Recensioni per
Ester the Bard
di EsterElle

Questa storia ha ottenuto 45 recensioni.
Positive : 45
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
14/08/19, ore 22:54
Cap. 2:

RECENSIONE PREMIO PER IL PRIMO CLASSIFICATO DEL CONTEST "IL VOSTRO MEGLIO"

[Ero assolutamente convinta di avere lasciato una recensione su questa raccolta settimane fa. Devo aver combinato qualche pasticcio, perché, ricontrollando (e meno male che l'ho fatto!) se avevo "consegnato tutti i premi" per il concorso, questa mancava...]

In questa recensione parlerò dei primi due capitoli di questa raccolta. Dedicarmi ad una solo mi pareva proprio brutto :P

Leggendo entrambi i capitoli non ho potuto fare a meno di notare una cosa: il lessico. L'ho trovato semplicemente eccellente. Scegli termini perfettamente adeguati al tono che vuoi dare alle storie, ed in più trovi le parole migliori per "colorare" personaggi, pensieri e situazioni. Nelle drabble è così difficile bilanciare le restrizioni "quantitative" con la necessità di rendere giustizia alla vicenda che si vuole narrare o il personaggio che si vuole descrivere. Tu riesci benissimo a coniugare questi aspetti e lo fai con un gusto, che non so se sia studiato o istintivo, per la scelta dei vocaboli ammirevole.
Entrambe le drabble sono scorrevoli e ben costruite. Mi piace moltissimo la scelta di far parlare la polvere in prima persona, con un tono poetico e con queste ripetizioni che danno ritmo alle frasi. Ho trovato la scelta di questo "personaggio" geniale e resa in modo davvero efficace e simpatico. Dare un'anima ad una "cosa", una cosa a cui nessuno fa caso, ma che effettivamente è ovunque e sa tutto e farlo dire quasi con un tono birichino, l'ho trovato geniale!
La prima drabble, invece, ci restituisce subito la dimensione infantile del protagonista e, devo dire, mi ha fatto una gran tenerezza ed ha espresso più che bene le angosce degli aracnofobi (presente!). Certo, come tema potrebbe essere più scontato di quello della polvere, ma rendere in modo così vivido quelle che sono le paure di un bambino, ingigantite dagli occhi ingenui di un bambino, per me è una scelta molto interessante.
Non mi resta molto altro da dire, se non farti i complimenti ed augurarti una buona continuazione con la scrittura!

Recensore Master
12/05/19, ore 18:36

Quarta recensione Premio per il contest "La magia delle parole - II Edizione"

Ed ecco che passo per l'ultima recensione che hai meritatamente vinto.
Stavolta ad attirarmi è stato il personaggio. Confesso che non lo ricordavo neppure, ma ho notato più volte lungo il mio peregrinare per la sezione questo nome e ho fatto qualche ricerca. Anche stavolta ci troviamo di fronte a un personaggio ex novo, di cui pochissimo, o nulla, sappiamo.
Allora premetto che la storia è scritta bene, come ormai mi hai abituato, e che nel complesso mi è piaciuta, ma ci sono alcuni particolari su cui vorrei porre l'accento (non in maniera negativa, ma su cui confrontarci ecco). A partire dal titolo.
Il titolo di per sé attrae per l'uso dell'ossimoro, ma l'ho trovato un po' artificioso, in un certo senso duro, austero. E' un titolo dalla forte presenza, ma che manca di qualcosa, forse di un po' di musicalità, che ben si sarebbe adattata a un'introspezione basata su un momento forte, profondo, malinconico e delicato allo stesso tempo: la morte del personaggio. Certo è un personaggio che viene subito associato alla figura forte del guerriero, eppure la drabble non fa che sottolinearne la fragilità di persona. Non è una critica, ma è più un mio modo di percepire le drabble in generale. Ho notato che un testo così piccolo lo preferisco quando viene accompagnato da un titolo più musicale, dolce, lungo, qualcosa che in qualche modo arricchisca il testo corto, un'aggiunta a quelle scarse 100 parole. E' una cosa stupida, lo so, e non sempre funziona, ma qui per esempio un primo impatto più delicato lo avrei visto molto bene.
Anche l'incipit è lapidario, ma stavolta colpisce perfettamente nel segno, soprattutto perché è un'ammissione di colpa, un'autoaccusa che il personaggio si autoinfligge nel momento più duro, l'ultimo della sua vita. La ripetizione della negazione nella seconda frase spinge subito il lettore all'interno di quella spirale di disperazione, vergogna e colpa che imprigionano il Dorcas. Mi piace che il suo interlocutore sia un gruppo di persone, perché in un certo modo il lettore può anche mettersi nei panni degli "amici" di Dorcas, e da amico a me è venuto naturale pensare che la colpa di cui si accusa in realtà non è una colpa. Mi è venuto naturale pensare che l'abbandono che lei pensa di aver commesso in realtà non sia altro che il rimorso per non aver saputo fare di più. E' un aspetto interessante. Siamo di solito spinti a metterci nei panni dei sopravvissuti, di coloro che ce l'hanno fatta ad arrivare a fine battaglia, ma mai pensiamo a ciò che provano coloro che non possono più combattere, che la battaglia non sapranno mai se è stata vinta, e che quindi muoiono con l'angoscia del fallimento, di non poter più proteggere le persone amate. Secondo me, e qui si trova l'altro punto di contrasto con il tuo testo, Dorcas sa di aver perso e quella fine, che per un attimo lei abbraccia quando diventa inevitabile, la fa sentire una traditrice. Comunque devo intanto farti i complimenti: adoro quando il testo spinge in una direzione, ma il lettore va nella direzione opposta. Forse sono io, ma più Dorcas provava a convincermi della sua viltà, più si guadagnava il mio rispetto, perché il suo ultimo pensiero non è egoistico, non del tutto, ma va ai suoi amici.
Ritornando al secondo punto su cui vorrei discutere un attimo.
Ecco, tu nelle note dici che lei è stanca di lottare, mi sembra che tu insinui il fatto che lei si lasci uccidere. Allora, non so se ho capito male le tue note o il testo, ma a me sembra che semplicemente Dorcas in quell'attimo che c'è tra il lampo verde che la colpisce e la morte definitiva lei sia divisa tra il sollievo e la sconfitta, tra la pace e la vergogna. Quella stanchezza di cui parli nelle note io nel testo l'ho percepita come quella che tutti provano a fine scontro, ma di cui non ti accorgi mai mentre ancora combatti. Dorcas ha finito di combattere, e prima di morire si accorge di essere stanca, e allora saluta la morte come qualcosa che ha atteso da tempo, una liberazione.
Nella terza frase, quella più lunga, si nota molto bene come la morte significa in realtà non dover aver più paura, non dover più stare lì a guardarti le spalle, sapere se ti sta accanto è amico o traditore, se quello che desideri lo potrai mai avere o resterà solo un sogno. Bellissima è la parte in cui dici che le bacia le mani, mani che nulla pretendono e nulla danno. La morte è l'assenza di vita, nella morte non c'è qualcosa ad attenderci, la dipingi come un buco nero, l'annullamento totale. Ed è la migliore visione per colei che è soppressa da mille impulsi e mille sollecitazioni: guerra, fatica, paura, desideri, perdita, dolore, ancora fatica, nulla esiste. Non esiste più neanche qualcosa di bello, è vero, ma a Dorcas questo non interessa e non ci pensa: ha visto tante cose brutte ed è tanta la stanchezza che la sua mente non prova rimorso per ciò che perde lei. Lei non vuole più pensare, non vuole più provare. L'ultimo pensiero va a chi invece continuerà a sentire, a provare, e quindi a lottare.
C'è un'altra interpretazione che mi è venuta in mente leggendo questa frase, ovvero la personificazione della Morte nella persona di Voldemort. Sappiamo che è stato lui a ucciderla personalmente, e se Morte è Voldemort, allora quella terza frase per un attimo acquista un sapore ancora più angoscioso, perché mi immagino Dorcas prendere, ancora prima che accada, consapevolezza del fatto che non potrà sconfiggere il Signore Oscuro e che quindi è destinata a morire. Con questa chiave di lettura, allora, mi viene più facile pensare che lei in un certo senso abbia combattuto con meno convinzione, morta ancora prima del tempo, e mentre muore l'idea di non provare più dolore è stata la lama definitiva che l'ha trafitta.
L'ultima frase non fa che confermare: ciò che vuole è l'assenza di dolore.
Mi piace anche il riferimento a chi tesserà le sue lodi, perché mi ha fatto pensare come sia facile elevare a eroe o a santo una persona morta. Di lei verranno raccontate le cose più belle, mentre Dorcas a noi, nel suo attimo di vita, si presenta umana, semplicemente umana.
Concludo lasciando qualche piccola considerazione sullo stile, anche se qua e là ho analizzato alcune frasi. Nel complesso ho trovato il tutto improntato sulla schiettezza lessicale e stilistica. Coerente la scelta di usare una prima persona, il tempo presente e una punteggiatura essenziale, che non vuole porre particolari accenti, ma semmai si impone come obiettivo quello di dare un ritmo personale e realistico ai pensieri del personaggio.
Si può apprezzare un lessico vario, che ribadisce il concetto della vergogna e della viltà, un accostamento di termini più elaborati che comunque vanno a caratterizzare il personaggio e che quindi non stonano nel complesso. Anche la struttura sintattica sembra all'apparenza semplice, ma l'ho trovata incentrata sul evidenziare i punti fondamentali. Ho quindi apprezzato l'isolamento degli aggettivi, perché sono loro il fulcro dello stile secondo me. Rassicurante e bella, la morte, coraggiosi i vivi, vigliacca lei che muore. Questo ti ha permesso di dare una netta caratteristica a ogni singolo personaggio, attivo o di riferimento, della drabble. Mi è piaciuto molto.
Una cosa che mi va di sottolineare è il modo in cui hai saputo dare contesto alla storia, nonostante il genere sia prettamente e indiscutibilmente introspettivo. L'associazione centrale di Dorcas al guerriero, i riferimenti al coraggio, al "cantare il mio valore", alla lotta e alla morte non fanno che rimarcare il clima in cui tutto questo si svolge: guerra.
Credo di aver detto tutto. Complimenti ancora per le tue opere, è stato un piacere scoprirti e leggerti.
A presto!

Recensore Master
27/04/19, ore 17:37

Seconda Recensione Premio per il contest "La magia delle parole - II Edizione"

Ciao.
Per il secondo step ho continuato a spulciare su questo fandom e ovviamente la seconda scelta non poteva non ricadere su questa coppia, che io personalmente amo (con la vecchia generazione vai sul sicuro con me, Sirius sopra tutti).
Come avrai capito, anche quando lascio recensioni cerco sempre di dare un parere sempre strettamente personale e soggettivo ma che coinvolga un po' tutti i punti di valutazione di un testo. Ed è quello che farò anche qui (perdonami fin da ora).
Innanzitutto ho adorato la metafora sfaccettata e profonda dell'estate: estate è James Potter, in particolare il James goliardico e arrogante adolescente, l'estate però anche è anche il calore, l'affetto, l'amore. Ci sono due estati in questo testo: la prima è quella dei giochi, delle risate, della spensieratezza, delle frivolezze; la seconda è quella romantica, mista a un senso di nostalgia, un'estate lieve, delicata, dolce, perde la sua leggerezza ma acquista soavità. Questo passaggio non solo è dolcissimo, profondo e bellissimo, ma secondo me è supportato da uno stile leggero, semplice, ritmato, che perfettamente si adatta all'atmosfera, o meglio dire la crea ad hoc.
L'altro aspetto molto bello è la dualità del modo in cui hai strutturato l'inizio e la fine della drabble, ovvero quello due frasi che potrebbero essere sia un botta e risposta tra Lily e James sia un domandarsi e ripetersi della stessa Lily. In entrambi i casi, ciò che mi è piaciuto è il senso di pausa che si respira leggendo, poiché in entrambi i casi si ha una domanda che scorre a tempo reale, un corpo della drabble che invece cristallizza il tempo narrativo perché avviene a livello introspettivo e mentale, e poi si torna al tempo reale, dove si ha la risposta e in qualche modo un senso di dinamicità, perché è stata presa la decisione che mette in moto tutto. Bell'effetto, complimenti.
Passando invece ai punti che ho meno apprezzato.
Ruberai, imbratterai l’anima mia, credevo -> trovo fuori tono quell'inversione "anima mia", non adatto a un personaggio giovane e moderno come Lily e una narrazione in prima persona. Quest'inversione dona un tocco più poetico, adatto a uno stile più aulico, mi vien da pensare alle epistole dell'ottocento, tanto per fare un esempio. Insomma, una struttura stilistica che non si adatta al resto del testo.
Finite le maschere, ora lo so. -> Qui invece è l'accostamento del verbo finire con le maschere che mi stona. Capisco perfettamente ciò che intendevi, ma mi suona come se a livello sintattico mancasse una parte di frase. Sarebbe meglio dire "finito il tempo delle maschere" oppure un verbo diverso, come "Cadute le maschere" che richiamerebbe comunque un'atmosfera che declina verso altri orizzonti. Mentre con "scherzi, giochi e gare", il verbo può andar bene, perché sono azioni di movimento, con maschere non sortisce lo stesso effetto.
riposa serena vicino a te. -> Vicino io lo utilizzerei per indicare prossimità tra/con oggetti. Accanto secondo me rende più un senso di accostamento, di contatto emotivo, anche.
E poi, il difetto per me più grande, per via della mia interpretazione della coppia: e se la mia batte un poco più piano.
Non credo che Lily avrebbe ceduto per paura o perché sentiva la morte e l'età adulta e la guerra incombere, non avrebbe affrettato i tempi senza la giusta sicurezza. Inoltre per me è un po' un controsenso, visto che prima fai intendere che lei lo rifiuta per anni perché lo credeva scherzare o considerarla un altro trofeo da esporre: se Lily temeva che James la desiderasse solo per vantarsene, allora si presume che Lily in qualche modo era sempre e comunque attratta da lui; poiché, se non lo fosse stata, non avrebbe speso tempo o interesse a dare una motivazione o un'interpretazione a ciò che si nascondeva dietro ai corteggiamenti dell'altro. Ecco perché quel "batte un poco più piano" mi stona doppiamente, sia in quanto a IC del personaggio originale, sia come coerenza all'interno della drabble.
Detto questo torno subito a farti i complimenti per lo stile e per la resa della coppia, perché al di là di quella frase ho trovato bellissimo il passaggio emotivo ed evolutivo dei personaggi e della loro relazione.
La frase d'inizio mi piace perché non ha il verbo, quella virgola rende più tassativo e imperativo il senso della frase, più forte l'atmosfera che si respira. Il trattino poi mette in contrasto forte il caos della guerra e il desiderio di silenzio della protagonista: ciò che c'è in contrasto con ciò che cerca.
La prima frase del corpo centrale rappresenta sia le paure sia la caratterizzazione di James: James ruba, scherza, si vanta, gioca, con lui è tutto un ridere e un rincorrersi, impossibile prenderlo sul serio. Mi piace il contrasto tra il futuro semplice in relazione con l'imperfetto, perché crea un gioco molto elegante e fine e allo stesso elaborato strutturalmente parlando, poiché sono pensieri del passato che tu riporti come se fossero pensati nel presente. "Credevo che avresti imbrattato la mia anima" sarebbe una struttura più lineare e temporalmente giusta, ma quel gioco di verbi crea un effetto di contrasto, quasi a illudere il lettore che lui la ruberà, ma non è così.
Poi c'è la parte centrale del corpo, quella dove la struttura si accorcia di nuovo, si presenta nuovamente l'atmosfera, le sensazioni e le conseguenze della guerra, si sente l'influenza del mondo esterno che cambia influisce sui rapporti interni, nelle relazioni.
E poi c'è la seconda parte, che io trovo molto affine alla prima strutturalmente, poiché c'è di nuovo una caratterizzazione di James e di ciò che lui rappresenta per lei: James è maturo, è sicuro, protettivo, appassionato, e leale. Le sensazioni che emanano da questo secondo pezzo sono più soavi, tenere, delicate, profonde allo stesso tempo.
La "e" congiunzione posta a capo, ti rassicuro, è usata divinamente e dona allo stile forza e continuità nel punto giusto. Perché si riallaccia alla frase precedente facendo capire che il discorso e tutt'uno ma pone un unto fermo di stacco conferendo un cambio di passo tra la bellezza profonda di ciò che prova James e i sentimenti più attenuati di lei, protagonisti della frase che la "e" introduce.
Il finale è lapidario, ma denso di emozione, di una forza emotiva e caratteriale che rispecchia perfettamente la fragile determinazione di Lily.
Ho amato il modo in cui hai saputo rendere l'evoluzione del personaggio di James, che in qualche modo è quasi più protagonista di Lily. James viene mostrato in tutte le sue sfumature, anche se mai veramente presente; mentre di Lily si può seguire il conflitto interiore, le sue emozioni, il suo approcciarsi a questo amore, alla guerra, alla vita che cambia radicalmente e inesorabilmente.
Davvero, non so come dirti che ho davvero amato il modo in cui hai saputo parimenti sviluppare personaggi e atmosfera. Si respira l'avvicinarsi della guerra, il passaggio tra la gioventù e la maturità, l'evoluzione, e il tutto in una miscela di sentimenti e decisioni da prendere, tutte permeate da un senso di ineluttabilità.
Il James goliardico, ribelle, spocchioso, ridente appartiene all'era degli scherzi, della superficialità, dell'estate che brucia in fretta, e così a quel passato appartiene la Lily convinta di conoscere James e la vita, sicura di sé in qualche modo, quella che camminava a testa alta, forte, dalla risposta sagace. Il James dall'anima bella, leale e l'estate più lenta ma che allo stesso tempo di porta addosso le vesti dell'autunno, un autunno caldo in cui però all'orizzonte incombono alberi che si spogliano delle foglie, c'è la Lily insicura, più fragile, più matura, quella che ha bisogno di silenzio, di protezione, di amore, di conforto.
Il titolo poi mi piace tantissimo. Sembra richiamare alla mente un'estate denudata di tutti gli strati di vesti di seta, di addobbi, di accessori, è un'estate con indosso del cotone, morbido, avvolgente, dolce sulla pelle. Semplice. Il titolo ha quel sapore dolce-autunnale che io ho respirato leggendo il testo.
Questo io ho apprezzato in questa bellissima drabble. Complimenti.
A presto!

Recensore Master
18/10/18, ore 23:52

Ciao Ester!

Devo dire che il tuo personaggio era forse il più difficile di tutti, perché di lei conosciamo solo la morte.
In aggiunta, il prompt 'Nessun dolore' fa subito pensare all'Avada Kedavra, e l'accoppiata rischiava di portare a una drabble poco originale (questo non vuol dire che non potesse essere salvata dal modo in cui la storia veniva raccontata, ovviamente!)

La tua interpretazione mi ha dunque lasciata a bocca aperta: è struggente, dolorosa, angst, drammatica, cruda.

Ho adorato il concetto di una guerriera che accoglie la Morte a braccia aperte non perché pensa di star morendo per la giusta causa, ma perché non tollera più la lotta, perché la guerra l'ha consumata, corrosa.

Mi ha fatto anche un po' pensare a Harry che si sente sempre in colpa per le altre morti, che si 'flagella' molto più del necessario, molto più di quanto si merita. Ecco, ho immaginato un po' lo stesso con Dorcas, che si consideri peggiore di quello che in realtà è, perché in realtà deve essere comunque morta combattendo [correggimi se invece tu l'avevi vista diversamente], anche se ha accolto la sconfitta quasi con gioia.

Insomma, questa drabble mi è piaciuta molto, sorprendendomi per l'amara impotenza che trasmette, fin dal titolo!

Isidar

Recensore Master
17/10/18, ore 23:45

Valutazione del contest Sfida alle 100 parole – V edizione (vincitrice del Premio 100 parole)

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 10/10
Lo stile scelto per questa storia è in apparenza semplice: prima persona, tempo presente, sintassi lineare. Eppure, proprio questa apparente semplicità di fondo è la caratteristica più ostica dell’impostazione stilistica, perché il rischio che il testo risultasse muto sul piano espressivo era reale – sono una convinta sostenitrice del fatto che non esista uno stile di facile gestione, ma che ogni struttura celi in sé delle difficoltà. Trovo che tu abbia saputo gestire molto bene l’impostazione scelta: il testo si presenta come un flusso di coscienza collocato in un tempo indefinito, la protagonista dà voce alle ultime sensazioni vissute e a quello che reputa essere stato il proprio peccato più grande – la resa – e lo fa con un ritmo lento, che accelera solo quando la voce narrante descrive il momento della propria morte dal punto di vista emotivo, come se i ricordi fossero così vivi da dover essere messi in fila con rapidità (e difatti il periodo “Quando la morte è giunta […] nulla danno” è il più lungo e l’unico in cui ti avvali di un segno di punteggiatura diverso dal punto fermo e dalla virgola, utile a restare fedele alla linearità della sintassi). La gestione dei capoversi è ottima, perché ognuno di essi isola un’espressione indipendente e indispensabile al significato del testo: di pausa in pausa, l’emotività cresce e assieme ad essa avanza la riflessione della voce narrante su se stessa. Molto acuta e interessante la metafora su cui è strutturata l’intera storia, vale a dire la personificazione della Morte che giunge e trae a sé instillando sensazioni positive – una figura retorica che ha arricchito la “trama” del flusso di coscienza e lo stile stesso.

    • • “Voi, innocenti, lotterete ancora e canterete il mio valore. Io, vigliacca, riposerò per sempre senza alcun dolore.”: la conclusione chiude perfettamente il cerchio aperto da “Ho fallito”, perché spiega al lettore il motivo di quella sentenza in apertura. Inoltre, non so se sia stato un caso o meno, trovo che la rima “valore/dolore” dia grande armonia alla conclusione e al testo in generale, che così strutturato a tratti somiglia a una poesia – sarà l’io narrante che riflette sulle proprie emozioni o anche il lessico utilizzato. È una conclusione, in ultimo, che ho trovato molto efficace e di grande impatto.
Passando al lessico, è questo un elemento di primo piano in una storia narrata in prima persona: è necessario essere equilibrati e coerenti al protagonista scelto. Nel tuo caso, hai scelto un registro medio teso a scegliere le alternative lessicali meno usate facendo attenzione a non cedere a usi arcaizzanti – abbiamo quindi parole come “vile”, “giunta” (anziché la variante più comune “arrivata”). Inoltre, è un lessico che non manca mai di ricordare al lettore che la protagonista è morta in guerra: dal “guerriera” del titolo sino al “canterete il mio valore” della conclusione è un continuo richiamo al contesto bellico (e tragico nel caso di “canterete il mio valore”, che rievoca i toni dei poemi epici). Un lessico quindi più che coerente al tema della tua storia.

Concludendo, non ho proprio nessun appunto da farti in questo parametro: il testo è coerente e coeso sia dal punto di vista stilistico che da quello prettamente lessicale. Ho riletto la tua storia diverse volte per essere certa che non mi sfuggisse nulla, ma dalla prima all’ultima lettura ho sempre avuto la sensazione che la drabble fosse strutturata benissimo in ogni dettaglio. Di conseguenza, oltre ai miei complimenti, non posso che assegnare 10/10!

Titolo: 5/5
Probabilmente, non avrebbe potuto esserci un titolo migliore per la tua storia. “Pavida guerriera” è una sentenza impietosa nei confronti della tua protagonista, così come la tua protagonista è impietosa verso se stessa. Sin dal titolo, infatti, si percepisce tutta la tristezza e la drammatica impotenza su cui si snodano la trama e la caratterizzazione di Dorcas. Sin dal titolo, il lettore sa che leggerà un testo senza lieto fine, senza sconti, senza gioia. Inoltre, il concetto espresso dal titolo è filtrato da una coppia aggettivo-sostantivo per nulla banale: “pavida” è una scelta ricercata, che riesce a trasmettere in contemporanea sia il senso di viltà sia quello di timore che alternative più immediate come “vile” o “timorosa” non avrebbero riprodotto insieme; “guerriera” evoca l’atmosfera bellica e in tal modo comunica dal principio al lettore che la Dorcas protagonista è già la Fenice, è già quella combattente destinata a morire. Come detto a inizio commento, trovo che questo titolo sia perfetto per questa storia, ne riproduce l’atmosfera, ne anticipa la tematica ed è innegabilmente coerente al contenuto della drabble. Sei stata bravissima, 5/5.

Utilizzo del prompt: 5/10
Il tuo prompt era “Nessun dolore”, che hai scelto di inserire in conclusione in maniera un po’ parafrasata (“senza alcun dolore”), tuttavia non ne hai alterato né sminuito il significato, quindi direi che l’inserimento “fisico” del prompt è ottimo. Il concetto espresso in conclusione e veicolato dal prompt è molto forte, perché descrive una morte reputata vile, un limbo in cui trincerarsi per proteggersi dal dolore della guerra; un concetto, questo, che completa la caratterizzazione della protagonista e che è la naturale conclusione delle riflessioni che conduce su se stessa lungo l’intera storia. Per questi fattori, il punteggio non è inferiore a 5/10. D’altra parte, però, “Nessun dolore” non è il filo conduttore della drabble né un elemento su cui si struttura la trama; è un concetto espresso in conclusione che acquisisce valore e significato grazie ad altri elementi, come l’inadeguatezza, la colpevolezza, la sensazione di arrendevolezza provate da Dorcas. Mi è dispiaciuto molto assegnarti questo punteggio, ma pur rileggendo più volte la tua storia non sono riuscita a identificare nel prompt il filo conduttore della drabble né un elemento portante, motivo per cui il punteggio non è superiore a 5/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
L’unico personaggio della tua storia è Dorcas, protagonista e voce narrante. Il flusso di pensieri in cui si articola la storia consente al lettore di entrare in contatto diretto con la caratterizzazione del personaggio, che dà voce alle proprie sensazioni e ai propri sentimenti, a tutto il dolore e la colpa che sente pendere su di sé per essersi arresa. È una caratterizzazione inedita, in genere Dorcas Meadowes viene identificata come una “impavida” guerriera, che non s’arrende mai. Ma in effetti neanche la tua Dorcas si arrende, lei combatte sino a morire – o non sarebbe morta affatto – e questo è segno di grande coraggio e speranza. La tua Dorcas è semplicemente stanca e annientata dall’idea di accogliere la morte con il sollievo traditore di chi ha le mani sporche di guerra e non riesce più a sopportarle. È una Dorcas molto umana, che dimostra tutto il suo valore nell’indirizzare gli ultimi pensieri ai propri alleati, che lei abbandona alla guerra e che la innalzeranno a guerriera nonostante lei in punto di morte riesca a percepirsi solo come una vile, una vile che non ha fatto abbastanza. La tua è sì una caratterizzazione inedita, ma non è incoerente rispetto a ciò che sappiamo dalla saga, perché la Dorcas della tua storia è una Fenice sino alla fine, nonostante sia a pezzi. Inoltre, sappiamo che a uccidere Dorcas è stato Voldemort in persona, dunque non è neanche così assurdo ipotizzare che ad un certo punto lei abbia deposto le armi, almeno dentro di sé, certa che non avrebbe potuto vincere, certa di essere esausta, certa di averne abbastanza di tutto quel dolore. Io credo che tu sia stata veramente molto brava nel riuscire a riprodurre in così poche parole un’introspezione tanto complessa e delicata. Non ho proprio nessun appunto da farti, 10/10!

Totale: 40/45

Recensore Master
14/10/18, ore 17:16

Ciao!
Dato che partecipo anche io al contest, sto cercando di passare a leggere anche tutte le altre storie partecipanti, quindi eccomi qui.
Secondo me, hai dato una rappresentazione del tutto plausibile del personaggio: di certo non era facile scrivere qualcosa su un personaggio di cui, sostanzialmente, non si sa praticamente niente (quante volte viene nominata nella saga, due?), e di certo non era facile farlo in 100 parole. E' chiaro che Dorcas sia una donna valorosa, ma a me sembra del tutto plausibile che, proprio in virt< del suo coraggio e della sua tenacia, il momento della morte sia da lei visto come un fallimento o come una liberazione. Del resto, di lei sappiamo solo che è stata uccisa da Voldemort in persona, dunque è del tutto possibile che per lei la morte sia arrivata solo dopo un lungo, stremante combattimento, dove di certo deve aver sofferto terribilmente. In una situazione del genere, credo sia del tutto normale accogliere la morte come una liberazione.
L'unica cosa, e capisco benissimo che non fosse facile, è che, trattandosi appunto di un personaggio tanto secondario, si fa un po' di fatica a capire chi sia la voce narrante. Senza leggere le note o la notazione dell'indice, almeno, io non ci sarei mai arrivata. E capisco che sia quasi impossibile in 100 parole dare una caratterizzazione pi< profonda ad un personaggio che, sostanzialmente, nell'opera originale è praticamente solo un nome, ma allora forse sarebbe stato meglio inserire in qualche modo il suo nome all'interno della drabble stessa, perché altrimenti tanti dettagli rischiano di perdersi un pochino. Poi, certo, appena si leggono le note ogni cosa va al suo posto, e anzi, mi è piaciuta molto questa sua caratterizzazione.
Poi magari sono solo io, eh, e tutti gli altri sono piu' svegli di me e ci arrivano al primo colpo XD.
In bocca al lupo per il contest!

Recensore Master
11/10/17, ore 19:36

Sesta classificata al contest Sfida alle 100 parole – IV edizione

Grammatica: 6/10
I drabble

“piú”: -0.50; la grafia corretta è “più”, con l’accento grave.
II drabble

piú”: -0.50; idem come sopra.
“Non era niente male, il titolo che avevi”: -1; la virgola separa il verbo dal complemento, va omessa.

“Non te lo sei chiesta mai, quanto potevi sopportare, per un granello di celebrità?”: -2; questa frase è costruita male. In primo luogo, la virgola che segue “sopportare” è errata, perché l’espressione è unica e non va spezzata (“quanto potevi sopportare per un granello di celebrità?”). In secondo luogo, il segno di punteggiatura che segue “mai” è poco indicato: anziché una virgola avresti dovuto utilizzare i due punti, questo perché ciò che segue è un punto di domanda – la virgola presuppone una frase marcata non interrogativa, dove tra l’altro il modo del verbo “potere” avrebbe dovuto essere il congiuntivo e non l’indicativo. Le alternative corrette per questa frase sono quindi due: “Non te lo sei chiesta mai: quanto potevi sopportare per un granello di celebrità?” e “Non te lo sei chiesta mai, quanto potessi sopportare per un granello di celebrità”.

Stile e lessico: 6/10
Lo stile della tua raccolta è molto particolare, perché è veicolato dalla personificazione di due soggetti astratti, la Fama e la Guerra, che parlano in prima persona e si rivolgono alla protagonista del tuo racconto. La trama, difatti, si svolge attraverso lo sguardo decisamente indiscreto di queste due ospiti: prima l’una, poi l’altra e infine entrambe. I tempi verbali si alternano tra passato e presente, questo perché riproduci un discorso diretto che, per forza di cose, adatta i propri tempi a ciò che il soggetto vuole esprimere. Questa narrazione in prima persona che risulta essere un monologo ha fatto sì che stilisticamente la tua storia somigliasse a una sorta di ballata in prosa (perdona l’ossimoro), dove un menestrello che tutto sa si rivolge quasi con scherno a chi lo ascolta. Tutta questa struttura è impostata bene, trovo solo che in alcuni punti sia stata gestita in maniera meno efficace.
Un primo tratto stilistico a mio avviso problematico è il rapporto tra corsivo e non corsivo: nella prima drabble il corsivo è totalmente assente, mentre la seconda è scritta interamente in corsivo, nella terza i due stili si alternano e non risulta chiaro se sia un modo per porre enfasi su alcune espressioni – come sembrerebbe dall’ultimo capoverso – o se sia un modo per far capire al lettore quando parla Guerra e quando parla Fama. Le due alternative non sono interscambiabili, ognuna dà una sfumatura diversa alla drabble conclusiva della raccolta, di conseguenza è penalizzante che non sia chiarissimo l’utilizzo che fai dell’assenza e della presenza del corsivo.
Ti riporto poi le situazioni singole che a mio avviso presentano delle incertezze:


Credevi che la pena, la tragedia, fosse tutta lì lontano”: l’espressione in grassetto non è corretta. L’avverbio “lì” generalmente indica una distanza non eccessiva tra il soggetto e il luogo/oggetto indicato, di conseguenza non è indicato associarlo a “lontano”, che è un avverbio che indica invece una distanza considerevole. Inoltre, non è appropriato inserire due avverbi uno dietro l’altro. Ho voluto considerare la tua una scelta stilistica-lessicale – in ragione di un discorso che affronterò quando parlerò del lessico – e quindi ti ho riportato l’appunto qui.

nel rossetto, per diventar ancor piú bella”: in questo caso la virgola spezza una frase che per acquisire senso compiuto dovrebbe essere ininterrotta. “Ero nel riflesso dello specchio, nel rossetto per diventar ancor più bella”, come vedi il ritmo cambia e diviene più scorrevole, rendendo il significato della frase immediato.

Sai, la fortuna è scritta nelle stelle e la caparbia volontà di una ragazza sciocca può conquistare la tua consolazione”: in questo caso trovo che la comprensione dell’espressione in grassetto risulti ostica. Non è chiaro cosa possa voler dire “conquistare la consolazione”, perché la consolazione non è un qualcosa che può essere conquistato, soprattutto da un’altra persona rispetto a sé. Per come l’ho intesa io, la “ragazza sciocca” cui si riferisce il periodo è Cho e la “caparbia volontà” è la sua ostinazione a restare accanto a Marietta rifiutando di riconoscere in lei una traditrice, di conseguenza quello che Cho “può conquistare” dovrebbe essere la possibilità di consolarla oppure Cho può essere “la tua consolazione”. Le possibilità sono tante e tra queste è annoverata anche la possibilità che io non abbia colto il significato dell’espressione, che come detto in precedenza è sin troppo ostica.

La senti Cho, che sussurra alle tue guance martoriate: // “Resterai comunque bella”?”: qui ricorrono tre situazioni da affrontare. La prima è una virgola mancante tra “La senti” e “Cho”: grammaticalmente, poiché il pronome la anticipa e sottintende “Cho”, dovrebbe esserci una virgola, tuttavia trovo che si possa soprassedere sulla mancanza per evitare che il ritmo della frase venga penalizzato con eccessive pause – ho riportato la cosa solo per completezza. La seconda e la terza sono la punteggiatura e la scelta di suddividere il periodo in due capoversi. Quanto alla punteggiatura, i due punti creano una pausa forte, che arresta una frase e ne introduce un’altra, di conseguenza il punto interrogativo che chiude il periodo sembra appartenere alla frase “Resterai comunque bella” anziché all’intera espressione – sensazione inesatta, perché che appartenga all’intera espressione è reso evidente dalle virgolette alte che lasciano fuori il punto interrogativo. Ad ampliare la confusione circa questo periodo è poi la scelta di andare a capo dopo i due punti – elemento che già di per sé non è consigliabile in prosa. La frase con la punteggiatura corretta sarebbe dovuta essere “La senti, Cho, che sussurra alle tue guance martoriate “Resterai comunque bella”?, dato che la domanda, parafrasando, è “Marietta, senti quello che ti dice Cho?”.

Passando al lessico, trovo che tu abbia tentato di rendere il registro linguistico poetico, senza tuttavia riuscirci pienamente, difatti il registro risulta un po’ disomogeneo: a fronte di parole tronche che sembrano richiamare atmosfere antiche e poetiche, vi sono termini di certo non pretenziosi né ricercati. Ad esempio:

Ero nell’occasion di un bacio, nelle giuste compagnie, nella tua fiammante, nuova divisa Corvonero: qui usi “occasion” anziché “occasione”, ma poi scegli “giuste” anziché “opportune/rette/esemplari”, così come scegli “fiammante” anziché “fulgida/sgargiante” e così via. Per far sì che il registro linguistico di Fama e Guerra risultasse ricercato (e poetico), sarebbe stato necessario adeguare a questo intento ogni singola scelta lessicale; l’escamotage usato – ossia troncare alcune parole e ricorrere, credo, a espressioni in apparenza particolari come “lì lontano” – ha solo reso disomogeneo il registro linguistico nei tratti interessati. L’idea che avevi era ottima, ma trovo che sia rimasta inespressa.

Salvo questo aspetto, la raccolta dal punto di vista lessicale non presenta problemi: non vi sono ripetizioni né termini errati (salvo quelli riportati) e nel complesso risulta efficace.
Concludendo, facendo un rapporto tra pro e contro ho reputato corretto assegnare 6/10 in questo parametro. Stile e lessico della tua storia non sono affatto male, è evidente che tu abbia dimestichezza con la scrittura, ma trovo che l’impalcatura stilistico-lessicale del racconto sia rimasta in parte inespressa, perché penalizzata dalle situazioni messe in evidenza.


Titolo: 4/5
Il titolo che hai scelto è sicuramente coerente al contenuto della tua storia, è persino il titolo della terza drabble, e dà spazio ai giudici della tua protagonista: la Fama e la Guerra. È un titolo che rimanda a contesti bellici, e quello vissuto dalla protagonista è un po’ una guerra: una guerra con se stessa soprattutto, ma anche con queste due forze che, in un modo o nell’altro, le rendono la vita complicata. Il punto debole di questo titolo è però l’incapacità di comunicare al lettore l’atmosfera della narrazione e la tipologia di testo: l’atmosfera è drammatica, la tipologia è introspettiva, ma il titolo lascia intuire azione e forte emotività, elementi che nella raccolta mancano. Inoltre, non è un titolo in grado di distinguersi nella moltitudine e di calamitare l’attenzione, il che è è un peccato. Tuttavia, ho deciso di assegnarti comunque 4/5, che è un punteggio molto alto, perché di fatto il titolo riassume in sé le due colonne della storia e, come detto, gli agenti che influenzano le azioni e le scelte della protagonista.

Utilizzo (e originalità) del prompt: 10/10
Avevo in mente una storia completamente diversa quando ho associato questo prompt a Marietta, pertanto la tua idea mi ha sorpresa e l’ho trovata davvero riuscita. Con Comunque bella sarebbe stato intuitivo costruire un filone introspettivo sulle conseguenze subite dalla protagonista a causa dell’incantesimo di Hermione, invece tu sei andata oltre e hai sì costruito un filone introspettivo, ma l’hai strutturato sui desideri e le insicurezze più intimi della tua protagonista. Marietta, affamata di fama, vive alla disperata ricerca di apprezzamenti – e, si sa, l’apprezzamento più immediato e ricercato soprattutto durante l’adolescenza è quello fisico: il sei bella ridondante – e fa il possibile per conquistarli. In apparenza non c’è una presenza massiccia del prompt, è piuttosto la base silenziosa su cui si snoda la trama, che esplode nel finale con quel “resterai comunque bella” che ricorda alla protagonista tutti i suoi peccati, i suoi desideri futili e la sua condanna. Hai saputo rigirare in maniera molto originale un prompt che brancolava nella banalità, quindi trovo che tu sia stata davvero molto brava, riuscendo a estrapolare e dare spessore a un mondo al di là delle parole. 10/10!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 6/10
Sono stata a lungo indecisa sul punteggio da assegnarti in questo parametro, perché ho compreso bene, complici note molto esaustive, la tua visione di Marietta, tuttavia non ho potuto evitare di accostare la tua visione all’opera originale, e lì qualche problema è sorto.
Inizio dalla tua visione del personaggio: Marietta frivola, vanesia, Marietta in cerca di fama, di attenzioni, Marietta offuscata, tradita da se stessa. Tutti elementi, questi, che sviluppi bene nell’arco delle tre drabble, è comunicato efficacemente il desiderio impellente della tua protagonista di apparire – la Fama che cerca disperatamente e che offusca i suoi sensi –, così come è comunicata altrettanto efficacemente la sua decadenza – la Guerra che la reclama e punisce i sensi offuscati da futilità. Ancora, caratterizzi bene il suo rapportarsi al mondo circostante fatto di eventi che ignora o sottovaluta e di amicizie di circostanza, che lei si illude di sfruttare per la propria arrampicata sociale. Descrivi una Marietta molto meschina, così tanto che risulta difficile, alla fine, provare empatia per lei, nonostante i suoi sogni vengano infranti in maniera decisamente violenta.
Passo ora a ciò che sappiamo di Marietta dalla saga: premetto che per sicurezza ho riletto gli estratti in cui compare Marietta, dall’incontro alla Testa di Porco sino al litigio tra Cho e Harry. Marietta è sempre descritta come riluttante a prendere parte alle riunioni dell’Esercito di Silente, scocca un’occhiata di biasimo a Cho prima di firmare, ed è l’unica amica che Cho porta con sé – il punto di vista di Harry la etichetta come una delle sue amiche ridoline, ma nei fatti è l’unica di cui Cho si fidi abbastanza o l’unica con cui abbia un rapporto più stretto. Inoltre, Marietta sceglie di confessare tutto, ignara delle conseguenze, perché teme che la sua “attività extra-scolastica” possa avere ripercussioni sul lavoro della madre – almeno, questo è quanto ci dice Cho. Raccolte tutte queste informazioni, il quadro che ne è esce non è esattamente quello di una ragazza meschina e frivola. Nella raccolta, scrivi che per fama Marietta sceglie Cho come amica in quanto fiamma di Harry Potter, ma questo ha poco senso se rapportato al quinto libro della saga: ne L’Ordine della Fenice Harry è schernito da gran parte della scuola, additato come pazzo assieme a Silente, mentre Cho è l’ombra di se stessa a causa della morte di Cedric, non è più la stella brillante dell’anno precedente, in più un metodo sicuro ed efficace per affossare la propria fama era proprio quello di prendere parte alle lezioni dell’Esercito di Silente, gruppo illegale e soprattutto segreto – una persona in cerca di fama non ha nessun interesse a frequentare un gruppo che deve restare segreto. La Marietta frivola che descrivi, proprio per amore di fama, avrebbe dovuto cercare la compagnia di qualcuno della Squadra d’Inquisizione oppure di studenti che non fossero etichettati come pazzi – Cho è la ragazza del pazzo Harry Potter, quello da tenere alla larga. Ma andando oltre tutto questo e ipotizzando che Marietta abbia davvero voluto sfruttare la fama – negativa – di cui godeva Cho e abbia preso parte all’ES per rinsaldare quest’amicizia, sfugge il motivo per cui abbia tradito tutti e se stessa in primis, affossando quella fama conquistata con tanto sacrificio.
Insomma, nel complesso ci sono diversi elementi discordanti tra quanto si deduce dai libri e la tua interpretazione del personaggio. Il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 6/10 è duplice: da un lato, come detto in precedenza, la tua interpretazione del personaggio è comunicata efficacemente; dall’altro, ho considerato il ragionevole beneficio del dubbio: al di là di ogni cosa, non sappiamo cosa pensasse Marietta, ragion per cui non ho penalizzato troppo la tua iniziativa.

Totale: 32/45

Recensore Master
30/09/17, ore 18:38

Buon pomeriggio!
Tra le raccolte che partecipano al Contest di Rosmary ho trovato la tua e, dopo averla letta, non potevo che lasciarti un piccolo parere!
Certamente sei stata coraggiosa a scegliere un personaggio come Marietta, secondario e che nei libri non ci fa una gran bella figura, ma più che coraggiosa direi che sei stata abilissima nell'introspezione di un personaggio di cui sappiamo così poco :D
La tua Marietta è vanesia, superficiale, incapace di essere una vera amica: nella caratterizzazione così graffiante e cinica che hai scelto per lei sei stata secondo me molto fedele al personaggio della Rowling. Hai pipercorso in parte le vicende del quinto libro, e ci hai mostrato un background alquanto negativo, persino dell'amicizia con Cho hai evidenziato l'aspetto più utilitaristico di questo rapporto: sebbene un po' crudele trovo che tu l'abbia resa molto affascinante come cosa.
Originalissima, a dir poco, anche la tecnica narrativa: non ho mai letto nulla in cui la prospettiva fosse quella di due concetti come Fama e Guerra, almeno non in forma così esplicita! E proprio l'aver scelto due concetti, cioè due "cose" senza emozioni, impassibili, come voci narranti, ti ha permesso di spogliare Marietta di ogni futile apparenza, di ogni falsa bontà: in qualche modo è come vederla "nuda" davanti ai propri scheletri nell'armadio. Ed è tragicamente ironico che proprio la ragazza di cui era stata amica solo per vivere di luce riflessa, sia l'unica cosa rimastale dopo la guerra. Nonostante tutto, alla fine non si può provare che pena per lei.
Davvero complimenti! Buona fortuna per il Contest!
Un bacio

Recensore Master
30/09/17, ore 17:57

Ciao Ester. Ho apprezzato da morire queste drabble, sia il personaggio che la gestione della narrazione che hai scelto sono estremamente originali. Non penso sia facile prendere un personaggio secondario come Marietta e scrivere qualcosa d'interessante, quindi tanto di cappello! Hai raccontato il tutto con estrema efficacia, per tutta la lettura si percepisce un alone di scherno nei confronti della protagonista che rende il tutto ancor più riuscito. Complimenti, davvero, lo stile che hai usato è diretto, immediato, e colpisce con la sua accurata eleganza. Mi piacciono molto le storie brevi che personificano dei concetti (ne ho personificati anche io, per farti capire quanto), specie se scritte bene come queste, e la cosa curiosa è che Marietta cerca la Fama, mentre dalla Guerra viene cercata.  Sono bastate queste due condizioni a chiarire indirettamente - e ulteriormente - il ruolo di ciascuna. È come se Marietta fosse in bilico tra due arpie, una che cerca di trascinarla giù, l'altra che la rifugge e poi la lascia con un pugno di mosche in mano. Ma non ci sono solo due arpie, c'e anche Cho, che invece le resta accanto (la odio, ma qui sei riuscita a farmela digerire, ancora tanto di cappello perché sei la sola ad essserci riuscita!). Dal punto di vista della caratterizzazione sei stata bravissima, ti sei attenuta a quel poco che si sapeva di Marietta per tracciare una strada, in sole 300 parole, che più verosimile di così non si può. Quel "resterai comunque bella" si prende uno spazio notevole, è centrale. Mi è rimasto impresso più di ogni altra cosa, secondo me hai utilizzato il prompt in maniera estremamente incisiva, davvero brava! Con "comunque bella", in tre drabble,  è difficile ideare qualcosa di originale, ma tu ci hai costruito su una trama geniale, perché "Resterai comunque bella" detto da Cho a una finta amica rimanda immediatamente al senso di colpa. Ed è proprio il senso di colpa di Marietta a schiacciare, si sente proprio uscire fuori, come se fosse lui il protagonista, il concetto personificato in maniera sottintesa. Bravissima!
(Recensione modificata il 30/09/2017 - 05:58 pm)

Recensore Veterano
30/09/17, ore 16:50

Ciao! Ti becchi la prima recensione per le drabble partecipanti al contest di Rosmary! ** Ero curiosissima di leggere questa tua storia, visto che il pacchetto da te scelto era uno di quelli che avevo chiesto di visualizzare e una storia su Marietta aveva solleticato anche me, per un momento, ma, sapendo del poco tempo a disposizione e della complessità del personaggio (essendo praticamente sconosciuto), ho preferito optare per altro. Ma la curiosità è rimasta eccome e sono contenta che tu abbia scelto di incentrare le drabble su di lei e non sulla coppia :)
Bando alle ciance, passiamo alle drabble... davvero davvero belle e particolari! Ti dico sin da subito che ho adorato l'originalità dei punti di vista delle tre storie: far "parlare" dei concetti astratti è una cosa che trovo davvero affascinante, e tu sei riuscita magistralmente nel tuo intento scegliendo due concetti che si sposano benissimo sia con la situazione da te ideata, sia con i dettagli originali della saga. Per quanto riguarda la sua caratterizzazione, sapendo poco di lei e comparendo solo in pochi contesti nella saga, devo dire che sei riuscita comunque a fare un ottimo lavoro e a darle una caratterizzazione d'effetto e convincente, nonostante il poco spazio a disposizione. Mi piace moltissimo come tu abbia dipinto una ragazza sì vanesia e superficiale, ma senza renderla prevedibile e, soprattutto, tratteggiandola in maniera coerente con quel poco che sappiamo di lei. I miei più sinceri complimenti vanno, inoltre, allo stile utilizzato: schietto, graffiante e diretto, soprattutto nell'ultima drabble, quando la realtà dei fatti colpisce Marietta come una stilettata.

In bocca al lupo per il contest!

Giulia
 

Recensore Master
18/04/17, ore 18:39

Quarta classificata al contest Sfida alle 100 parole – III edizione

Grammatica: 8.5/10
La grammatica è buona, c’è solo qualche svista:
la guerra - io cerco”: -0.50; il segno di punteggiatura utilizzato è errato. In questo caso va utilizzato il trattino lungo (–), non il trattino breve (-).
E se la mia batte un poco più piano, non mi preoccuperò”: -1; la concordanza verbale è errata: o utilizzi il tempo presente o il tempo futuro, dato che l’espressione si svolge sullo stesso piano temporale. Quindi, ad esempio, “E se la mia batterà un poco più piano, non mi preoccuperò”.

Stile e lessico: 6/10
Ho riletto molte volte la tua drabble e l’impressione che mi ha dato il testo è che fosse una sorta di sperimentazione di un linguaggio e uno stile più ricercati. Non credo di aver mai letto qualcosa di tuo, quindi non conosco il tuo stile e potrei pertanto essere in errore, ma qui ho notato questo “sforzo” di adeguarsi al tono della citazione che ha prodotto un risultato che, a mio avviso, non convince del tutto.
Per maggiore chiarezza, farò riferimento a estratti del testo e tratterò assieme stile e lessico, dato che questa impressione generale che ho avuto riguarda entrambi.

  • Ruberai, imbratterai l’anima mia, credevo. La terrai all'occhiello, come fiore, decorazione e lusinga alla tua vanità, ornamento di una giornata d’estate”: questo capoverso è chiaramente la rielaborazione della citazione “Ho la sensazione di aver dato l’anima mia a qualcuno che la tratta come se fosse un fiore da mettere all'occhiello, una decorazione che lusinga la sua vanità, un ornamento per una giornata d’estate”, dalla quale prendi le figure evidenziate in grassetto per incastrarle nella tua narrazione. L’incontro è stato felice, perché il capoverso citato è molto espressivo, nonché bello da leggere. Il problema subentra nel momento in cui le scelte soprattutto lessicali, nonché sintattiche, dei periodi che seguono non rispecchiano questa struttura così ricercata, dove c’è la posposizione dell’aggettivo al sostantivo (“anima mia”), l’utilizzo di un verbo come “imbrattare”, la metafora suggerita da Wilde di un’anima come lusinga e ornamento. È una struttura elegante, raffinata, in sintesi molto ricercata, per di più coerente al primo capoverso della drabble: “Lì fuori, la guerra - io cerco silenzio”, dove ometti il verbo “essere” tra “lì fuori” e “la guerra” rendendo implicito il legame e al tempo stesso facendo uso della virgola, quindi di una pausa, per imporre un ritmo lento e riflessivo al lettore (struttura quasi poetica)e dove ti avvali della lineetta e del corsivo per informare il lettore circa uno stato d’animo della protagonista – anche qui la struttura è raffinata e quasi poetica: l’assenza dell’articolo prima di “silenzio” accelera d’improvviso il ritmo, assecondando l’urgenza della protagonista.
Analizzato questo, che è il punto di partenza e quindi lo “standard” di riferimento, passo a spiegarti le espressioni che, secondo il mio punto di vista, non sono parimenti ricercate e appartengono dunque a un’impostazione stilistica-lessicale di registro diverso:
  • L’estate era già finita. Finiti gli scherzi, i giochi e le gare. Finite le maschere, ora lo so”: qui muta il registro linguistico e la sintassi è più lineare, tanto che la punteggiatura nel punto evidenziato in grassetto è meno incisiva e quindi poco convincente rispetto alle tecniche utilizzate nei capoversi precedenti. Fai uso della ripetizione – tecnica che utilizzi anche nel capoverso successivo – per ribadire il concetto interessato (la fine di un qualcosa), mentre in precedenza avevi prediletto scelte lessicali e sintattiche più incisive che non richiedevano questo tipo di escamotage. Soffermandomi sul passaggio in grassetto, “Finite le maschere, ora lo so”, a mio avviso ciò che qui non funziona è la virgola, perché “ora lo so” scandisce un passo in avanti nella storia, il momento in cui la protagonista diventa consapevole di qualcosa – dal punto di vista narrativo, “ora lo so” ha lo stesso peso di “Non capivo”, che è giustamente isolato in un capoverso. Associare “ora lo so” a “Finite le maschere” rende meno incisivo il primo e indebolisce il secondo: tu isoli “Finite le maschere” rispetto all’elenco delle cose finite, quindi vuoi che queste “maschere” abbiano un peso maggiore e specifico, che siano metafora di qualcosa di più importante, ma per fare questo è necessario che l’espressione sia quella che chiude il cerchio, ossia il capoverso, perché nel momento in cui non chiude il capoverso è meno incisiva e il suo significato ne risulta indebolito. Per questi motivi, quindi, trovo questo capoverso meno convincente dei precedenti.
  • Questa è l’estate che resta: speranza, impavida lealtà, quella tua anima bella che batte per me. E se la mia batte un poco più piano, non mi preoccuperò. Perché questa è l’estate che abbiamo: amare e sapersi amati”: il discorso generale è simile a quello fatto per il capoverso precedente, quindi non mi ripeto e mi concentro sui dettagli specifici di questo. Come si nota già dalle espressioni evidenziate in grassetto, ci sono due momenti della narrazione riassunti in un solo capoverso (“Questa è l’estate che resta/questa è l’estate che abbiamo”), che messi nello stesso capoverso rischiano di configurarsi come ripetizione e risultare nel complesso meno incisivi – non è detto che il lettore colga il passaggio avvenuto. C’è poi la ripresa di “anima mia” che in questo caso è la “sua”, di James, quindi è “quella tua anima bella”, a cui manca la posposizione del possessivo, mancanza però perfettamente colmata, e qui sei stata molto brava, dalla posposizione di “bella” che fa eco a “anima mia”. Un punto invece molto critico è dato dalla conclusione: “Perché questa è l’estate che abbiamo: amare e sapersi amati”, dove è espresso un concetto molto comune in maniera davvero molto semplice. Non è una brutta espressione “amare e sapersi amati” né è errata, ma non è coerente ai capoversi iniziali quanto a registro linguistico e stilistico: lì sei ricercata e raffinata, qui sei semplicissima, quasi banale – inteso nel senso buono di espressione molto nota nel linguaggio d’uso. Questi aspetti, dunque, mi hanno convinta meno.
  • L’anima mia è vento, James; riposa serena vicino a te”: in questo caso, non trovo che il punto e virgola sia il segno di punteggiatura migliore, perché azzera la relazione di dipendenza tra la prima e la seconda frase. L’anima della protagonista “è vento” e “riposa serena vicino” all’amato, una relazione di significato minata dalla pausa forte. Dal punto di vista lessicale, anche qui il registro è un po’ disomogeneo: si passa da “anima mia” a “vicino” a cui sarebbe stato preferibile un “accanto”.
Spero che questa lunga analisi sia stata in grado di spiegarti i punti stilistici e lessicali che mi hanno convinta meno. Passando invece ai pregi, trovo che la struttura centrata, l’alternanza tra capoversi e la suddivisione in tre blocchi separati dalla doppia interlinea siano state scelte giuste e ben gestite, che rendono visivamente la tua drabble simile a una poesia e scandiscono abbastanza bene i momenti della narrazione. Ottimi anche gli unici due discorsi diretti, isolati e in corsivo, che sono bene inseriti e chiariscono l’elemento attorno cui riflette la protagonista. Il fatto che la narrazione sia in prima persona ha fatto sì che il tutto potesse rievocare anche un flusso di coscienza, peccato per quella disomogeneità di cui ti ho parlato, perché è come se la protagonista alternasse momenti estremamente complessi ad altri sin troppo semplici per appartenere alla stessa persona.
Nel complesso il testo convince e funziona, è una lettura piacevole e sicuramente fluida, con momenti di ricercatezza scanditi da metafore e usi sintattici ben gestiti, ed è questo il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 6/10. Non è superiore per tutti i dettagli spiegati in precedenza, che in un testo di sole cento parole assumono un peso maggiore.

Titolo: 5/5
Credo che il titolo scelto sia perfetto per la tua storia, perché ne racchiude oltre al senso anche la sensazione di sottile amarezza che lascia a fine lettura – questo senso di impotenza nei confronti di un mondo che si dà battaglia nonostante un protagonista che aspira alla pace e a un’estate perenne. Inoltre, trovo che sia anche originale e che possa in questo senso incuriosire il lettore e spingerlo, a fine lettura, a ricordare che quel titolo appartiene a quella storia. Anche sintatticamente è un titolo riuscito, perché non è una frase tronca ma al contempo necessita di un testo-contesto per essere compresa, elemento che spinge a leggerlo, questo testo-contesto. Davvero un ottimo lavoro, 5/5 assolutamente!

Utilizzo del prompt: 5/10
La citazione scelta – “Ho la sensazione di aver dato l’anima mia a qualcuno che la tratta come se fosse un fiore da mettere all'occhiello, una decorazione che lusinga la sua vanità, un ornamento per una giornata d’estate” –, malgrado sia testualmente presente e credo sia la fonte d’ispirazione del concetto di “estate” tanto presente nella storia, non è il prompt su cui è sviluppata la storia né il suo significato ha particolare rilevanza ai fini del significato del racconto. Il motivo per cui non ti ho assegnato un punteggio inferiore a 5/10 è sia la presenza “fisica” della citazione e il fatto che ad essa associ uno stato d’animo della protagonista del racconto, qualcosa che l’ha caratterizzata nel profondo e che l’ha condizionata per lungo tempo, sia l’interpretazione che hai dato a “un ornamento per una giornata d’estate”, laddove il concetto di “estate” diviene sinonimo di vita e assume un’importanza rilevante all’interno del testo. Per il resto, purtroppo, la citazione è assente: ne è assente il significato reale che vede questo protagonista tormentato dalla sensazione di aver affidato l’anima (dunque se stesso) a chi non la merita – mentre nella tua storia la protagonista ha solo immaginato questo scenario, che nei fatti non si è mai concretizzato – e ne è assente l’amarezza e la drammaticità di fondo, poiché il tuo racconto è orientato alla positività ed esprime quindi l’opposto di quanto espresso dalla citazione, il cui significato è stato in tal modo tradito. Mi dispiace assegnare 5/10, ma spero siano chiare le mie perplessità circa questo parametro.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10
Ho riflettuto molto sul punteggio da assegnarti in questo parametro, perché a una lettura superficiale l’IC è pienamente rispettato e la caratterizzazione risulta convincente, mentre una lettura più attenta e approfondita rivela un particolare che, a mio avviso, contrasta con quanto sappiamo di Lily Evans dai libri della Rowling. Il particolare cui mi riferisco emerge quando scrivi “E se la mia batte un poco più piano, non mi preoccuperò”: le tue note hanno confermato la mia impressione, cioè che in questo punto intendi comunicare che Lily accetti l’amore di James nonostante sia consapevole di non amarlo ancora abbastanza; questo tratto non coincide né con quanto sappiamo della coppia né con quanto sappiamo di Lily. Dai libri Lily risulta essere una ragazza indipendente e giusta, due caratteristiche che cozzano con l’immagine di una Lily che accetta di stare accanto a una persona che non crede di amare abbastanza; quanto alla coppia, sappiamo che Lily accetta la corte di James dopo ben sei anni, quando lui è maturato, non d’improvviso perché la guerra incalza – la guerra incalza anche quando Lily e James sono al primo anno, anche al quinto quando c’è la rottura con Piton. In questo punto, quindi, trovo che Lily sia poco IC ed è questo il motivo per cui il punteggio non è superiore a 7/10 –non ho potuto non considerare che si tratta di un elemento importante della tua storia – spiega la svolta e il tipo di rapporto che unisce i due personaggi – e che riguarda la protagonista. Per il resto, trovo che Lily sia caratterizzata molto bene, con le sue incertezze che sfociano poi in amore, peccato che le ragioni di questo amore stiano più all’esterno – la guerra che incombe – che all’interno, ossia nel rapporto tra i due personaggi e nelle emozioni e sensazioni derivanti da questo. Se avessi scelto di non trattare la coppia, ma di scrivere solo di Lily e delle sensazioni derivanti dalla prospettiva dettata dalla guerra, la caratterizzazione sarebbe stata anche più convincente, perché il fulcro sarebbe stato il caos fatto di insidie, paure e dubbi di una giovanissima donna che si appresta ad affrontare qualcosa che è oggettivamente più grande di lei; l’aver invece voluto unire questo tipo di introspezione all’amore per James è stata, a mio avviso, una scelta un po’ penalizzante per la caratterizzazione (ed è ciò che ha comportato il passaggio sopracitato: Lily che accetta James malgrado il rischio che il suo amore “batta più piano”). Quanto a James, nel suo essere solo citato è IC, poiché di lui vediamo uno degli aspetti che più lo caratterizza: l’amore per Lily.

Totale: 31.5/45

Recensore Master
14/04/17, ore 10:58

Wowwww!
Ho le lacrime agli occhi. Partendo dal fatto che amo questa coppia, amo il modo in cui sei riuscita a trasmetterla... è davvero emozionante! Sei entrata dentro e hai mosso qualcosa... il tuo stile è davvero bellissimo! Loro che si amano... la scuola è finita le difficoltà avanzano, ma loro sono insieme comunque, la frase conclusiva è qualcosa di magnifico, paragonare l anima di Lily al vento è una immagine magnifica, unica ed emozionante (sono ripetitiva, lo so, ma non trovo altre parole a parte magnifica **). Il titolo, poi, racchiude tutto in sè: tristezza, malinconia, amore e speranza. I miei complimenti una drabble davvero speciale che ho trovato stupenda.
Un bacio

Recensore Master
13/04/17, ore 12:35

Ciao! Partecipo anche io a questo contest, sto leggendo le storie delle altre concorrenti per lasciare una recensione.
La tua drabble (come quelle che ho incontrato finora lo ammetto) è davvero bella. Praticamente è tutta incentrata su una metafora: l'estate appunto. L'estate rappresenta la spensieratezza della vita dei due protagonisti, la guerra incombe, la bella stagione è finita. Eppure il loro amore sarà come scudo "Perché questa è l’estate che abbiamo: amare e sapersi amati". Questa è poesia! Mi sembra di fare il commento a una lirica di Leopardi :D
Inoltre la domanda iniziale "Lo vuoi?" e la risposta finale "Lo voglio" mi fanno pensare ad una proposta di matrimonio. Sbaglio?
L'unica cosa che non mi è stata proprio chiara è l'ultima affermazione: "L’anima mia è vento, James; riposa serena vicino a te" l'immagine del vento mi da la sensazione di libertà, quindi quel "riposa serena vicino a te" mi destabilizza un attimo.
In ogni caso complimenti davvero, non è mai semplice scrivere ciò che si pensa in 100 parole.
Alla prossima
Nina

Recensore Veterano
12/04/17, ore 23:34

E' già la seconda volta che riesci a farmi amare una storia con una coppia che non prediligo! XD Hai questo fantastico potere, quindi, ti prego, la prossima volta scrivi su Ron e Hermione, così può darsi mi passi la noia che provo ogni volta che leggo una storia su loro due hahahahah 
Bando alle ciance, come ti ho già anticipato questa coppia non è una delle mie preferite, anzi! Solitamente, tendo a leggere storie dove la coppia è presente, ma viene sempre interrotta/distrutta da un qualche elemento di disturbo (qualcuno ha detto Sirius? U.U). Devo dire che hai fatto un lavoro fantastico in sole 100 parole, riuscendo a rendere la dinamica interessante anche con questo punto di vista particolare. Ciò che mi ha affascinato maggiormente è proprio l'assenza di elementi melensi (che spesso vengono associati a questi due), nonostante la questione centrale (una proposta di matrimonio). Insomma, converrai con me che l'impresa era abbastanza ardua. :D Ovviamente, c'è del sentimento in queste righe, ce n'è anche tanto: è palpabile, in ogni parola, in ogni riflessione che Lily fa, così come in ogni suo dubbio ed esitazione. E l'amore trionfa, alla fine, con il suo accettare la proposta, ma trionfa comunque con il senno di poi e con la consapevolezza che nulla è rose e fiori, che la guerra imperversa, che spesso si fanno scelte impulsive in momenti del genere, che bisogna comunque rischiare nonostante le esitazioni del caso e l'amarezza. Tanti complimenti anche per i continui rimandi all'estate e al significato metaforico che le hai attribuito. Bellissimo anche il titolo, a tal proposito. 
In bocca al lupo per il contest!

Giulia

Recensore Master
12/04/17, ore 00:15

Ciao, cara!
Partecipo anche io al contest di Rosmary e stavo leggendo le storie in gara, così eccomi qui!
Devo dire che la tua storia mi è piaciuta molto, nonostante la coppia non sia tra le mie predilette! Avevi una citazione davvero difficile ed è stato un piacere notare come sei riuscita a renderla bene nel testo, è davvero molto presente e, secondo me, centrata in pieno.
Devo farti tanti complimenti anche per il titolo, che ho trovato semplicemente stupendo, e per le varie immagini che hai usato, e che mi hanno colpita un sacco. Bellissime: "Questa è l'estate che resta", e tutto il riferimento all'anima di Lily che "batte un poco più piano" di quella di James, come a dire che lei è consapevole di amarlo meno di quanto lui ami lei, ma tra le righe ci ho visto anche tanta speranza per il futuro, per imparare ad amarlo di più (che se ci pensiamo è drammatico, vista la fine che fanno).
Davvero una bella storia, complimenti!
In bocca al lupo per il contest e alla prossima!

Un bacio,
Mary

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