davvero apprezzato. 
Più di questo, poi, è interessante la ragnatela di rapporti che vai ad intrecciare fra loro. Fra tutti devo dire che quello più accattivante, dal mio punto di vista, è quello che lega Nerio a sua sorella Brunella (bruni fuori, dentro, e anche di nome): disprezzo e affetto, senso di perdita e costrizione dovuta al ruolo sociale. 
Nelle dinamiche che si creano fra i personaggi, altra menzione la merita Angelo, che riesce ad intrecciare un rapporto con Nerio e con Brunella, forte della sua posizione sociale, senza curarsi troppo di ciò che si lascia alle spalle. Anche se, nel momento in cui si scontra con Nerio, si concede al lettore il dubbio che ci sia altro, che la sua sia una voce che non ci è dato di sentire, ma che potrebbe dare un'altra versione ancora di questa storia tanto articolata seppure breve. In tutto questo, poi, introduci una serie di “ombre”, di figure collaterali, che restituiscono un quadro vivido dell'epoca.
Se c'è un piccolo appunto che posso muoverti, è proprio il fatto che l'intera struttura del racconto – tanto solida ed efficace – smorza un po' l'effetto che questo contest chiedeva alla storia. L'interiorità dei personaggi c'è e si sente, ma non è il punto forte, non è il fulcro centrale attorno a cui si muove tutto il resto. Tanti dettagli, tanti particolari ricercati, hanno finito per rendere l'animo di Nerio solo uno degli aspetti. Colpisce e amareggia, emozionando il lettore al punto giusto, ma devo anche pensare a storie che hanno centrato in maniera ancora più efficace la richiesta del contest. Riporto questo appunto finale per giustificare la mancanza di un punteggio pieno in questa voce, nonostante la storia sia davvero bella. 

Utilizzo del pacchetto:
Hai fatto una scelta davvero particolare nell'inserire la citazione all'interno del canto di Nerio, e l'ho apprezzata davvero. La citazione, ossia l'obbligo del pacchetto, mi è parsa rispettata in pieno: la mancanza di Angelo si sente tutta, e ci racconti di come la storia sia iniziata e finita in modo diretto ed efficace, coinvolgendo il lettore. 
Altro punto che voglio toccare è quel “sei fortunata”, riportato in un dialogo e in un momento perfetti, per fargli assumere molte sfumature. Si gioca con due amori diversi, ma entrambi proibiti. 
Infine l'ultimo bonus: Nerio è i balia delle sue emozioni, ma è anche – in uno strano contrasto – anestetizzato alla vita. In più espliciti il tutto in un passaggio del racconto.
Direi che il pacchetto è utilizzato alla perfezione. 

Recensore Veterano
18/03/16, ore 13:08

Conosco questo racconto - e i suoi personaggi - in modo molto intimo, e per una quantità di motivi, ma sono felice di poterti finalmente lasciare un commento anche in questa vetrina pubblica, così da poter esporre in modo chiaro i motivi che me lo fanno amare così tanto.

La prima volta che l'ho letto, sono rimasta incantata dalla tua capacità di trasportarmi in quel tempo e luogo che tu conosci così bene, fino a farmi astrarre in modo totale dalla realtà contingente; è un tipo di magia che ho già sperimentato leggendoti, e che qua raggiunge il suo apice- e non c'è da stupirsene. Dopotutto, il periodo storico è quello che ti è più congeniale, quello che più ti appassiona, e la scelta di ambientare la storia nei luoghi a te cari - i luoghi in cui vivi e sei cresciuta - è stata vincente, perché davvero si respira la familiarità che hai con loro, e che riesci a passare al lettore come un fluido visivo, da mente a pupille.

L'ambientazione, dunque: è resa in modo perfetto, e usando vari piani: descrittivo, lessicale, tematico. Le descrizioni, come è tipico di te, ci sono ma non sono mai invasive. Seguono la soggettiva dell'io narrante, mostrano ciò che vede e mettono in risalto i particolari importanti - importanti per chi narra - senza dare mai la sensazione che siano lì a beneficio del lettore. Questo crea un'adesione totale col personaggio, ma permette anche di muoversi dove lui si muove, toccare, vedere e assaporare ciò che lui tocca, vede e assapora, fornendo un quadro chiaro e vivido della scena, senza mai, neanche per un attimo, annoiare chi legge ma anzi, offrendogli tutti quei dettagli sensoriali che io ritengo essenziali per coinvolgere chi legge in un racconto, ed evitare quell'orribile sensazione di personaggi che si muovono in un "vuoto pneumatico". Io sono una fan sfegatata delle descrizioni, le voglio e le pretendo quando leggo, e ritengo che questo sia il modo giusto di presentarle. #lostaifacendobene. :D
L'immersione nel contesto è dato anche dal lessico che usi, che a sua volta si lega al tuo stile di narrazione, sempre allacciato alla soggettiva. Non fai mai uso del narratore esterno, e l'aderenza al personaggio si esplica anche nel lessico, perché - e non solo nei discorsi diretti - il personaggio parla e pensa come un uomo del suo tempo, e ciò si riflette inevitabilmente nell'uso di certe parole e non altre, nei giri di frase, nelle scelte semantiche.
Non lasci nulla al caso, questo lo si nota eccome, e il risultato è quella mimesi e quel trasporto spaziale e temporale di cui ti dicevo, e che ho ormai imparato ad attendermi quando ti leggo, lasciandomene deliziare.
L'impianto tematico, poi, è quanto di più affascinante potessi trovare: tutto, nel racconto, è legato alla danza. La trama si dipana seguendo i passi di Nerio e Brunella, allacciati nei balli che scandiscono la loro interazione, e che sembrano un puro riflesso dei loro pensieri e dei loro moti d'animo, come un'interfaccia tra interiore ed esteriore.
Non conoscevo nulla di danze rinascimentali, ma tu sei riuscita a farmele vedere, e non solo tramite l'ausilio delle note (sempre adorate); quelle sono un approfondimento, ma mi sarebbe bastato vedere i personaggi muoversi e danzare come hanno fatto, e sarebbe stato sufficiente per conoscere e sentire.
Ho davvero trovato brillante questa tua idea, questo concept che hai dato alla storia - specie tenuto conto che la trama, in un certo senso, si dipana a ritroso, ed era necessario dunque offrire ai personaggi le occasioni per interagire e spiegarsi, e mostrare al lettore il retroscena della tensione dolorosa che li pervade nella scena al presente.
Potevi farlo in molti modi e hai scelto di legare l'interazione alla danza - con l'ausilio di flashback - intersecando i piani temporali e legandoli tra loro attraverso il tema di ballo e musica, così preponderante nella vita dei protagonisti, che dunque risultano immersi nel loro elemento costitutivo e caratteristico.
Tensione e rilascio, dunque, come nei balli in cui sono intenti, e nel frattempo si dipana il loro dramma fatto di gelosie, invidia, passione bruciante, incomprensione, orgoglio - amore.

Una nota a margine la voglio proprio fare sui personaggi, e la loro relazione, che sono il vero cuore pulsante del racconto. Sono una triade perfetta, intrecciata in un groviglio di anime (e corpi, come lascia intuire l'intrigante finale) dove nulla è chiaro e definitivo. Il legame tra loro è fluido e mutevole, ed essi stessi ne sembrano in balia, oscillando tra varie istante. Nerio sembra pazzo d'amore per Angelo, e geloso di lui - e si potrebbe pensare che sia legato alla sorella da un rapporto puramente antagonistico. Brunella pare rabbiosa nei confronti del fratello che le porta via la luce della ribalta, e si potrebbe pensare che abbia voluto sedurre Angelo solo per fargli un dispetto. Ma sarebbe una visione troppo semplice, ed infatti tu la ribalti, offrendo una chiave di lettura più complessa: Brunella è quella davvero mossa dalla gelosia - una gelosia proibita, come il sentimento bruciante che la lega al fratello da chissà quanto tempo. Nerio è sì rancoroso verso di lei, ma quella scena finale, appoggiato al suo seno, fa intuire che forse il suo Signore non era l'unico destinatario della sua gelosia.
Angelo, forse, è il personaggio più limpido, il meno torbido tra i tre - e forse per questo rimane più in ombra, come oscurato dai drappi neri dei cuori dei suoi due amanti. Ho provato tenerezza per lui, per questo suo essere al contempo conteso e usato all'interno della Partita Crudele tra i due fratelli Anerio, ma anche lui ha un lato oscuro - l'ho intuito in quel suo essersi lasciato andare a Brunella per attrazione, sì, ma anche per rientrare nei binari di ciò che è appropriato, e consentito. L'ho adorato, perché sei riuscita a dare anche a lui una complessità che va ben oltre l'apparenza di "oggetto del desiderio."

Concludo questo sproloquio menzionando lo stile, che come sempre è fluido ed elegante, complesso senza mai perdere in chiarezza - con l'uso di frasi lunghe e musicali, che a loro volta riecheggiano l'incedere languido e ritmico della danza.
E niente, che ti devo dire? Anche io voglio il seguito - tanti seguiti, e spero che tornerai presto a visitare questa Narni oscura e rinascimentale, e le anime tormentate e magnifiche che la animano.

Recensore Junior
04/03/16, ore 22:00

Ciao~ Questa breve one-shot ambientata nell'Italia del Rinascimento è deliziosa. Sarebbe stato bello leggere di più sugli sviluppi del rapporto tra Brunella, Angelo e Nerio. Voglio farti i complimenti per la precisione storica, tramite la quale anche una "profana" come me in materia rinascimentale può agevolmente orientarsi. Ho sempre avuto, tuttavia, una grande passione per la musica di quel periodo e ritrovare un racconto che si snoda dall'inizio alla fine nei ritmi incalzanti, sensuali, dati dagli strumenti dell'epoca. ..è a dir poco emozionante. Complimenti sinceri. F.

Recensore Junior
04/03/16, ore 19:07

Finalmente ho un po' di tempo per passare di qui. 
Questa storia è magnifica - mi sembra di aver letto un libro intero e invece saranno sì e no quattro o cinque pagine di word. Sicuramente per la tua dedizione nella ricerca, si vede che ti sei impegnata molto per informarti e scrivere (e descirvere) al meglio questa piccola opera. Il linguaggio che hai usato è perfetto per il contesto, mi è sembrato di leggere uno di quegli scrittori rinascimentali, sebbene in maniera più romanzata, come giusto che sia. Mi ritrovo a pensare, ancora, che sia incredibile che abbiamo avuto la stessa idea, per quanto riguarda la citazione ritradotta in versi XD e ribadisco che nel tuo caso sia uscito un bellissimo sonetto (anche se non erano proprio tutti settenari :P ma è veramente il minimo dato che è già una sorta di doppia traduzione - dall'inglese all'italiano e dall'italiano al volgare. In versi. Fantastico!).
Mi è particolarmente piaciuto il triangolo perché non è stereotipato, e soprattutto (per quanto mi inquieti) ho una strana attrazione verso le relazioni incestuose... boh, vammi a capire. Ahaha, ma torniamo a noi! Brunella rappresenta tutto ciò che mi possa ricordare una donna quattrocentesca: non bellissima, ma con quel fascino di cui gli uomini restano preda molto facilmente, perché particolare, intraprendente, ardente. Mentre Anerio ha una mentalità molto aperta - come del resto sua sorella - per l'epoca, e questo lo fa soffrire d'amore poiché Angelo pur di non rischiare condanne (sia in vita che in morte, aggiungerei) vi rinuncia. Questa storia mi lascia anche insoddisfatta! Ma in senso buono ovviamente: ogni triangolo mi dà quel senso di incompletezza, perché alla fine spesso e volentieri nessuno ottiene quello che vorrebbe davvero. Nel caso, Anerio ama Angelo, che lo ricambia ma per paura gli ha preferito Brunella - tra l'altro, come amante, nemmeno come compagna fissa -, la quale è innamorata e gelosa di Anerio. E quindi alla fine nessuno l'ha vinta... se non per quella frase finale, che mi ha fatto esultare e ha riempito quell'insoddisfazione di un ottimismo che non mi aspettavo. La partita crudele che si balla anche a tre. Ed è stato geniale, davvero, ricollegare la danza alla relazione amorosa! Che poi, soprattutto per il tempo, e come hai avuto modo di lasciar capire all'interno della narrazione stessa, una cosa del genere era mooolto ardita. Triangolo, omosessualità e incesto... a qualcuno sarebbe potuto venire un infarto XD anche se, immagino - e come, di nuovo, hai spiegato tu -, anche le autorità, pure quelle ecclesiastiche, di nascosto in qualche modo queste "regole" le tradivano. Con i livelli di corruzione della Chiesa raggiunti, figuriamoci!
Quindi niente, bello bello. La caratterizzazione non è stata superficiale ma anzi, il contrario, nonostante le poche parole spese. Tutte mirate, precise, chiare ed esplicative... ho capito molto più qua che in certe altre storie casuali lunghe pagine e pagine, ma con personaggi piattissimi. E vabbè, non importa, fortuna che ci sono anche scritti come i tuoi :D

Aggiungo l'ultima cosa che sta diventando una roba lunghissima: a leggere la nota 2 mi è scappato un sorriso, essendo io toscana e fiorentina e talvolta facendo ancora ricorso, tra noi, a "insulti" goliardici che facciano riferimento all'antica divisione in fazioni, Guelfi e Ghibellini appunto. Quindi per dire che, almeno in Toscana (in cui il campanilismo tra praticamente tutte le città è ancora potentissimo (?) nonostante i secoli e secoli di storia), gli antichi schieramenti sono molto sentiti pure adesso - figuriamoci che a Siena, annualmente, festeggiano ancora la vittoria nella battaglia di Montaperti. XD
Chiusa la parentesi abbastanza inutile, sono veramente felice di partecipare a un contest con qualcosa che possa concorrere con questo, perché è veramente una bella prova! Non ti auguro buona fortuna semplicemente perché non ne hai assolutamente bisogno :') 
Forse avrei avuto qualcos'altro da dirti... ma l'ho dimenticato. No davvero, ayuto!
Vabbè, ti lascio con i miei complimenti perché sììì sono ampiamente meritati *_*

I miei ossequi madama,
A r y a_

Recensore Veterano
23/02/16, ore 23:48

Eccomi qui, come promesso, a fare la brava lettrice ubbidiente u.u
Trovo che le storie ambientate in luoghi a noi noti abbiano sempre un fascino maggiore e una marcia in più; già in altri tuoi scritti ho notato la perizia e l'accuratezza nel tratteggiare l'ambientazione e lo scenario in cui fai muovere i tuoi personaggi, e in questa one shot non ti sei smentita. Anzi, i rimandi a città e posti storicamenti esistiti ed esistenti mi hanno tasportata realmente nel mondo che hai descritto e, credo per questo motivo, mi sono sentita immediatamente presa dalla narrazione e dagli eventi. Nello specifico, sei riuscita a ricreare alla perfezione l'atmosfera della festa, rievocando usi e costumi del tempo; come al solito, l'accuratezza linguistica e lessicale ti contraddistingue e rende immediata e completa l'immedesimazione del lettore. In ogni scena della festa, m'è sembrato quasi di percepire il calore del fuoro acceso, il profumo delle vettovaglie, il chiacchiericcio della gente e i passi di danza sui sanpietrini. Mi ha stupita davvero la capacità del tuo lessico di farsi storia; sai adattare benissimo la tua penna al contesto storico di cui parli e non scorgo mai refusi, in simili operazioni. Ne "The lass in the pretty rose glass" (#spoiler: ho letto anche quella e presto mi troverai anche lì a fare la stalker) adoperi uno stile diverso, calato perfettamente nell'Inghilterra del 1800, mentre qui il lessico è tutto rinascimentale. Il comune denominatore (almeno, nelle storie che ho letto io ) mi sembra essere una raffinatezza di fondo, una grazia descrittiva e un periodare sempre d'ampio respiro. Ho apprezzato anche molto la tua abilità di gestire le relazioni tra i protagonisti; con pochi attributi e descrizioni appena trattegiate, ma pur vivide, sei sempre in grado di far capire il sistema dei personaggi al lettore, senza sforzi, anche quando si tratta di una storia che parte ex abrupto, se così si può dire. Infatti, ne "La Partita Crudele" tutto, sostanzialmente, è già successo; la relazione tra i fratelli Anerio, il rapporto tra Nerio e Angelo e il tradimento (se poi così si può chiamare) di quest'ultimo con Brunella. L'intrecciarsi dei loro rapporti si dispiega con il procedere della danza tra i due fratelli, in un modo che ho trovato esteticamente molto elegante, per altro; anche qui, molto gradito è stato l'inserimento della terminologia specifica per riportare i nomi dei passi di danza e, tra riverenze e passi doppi, la storia dei due fratelli si è dipanata davanti ai miei occhi come se fosse un tela, i cui fili solo in quel momento si sono fatti più chiari. 
Permettimi poi di dire che sei stata geniale, assolutamente geniale, nel riportare la canzone di Daughter (che io, tra l'altro, adoro) come se fosse stata un'opera del poeta Nerio; hai fatto un lavoro invidiabile nel "tradurla" e adattarla al contesto storico. Hai proposito (curiosità personale di una Ayumu impicciona), ti sei servita di un vocabolario che riporta termini del tempo? A ogni modo, ho scorto il lavorone che dev'esserci stato dietro; non so come tu abbia fatto a mantenere non solo il significato, ma anche l'enfasi delle parole di Daughter, pur utilizzando un linguaggio tanto lontano dal nostro. Complimentissimi davvero. Inoltre, la canzone assume un preciso significato nell'economia del testo; rende più evidenti i trascorsi tra i tre personaggi e funge da "apriscena" per il momento topico che ritrae i fratelli assieme, in cui si viene a sapere qualcosa in più sulla loro storia. Sempre a livello prettamente stilistico, ho apprezzato anche molto l'uso del flashback; non è la scelta più innovativa per presentare i background dei personaggi, ma qui ne ho proprio avvertito l'esigenza a livello narrativo e questo può solo essere sintomo di un ottimo lavoro a livello di trama. Hai inserito il flashback al punto giusto, proprio quando mi prudevano le mani dalla voglia di sapere qualcosa di più; e anche la singola battuta, pronunciata da Nerio ad Angelo e riportata sempre in corsivo, com'è tipico dei flashback, è arrivata al momento esatto nella lettura, come una lama affilata a rievocare spiacevoli ricordi.
Anche qui, ti faccio una noticina sui tre personaggi protagonisti che, giuro, ho amato senza riserve. Nerio è  il mio personaggio preferito e la sua è anche la caratterizzazione più accurata, credo; se non sbaglio, il tuo pacchetro prevedeva un protagonisa che credesse di non essere più in grado di amare dopo essere stato lasciato e questa è senza dubbio una caratteristica che in lui risalta molto. Dopotutto, è stato lasciato - e tradito - ben due volte, da sua sorella e dal suo amante. E' un personaggio che ha una vera statura tragica e me ne sono innamorata. Brunella è splendidamente caratterizzata dall'aggettivo che porta anche nel nome e ho adorato i continui richiami al suo essere bruna nel corpo e nell'animo; la sua caratterizzazione è filtrata dal punto di vista di Nerio, quasi, e quindi mi trovo a condividere il sentimento paradossale e ossimorico che prova nei confronti della sorella. Di lei viene messo in luce soprattutto il suo egoismo nel non voler cedere il fratello a nessun altro e, inutile dirlo, il loro rapporto di co-dipendenza e quasi ossessivo/morboso è trattato talmente bene da farmi venire la pelle d'oca. Brava, mi hai convertita per sempre all'incest, amen. Angelo rimane un po' più nell'ombra e di lui ci dici oggettivamente meno; è l'oggetto della contesta tra i due fratelli, colui che riunisce tutte le caratteristiche positive di cui i due sembrano essere privi e spicca particolarmente per la sua luminosità e solarità. Tuttavia, scorgo qualcosa di oscuro anche lui; il fatto di aver scelto Brunella solo per quella "fessura che ha tra le gambe" (ah, quanto ho apprezzato questo passaggio!) lo rende un insicuro, un uomo incapace di vivere a fondo la propria sessualità. E come biasimarlo, del resto, considerando i tempi in cui si è trovato a vivere.
Ah, quanto ho amato la loro storia! Vero, vero, che ci scriverai qualcos'altro? *-*
Menzioncina d'onore va al titolo; sono una maniaca dei titoli (e delle note, ma qui credo tu mi batta a mani basse u.u) e ancora una volta ho ammirato il doppio senso della "Partita crudele", della la danza di passi e di cuori, entrambe spietate.
E niente, io giuro che volevo seguire un filo logico per questa recensione, ma credo di essermi un po' persa nel mentre .-. 
Ti segnalo due piccole sviste, prima di concludere questo poema omerico 2.0:

cardinale di Santa Sabina, che, dal suo trespolo a capotavola, veglia sugli invitati--> cardinale che, dal suo trespolo, veglia (una virgola è di troppo, prima del che con funzione relativa).
davanti a calici di vinello e vassoi [di] cacciagione arrostita.
Ciò detto, che vinca il migliore (cioè tu u.u).

Recensore Veterano
23/02/16, ore 13:01

Che dire, questa one shot è semplicemente magica.
Il fatto che dietro ci sia un'accuratissima ricerca storica è più che chiaro e molto apprezzabile, vista la tendenza alla superficialità che spesso caratterizza le opere storiche prodotte in questo periodo.
Mi soffre il cuore all'idea che la storia di Nerio e Angelo, di Brunella e Nerio e di Angelo e Brunella non sia sviluppata più a fondo.
È inutile da parte mia sperare in una long a loro dedicata?
Ancora complimentoni,
spero di poter leggere ancora dei fratelli Anerio,
Fire