Recensioni per
Una civetta si dondolava sopra un ramo d'ulivo
di Deliquium
In questi giorni sono in preda ad una nostalgia canaglia, che fa impallidire quella della canzone, con tutti i dolci tarli, i cuori di paglia, e gli incendi che non spegni mai – e forse la nostalgia non è altro che questo, la contezza, o il desiderio, che ancora un tizzone arda indisturbato sotto le braci, che lo so possa ravvivare. |
Struggente questa Saori che sa di essere Athena ma a cui la sua parte di dea non ha ancora risposto. C'È tutta la sua umanità di adolescente sotto un peso troppo grande, il suo rapporto profondo ed autentico con Seiya. Scritto in modo sublime. Da lettrice, grazie per questo bel regalo. Ciao |
E se sono in un ritardo mega-galattico è soltanto da ascrivere al blocco del recensore. Ahimè, esiste anche questa versione del blocco dello scrittore e ha iniziato ad affliggermi negli ultimi tempi. Cerco di rimediare adesso... |
Salve, sono di nuovo io. Sto considerando seriamente la possibilità di dichiararti illegale, perché tu con questa raccolta metti in dubbio tutte le mie certezze. |
È incredibile la semplicità con cui fai scattare un concerto di campanellini dentro la mia zucca vuota. Come un'arpa eolica lasciata a dondolare alla finestra. Con dolcezza. Il campanello che ha iniziato a tintinnare ha un nome, un nome greco. |
Più vado avanti con la tua raccolta, più scopro sfaccettature del personaggio di Saori Kido. |
Riecchime ancora una volta e ancora una volta in strabordante ritardo. |
Che bello che è questo commiato che ci racconti, Engel. Bello è triste come si pensa debbano essere i commiati. Sentito, ma senza la pomposa solennità delle esequie di Stato. D'altro canto, è ancora presto, la ferita è fresca - freschissima! - e i protagonisti di questa tragedia hanno ancora le roecchie sorde per il gran boato con cui è venuto giù il Santuario. Mattone dopo mattone, ricordo dopo ricordo, come nella canzone romana Casetta de Trastevere (tutti li sogni/cascheno/mattone pe’ mattone/e ‘n mezzo ar porverone/gia’ non te vedo piu’.). Solo che il Santuario è ancora in piedi - più o meno - colle sue colonne dal capitello dorico e i suoi tempi squisitamente classici. |
Ma chi se ne importa della continuità cronologica! |
Per la serie "mai dire mai" eccomi qui ad apprezzare il personaggio di Saori. |
Quello di Jabu è forse uno dei momenti più penosi dell'intera serie, ma andiamo con ordine. |
Alzo la manina per condividere un pensiero infantile che questo capitolo ha riportato a galla. Quando ero piccola ero sinceramente convinta che i giapponesi assomigliassero, in un certo modo, ai personaggi dei cartoni animati (così come credevo che i tedeschi fossero tutti biondissimi, che i francesi avessero tutti il naso all'insù e che i cinesi mangiassero solo riso). Magari non avrebbero avuto quegli occhi abnormi, ma i capelli colorati, sì! Io ci credevo, ecco! Quindi, immagina la delusione quando, a otto anni, ho incontrato una compagna d'asilo, Yoko, e tutto ciò che ipotizzavo sui giapponesi sia stato drasticamente ridimensionato dal fatto che lei non solo non avesse occhi grandi, ma nemmeno i capelli rosa, viola o verde acqua. |
Sto rivalutando il personaggio di Saori per colpa (più o meno) delle fan-fictions, e direi che questa tua raccolta ci ha messo un pezzo anche lei. |
Molto bella questa incursione, onirica e febbricitante, nei pensieri di Saori. L'abbiamo sempre vista svenuta e incosciente ai piedi delle dodici case, ma durante la battaglia è stata spesso al fianco dei suoi guerrieri. Li ha guidati e consolati, ha dato loro la forza di superare i loro limiti fino a quando Seiya ha alzato lo scudo di Atena su di lei per salvarla. C'è molta umanità in questo brano. Forse è il momento in cui Saori diventa davvero consapevole del suo ruolo. Com'è diversa da Sasha! Eppure, nel dolore della carne, anche Milady scende dal piedistallo e diventa più umana. |
Chi può ferire un dio? |