Avrei dovuto recensire appena finito di leggere il tuo scritto, per imprimere le sensazioni a caldo perché é una cosa che questo squarcio di vita da te raccontato, si merita. In ogni caso, credo sia quasi lo stesso 'chè anche alla seconda, terza, quarta rilettura quelle stesse sensazioni non sfumano ma tendono ad essere amplificate per questo o quel particolare che precedentemente era sfuggito. Solitamente nelle recensioni seguo un ordine prestabilito ma mi preme di più complimentarmi e ringraziarti: complimentarmi per essere riuscita a concentrare una tale portata emotiva in poco spazio e con un personaggio che si presta poco alle note liriche e ringraziarti per aver deciso di condividerlo con noi. Più che malinconia, c'è questa sorta di laconicità ombrosa e nostalgica che pervade tutto, un chè di amaro tutto del ricordo adolescenziale affrontato con la maturità di un'età e ed il senno di poi. Perdonami, sono io quella criptica ma non so come spiegarmi. Il punto é che sembra proprio di spiare nella vita di Sigurd e di Harald, di essere seduti accanto a loro, silenziosi e tuttavia nell'impotenza di poter fare qualcosa. Che altro dire, oggi va così, non riesco a mettere due parole in fila. Alla prossima, biscottino.