Cara buongiorno! Eccomi finalmente, con un po’ di tempo a disposizione per riprendere le letture ^^
Questa è tanto forte da dare il voltastomaco: io penso tu sia riuscita a rappresentare l’autogiustificazione immorale che sta dietro a qualcosa di inumano, il punto di vista non della vittima bensì del carnefice. Io sono rimasta scossa, sento il trauma, sento la passività e le vedo quelle lacrime, la paura, il dolore… eppure non scappa lei, e questo fomenta tutto il discorso assurdo che lui fa per poter trovare una via di fuga dalla razionalità. Anzi, peggio, perché chi ha il pugno chiuso, stretto, pronto a gettare all’inferno gratuitamente il prossimo, razionalizza ogni cosa oscena che fa come se fosse normalizzare.
Normalizzare.
Questo sta normalizzando e dando una spiegazione a tutto ciò che gli passa per la testa, che vede, che sente e che fa: indipendentemente da ciò che la vittima prova e vive.
Questo è un vero e proprio POV estraniante, assurdo, mi sento a disagio nell’essere presente e ascoltare la voce nella testa del protagonista. Perché non è solo per il fatto sia scritto e pubblicato così, ma perché so che questo potrebbe essere comunemente vissuto nella realtà con la stessa nonchalance, con lo stesso positivismo, con lo stesso piacere osceno e giustificato.
Il modo in cui l’hai scritto è così spontaneo che mi sembra di viaggiare nella mente contorta di tale tizio X, come in uno di quei documentari commentati con registrazioni delle parole dei condannati. La sento la voce, sento la naturalezza con cui parla, sento la sua coscienza sentirsi pulita.
Dà i brividi.
E come sempre riesci a rendermi reale un insieme di frasi scritte ad hoc per toccare, impunemente, le corde che lasciano il segno.
Non so come fai, la considero una sorta di scrittura iperrealista se esiste il termine, e dove deve arrivare, fidati… arriva.
Come sempre sconvolta da questa raccolta: significa che il lavoro che hai fatto e progettato è perfetto, esprime un tutto che non è sempre facile sopportare, ma che pare reale… e quello che mi sono sentita addosso lo è stato, il fastidio, il rifiuto, il disgusto, la voglia di non vedere, non sapere non guardare che a volte vengono naturali anche davanti alle ingiustizie.
Dio, quanto fa male.
Quanto spaventa.
Quanto vien voglia di prendere queste persone e fare vivere le stesse cose.
Vendetta, ribrezzo, voglia di rivincita.
E la vittima? Lei viene personificata qui attraverso gli occhi di lui, quindi vittima non è, come se lo stesse volendo, se lo stesse meritando. Visione distorta? Certo, per giustificarsi.
Ho sempre quel bisogno controproducente di venire qui e continuare questa raccolta, perché so che poi potrei starci male, ma non riesco a farne a meno… è scritta troppo bene, è così personale, pare tanto vera che mi spiazza e mi fa soffrire.
Alla prossima, buon lavoro come sempre, e buona vita :3 |