Recensioni per
Calano le tenebre
di Losiliel

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 13
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
11/10/18, ore 14:35
Cap. 2:

Rieccomiiii, scusa il ritardo (anche se stavolta perlomeno sono passati solo mesi e non anni ^^", eh eh eh).
Anyway! Passiamo subito al commento :)

Immaginavo di trovare i punti di vista che mancavano, tra cui quello dei gemelli: io purtroppo di loro so veramente poco, quindi ti chiedo scusa se l'analisi non sarà particolarmente approfondita, o se dovessi dire qualche cavolata (correggimi pure, ovviamente).
Per curiosità: quanti anni dovrebbero avere al tempo della storia?
Pityo mi ha fatto davvero una gran tenerezza, non conosco la sua età, appunto, ma sembra di avere di fronte un bambino spaventato, specialmente se si pensa a quella invocazione così naturale, ''mamma''. Non che sia particolarmente indicativa come cosa: anche gli uomini adulti in preda al panico hanno quest'istinto primordiale di chiamare la madre.
Bellissima la successiva descrizione del legame speciale che i gemelli condividono fra loro, l'istinto di protezione di Ambarussa, e anche l'accenno allo speciale rapporto con Maedhros ♥. Mi ha fatto stringere il cuore.
Come mi ha quasi commossa la parte successiva. Ambarussa è splendido, e così squisitamente umano... a tratti sa di essere più debole e spaventato di suo fratello, ma non si permette di concederselo. Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che va tutto bene, che è ok crollare, ogni tanto.
E le immagini dentro la mente di Pityo, quell'abisso di cupa disperazione che stava cercando di tenere lontano da suo fratello per proteggerlo, oddio, quanto mi stringe il cuore. Struggente e spaventoso. Complimenti davvero, perfetto come inizio.

Passiamo a Finwe: non mi aspettavo che dedicassi un intero punto di vista a lui, ma mi ha fatto molto piacere leggerlo. Non ricordo se te l'ho scritto nel precedente commento, ma ho sempre desiderato leggere una storia che parlasse della sua morte e delle sue ultime riflessioni (così come mi sarebbe sempre piaciuto leggerne una sullo scontro fra Fingolfin e Melkor). Grazie di cuore per aver realizzato il mio desiderio *______*
Tutto questo punto di vista è meraviglioso, è quello che mi è piaciuto di più, in assoluto, e faccio fatica a trovare le parole per commentarlo al meglio. Finwe sa che non c'è speranza, che quella è la fine. Immancabilmente, tutta la vita gli sfreccia davanti, sarà anche un modo di dire ma è quello che gli sta capitando: le gioie, i rimpianti, i rimorsi, i dolori, tutto. Oddio, le riflessioni sulle sue due mogli sono forse le cose che mi hanno uccisa di più: vedere quanto ha amato entrambe, in maniera diversa, ma con la stessa intensità è splendido. E il rimpianto per il rapporto ormai quasi spezzato con Feanor mi spezza il cuore. Meraviglioso il fatto che si porti dietro sia un ricordo di Indis che uno di Miriel, in maniera concreta, sotto forma di oggetti, quali fossero dei talismani.
E poi la maniera così umana con cui hai dipinto il possente Re dei Noldor è splendida: è così normale, così giusto, che prenda a vagheggiare circa un futuro impossibile, e allo stesso tempo è così umano che senta di essere pronto, di star facendo la cosa giusta, ma allo stesso tempo non voglia andarsene. Mamma mia, quanto gli voglio bene.

Infine, nuovamente Nelyo, per chiudere il cerchio e ritornare all'inizio della storia.
Ho poco da dire in realtà, credo di poter riassumere il tutto con 'straziante'. Non poteva che  concludersi così, ma allo stesso tempo la consapevolezza non ha attenuato il dolore.
E sì, Moryo ha ragione: la fine, perlomeno del loro mondo, è davvero iniziata.

Niente, di nuovo complimenti e grazie, Los!
Perdona il ritardo, spero di ritornare a leggerti presto (mi ero segnata almeno un altro paio di cosette).
Ti auguro un buon proseguimento per tutto e ti mando un abbraccio ♥

Benni
 

Recensore Master
27/07/18, ore 09:33
Cap. 1:

Ciaooo! No, non sono un fantasma, sono io e non so davvero che parole usare per scusarmi del ritardo con cui recensisco questa storia che ho nelle preferite da tipo due anni çç.
In ogni caso non perdo altro tempo e passo subito al testo.

Ricordo che quando ho visto che avevi postato questa storia ho tipo squittito perché volevo leggere della morte di Finwe e della ‘calata delle tenebre’ veramente da tanto tempo. Grazie, grazie, grazie per aver assecondato questo mio desiderio 😊

Provo a dividere il commento seguendo i vari paragrafi che hai tracciato tu:
Nelyo e Finwe: meraviglioso il confronto tra nonno e nipote, così diversi fra loro. La descrizione che hai fatto di Maedhros mi ha ricordato ancora una volta come mai sia il mio preferito tra i figli di Feanor. Oltre alla sua bellezza ne ho sempre ammirato la maturità e il coraggio: ho adorato come, seppur turbato pesantemente da una situazione del tutto nuova per lui e decisamente brutta, cerchi di mantenersi calmo e razionale, consapevole che cedere al panico non porterà a nulla. Dimostra di essere davvero il primogenito, abituato a farsi carico dei problemi e pronto a proteggere sia i fratelli che la sua gente. Che dire di Finwe, invece? Ho amato tantissimo sia la descrizione del suo rapporto col nipote, sia la sua caratterizzazione: quello che emerge è proprio il fierissimo Re dei Noldor, stoico e allo stesso malinconico, ben consapevole di quello che sta avvenendo e del fatto che sarà richiesto un sacrificio molto grande. Mi piace come, parlando col nipote, sottolinei il fatto che lui quell’Oscurità la conosce, e che la sua vita non è stata vissuta interamente nella luce, come quella di Maedhros. Nondimeno nel loro dialogo e nei piccoli gesti che si scambiano emerge comunque un profondo affetto che mi ha fatto stringere il cuore. La dignità del Re dei Noldor era esattamente quello che speravo di trovare in una storia relativa a questo momento così drammatico.

Tyelko e Curvo: belli loro! Visto il loro legame non mi stupisce che tu abbia deciso di trattarli insieme. La reazione iniziale di Tyelko di fronte alle tenebre sembra un po’ l’opposto rispetto a quella di Nelyo: lui se l’aspettava. Vuoi che sia per il suo istinto da cacciatore, o per i sensi più acuti grazie, come dici tu, agli insegnamenti di Orome. E in parte, immagino, anche grazie al comportamento di Huan, bello lui. Bello anche il momento di riflessione che Tyelko fa circa il fratello: il vederlo come una ‘brutta copia’ di Feanor è una cosa che mi sembra assolutamente IC e condivido il suo pensiero: spero anche io che Curvo possa rompere quella prigione per essere semplicemente se stesso: a volte la somiglianza può essere un fardello (mi viene da pensare a Harry Potter che tutti definiscono uguale a James, tranne che per gli occhi. Può fare piacere, sentirselo dire, all’inizio, specie se si ama e si ammira il proprio padre. Ma alla fine uno desidera essere se stesso e basta). Tornando alla reazione dei due fratelli, non mi sorprende vedere che è ben diversa da quella di Maedhros: sembrano quasi sottolinearne la gravità, ed essere quasi più esaltati che spaventati.

Moryo e Kano: il primo mi è sempre stato indifferente e non avevo idea di come avrebbe reagito: devo dire che leggere il suo punto di vista mi ha fatta alquanto sorridere. Sembra quasi infastidito da quello che sta succedendo, più che intimorito. Ecco, un pochino mi ha ricordato me stessa, in quel suo quasi ‘fare spallucce’, sottovalutare il pericolo e dire ‘massì cosa vuoi che sia, andrà tutto bene’. Se ho frainteso mi scuso. E nemmeno io sono brava a confortare le persone, quindi devo dire che ho empatizzato parecchio con lui, quando prova con grande imbarazzo ad aiutare Kano. Ecco, invece la reazione di quest’ultimo è stata un po’ quella che mi aspettavo: ho sempre visto Maglor come il più sensibile di tutti, e il vederlo affermare, spaventato, che è arrivata la fine del mondo, è esattamente quello che mi aspettavo da lui.

Complimentissimi per aver descritto in maniera così dettagliata le diverse reazioni dei fratelli di fronte a quello che sta succedendo.
Spero di riuscire presto a recuperare anche il secondo capitolo : )

Un abbraccio!

Benni

Recensore Veterano
07/07/16, ore 16:25
Cap. 2:

allora: sono in ritardissimo, e scusami davvero tanto! è che non ho potuto recensire prima d'ora, causa impegni, ecco. ma ora sono qui, e vedo di lasciarti un commentino perchè davvero, questa storia merita sotto ogni punto di vista <3 e mi hai ucciso per i feels, ma seriamente! çç
primo, vediamo: Amras. allora, è vero che la sua caratterizzazione è un po' diversa da come lo immagino (ecco, non lo vedo essere così "duro" nei confronti del fratellino, anche se ovviamente capisco in parte il perchè di questo comportamento: vede Amrod un po' come l'espressione di tutte quelle debolezze che lui vuole chiudere fuori, e che il padre gli ha insegnato a disprezzare [ah, Feanaro, poi non stupirti se ti escono i figli disagiati :') ] senza capire del tutto quello che si cela nella mente di Amrod) ma oddio! mi hai comunque spezzato il cuore per una serie di fattori, in primis per il fatto che, finalmente, Amras si ritrovi a fare i conti con ciò che suo fratello prova, una volta che sente le grida degli eldar, finisce quasi per esserne sopraffatto, e che sia Amrod a dovergli chiudere la mente per farlo riprendere, dopo che il fratello ha cercato di forzarlo. e a quel punto, inevitabilmente, non può che chiedersi se davvero crede di essere "quello forte" dei due, o se sia in realtà il piccolo fratellino di cui ha sempre disprezzato la debolezza, a essere quello davvero capace di fronteggiare le situazioni?
e poi, Amrod che chiama la mamma nel delirio ... çç immagino sia voluto, ma mi ha ricordato un sacco la Shibboleth, e niente, troppo dolore da sopportare veniamo a Finwe, ossignur. ecco, nei suoi confronti ho sentimenti contrastanti perchè, diciamo, non è esattamente il padre dell'anno XD ma qui, oddio. come già nel primo capitolo, ho adorato il suo lato "nonno", è dolcissimo e mi fa venir voglia di farmi adottare da lui çç e tutti i suoi pensieri durante la vestizione, per così dire, dove ripercorre le stanze dei suoi nipoti (la lettera di Maitimo, oddio, che dolcezza), dove si prepara, grado per grado, all'oscurità che lo attende e a come intenda affrontare Melkor, sono tutti dolcissimi e al contempo strazianti. dapprima, il suo pensare ai nipoti, il suo riconoscere ad uno a uno le stanze di essi e i piccoli dettagli (e quel "c'è il nonno con noi" della lettera è stato straziante, Nerdanel sa che può fidarsi di Finwe, e niente, è stata una ulteriore pugnalata çç), e poi il pensare alle sue due spose. è stato davvero dolcissimo quel gesto, prima il recuperare la sciarpa di Miriel, poi il cerchietto di Indis, indice di quanto abbia amato entrambe, ognuna a suo modo, e di come si sia preparando a lasciare una ed a reincontrare l'altra.
mi ha fatto morire anche quel pensare a Feanor, di come non si riesca a staccare del tutto del suo primogenito, che pure gli ha chiuso la mente, e che cerca di non comunicare con lui ... e poi beh, mi ha fatto immensamente soffrire come si ritrovi a pensare ai suoi due primogeniti, uniti assieme nella vendetta contro Melkor, soprattutto sapendo come andrà a finire ... çç (anche se obiettivamente, credo Finwe avrebbe preferito che i suoi figli rimanessero in Aman, ben lontani da Melkor ... anche se può essere che nel momento della morte abbia avuto una sorta di "predizione", magari sa già cosa faranno i suoi figli e si immagina per loro un futuro il più luminoso possibile ... cosa che non accadrà çç)
oddio, Maitimo che corre in aiuto del nonno ... è una cosa così da "lui", davvero, mi ha stretto il cuore vedere quanto si preoccupi per il nonno e non voglia lasciarlo solo, e così proceda in aiuto, e che i suoi fratelli (Tyelko e Moryo, belli loro (': ) lo seguano ... al che, ho adorato come tu abbia messo in luce le differenze tra i fratelli di fronte a quel dolore sconvolgente: Nelyo che cerca di rimettere a posto, cercando di dare una parvenza di ordine e di lucidità allo scempio che Morgoth ha fatto di loro nonno, Tyelko che grida incontrollabile, "selvatico" com'è, e Moryo che rimane impietrito e piangente ... davvero, mi ha spezzato il cuore, così come Nelyo che scende alla camera del tesoro e, inevitabilmente, trova i Silmaril rubati ... e sì, Moryo, mio caro, temo che tu abbia azzeccato in pieno çç quell'ultima frase, così cupa ed angosciante, che chiude la storia, davvero una conclusione perfetta çç
oddio, davvero, non sai quanto io abbia adorato questa storia! grazie per averla condivisa, grazie per tutto! *^*
ciao, carissima, e scusa ancora il ritardo :*

Feanoriel
(Recensione modificata il 07/07/2016 - 07:45 pm)

Recensore Junior
30/06/16, ore 17:55
Cap. 2:

Finalmente arrivo anche io. Avrei voluto lasciarti un commento prima, ma avevo bisogno di emanciparmi dalla storia su Ambarussa, metterle un punto e riprendere in mano la tua, riordinando i miei pensieri.
Quindi partirò proprio dai gemelli, che se ce ne fosse stato bisogno avrebbero, anche soli, portato questo racconto in cima alle mie preferenze.
Come si sa abbiamo una visione differente di loro, ma ciò non taglie che sia stato un vero piacere leggere della tua. Una visione che mi ha convinta (e coinvolta) appieno, tanto che se non fossi così morbosamente legata alla mia la interiorizzerei.
Ho letteralmente amato il modo in cui ha caratterizzato Ambarussa, quel suo desiderio di differenziarsi dal gemello, ostentando una forza caratteriale che forse non possiede. E qui, almeno per me, ritorna un po’ il tema della maschera, della gabbia, del porre paletti fra sé e gli altri che abbiamo già visto in Curvo e in parte in Moryo. Ecco, io credo che tu sia bravissima a rendere questi personaggi non completamente onesti con gli altri e soprattutto con loro stessi.
Ambarussa cerca in tutti i modi di “allontanarsi” dal gemello, da quelle che lui ritiene essere sue debolezze, per non rivederle in se stesso. E gli episodi che racconti di quel letto condiviso, che all’inizio implicano una condivisione di pensieri poi rifiutata, sembra essere una conferma di tutto ciò.
È stato perfetto, oltre che ovviamente terribile, il momento in cui Ambarussa cerca di rientrare nella mente di Ambrato senza riuscirci. Dice tutto il panico che ne deriva, esplicitato nella frase: Le tenebre potevano anche calare sul mondo, per quel che gli importava in quel momento, ma lui non sarebbe mai stato separato da suo fratello!.
Ed è qui che emerge la forza di Ambarto, una forza forse più reale, sicuramente diversa, da quella del gemello. Scoprendola Ambarussa si smarca dalle similitudini con Curvo e Moryo: scende a patti con se stesso, addirittura scusandosi con Ambarto. E considerando questa “maturazione”, questa nuova consapevolezza di sé, del proprio gemello e del rapporto che lo lega a lui, sono curiosa di sapere quali potrebbero essere le conseguenze post Losgar (e al contempo vorrei leggere di più di questi gemelli “divisi”, di questo Ambarussa un po’ spocchioso che, però, lascia intrufolare il fratello nel letto).
In sostanza mi sono innamorata una seconda volta di questi due personaggi e del loro legame, che hai dimostrato essere tutt’altro che scontato.
Oh e non so se c’è bisogno di dirlo, ma l’arrivo di Tyelko e Huan nel finale mi ha fatta sorridere perché sì, non potevano che essere loro a trovarli.

Finwe. Parto sempre un po’ prevenuta quando si tratta di Finwe, perché mi ispira sentimenti contrastanti che fatico a provare leggendo di lui nelle fanfiction. Da una parte, infatti, lo immagino affettuoso e impegnato a fare, se non da paciere, da “collante” tra i veri membri sua famiglia (quindi un ruolo positivo), dall’altra gli imputo svariate colpe per ciò che accadrà ai Noldor e ai suoi figli.
Qui sei riuscita – e non so bene come tu abbia fatto – a mettere assieme questi aspetti, a farmi provare quei sentimenti contrastanti di cui parlavo sopra.
C’è Finwe estremamente affettuoso che indugia nelle camere dei suoi nipoti, cogliendo particolari attraverso i quali ce li mostra sotto un’ottica paterna. E a tal proposito bellissimo il particolare della lettera di Nelyo a Nerdanel, quel C’è il nonno con noi che rimane sospeso.
C’è Finwe che non riesce a distogliersi dal proprio figlio e riverbera su di lui lo stesso, incredibile, affetto che ha dimostrato verso i nipoti.
C’è Finwe che si dimostra ancora legato, e allo stesso modo, alle sue spose. Anche qui ottima la dicotomia fra le due: Indis antica amica e Miriel piccola, indomita e cocciutissima (aggettivo perfetto per il rimando a Feanaro). Ottima l’idea dei simboli di questi legami, ugualmente profondi e ugualmente presenti: la sciarpa e il cerchietto, quasi più armi – seppur difensive – dell’arma vera e propria.
In negativo a tutto questo, però, c’è l’altro Finwe.
Finwe che pensa genericamente ai suoi “altri figli”, senza soffermarsi su ognuno di loro come ha fatto con Feanaro e non rivolge pensieri agli altri nipoti.
Finwe che come al solito non capisce Feanaro: suppone che lo stia respingendo di proposito e – cosa ancor più grave – non indovina quale reazione la propria morte, sommata al furto dei Silmarilli, lo avrebbe portato ad avere. Vaneggia su un’impresa gloriosa, soprassedendo sulle morti e le incredibili sofferenze a cui, quegli stessi nipoti che dice di voler proteggere, andranno incontro.
Ma tutto ciò è estremamente coerente con quello che io credo essere il personaggio. Ho apprezzato il fatto che – come negli scritti Tolkieniani – riesca a provocarmi sentimenti contradditori; lo trovo un indicatore della perfetta resa che hai saputo fare di lui!
Estraneo alla resa di Finwe, eppure collegato al personaggio, è il discorso sulla sua spada. Ammetto che non mi aspettavo di leggere di un’arma di questo tipo, antecedente ad Aman. È vero che l’ultimo Tolkien introduce armi prima dei dissidi tra i Noldor, ma sono armi legate alla caccia (oltre ai classici archi e frecce, forse anche lance e coltelli in selce o altra pietra). Le spade e le armi bianche derivate da forgiatura sembrano essere un portato dei Noldor in Aman, durante i dissidi. Mi pare addirittura che ci sia un brano (non ricordo se nella HoME o ne Il Silmarillion) in cui si accenna al dispiacere di Mathan per aver insegnato a Feanaro i segreti della forgiatura dei metalli, da cui lui ha ricavato la costruzione delle armi.

Volevo poi farti i complimenti per le ambientazioni e l’attenzione a quei dettagli tecnici, come i sistemi di illuminazione e la Lampada Fëanoriana, che contribuiscono ad accresce il coinvolgimento nella storia, ricreando la giusta atmosfera e fornendo ulteriore caratterizzazione ai personaggi (l’ingegno noldorin, l’ingegno di Feanaro).
E collego a questo discorso anche il particolare delle Wells of Varda (Fonti? Vasche? Pozzi? Forse il tuo “lago” è il termine più evocativo); sono sempre stata affascinata da loro, e ritrovarne una qui mi ha davvero fatto piacere. Fonte/lago e lampade, sono l’unica fonte di luce rimasta, l’unico appiglio nella tenebre, e pur avendo qualche dubbio sulla collocazione del Lago (mi pare che tutte queste fonti/vasche fossero nei pressi degli Alberi, nello Ezollahar), credo sia coerente che tu abbia deciso di inserirli in questa storia.

Arriviamo così al brano finale, a Nelyo che dopo averla aperta, chiude questa splendida tragedia corale.
È lui: ligio al dovere ma pronto, dopo averlo compiuto, a prendere iniziative personali. E similmente “loro” sono Tyelko e Moryo, tanto che ancor prima di leggere mi aspettavo che affiancassero Nelyo.
Splendida la descrizione della fortezza ammantata di tenebre, l’idea di esserne nel cuore, e il modo in cui viene scoperto il corpo: l’inciamparci di Tyelko è agghiacciante e per questo perfetto. Qui, nel gestire la suspense e ancor più nel crearla (sappiamo già cosa spettarci, ma la suspense si percepisce ugualmente), emerge la tua abilità di scrittrice.
Allo stesso modo, la reazione di Tyelko alla scoperta del cadavere è disarmante: quella negazione che si ripete, quell’urlo finale, selvaggio e disperato, sono il perfetto contraltare all’annichilimento di Moryo e alla reazione razionale, controllata, eppure sentimentale di Russandol. E dico “sentimentale” per via del modo in cui compone il corpo… una scena che mi ha commossa particolarmente, perché questo è il suo primo incontro con la morte e avere la forza immediata di toccare, di “ricomporre” un corpo privo di vita non è cosa da poco. Così come non è da poco l’imposizione di “affrontare la tragedia fino in fondo”, una tragedia per altro già intuita… Insomma, anche se non ce n’era davvero bisogno, il mio amore per Nelyo, leggendo queste righe, si è acuito ancora di più.
Il finale vero e proprio è giustamente legato al ratto dei Silmarilli, una scoperta che sancisce quella fine del mondo personale a cui Moryo accenna e “chiude” il racconto senz’appelli.

Per chiudere questo commento, invece, non posso che tornare a farti i soliti complimenti. Non so esprimere quanto questa storia mi sia piaciuta: è forse una delle migliori che abbia mai letto nel fandom e ti sarò sempre grata per averla scritta.
Grazie davvero.
(Recensione modificata il 19/09/2016 - 06:15 pm)

Recensore Veterano
28/06/16, ore 18:04
Cap. 2:

Eccomi Los!
Oddio, questo capitolo mi ha commossa quanto e più del primo!
E’ davvero meraviglioso, Los, pieno di spunti, di scene intensissime e di particolari che mi sono rimasti veramente impressi.

Mi chiedevo quali sarebbero stati questa volta i protagonisti dei punti di vista, e sono rimasta ancora una volta colpita dalla tua scelta: Ambarussa, Finwe e di nuovo Nelyo: tre scelte a mio parere perfette, e che ho amato leggere!

Partendo da Ambarussa: lui proprio non me lo aspettavo, ed ero veramente curiosa di vedere come avresti mostrato il suo carattere e il suo rapporto con il gemello più piccolo.
Il tuo punto di vista mi ha sorpresa, sul serio.
E’ una visione molto diversa da quella che ho io dei gemelli, ma mi ha fatto riflettere tanto, veramente tanto.

Il rapporto tra due gemelli è una cosa che ho sempre considerato di una complessità enorme, e il modo in cui l’hai mostrata tu è una prospettiva particolarissima, così carica di equilibri delicatissimi e sempre in costante cambiamento, di sfaccettature, di differenze e uguaglianze…
Davvero, mi ha intenerita e angosciata allo stesso tempo.

Inizialmente sono rimasta smarrita dalla freddezza di Ambarussa, da questo suo modo quasi dispregiativo di vedere e descrivere il fratello...
Finché, seguendo la sua paura del momento, non sono entrata nel gorgo della sua vita assieme al gemello.
A quel punto ho veramente visto quanto in realtà Ambarussa stesso sia fragile.
Quanto anche lui da bambino fosse spaventato dai litigi dei suoi genitori, quanto da ragazzino covasse le stesse paure del gemello di perdere anche altri punti di riferimento, quanto in realtà l’allontanamento che ha preteso dal fratello abbia pesato anche su di lui.

Il distacco da tutto è stata la sua arma, il suo rifugio, e alla fine si è dimostrata per un’arma a doppio taglio, e ha finito per ferirlo, per costringerlo ad ammettere che ha cercato il rifugio sbagliato.

E invece il fratello che da piccolo piangeva, che da ragazzino cercava ancora conforto nella vicinanza fisica e mentale del fratello, Ambarto che ha sempre portato il suo peso di angoscia, di senso di inadeguatezza, ha finito per reggere meglio il momento di paura, dolore e smarrimento che stanno vivendo mentre arrivano le tenebre.

I pensieri impazziti degli eldar lo hanno investito in pieno, ma lui, pur sembrando devastato e incapace di reagire, in realtà stava riflettendo, e stava dimostrando una forza incredibile.
Ha deciso di sopportare quelle voci da solo, e di proteggere il fratello, ad ogni costo, perché sapeva che Ambarussa non avrebbe potuto sopportarlo.
E infatti così è stato, e a quel punto i ruoli si sono invertiti del tutto.

Mi è piaciuto davvero questo alternarsi tra i due, tra chi è più forte e chi è più fragile, chi protegge e chi chiede protezione.
Non c’è uno più forte e l’altro meno, semplicemente hanno due modi diversi di affrontare le cose, e sanno, per il legame che li unisce, chi dei due può affrontare cosa.

Mi chiedo però se questa consapevolezza non avrebbero già dovuto averla… Forse è stato necessario un evento traumatico come questo per farla scattare del tutto, ma se Nerdanel e Feanaro già litigavano che loro erano piccoli, direi che di eventi traumatici, più o meno evidenti, ne hanno sempre vissuti, e forse questa conoscenza profonda l’avrebbero percepita prima….
Ambarto in realtà sembra averla sempre percepita, in questo è lui il più “maturo”, il più consapevole, ma ugualmente è un particolare che mi ha colpita.

Venendo alla parte su Finwe… Oddio, non posso ripensarci senza che mi risalgano le lacrime agli occhi!
E’ stato un ritratto del personaggio di Finwe incredibile, Los, veramente!
Le motivazioni che hai dato alle sue scelte, i suoi pensieri, i suoi gesti: penso siano tutti perfetti per descrivere gli ultimi momenti di questo personaggio così complesso, che ha avuto una vita talmente ricca di eventi significativi, strani e unici che sarebbero necessarie mille storie per poterli analizzare tutti, e ancora non basterebbero.


La calma con cui Finwe controlla che tutti se ne siano andati e si prepara per questo ultimo duello è stato un perfetto collegamento all’immagine di lui che da le ultime disposizioni a Nelyo nello scorso capitolo: Finwe aveva già progettato tutto, non solo cosa far fare ai suoi nipoti e alla sua gente per far si che fossero al sicuro, ma anche cosa avrebbe dovuto fare lui.

Eppure, alla fine, Finwe si ritrova a lasciarsi andare anche ai ricordi e ai rimpianti, malgrado sappia di non avere tempo, malgrado sia ancora determinato a fare solo ciò che si era prefissato di fare.
Il re torna improvvisamente totalmente nonno, ma anche padre e marito.
Il suo dolore nel vedere le stanze dei suoi nipoti, e come non può, non riesce a trattenersi dall’entrare in ognuna di esse, come se così facendo potesse salutarli come non ha avuto il tempo di fare di persona… E’ straziante!
Mi ha commossa come indugia in ognuna delle stanze, i particolari che nota, piccoli dettagli che solo lui avrebbe potuto notare… C’è così tanto affetto in questi gesti che mi si è spezzato davvero il cuore.
Ma la parte più dolorosa è stata quando Finwe si trova a leggere le ultime frasi della lettera che Nelyo stava scrivendo a Nerdanel….
Vedere Finwe accorgersi di quanto suo nipote, e con lui tutti i suoi fratelli, riponessero totale fiducia in lui non perché era il re, ma perché è il loro nonno.. Posso solo immaginare il dolore che deve aver provato Finwe in quel momento!

Per non parlare di quando deve staccarsi a forza dalla porta della stanza di Feanaro, mentre stava per aprirla senza nemmeno rendersene conto…
Il distacco che temeva c’è stato, si, ma Finwe sa che è un distacco pericoloso, troppo repentino.
Sente che c’è qualcosa che non va, qualcosa che riguarda suo figlio, ma senza comunicare con lui, senza poter tornare, e in quel pochissimo tempo che gli rimane, lui non può fare niente.
E questo per un padre è terribile, e per Finwe ancora di più, visto l’amore infinito che ha sempre nutrito per Feanaro.

Quando poi ho visto che il momento che Finwe stava tenendo da parte per sé era completamente dedicato alle spose sono definitivamente crollata.
Mi ha colpita tantissimo questa decisione di Finwe di portare con sé, come unici ornamenti, come unici emblemi, un ricordo di ciascuna delle sue mogli.
Due oggetti profondamente diversi, come diversissime sono Miriel e Indis.

La sciarpa ricamata è esattamente il tipo di lavori che ho sempre immaginato facesse Miriel: raffinati, eleganti, e con questi suoi ricami che sono più precisi di dipinti.
E Finwe vuole portare con sé quella storia, che è sia la sua, la storia che ha vissuto e che lo ha reso ciò che è, sia la storia sua e di Miriel, tutto ciò che hanno vissuto insieme.

La pietra che rappresenta Indis invece è altrettanto particolare e significativa: un dono di stima, un dono di affetto, a cui Finwe ha voluto dare tutta l’importanza possibile, che vuole portare come corona per non dimenticare quanto gli è stata vicina Indis, a cosa ha rinunciato per lui, e per ricordare la loro vita insieme, e i figli che hanno cresciuto.

Ho sempre pensato, sperato che Finwe abbia amato Indis quanto ha amato Miriel, per quanto Miriel resti sempre il suo primo amore, amore che non ha mai dimenticato e per cui ha sempre amato più Feanaro, e vederlo portare con sé un ricordo di entrambe le spose, vederlo ripensare con tutto quell’amore a entrambe mi ha commossa.

I pensieri di Finwe in attesa difronte alla fortezza sono un passaggio finale che ho adorato, sul serio.
Finwe è un noldo, e inevitabilmente ora, che sta per affrontare un nemico contro cui non ha speranza di vincere, ora che sente che la sua gente sta per intraprendere azioni che daranno il via a eventi straordinari, non può fare a meno di provare a immaginare, di cercare di intuire qualcosa di quel futuro, o anche semplicemente di fantasticarci un po’ su.

Vorrebbe che fosse un futuro pieno di gloria e di vittorie, con la definitiva unione dei suoi figli, con lui di nuovo accanto al suo amico Elwe… Vorrebbe il meglio per i suoi figli, per i suoi nipoti e per la sua gente, ma sa, purtroppo anche per esperienza, che questo non sarà mai il futuro che sta per arrivare.
E soprattutto sa che con quel sacrificio ha già deciso che, qualsiasi cosa accada, lui non ne farà parte, e che provare a immaginarsi parte di quegli eventi è inutile, un dolore e una distrazione che non può e non vuole permettersi.

L’idea che Finwe sapesse già che era necessario qualcosa in più per unire i Noldor mi ha colpita particolarmente: il suo sacrificio non è solo un’immediata protezione per i suoi nipoti e per la gente di Formenos, ma è una protezione ancora più grande.
Finwe sa che Feanaro partirà per recuperare i silmarilli, e sa anche che questa sua partenza rischia di essere anche una spaccatura definitiva del popolo dei Noldor.
La sua morte, invece, non potrà che scatenare un desiderio di vendetta in tutti.
Finwe ancora una volta dimostra quanto conosce profondamente la sua gente, e sa qual è l’unica cosa che potrebbe unirli una volta per tutte.
E, da re, è pronto a sacrificarsi per questo.

Non ha certezze, e anche se non ha più paura della morte, forse il timore che sia comunque tutto vano lo ha comunque.
Mamma mia, fa così male pensare che comunque le spaccature tra i Noldor ci saranno, e non si colmeranno mai del tutto…
Veramente stupendo, Los!

Infine, mi ha fatto piacere scoprire che l’epilogo è ancora una volta dal punto di vista di Nelyo.
Nelyo che, dopo essersi assicurato di aver fatto tutto quello che doveva fare, vuole a tutti i costi tornare alla fortezza per vedere cosa è successo, e, secondo me, per vedere se Finwe è ancora vivo e se può fare qualcosa per lui.
In qualche modo non ha dimenticato il suo desiderio di voler restare accanto a suo nonno, e ora che ha occasione di tornare indietro lo fa senza esitare.

Che a intercettarlo fossero Tyelko e Moryo assieme è stata una sorpresa che mi ha fatta sorridere: sapevo che uno degli altri sei fratelli prima o poi avrebbe scoperto la scomparsa di Nelyo, anzi, per un attimo ho anche temuto che tentassero di protestare seguendolo in blocco, e invece no, a seguirlo è questa coppiata tanto strana quanto azzeccata!
Il più impetuoso e il più schivo, che sono entrambi a loro modo i più pratici e quelli che hanno veramente bisogno di fare qualcosa che li impegni totalmente, Tyelko perché non riesce a stare fermo, Moryo perché essere totalmente occupato è qualcosa che lo fa sentire meglio.

Il momento di alleanza di Moryo e Tyelko che finisce per far capitolare Nelyo è stato l’unico momento che mi ha strappato un sorriso: chissà quante alleanze simili ci saranno state nel passato dei figli di Feanaro, per questioni molto più leggere…. Fa male pensarci!
In questo caso Nelyo è preoccupato per tutti gli altri fratelli,ancora spaventato dalla situazione e ansioso di poter finalmente seguire il suo istinto e tornare alla fortezza… Eppure riesce a organizzarsi in un attimo anche in questo caso, forse anche perché, proteste d’obbligo a parte, sapeva già che scrollarsi di dosso i fratelli sarebbe stato impossibile.

Il momento in cui i tre trovano il cadavere di Finwe è un momento straziante, e straziante non basta…
E’ angosciante come lo trovano così, quasi per caso, perché per quanto Nelyo, e forse anche gli altri, fossero consapevoli di questa possibilità, la morte violenta è qualcosa di così totalmente astratto che non la capiscono, non sanno riconoscere i segnali che la annunciano, sono completamente impreparati, su tutti i fronti.

E la disperazione con cui reagiscono alla vista di Finwe morto ne è la prova, oltre a essere una di quelle immagini che mi sono rimaste impresse…
E’ una disperazione così immensa, che… oddio, non ce la faccio!
Il modo in cui all’inizio tutti e tre rimangono paralizzati, increduli, incapaci di dare un nome a ciò che vedono, di accettarlo, di accettare che sia reale…. Fa così male vederli così!

Vedere Tyelko che non si vuole rassegnare, Moryo totalmente abbattuto e Nelyo che sta iniziando anche lui a cedere sotto il peso di tutto il dolore e la paura che ha accumulato, ma resiste, non sa nemmeno lui come, per aiutare i suoi fratelli, per consolarli, per salutare degnamente il nonno….

Tyelko e Moryo invece crollano, ognuno a modo suo…
Le urla di Tyelko sono qualcosa di atroce, penso anche io che avrebbe reagito così!
E altrettanto atroce è il totale silenzio di Moryo, che non parla né fa rumore nemmeno quando segue Nelyo, e che lo segue solo perché si aggrappa in qualche modo a Nelyo, tanto che lo segue come un’ombra, senza riuscire ad affiancarlo…

E alla fine crolla anche Nelyo, anche lui non ce la fa più... Quando vede che anche i silmarilli sono perduti, che non c’è più nessuna speranza, e che potrà solo peggiorare… quando arriva l’ultima goccia, anche Nelyo non riesce più a reagire, non riesce a far fronte a tutto quel dolore, alla paura per ciò che sta per succedere, alla distruzione di tutto ciò che conosceva.
Mamma mia, è straziante vederlo così!
Vedere che non si muove nemmeno quando inizia a crollare il soffitto, vedere che è a un punto di disperazione tale che nemmeno questo pericolo fa più breccia…

E mi ha colpita come sia ancora una volta Moryo, lui che non è bravo ad aiutare, che non è capace a prendersi cura di nessuno a trovarsi assieme a Nelyo in questa situazione, e a riuscire a stargli accanto....
Penso siano usciti da lì vivi proprio grazie a questo.


Complimenti anche per questo secondo capitolo, Los!
Intensissimo, vivido e pieno di dettagli!
Una storia veramente stupenda, di cui ho adorato i diversi punti di vista, le descrizioni, le meravigliose riflessioni e come hai caratterizzato i personaggi, tutti i personaggi.
Complimenti davvero!

A presto!
Tyelemmaiwe

Recensore Veterano
26/06/16, ore 16:53
Cap. 2:

Ehi Loooos!
Con l’afa e il sudore, arrivo da queste parti, finalmente! Nonostante avessi letto il capitolo praticamente subito e abbia riflettuto spesso in questi giorni su quello che hai scritto, perché, bon, è interessante e dà parecchio food for thought. Ma comunque, mi scuso per il ritardo, solo perché volevo scriverti molto prima, non ci sono riuscita e ho dovuto trovare alternative più immediate per vomitarti subito addosso gli arcobaleni! Odio questo periodo dell’anno, arghhhh! 

Ora eccomi a molestarti. Vediamo se riesco a mettere in ordine i miei pensieri in maniera sensata, va’.

Prima di tutto: Ambarussa. Mi avevi anticipato che ci sarebbe stato il suo POV, ci contavo ed ero curiosissima. 
Perché i gemelli sono i Feanoriani su cui ho le idee meno chiare, le uniche cose che so è che la Shibboleth fa troppo male per poterla sopportare e che in teoria l’idea di loro simbiotici e inseparabili perché gemelli omozigoti non mi entusiasma affatto (so, però, per amore di razionalità, che si può scrivere un cliché in maniera interessante… è quello che preferisco fare e leggere, dopotutto). Facevo anche fatica ad associare i nomi Sindarin a quelli Quenya, per dirti come stavo messa male fino a poco fa – poi ho trovato il trucco e ora va meglio XD
Perciò, come ti ho anticipato in altra sede, la tua visione è stata interessantissima ed entusiasmante!
Provo ad andare con ordine anche qui: quanto nello scorso capitolo ho letto del piccolo agitato, non ho potuto fare a meno di pensare a una sorta di “anticipazione” della morte che ci viene raccontata nella Shibboleth. E questa scena non ha potuto che confermare le mie sensazioni, e oddio volevo abbracciare il piccolo Ambarto e lanciare dalla finestra quelle pagine della Shibboleth e via!
Mentre leggevo, ero un po’ perplessa da come Ambarussa fosse così schifato dalla supposta debolezza di Ambarto, aveva un’aria di superiorità nei confronti del più piccolo che da un lato mi faceva venire voglia di prenderlo per le spalle e agitarlo, ma dall’altro si vedeva esattamente da dove venisse quell’atteggiamento e sono una schiappa a combattere l’empatia, quindi ho empatizzato. Forte. E volevo accarezzare la testa di Ambarussa e dirgli che non è un obbligo di un Feanarione essere coraggioso e quant’altro, dipende tutto da quanto ci tieni all’opinione paterna… opinione paterna che è un fantasma che aleggia sulle teste di tutti, più o meno pesantemente (Moryo sembra esserne più libero, il cocco di mamma, e credo che anche Ambarto sia abbastanza chill riguardo al padre, almeno questa è l’idea che mi ha dato il suo chiamare “mamma”).
Poi c’è stata la svolta!
Adoro, adoro, adoro come si siano invertiti i ruoli! Ambarussa che parte a testa bassa, con quell’aria “se non ci penso io qua non combiniamo niente”, per scontrarsi con un muro che non si aspettava. E caspita se non gli fa male scoprire che il piccolino, quel deboluccio senza spina dorsale che osa indossare un corpo identico (o quasi) al suo, può tenerlo lontano alla mentre in cui lui per primo si è infiltrato. Tanto che deve usare la forza (UGH, Telvo, non si fa!) e allora si rende conto che è tutto sbagliato. E che la sua paura di ritrovarsi nelle paure infantili di Ambarto… beh, è davvero una paura infantile, perché quel che si agita nella mente del suo piccolo e debole fratellino è qualcosa che si fa fatica a sopportare. 
E le fiamme, il mondo che finisce nelle fiamme! Mamma mia, è stato straziante, Ambarto sembra così solo mentre la sua mente è divorata da visioni di morte! Perché se prima Ambarussa sembra in grado di affrontare qualsiasi cosa agitasse il gemello, la realtà è al di là delle sue capacità. Infatti non regge e alla fine è il piccolo che si prende cura del grande e coraggioso Ambarussa. Che soddisfazione è stata!
Ultima nota: mi piace pensare che il metto rifatto che vede Finwë fosse di Ambarto e quello sfatto di Ambarussa, ma sono mie fantasie di lettrice XD

Passiamo ora alla star del capitolo precedente che qui torna per darci un pezzo della sua mente.
Oh Finwë. Non speravo in un suo POV, perché credevo che essendo comparso in quello di Nelyo, avessimo visto tutto, e invece mi hai colpita dritta al cuoricino, awwww! E così ho potuto vedere le differenze nella visione “interna” che abbiamo di lui. 
Dove io non lo vedo affatto per il ritorno nella Terra di Mezzo ma lo vedo più un supporter della rappacificazione dei suoi figli (con l’idea che la sua morte potrebbe riunirli sì, ma magari non andando ad ammazzare gente ecco o tornando in Endórë), tu ce lo mostri fantasticare sulle future imprese dei Noldor. È quasi preveggenza questo suo pensare alle prossime mosse dei figli, per quanto è chiaramente un misto di profonda conoscenza dei figli e di suoi desideri personali. (il pensiero che rivolge a Thingol mi mette una tenerezza, awwww! Vorrei tanto di più sulla proverbiale amicizia di questi due! Certo che entrambi hanno avuto storie matrimoniali particolari, il povero Ingwe era uno sfigato noioso in confronto XD)
Ecco, mi avevi accennato nella risposta allo scorso capitolo che avevamo idee diverse su come vedessero la Terra di Mezzo quegli Eldar che l’avevano lasciata per Aman, e toh, in questa seconda parte ne trovo un esempio! Mi fa strano, ma non perché Finwë non abbia le sue ragioni, anzi, le sue ragioni ci sono e sono comprensibili, però appunto è una divergenza di visione, così come la questione della vendetta XD
Direi che il Finwë interno lo vediamo in maniera parecchio diversa!

Mi ha sciolto per la tenerezza il giro che fa Finwë per le stanze dei nipoti, e l’esitazione davanti alla stanza di Fëanáro, i pensieri che rivolge a lui. Non indugia a lungo, ha chiaramente riflettuto un bel po’ a riguardo, non ha bisogno di soffermarsi ancora sui suoi sensi di colpa e sul figlio, non quando deve fronteggiare Melkor.
E altra tenerezza quando recupera la sciarpina di Míriel e l’anello con la pietra di Indis. Oddio, i pensieri che rivolge anche a loro! Le ama entrambe, in modo diverso, ma non una meno dell’altra. Il legame con entrambe è macchiato da altri sensi di colpa, e non può fare a meno di portare con sé un ricordo di entrambe quando sa di star per morire, perché dopotutto sta lasciando una moglie per raggiungere l’altra (o almeno così crede).
Abbiamo visioni diverse anche su Míriel e Indis, a quanto pare, sarà che leggere (in una delle ultime versioni della faccenda) di Indis che si è innamorata di Finwë durante la convivenza tra Noldor e Vanyar a Tuna, mi ha dato l’idea che fosse decisamente Indis la più giovane del trio. Mi spezza anche un po’ il cuore chiedermi se Indis non fosse già innamorata di Finwë quando gli ha dato quella pietra e non lo abbia visto incontrare e innamorarsi di Míriel, già la situazione di Indis è difficile quando diventa la “seconda” moglie, unica in tutta Arda. Tesoro caro, la realtà è che voglio tanto bene a questo personaggio (e ne voglio anche alla cocciutissima Míriel :P).

E poi c’è l’epilogo. Che è così diverso da tutto il resto, al punto da farmi chiedere se fosse davvero necessario, ma alla fine che sia così diverso sembra la giusta chiusura di questi cinque spaccati delle menti dei protagonisti della storia. Credo che se non ci fosse stato, mi sarebbe mancato qualcosa dopo Finwë che si prepara ad accogliere Melkor.
Ecco, una cosa che temevo di vedere era il cadavere di Finwë. Mi aspettavo la testa mozzata del tutto e alla fine lo era quasi (Finwë Quasi Senza Testa, citazioni extra fandomiche che nessuno voleva), e comunque è stato terribile. 
Così come sono state terribili, ognuna a modo suo, le reazioni di quelli che erano stati i punti di vista della prima parte.
Tyelko è lui, non mi sarei aspettata niente di meno viscerale dal cacciatore di famiglia, dal lanciarsi avanti all’urlo di dolore che è rende i latrati di Huan una pallida imitazione dei suoi.
Da Nelyo neppure mi sarei aspettata niente di diverso, sempre lui quello che tiene insieme tutti, in questo caso anche la testa e il corpo di Finwë (perché devo fare battute? omfg, Kan, shut up!), con quei gesti di cura e ordine che sembrano dare stabilità a lui per primo e poi ai suoi fratelli.
E poi Moryo, che dopo aver liquidato le manie catastrofiche di Kano, si ritrova a dire anche lui che si trovano davanti alla fine del mondo.
Alla fine della fiera, questi Amanyar sono tremendamente egocentrici. Poco più a Est di loro ci sono i Sindar intenti a osservare curiosi l’arrivo di queste strane bestie che sono gli Orchi (oddio, ma saranno i nostri cugini Avari? avevo detto io che rimanere lì avrebbe fatto pessime cose alla loro pelle!), e gli Avari probabilmente facevano gli Avari fregandosene di cosa succedeva da quei puzzoni disertori dell’Ovest (magari mentre un po’ di loro continuavano a morire per le bestiacce di Melkor?). Oh yes, Moryo, è proprio la fine del mondo eh, senti la terra tremare e i mari levarsi a sommergere tutto :P Ho detto io che voi nati ad Aman siete viziatelli!
Argh, sto divagando come se non avessi niente da dire!

Una noticina da pistina, ma soprattutto perché è un argomento che ho approfondito because of reasons: Finwë con una spada durante la Grande Marcia. C’è una nota negli Annals of Aman, nella quarta sezione (di preciso nota 97 pag 106 di Morgoth’s Ring, dell’edizione Harper Collins, se hai la stessa mia) in cui viene riportata una nota in cui Tolkien corregge la sua affermazione secondo cui gli Elfi non conoscevano armi prima dell’arrivo di Melkor, specificando che conoscevano quelle per la caccia, ossia lance e archi e frecce. 
Non avendo trovato nessuna nota al fondo a riguardo, ho pensato ti potessi essere persa questo dettaglio (cosa comprensibilissima, tra l’altro, per dirti io l’ho trovato facendo una ricerca mirata nell'HoME sugli Elfi e le armi XD)
Però immagino che, per dare una spada a Finwë, tu abbia immaginato che a Cuivienen ci fossero forge e uno stabilimento abbastanza evoluto da ospitare laboratori e quant’altro? Son curiosa di come immagini il Cuivienen, visto che per me è qualcosa di molto primitivo e semplice (e le punte di freccia e lancia fatte di pietra scheggiata… ben scheggiata, perché parliamo sempre di Elfi, ma comunque qualcosa di primitivo come le loro abitazioni di allora). 

Okay, ora chiudo davvero. Questa non era una storia che credevo di volere, ma è stato un immenso piacere leggerla e ora mi viene da chiedermi perché non la chiedessi a gran voce, picchiando i pugni sul tavolo! XD

Be’, direi che ci rivedremo su questi schermi e in altri lidi :P

A risentirci,

Kan

P.S.: avrò dimenticato di sicuro qualcosa, uffffff!

Recensore Master
20/06/16, ore 15:31
Cap. 2:

E finalmente, ecco che trovo un po' di tempo per il finale di questa storia che, te l'ho già detto, mi ha fatto piangere.
Davvero, Los, hai fatto uno splendido lavoro, straziante e meravigliosamente approfondito, e io ti adoro per questo: forse non te l'ho detto a sufficienza nel commento allo scorso capitolo, ma desideravo davvero tanto aver modo di leggere qualcosa circa questi momenti, qualcosa di tanto curato e che non tralasciasse nulla, e tu hai dato pienamente voce ai miei desideri. Davvero, Los, grazie.
Dunque, proviamo ad andare con ordine: gli Ambarussa.
Confesso di avere una visione completamente diversa dalla tua, e devo dire che questo mi ha in un primo momento destabilizzata. Andando avanti nella lettura, ho provato grandissimo interesse e curiosità, e mi sono posta tantissime domande... Ho Headcanon molto precisi su di loro, specie post morte di Ambarto (la versione "edulcorata" del Silma purtroppo non riesco a seguirla, tendo a farmi allegramente del male XD) e nonostante abbia lavorato tanto sul loro rapporto ora mi sto seriamente chiedendo se le mie idee non siano tutte una valanga di cliché. Forse lo capirò davvero solo quando sarò riuscita a scrivere la cosa su Ambarussa che tento di scrivere da due anni... Non so. Ma comunque, ho trovato davvero particolare la differenza tanto spiccata tra i caratteri dei due gemelli.
Forse è quasi esagerata, almeno ai miei occhi, la debolezza così marcata di Pityo rispetto a Telvo... Anche perché sì, è vero, Pityo è legatissimo alla mamma, ma voler restare sulla nave per tornare indietro quando hai un padre e sei fratelli che la pensano in maniera contraria ai miei occhi non è propriamente un segno di debolezza (sarà che immagino Ambarussa non avere il coraggio di compiere la stessa scelta e rimproverarselo, quando non si rimprovererà di non aver fatto scendere Pityo... Ma comunque, divago pesantemente). E' vero, quella di Pityo non è vera debolezza, niente è scontato e ci viene ampiamente dimostrato, ma questa differenza così marcata, quasi violenta, mi ha lasciata abbastanza perplessa.
In ogni caso, la scena è straziante. Così come è straziante, tremendamente straziante, lo scorcio del rapporto tra i due che hai delineato: i gemelli che, ancora bambini, cercano consolazione per le paure scatenate dalle liti dei genitori presso Nelyo (poor Russandol, che pazienza! XD) e che poi si confortano a vicenda, perché, checché ne dica Ambarussa, il conforto era senza dubbio reciproco, con la condivisione della mente. Che poi Ambarussa negherà al fratello, per dimostrare di essere forte, di non essere debole come lui.
E a questo proposito, il modo in cui utilizzi l'Osanwe ancora una volta mi è piaciuto da morire: il conforto meraviglioso della condivisione della mente, un conforto pieno, completo, totale. E poi il respingimento attuato da Pityo nel momento in cui Telvo tenta un approccio in questa situazione estrema... L'idea che volesse proteggerlo da tutto il dolore, da quel dolore "corale", come dicevo nell'altro capitolo è tanto toccante che fa salire il groppo in gola. E questo mi fa pensare che Ambarussa di norma chiudesse la mente: forse per essere forte, forse per non sentire l'intrusione del gemello? E che insomma, per questo non avesse percepito con tanta intensità il dolore e le grida e la disperazione come li sente Pityo?
Tra l'altro, alla luce del "dopo" (sono sensibile all'argomento Losgar, perdonami) l'idea che tra le parole senza senso pronunciate da Pityo sia proprio "mamma" a emergere dal caos... No, è troppo, è semplicemente troppo per me.
E sempre per tornare alla questione Osanwe, c'è una sorta di "fisicità dell'Osanwe", non saprei in che altro modo dirlo, perdonami, nelle tue descrizioni, che lo rende qualcosa di molto... Palpabile, tangibile. Oddio, si capisce cosa intendo? Mi riferisco alla sensazione, fisica, violenta, che prova Telvo nell'essere respinto violentemente da Pityo... Lo Hroa ne risente. E questo è assolutamente bellissimo e credibile. Insomma, Hroa e Fea sono collegati e questo si percepisce in maniera ammirevole, e io divago e sono pessima, perdonami. Ma comunque, se non si dovesse capire niente, chiedi pure! XD
E veniamo a Finwe. Finwe che mi ha sciolta letteralmente in lacrime e mi ha strappato singhiozzi inarticolati molto, molto a lungo. Perché questo è Finwe, non c'è storia. E' lui, sotto ogni aspetto.
E' suo l'amore per il popolo nel sincerarsi che tutti abbiano abbandonato la fortezza, l'amore per i figli, tutti i figli, ma quell'indugiare presso la stanza di Feanaro, che, almeno secondo me, racchiude tanto di quel non detto... E l'amore incondizionato per i nipoti, tutti i nipoti.
Gli scorci delle camere visti attraverso i suoi occhi sono pugnalate al cuore, e quante cose racchiudono! Le lettere sul letto di Kano (lettere della moglie, immagino) il ciondolo di Tyelko (regalo di Irisse? O di Orome? O che altro? Di sicuro ha una storia, ed è una storia che tu conosci bene, se un po' ho imparato a conoscerti) il bracciale di Curvo che già conosciamo... Non so perché, ma l'idea che resterà in Aman, nelle rovine abbandonate di Formenos mi ha dato una fitta al cuore... E poi i cassetti di Moryo, ermeticamente chiusi così come i suoi pensieri. E i letti degli Ambarussa, che rivelano tanto.
Ma la cosa più straziante è la lettera di Nelyo a Nerdanel... Poche righe che mi hanno distrutta. E quell'ultima cosa... Cos'era? Un pensiero per Finno? Chiedeva forse notizie di lui?
Ma la cosa più struggente, la cosa che davvero mi ha spezzato il cuore e che mai avrei creduto potesse farlo, è stato vedere Finwe con addosso la sciarpa di Miriel e il gioiello di Indis.
In un unico gesto si coglie l'amore profondissimo che ha provato e prova ancora per entrambe, e davvero, non credevo, perché non ho mai avuto una parola gentile per Indis e in genere faccio solo battute cattive su Finwe che avrebbe dovuto, da bravo Noldo, imparare un nuovo uso delle mani, invece che sposarsi e fare pargoli inutili, ma qui... Qui il tuttto è soltanto fuori luogo. Ho davvero capito Finwe anche in questo aspetto, e l'ho amato una volta di più. Grazie, Los.
Per non parlare poi di quella sciarpa... Hai una capacità di descrivere i manufatti Noldorin che... Oddio, ma ci credi che potevo sentirne il tessuto sotto le dita mentre leggevo? Potevo vederne i ricami? Non esagero! E lo stesso vale per le lampade feanoriane, che mai ho visto così nitidamente, o per la stanza del tesoro, meravigliosa.
Ah, e "piccola, indomita, cocciutissima Miriel"... Perfetta descrizione, la adoro! E sarei curiosa dei tuoi Headcanon in merito a lei e Indis, perché mi hai incuriosita parecchio! Io in genere immagino Indis nata in Aman, oppure molto piccola ai tempi della marcia, con Finwe che non se la calcola molto fino a dopo la morte di Miriel "galeotto Oiolosse e chi lo... Va bene, ne ho già dette troppe oggi) mentre per Miriel non ho Headcanon precisi... Mi piacerebbe saperne di più sulla tua visione, che mi ha proprio colpita!
Credo avrei ancora mille cose da dire su Finwe, ma passo all'epilogo o potrei davvero continuare a sproloquiare in eterno.
Dunque, devo ammettere che, anche rileggendo, quest'epilogo per certi versi mi sembra un po' un "di più"... Quasi quasi mi sarebbe piaciuto che la storia terminasse con la morte di Finwe.
Però è anche vero che così abbiamo il ritorno del pov di Nelyo, con cui tutto è cominciato, e poi l'ultima reazione dei fratelli che avevamo lasciato nel primo capitolo... Insomma, ci sta.
Così come ci sta che siano proprio Nelyo, Moryo e Tyelko ad andare a vedere cosa è accaduto alla fortezza.
L'immagine della fortezza con il portone divelto è di un'intensità e un impatto incredibili, così come il corpo di Finwe riverso nel suo stesso sangue, con la meravigliosa sciarpa di Miriel ormai imbrattata (dettaglio, questo, che mi è rimasto impresso... Sarà perché mi ha addolorato vedere i nipoti non riconoscerla? Non so).
Le reazioni, Dio, le reazioni sono così vere, così loro... Moryo con il suo dolore muto, il suo sgomento, Nelyo che, al solito, deve essere forte e mantenersi saldo per tutti, ma soprattutto quell'urlo terribile, selvaggio, interminabile emesso da Tyelko, l'urlo, con Huan partecipe del suo dolore... Ecco, è lui, è Tyelko. E il suo dolore è così devastante, così totale... Davvero, non trovo le parole, ma spero tu colga quel che voglio dire.
Poi, alla fine, il crollo di Nelyo, che nel prendere coscienza del furto dei Silmarilli non può che pensare alla reazione del padre, e la frase di Moryo che riecheggia il pensiero ricorrente del primo capitolo... Davvero, mi pento di aver detto che quest'epilogo non era poi così utile, perché se non lo avessi inserito cosa ci saremmo persi!
Los, davvero, hai fatto un lavoro meraviglioso e io te ne sono infinitamente grata. Grazie davvero per ogni personaggio, per ogni sfaccettatura, per ogni singolo, piccolo dettaglio di questa bellissima storia.
Un forte abbraccio e a presto!
Mel

Nuovo recensore
18/06/16, ore 23:51
Cap. 2:

Ciao Losiliel,
delle tue fanfic avevo già letto "Tenn'Ambar-metta" e mi era piaciuta un sacco, anche se non sono tanto per lo slash. Questa l'ho adorata!!!! Già sono una fan sfegatata dei figli di Fëanor, poi tu scrivi strabene! La parte degli Ambarussa è fantastica, per una volta sei uscita dal cliché dei due fratelli interscambiabili e li hai diversificati. Ero stufa marcia che fossero considerati come una specie di "essere a due teste", nel senso che pensavano sempre le stesse cose e si capivano al volo, mentre per me essere gemelli non esclude che non possano esserci incompresioni. Poi Moryo mi è piaciuto molto. Penso che tu abbia centrato appieno il suo carattere. E anche Tyelko e Curufinwe...va be', mi fermo qua se no cito tutti, però ottimo lavoro, complimenti!

Recensore Veterano
18/06/16, ore 16:57
Cap. 1:

Los, eccomi!
Aiuto, Los, come sono felice di rileggerti!
E per di più con una storia così particolare!
Mi ha commossa sul serio, è meravigliosa!
E il momento che hai scelto è… E’ già di suo un momento devastante, e tu lo hai reso alla perfezione!
Ho amato la tua scelta di raccontarlo da diversi punti di vista: ha reso ancora meglio quanto il momento sia grave, e quanto abbia coinvolto tutti, ognuno a suo modo.
Ma soprattutto ho adorato i mille dettagli che hai usato per sottolineare la gravità e il terrore di questo episodio: i ruoli invertiti, le descrizioni, le abitudini di tutti che vengono sconvolte dalla situazione… Sono dettagli piccoli e grandi che hanno creato un insieme perfetto, e davvero, non so dirti quanta angoscia mi abbiano trasmesso!


Tre dettagli mi sono rimasti particolarmente impressi.
Primo fra tutti la questione della trasmissione del pensiero.
E’ qualcosa a cui non avevo mai pensato, e che mi ha colpita veramente tantissimo!
Penso che sia un’idea giustissima, assolutamente plausibile, e soprattutto… terribile.
Pensare a tutti gli elfi presenti alla festa, a tutto il loro terrore, a cui poi si è aggiunto anche lo spavento dei Teleri quando si sono alzate le onde è già di per sé un’immagine straziante, ma l’immagine di tutti gli elfi che, in preda al terrore, riversano in tutte le direzioni i loro pensieri è stato.. Oddio, è atroce anche solo da immaginare!

Poi la tua descrizione della luce che cala inghiottita dall’ombra di Ungoliant, questa immagine dell’oscurità che avanza, sempre più fitta e inquietante mano a mano che si susseguono i tre punti di vista… Mamma mia, hai reso perfettamente ciò che devono aver visto e provato gli eldar difronte a questo orrore, mentre leggevo mi sentivo anche io soffocare dall’angoscia…

Infine, ho amato come hai reso non solo i punti di vista dei tre figli di Feanaro, ma anche come sei riuscita a dare spazio anche agli abitanti della fortezza: hai descritto benissimo tutto il loro panico, come alcuni reagiscano con le grida o correndo avanti e indietro nel tentativo di fare qualcosa, mentre altri rimangano semplicemente paralizzati, come tutti comunque cerchino rifugio in un posto sicuro, dove sono certi di trovare altri, e finiscono tutti nel piazzale…
E’ un momento di panico totale per tutti, e tu lo hai reso perfettamente.

Passando ai tre protagonisti: questi primi tre punti di vista sono stati un opiù straziante dell’altro: mi hanno colpita tutti, e mi è piaciuto tantissimo come sei riuscita a collegarli tutti, tramite un’immagine, o una descrizione, o un riferimento: ha reso perfettamente come stia avvenendo tutto contemporaneamente, ed è come avere i tre punti di vista davanti quasi nello stesso momento: mi è piaciuto davvero tanto!

Partendo da Nelyo: il suo è un POV che mi ha fatto davvero piacere trovare, sia perché mi piace il suo personaggio, sia perché amo come riesci a renderlo, ed ero curiosa di leggerlo anche in questa storia.

Per quanto Nelyo tenga sempre la mente chiusa, non mi sorprende che i pensieri lo abbiano raggiunto con tanta intensità: in fondo è anche lui una persona sensibile, lo dimostra anche solo come si sia sempre occupato dei suoi fratelli, e qualcosa del genere lo avrebbe di sicuro toccato.
In più, una parte dei suoi pensieri era sempre legata a Finno, nonostante tutto, e il fatto che si preoccupi subito per lui lo dimostra.

La sua reazione è un altro punto che mi ha colpita tanto: a Nelyo la razionalità serve come appiglio contro la paura, è il suo modo per affrontare la situazione con calma e con lucidità.
E in questo periodo di esilio e di tensione immagino abbia fatto ricorso a questo appiglio più che mai.
Ma ciò che vede in questo momento, ciò che sente attorno a sé e nella sua mente, rischia di essere troppo anche per questa sua soluzione contro la paura.
Per quanto cerchi di aggrapparcisi ancora, e per quanto, alla fine, ci riesca, più volte questo tentativo di mantenere sempre la razionalità e di fare sempre ciò che è giusto o ciò che gli viene chiesto viene meno, e prende il sopravvento la sua parte più impetuosa.
Il desiderio di Nelyo di voler restare accanto al nonno, per esempio, e la decisione, presa anch’essa d’istinto, di correre subito a cercare il padre, la madre e Finno.
Sono decisioni irrazionali, si, che Nelyo ha dovuto e voluto mettere da parte per fare le scelte razionali che gli sembravano necessarie e che ci si aspettava da lui.
Eppure allo stesso tempo sono decisioni di cui lui è consapevole, e su cui ha ragionato, fino a ritenerle comunque la cosa giusta da fare.
Mi piace davvero questo alternarsi di impeto e di raziocinio in lui, penso sia una resa perfetta del suo personaggio!

Vederlo così pronto anche a gettarsi in aiuto dei suoi cari mi ha colpita.
Perché penso anche io che Nelyo sia così: razionale si, pronto a fare la cosa più giusta, ma che in lui ci sia anche questa parte più impetuosa, più pronta a lanciarsi con coraggio contro un pericolo, o , come in questo caso, in aiuto di qualcuno, ancora di più se si tratta di persone che gli sono care.

Meraviglioso poi il dialogo tra Nelyo e Finwe!
E’ un dialogo che ho adorato leggere, sul serio, perché l’idea di vedere una scena con questi due personaggi mi incuriosiva davvero tantissimo!
Mi ha colpita come, sia nella visione di Nelyo, sia nell’effettivo comportamento di Finwe si intreccino il finwe re dei Noldor e il Finwe nonno.
Nelyo è pronto ad ubbidire agli ordini di Finwe, perché ne riconosce l’autorità e sa che ciò che Finwe gli sta ordinando è la cosa giusta da fare, ma allo stesso tempo ha di fronte suo nonno.

Mi ha commossa come Nelyo cerca conforto nel nonno, nella sua calma, nella sua sincerità, nelle risposte che Finwe da alle sue domande inespresse. Perché Finwe ha intuito tutto ciò che passava nella mente di Nelyo, ogni preoccupazione e ogni dubbio, e ha cercato di rassicurarlo, in quel poco tempo che gli era concesso,e nonostante ci fosse l’urgenza di organizzare una fuga.
La carezza finale di Finwe a Nelyo mi ha davvero commossa: mi ha commossa questo momento di tenerezza che Finwe dedica al nipote, già consapevole che sarà l’ultimo, e come Nelyo, altrettanto consapevole, cerchi di prolungarlo il più possibile, dato che non potrà restare accanto a suo nonno e che non può fare niente per fargli cambiare idea.
E’ in assoluto il momento più dolce di tutta la storia, e lo amato tantissimo!

E tornando a Finwe: ho amato il modo in cui lo hai reso. E’ semplicemente perfetto.
Calmo, pacato e estremamente sincero, ma anche fiero e deciso: è esattamente così che ho sempre immaginato Finwe!
La sua calma di fronte alle tenebre, la sua totale consapevolezza di ciò che sta succedendo, e di chi sta per assaltare Formenos: sono anche io certissima che Finwe abbia capito tutto subito. Ogni cosa.
Che stava per arrivare Morgoth, che non era solo, e che qualsiasi difesa sarebbe stata inutile.
E altrettanto in fretta ha deciso di rimanere ad aspettare l’arrivo di Melkor, perché lui conosce la tenebra di Morgoth, e non ha paura di affrontarla: essendo nato e cresciuto nel crepuscolo, questa paura fa semplicemente parte del suo vissuto.
E alla fine questi ricordi del suo passato si sono uniti ai ricordi più recenti del male che Morgoth ha fatto alla sua famiglia e alla sua gente, e Finwe ha deciso che ora per lui è il momento di affrontare veramente l’artefice di così tanta sofferenza.

Inoltre,altra cosa che ho adorato della resa del personaggio, Finwe è consapevole di tutto ciò che sta succedendo alla sua gente, e di tutto ciò di cui ha bisogno.
Lo si vede dai piccoli dettagli: mi è parso che per un momento anche lui stesse sentendo il peso di tutte le voci e la disperazione che provenivano dagli elfi che avevano assistito alla morte dei Due Alberi, per esempio.
Oppure... Io dietro quel suo sapere esattamente quando accendere tutte le luci ci ho visto anche un tentativo di fare più luce possibile prima che calasse sul serio il buio, per rassicurare un popolo composto per la maggior parte da persone che sono nate e cresciute sempre alla luce dei Due Alberi.

Finwe non sarà più il Noldoran ufficialmente, ma resta comunque il signore dei Noldor, ed è consapevole di tutto ciò che sta succedendo al suo popolo e di tutto ciò di cui ha bisogno, e lo è proprio in virtù di aver vissuto a Cuivienen, e di aver guidato i Noldor per così tanto tempo.
E ci sta che in questo particolare frangente tutta questa sua forza e questo suo carisma si sentano in maniera particolare, proprio davanti a questo nuovo orrore.

Ma per prima cosa Finwe vuole mettere al sicuro i suoi nipoti. Per questo vuole che Nelyo ubbidisca ai suoi ultimi ordini, per questo si ritrova a comportarsi da re, oltre che da nonno.
Ho proprio avuto la sensazione che la paura più grande di Finwe fosse che i suoi nipoti, per un motivo o per l’altro, non facessero in tempo a mettersi in salvo.


Passando a Tyelko: mi ha colpita il modo in cui ha chiuso fuori ogni voce che è in grado di sentire. Non tanto i pensieri disperati degli elfi che arrivano da Valimar e da Tirion, ma ancora prima qualsiasi voce: degli animali, delle piante, di tutto e di tutti.
Ciò che è successo lo ha colpito, ha messo in dubbio molte cose in cui prima credeva, a cominciare da Orome e i suoi insegnamenti, e la sua reazione istintiva per sopravvivere a questo colpo e chiudere tutto fuori e lasciare che le cose facciano il loro corso.
Ma ormai è talmente abituato a registrare ogni cambiamento, a intuire ogni cosa attraverso il più piccolo segnale, che non ha potuto non accorgersi prima di tutti che c’era qualcosa che non andava, che c’era un pericolo nell’aria che non riusciva a capire.
In parte lo ha aiutato il suo legame con Huan, ma si sente che anche lui lo aveva intuito, in un modo tutto suo.
E quando inizia a sucedere, quando Huan lancia l’allarme, Tyelko è già pronto, in fondo non aspettava altro che quel pericolo si rivelasse.

E non mi sorprende che il suo primo istinto sia di correre a cercare Curvo.
Il legame tra Curvo e Tyelko è qualcosa su cui ho iniziato a riflettere solo da poco, quando ho voluto andare oltre all’antipatia che mi ispirano questi due personaggi, e mi sto rendendo conto di quanto tra questi due fratelli ci sia un legame particolare, forte quanto quello tra Nelyo e Kano, anche se molto diverso, dato il carattere particolare di Curvo e Tyelko.

Tyelko è istintivamente protettivo verso Curvo, sia perché è più piccolo sia perché è in qualche modo il suo protetto, ancora di più di quanto lo siano i gemelli.
E ora che c’è un pericolo, spera forse che il bosco e il fatto di essere insieme protegga i gemelli, (anche se sono sicura che un pensiero lo abbia rivolto anche a loro), e lui invece deve andare ad avvertire e a proteggere Curvo.

La questione delle mille regole non scritte su chi deve entrare nella forgia e quando e come mi ha fatto sorridere: tipico di quel pignolo perfezionista di Curvo XD.
Ed è tipico di Tyelko infrangere queste regole senza pensarci su e senza rimpianti, se c’è un’emergenza.

E curvo, nonostante tutte le sue proteste per tutte queste regole infrante, intuisce subito che qualcosa non va, perché anche a lui non sfugge niente, e perché in fondo conosce molto bene suo fratello, e sa che fa così quando c’è sul serio un problema.

Curvo che si preoccupa subito per suo padre, ancora prima di capire cosa è successo mi ha in parte fatta sorridere in parte fatta arrabbiare: mi ha fatta sorridere perché lui farebbe veramente di tutto per suo padre, gli è talmente legato che non può non pensare subito al fatto che suo padre in quel momento non è lì con lui a Formenos, cosa che non gli piace, non lo fa sentire tranquillo.
Mi ha fatto arrabbiare perché... insomma, Curvo, di tua moglie e di tuo figlio non ti preoccupi?
In particolare di tuo figlio… Non hai paura che possa succedere qualcosa a Tyelperinquar?

Il momento di malinconia di Turko è un pezzo che mi ha colpita: penso che si, Tyelko sapesse tutto di Curvo, ma veramente tutto.
Sa che somiglia al padre solo in apparenza, ma che in realtà è diverso, e che c’è qualcosa, una sua ossessione, un suo orgoglio, che lo spinge a voler essere uguale al padre in tutto, anche là dove esserlo gli costa fatica.
Ma soprattutto mi ha colpita come Tyelko si chieda se questa recita, questa “gabbia” sia una protezione, di cui Curvo potrebbe anche fare a meno, se volesse, o se sia un sostegno fondamentale, senza cui sarebbe talmente perso da non riuscire più a reagire.

Ed è ovvio che, in una situazione di pericolo, vedere qualcosa di inconsueto come la compostezza di Curvo che vacilla faccia pensare a Tyelko che forse si, è meglio se quella gabbia per ora resta a proteggere il fratello, o a sostenerlo.

Vedere i due fratelli muoversi in sincronia perfetta, intuendo l’uno i gesti dell’altro senza bisogno di guardarsi è stata lascena che secondo me li ha rappresentati meglio: li ho sempre immaginati così!
E ci sta anche che a questo punto Tyelko lasci andare avanti Curvo: avere una spada in mano lo ha portato a riaprire la sua mente a tutte le percezioni,e ha anche lui la situazione sotto controllo, a suo modo.

Mi è piaciuto veramente molto come hai descritto tutte le sensazioni, i dettagli, gli odori che nota Tyelko, come riesca a vedere e a intuire così tante cose in un solo sguardo, in un solo momento, e come sia pronto a reagire a tutto.

E infine Moryo: lui proprio non me lo aspettavo, ed è stato interessante leggere anche il suo punto di vista!
Un altro personaggio che hai saputo rendere perfettamente, secondo me!

Moryo che preferisce stare in disparte, che, non essendosi legato particolarmente a nessun fratello, ha imparato ad apprezzare questa situazione e il fatto di non avere nessun ruolo in particolare, tanto che ora si trova bene solo in questo ruolo, e non si sente in grado di aiutare nessuno, e non ama stare con le persone, o parlare con loro.
Si è ritagliato il suo posto: se deve è pronto a fare la sua parte nel modo che gli sembra più giusto, ma non intende fare né più né meno di questo.

E tu hai reso benissimo nel tono e nei termini che hai usato il suo carattere schivo, il suo essere sbrigativo, il suo aggrapparsi solo di poche ma ferme decisioni e da certezze.

Il modo in cui si concentra sul progetto su cui sta lavorando è un buon esempio di quanto sia arrivato a preferire la solitudine, da impiegare per fare il suo lavoro e basta:per lui in quel momento non esiste nient’altro, non può né deve esistere altro.
Non gli importa di sporcarsi col gesso, non fa caso alla luce che cala, scaccia via i pensieri degli altri eldar senza nemmeno rendersene conto. Sono distrazioni, e in quel momento lui non ne vuole.

Solo quando qualcosa si scontra con le sue certezze allora si risquote: Nelyo che non urla mai sta urlando, e questo è una certezza che crolla, è qualcosa che non può liquidare per prestarci attenzione più tardi.

Eppure mentre va a cercare Kano continua ad aggrapparsi alle altre certezze: ad Aman non può succedere nulla di troppo grave, la luce non sta scomparendo veramente.
E’ solo quando vede con i suoi occhi il buio che ingoia la luce e anche l’altro suo fratello maggiore che non si comporta come dovrebbe che tutto crolla, e a lui tocca far fronte a questa situazione.

E la situazione lui in realtà la sta capendo fin troppo bene: sa cosa sta facendo star male Kano, e avrebbe anche voglia di consolarlo, ma questo significherebbe assecondare le certezze che crollano, e lui proprio non ce la fa.
Riesce ad aiutare Kano, ma è anche pronto a ritirarsi subito, nel timore che gli sia richiesto più aiuto di quello che riesce a dare.
Nonostante tutto, mi ha intenerita come riesce a dare un minimo di conforto a Kano!

E a proposito di Kano… Vederlo così mi ha fatta stare malissimo, volevo abbracciarlo!
Lui i migliaia di pensieri terrorizzati non li ha fermati, non li ha voluti né potuti fermare, e non oso nemeno immaginare cosa debba essere stato riceverli tutti pienamente!
Kano, che è sensibile, che non ha mai chiuso la mente a nessuno e che è attento a chi gli sta intorno, è semplicemente crollato difronte a tutto questo, peggio ancora perché mentre percepiva quelle ondate di disperazione, vedeva il buio crescere.

Non mi pare si sia ripreso del tutto, anche se sta andando a unirsi ai suoi fratelli, e questo mi preoccupa…
Gli ci sarebbe voluto Nelyo, ma Nelyo ora è preso dai preparativi e non può abbandonare il suo posto, anche se sono sicura che senta quanto sta male Kano…

Complimenti davvero, Los, tantissimi tantissimi complimenti!
Ho adorato questa prima parte, tutti i dettagli che hai inserito, e come hai reso perfettamente le tre voci dei protagonisti, ognuna diversa dall’altra, nel modo di esprimersi, di descrivere, di raccontare ciò che sta succedendo.
E ho amato come hai descritto altrettanto bene gli altri tre protagonisti secondari visti attraverso gli occhi dei principali, caratterizzandoli alla perfezione ma senza perdere il punto di vista che li stava guardando.
Non smetterò mai di complimentarmi con te per tutto questo!

Un abbraccio!
Tyelemmaiwe

Recensore Veterano
16/06/16, ore 22:46
Cap. 1:

oooooh, finalmente recensisco questa piccola perla! *_____* davvero, grazie mille, Los, non sai quanto sono stata felice di leggere! (proprio dritta nei feels, mamma mia <3)
innanzitutto, mi piace tantissimo che tu abbia suddiviso questa storia in diversi POV, così da poter seguire il filo dei pensieri di ognuno dei figli di Feanor durante un'esperienza così tremenda ... e oddio, davvero, mi hai sciolta per i feels çç
ma vediamo con ordine. amo già da morire la tua caratterizzazione di Maedhros, e qui sicuramente non ti sei smentita. oddio, quanto l'ho adorato, giuro, mi ha spezzato il cuore in vari momenti, già subito fin dal piccolo accenno a Nerdanel e a come Maedhros mantenga i contatti con lei, che sia il suo unico legame con la famiglia ... mi piace come Maitimo cerchi in tutto e per tutto di essere razionale, anche in una situazione del genere, anche quando tutti sono in preda al panico.
e oddio, Finwe <3 davvero, è adorabile, non so che altro dire: il nonno che tutti vorrebbero avere, davvero, è così dolce con il nipote, che vuole mettere in salvo i figli di suo figlio e la sua gente, li consiglia e li aiuta, ma al contempo stesso si rifiuta di scappare di fronte a Melkor. non pensa che "fuggire" sia un disonore, semplicemente sa, come il Noldoran qual è, deve mettere al sicuro la sua gente e i suoi nipoti. è bellissimo vedere come Finwe sia nonno e re al contempo, come usi la sua autorità per convincere Maitimo a salvarsi, proprio perchè ama i suoi nipoti, ma al contempo è dolcissimo nel convincerlo a salvarsi la vita ... davvero, è stupendo, e il piccolo riferimento che Finwe fa a Findekano, per tranquillizzare Maitimo, mi spezza il cuore <3
e Maitimo che vuole andare con lui, che non vuole lasciare solo il nonno, anche sapendo ciò che succederà quando Melkor arriverà ...
un altro tuo POV di Tyelko è stato davvero una piacevole sorpresa! (così come quel piccolo accenno agli Ambarussa, sono curiosissima di saperne di più!)
e qui lo vediamo in coppia col suo best bros XD adoro vederlo così "recettivo", al punto tale che sa che sta accadendo qualcosa, perchè Melkor e Ungoliant stanno arrivando e questo, logicamente, mette in allarme gli animali. mi piace tantissimo vederlo anche in dubbio sui Valar, e su Orome suo maestro, e come invece questa fiducia sia rimpiazzata da quella che nutre per il padre.
e Curvo ... beh, niente, lui è sempre la perfezione assoluta XD il suo essere seccato quando vede Tyelko entrare, salvo sapere che la situazione sta precipitando e, inevitabilmente, occorrere. mi fa morire dai feels vedere come il suo primo pensiero vada al padre, puccino! </3
e sì, trovo assolutamente stupendo il ritratto che Tyelko fa di lui. è una gabbia, quella che Curvo si è costruito, una gabbia che gli impedisce di essere chi è veramente, ma al contempo, come possiamo sapere che la gabbia che Curvo ha costruito altro non è un'ossatura che lo sostiene, che gli impedisce di crollare, e che una volta che questa gabbia crollerà, che ne sarà di Curvo?
my heart cries, seriamente ç____ç
e Moryo! grandissima sorpresa anche lui. ammetto, mi fa una tenerezza assurda XD lo vedo sempre come il più imbranato ed impacciato dei figli di Feanor, e sì, per lo più mi trovo d'accordissimo con questa caratterizzazione che gli dai. mi piace tantissimo vedere come si descrive: così chiuso ed impacciato che preferisce passare per insensibile, piuttosto che cercare di dar voce ai suoi sentimenti, ma che al contempo stesso sa perfettamente riconoscere quando i suoi fratelli sono in difficoltà, e parte in quarta per aiutarli (aaah, ma che carino, roba che mi vien voglia di coccolarlo e di dire ad Haleth di spupazzarselo per bene <3).
e quando vede Kano çç Kano è, giustamente, il più sensibile, e quindi il più sconvolto da ciò che vede accadere in Aman, che non riesce fuori a chiudere tutto il dolore e la disperazione che sente. fortunatamente c'è Moryo a riscuoterlo, e davvero, avrei voluto abbracciarli entrambi, Kano perchè si è trovato a vivere una cosa tanto tremenda come sentire il dolore di chi lo circondava, e Moryo perchè si sente stupido ma non ha potuto fare altro che aiutare il fratello ... ma fatevi abbracciare, orsù! <3
e niente, davvero, mi piace tantissimo ogni cosa di questa storia, dalle caratterizzazioni dei personaggi, alla cura dei dettagli (le lampade che si accendono per la maestria di Feanor sono stupende!), a come hai sviluppato ogni elemento di questa fic *____* (e anch'io ammetto di essere curiosa circa le mogli dei Feanoriani, e quali siano state le loro decisioni ... ho sempre pensato che non avessero seguito i mariti ma si fossero limitate a qualche visita sporadica in Formenos, mi piacerebbe sapere tanto la tua opionione! *^*)
davvero, grazie e grazie mille per questa piccola meraviglia <3
un bacio,

Feanoriel 
 

Recensore Junior
12/06/16, ore 23:40
Cap. 1:

Inizierò scusandomi per il mio silenzio in altra sede… proprio oggi ho ripreso in mano le mail per risponderti (finalmente) e porti altre domande riguardo alle tue riflessioni sull’oscurità calata su Aman, ma a quanto pare sono fuori tempo massimo!
Pertanto ho deciso di rimediare qui, nei limiti del possibile.
 
Innanzitutto complimenti, complimenti per l’idea in sé, per aver deciso di scrivere su questo particolare momento e complimenti per come lo hai fatto: attraverso i diversi punti di vista dei Feanarioni (faccio bene a sperare che saranno di tutti e sette?). Complimenti per come sei riuscita a passare dall’uno all’altro, differenziandoli pienamente e calandoti nella loro psicologia. La storia è focalizzata sul momento presente, non ammette troppe divagazioni, ma tu hai approfondito i personaggi in maniera mirata, coerentemente alle circostanze, lasciandoci scorgere anche quelle profondità che dato il contesto non hai potuto illuminare del tutto. 
Forse il mio giudizio ti parrà affrettato, ma credo che questa sia una delle storie con la miglior caratterizzazione dei Feanarioni che io abbia mai letto. Dei Feanarioni e di Finwe, per quanto sia reso attraverso lo sguardo di Russandol.
 
E partirò proprio da Russandol, combattendo l’impulso di commentare subito Moryo, non perché sia stato l’ultimo di cui ho letto, ma perché la sua resa mi ha coinvolta come mai mi è accaduto, leggendo di questo personaggio.
Dicevo, Russandol. Abbiamo una visione molto simile di lui, forse la mia è più focalizzata sulle sue zone d’ombra (anche se questo riguarda tutti i personaggi), ma la coincidenza è comunque tanta. Qui mi ha colpita ciò che hai scritto sulla "chiusura" della sua mente; nel mio piccolo ho pensato possa essere una reazione futura, dovuta agli avvenimenti imminenti, tuttavia in questa circostanza sottolinea il suo carattere riflessivo, poco incline ai sentimentalismi… Non lo vedo propriamente in quanto chiusura in sé e per sé (com’è invece per Moryo), ma come una strategia per preservare lucidità e raziocinio, una decisone che – forse – affonda le proprie radici nella sua natura di abile politico e mediatore. Da ciò deriva il suo sangue freddo, la sua tempestività nell’eseguire gli ordini di Finwe, riconoscendolo nel suo ruolo di Re e non di semplice nonno. Ma a questo si aggiunge una certa personalità: Russandol esegue gli ordini, eppure non si smarca dal suo lato propositivo e critico, nonché dalla sua personale idea di reazione (che pure Finwe contesta).
Ha qualche momento di debolezza, ma se ne riprende in maniera egregia, sempre riconoscendo l’autorità, la saggezza di Finwe stesso.
Spendo due parole sui pensieri indirizzati a Findekano, pensieri che Finwe indovina pienamente… Ho collegato la cosa a Tenn’Ambar-metta, a quando Finno ammette di aver raggiunto Formenos in segreto e di aver parlato con Finwe stesso (che quindi, se il collegamento regge, è già consapevole dei sentimenti di Finno e dimostra di aver intuito anche quelli di Russandol).
 
Il ritratto che fai di Finwe è magistrale. È nonno e Noldoran assieme, riesce a mostrarsi nell’uno e nell’altro ruolo senza precludersi nulla. È una commistione di saggezza, sensibilità (per quanto riguarda i sentimenti di Russandol), temerarietà  e orgoglio. Perché rimanere a Formenos pur avendo consapevolezza di Melkor, dell’inutilità della propria permanenza, e questo è un atto degno del padre di Feanaro e Nolofinwe.
Bellissima la frase “Tu sei un figlio della luce[…] ma io conosco l’oscurità, e non la temo.”, nonostante io creda che a temerla davvero (e a buon giudizio), siano stati proprio coloro che già la conoscevano.
Infine l’ordine di Finwe di lasciare i gioielli, Silmarilli compresi. Lo  impartisce  per proteggere i nipoti, evitando che Melkor li insegua… non immagina che Feanaro, per quegli stessi gioielli con cui lui ha riscattato la vita dei suoi nipoti, sarà pronto a condannarli.
 
Tyelko. Del suo pov ho molto amato quell’istintività animalesca che lo porta ad essere già consapevole dell’anomalia e la sua attenzione alle reazioni di Huan… proprio come un animale (e l’uso di questo termine non vuole affatto essere denigrante) che oltre dal proprio istinto guarda ai propri “compagni di branco”. Anche se qui manca il punto fermo di Orome, il capo branco che indirizza e interpreta.
Credo che la differenza tra Tyelko e i suoi fratelli stia nel fatto che lui aveva un maestro, un amico, in grado di abbracciare un sapere più grande e profondo di quello di Feanaro, di Finwe, di chiunque altro i Feanarioni avessero accanto. Orome è, anzi era l’incarnazione di una certezza, e questa certezza ovviamente manca a Tyelko (soprattutto nel momento attuale), ma lui ha comunque la forza, o l’ardire, di mettere in discussione la sua figura. La fiducia di Tyelko nei Valar viene meno, nonostante egli  fosse così vicino ad uno di loro. E questo è ciò che mi ha sempre colpita tantissimo del personaggio; Feanaro “surclassa” Orome, un Vala, e io mi chiedo se allora la fiducia di Tyelko nel padre non superi quella di tutti gli altri Feanarioni.
L’accenno agli Ambarussa mi ha fatta sorridere, perché ciò che dici riguardo al loro essere diversi è inconciliabile a come io li ho sempre percepiti, ma è bello – anche qui – confrontarsi con visione diverse.
Ho amato la piccola interazione tra Tyelko e Curvo; com’è naturale la prima persona da cui il maggiore si dirige, una volta constata l’anomalia, è proprio Curvo. E c’è tanto istinto e sentimento in questa reazione che certo non ha bisogno di razionalizzazioni (così, d’altronde, il pensiero di Curvo che si rivolge subito al padre). Sai quali siano i miei sentimenti per questi due personaggi, per cui è scontato che il discorso sulla gabbia-rifugio di Curvo mi abbia commossa. Credo tu lo abbia interpretato benissimo, anzi hai interpretato benissimo la visione che Tyelko stesso ha di lui. La somiglianza al padre, in parte fatto naturale (quanto amo le descrizioni “fisiche” di Curvo o Feanaro alla forgia), in parte artificio e com’essa appare a Tyelko, la certezza che il fratello non sia un feticcio ma un degno erede di Feanaro, sono tutti aspetti che chiarificano il loro legame. E lo stesso fa quell’accortezza, più indicativa di mille parole, che Tyelko ha nel distogliere lo sguardo, per preservare Curvo dall’imbarazzo della propria debolezza. Davvero un particolare splendido.
E io concludo con un apprezzamento della dimostrazione che dai della loro armonia, della forza che l’uno trae dall’altro. Sono assieme e sono invincibili, pronti a tutto (Curvo docet).
 
Arriviamo a Moryo. Ti avevo già accennato di quanto fatichi ad inquadralo senza ridurlo ad una mera macchietta… ebbene qui tu sei riuscita a renderlo per il grande personaggio che forse è, e che io non sono mai riuscita a vedere.
Ho avuto la percezione di una sofferta esclusione rispetto ai suoi stessi fratelli, di un'insicurezza che emerge  tra muri e afasie, e nonostante quelle certezze imbastite per sopravvivenza. Moryo si aggrappa al proprio “ruolo”, lo fa sempre e comunque, combattendo l’istinto di consolare Kano, di abbracciarlo (e qui – davvero – sono tornata a commuovermi), perché non è “da lui”. In realtà mi è parso che Moryo voglia colmare queste stesse distanze entro cui si trincea, ma sia troppo insicuro anche solo per ammetterlo. 
Ottima l’idea di accostare Moryo a Kano, la cui sensibilità, la cui “apertura”, non conosce limiti. Ammetto di non aver mai pensato a una  reazione simile davanti all’avanzare dell’oscurità, tuttavia ora che l’ho letta la trovo davvero plausibile.
A proposito, complimenti anche per l’idea di questo terrore condiviso che si espande tra i pensieri, attraverso le menti (tendenzialmente) aperte degli Eldar e coinvolge tutti. La trovo una teoria affascinante, impregnata di una tragicità quasi poetica.
 
Concludo con una domanda sulla scelta di alcuni nomi paterni o delle loro abbreviazioni, che con l’esclusione di Curvo fatico a spiegarmi (perché i Feanarioni erano soliti usare i nomi materni). In particolare quel “Nelyafinwe” pronunciato da Finwe… ho sempre pensato che quest’ultimo evitasse di usare l’ataresse per rispetto di Nolofinwe, in quanto il significato del nome (“terzo Finwe”) implica una sua “esclusione”.
Scusa la pedanteria; finisco sempre per farmi un sacco di domande sull’uso dei nomi più appropriati da utilizzare nei vari contesti, perciò queste osservazioni sorgono spontanee.
 
Poi c’è poco da aggiungere se non altri complimenti: mi inchino alla tua oggettiva bravura.
 

Recensore Veterano
12/06/16, ore 13:12
Cap. 1:

Loooos, mi sei mancata!
Quantomeno, mi è mancato trovare tuoi aggiornamenti nella home ;)

Dagli accenni avevo intuito il momento e, omfg, è anche meglio di quanto sperassi! Che poi è un momento a cui ho pensato meno rispetto a quello successivo (ossia Fëanáro col corpo di Finwë tra le braccia, buaaaaa! "Fëanáro avrà bisogno di tutti voi.” – ESATTO!), ma tutto ha perfettamente senso and everything hurts. Mi piace come hai mostrato tutti intenti a fare qualcosa, com’è giusto che sia, dopotutto solo papino è andato alla festa, per gli altri la vita continua, e come tutte le occupazioni siano in linea col personaggio, ma da te non potrei aspettarmi niente di meno ♥
E poi c’è l’osanwe, come il terrore per la distruzione degli Alberi sorpassi qualsiasi barriera, prima di essere cacciato via. Ne hai fatto una descrizione da brividi, potevo sentire quasi quelle urla nelle orecchie e credo sia una descrizione molto realistica del terrore che deve aver agitato tutti gli Amanyar quel giorno, e ho adorato l’aria di quiete prima della tempesta che si respira in questa Formenos, dal comportamento dei personaggi alle descrizioni dell’orizzonte e dell’atmosfera, brrrr, brividi, brividi!

Ma passiamo ai personaggi perché ce ne sono tanti di cui parlare e sto saltellando da ieri sera per due in particolare, ma proverò ad andare con ordine.

Prima di tutto lui, per cui ho delirato (pur cercando di trattenermi, lo giuro): Finwë. Finwë, Finwë, Finwë. 
Da quel "ragazzo mio” alla carezza finale a Nelyo è lui, semplicemente lui, il Finwë nonno e Re che vedo nella mia testa, anzi, è meglio e voglio abbracciarlo e voglio farmi adottare come nipote perché, oddio, quant’è meraviglioso? Così fiero, un re senza corona, e allo stesso tempo affettuoso in maniera per nulla melensa. Anche lui cede per un attimo allo sconforto, e per questo lo adoro, e torna subito a farsi forza perché sente ancora la responsabilità della corona, oltre a quella di padre e nonno e sa cosa deve fare.
Questo suo oscillare tra il nonno e il Re dei Noldor non lo rende affatto… bipolare, diciamo, perché lui è entrambe le cose allo stesso tempo, è Re come è nonno ed è nonno me è Re (non sono certa di essermi spiegata XD). È uno degli ambasciatori ed è una delle guide che hanno portato gli Eldar a Ovest, sin dall’inizio si è fatto carico della responsabilità di proteggere la sua gente e senza dubbio c’è grande affetto in questo. 
E a proposito del Cuivienen: "Tu sei un figlio della luce, ma io conosco l'oscurità, e non la temo.” – THIS, this is right on so many levels, omg! Una frase che racchiude quello che penso su chi è venuto dalla Terra di Mezzo e chi è nato in Aman, la perfezione racchiusa in una frase e detta da Finwë sembra legge. Forse vado OT, ma si legna bene al mio headcanon secondo cui chi ha vissuto la Lunga Marcia non si sia unito agli Esiliati, non si sia lasciato convincere dalle parole di Fëanáro, perché loro hanno vissuto la Terra di Mezzo e per loro non erano grandi spazi di libertà, ma proprio quello che Moryo riferisce dei racconti dei “sopravvissuti”. Decisamente non un idillio, ma pericoli ovunque, ancora prima della Tenebra. 

Due paroline su Nelyo, il cui POV mi ha permesso di fangirlare per questo meraviglioso Finwë, ci vogliono, perché ci sono tante cose che mi fanno pensare a TAM e che mi riempiono di feels :°) 
Tutto in lui è responsabilità e dovere, è un perfetto comandante, pronto a ubbidire al suo re, e ho davvero adorato vedere questa sua armatura calare un attimo di fronte a Finwë. Perché davanti al nonno-Re, Nelyo non è bravo quanto lui a mantenere in equilibrio i due ruoli, non gli è così immediato obbedire agli ordini quando si rende conto di cosa vorranno dire per Finwë. Voglio dire, c’è bisogno che il nonno gli ricordi chi è (quel “Nelyafinwe!” – mi piace pensare che sia l’unica volta in cui Finwë abbia calcato la mano sulla cosa), prima che Nelyo accetti che ha un compito da svolgere e non si tratta di fuggire, ma di proteggere, decisamente non qualcosa da considerare “ignobile” come la fuga. 
Gli accenni al momento di Nelyo con Melkor mi hanno fatto ovviamente pensare a TAM, così come Finwë che precisa che anche i suoi cugini stanno bene (*fischietta*). Il suo primo impulso di correre a Tirion, per rimediare agli errori commessi prima della fine del mondo… awwwww! Tutto questo quadro meraviglioso di sensi di colpa e di senso del dovere quanto mi piace? 

Altro punto di vista, altra meraviglia: Tyelko. Oh come ho adorato il modo in cui percepisce che qualcosa sta per succedere attraverso gli animali e la natura, è giusto quello che mi aspetterei dall’allievo di Oromë! Anche perché non stento a immaginare che una Ungoliant che ha fatto level-up grazie al potere di Melkor causi un certo scompiglio delle leggi naturali, mi piace tantissimo l’attenzione che hai prestato a questo dettaglio attraverso il personalissimo modo di percepire il mondo che ha Tyelko!
Che poi, a proposito di allievo di Oromë, che brutto vedere la rottura tra i due dopo che è avvenuta. Un Tyelko orfano, che prende questa perdita come un dato di fatto, senza drammi, ma si sente comunque che, sotto sotto, gli fa male. Oh cucciolo ♥
Vediamo la palla di pelo cresciuta, dopo averlo visto in versione ridotta in Spiriti Affini, e quanto sono bellini Huan e Tyelko, BFF (o quasi), che reagiscono in maniera istintiva e simile alla distruzione degli Alberi? Tanto, tanto, solo che Huan i comportamenti animali se li può permettere, Tyelko corre dal suo cucciolo Curvo, e il riferimento a tutte le regole curviane infrante mi ha fatto ridere, perché ormai lo conosciamo il tuo Curvo e sappiamo che pain in the ass è quando si tratta di mettere limiti e paletti, e infatti la sua risposta all’arrivo Tyelko è troppo lui e anche lì, un momento divertente mentre fuori tutto è brutto e nero!
E poi il rapporto con Curvo, o meglio le sue riflessioni. Perché Curvo è davvero in gabbia e chi meglio di Tyelko, uno che nella gabbia non ci è mai voluto entrare, può saperlo? Lui vede le crepe nella gabbia, anche mentre tutti gli altri sembrano rafforzarla sottolineando la somiglianza tra padre e figlio, e la sua volontà di provocarlo fino a distruggere la gabbia "per non lasciare che si arrendesse ad essere nient'altro che il riflesso di un Elda, per quanto il più famoso, ma che facesse emergere la propria grandezza”… tutto questo mi colpisce parecchio, perché capisco la volontà e sono d’accordo con lui, vorrei addirittura dargli una mano. E, guardando al futuro e a queste riflessioni in un’ottica… profetica, mi viene da chiedermi: il Nargothrond cos’è, la distruzione della gabbia che provoca la caduta? Sarei curiosa di scoprirlo! 
Con una piroetta mentre indosso qualcosa e prendo le spade (gnè gnè :P), passo a Curvo, perché il discorso porta inevitabilmente a lui. Curvo che “papà”, Curvo ingabbiato (o incorsettato sennò non tiene su la panza… wut?), Curvo che capisce cosa sta succedendo mentre dice “non lo so” e che passa subito all’azione, nonostante il sarcasmo con cui ha accolto l’invasione di Tyelko nel suo rifugio. Quanto adoro tutto questo!

E, piccola parentesi, l’accenno agli Ambarussa (oltre al nome inserito tra i personaggi) mi fa sperare nel POV di uno di loro nella seconda parte, perché mi incuriosiscono e mi incuriosisce come tu ce li vorrai mostrare. Anche perché in questo momento saranno lì nel bosco dove doveva raggiungerli Tyelko, no? Staranno tornando a Formenos o sono lì, nel bosco, a chiedersi che sta succedendo? Voglio sapereeee!

Veniamo infine alla seconda stella di questo capitolo, per cui sono tutta un doki doki perché è troppo awwwww: Moryo. Awkward turtleduck Moryo, pratico Moryo, pucci Moryo! 
Moryo che mi vedo proprio intento a progettare fortificazioni (un po’ meno a condividere il gusto materno per la scultura, mi sa XD Non me lo vedo proprio lol), così perfetto lord feudale (quasi) che non mi riesce difficile intravedere lo stesso Moryo che offre protezione agli Haladin. 
I pensieri che rivolge al padre che parte disadorno e ai moniti della madre mi hanno fatto una tenerezza che non ti dico, e quelle successive al suo rapporto con i fratelli, a come lui non sia mai stato quello a cui ci si è rivolti per qualcosa… oddio, da avvolgerlo in una copertina, con tutta la polvere di gesso che svolazza, e portarlo via :°) Che poi, il suo stare in disparte non vuol dire che non conosce bene i fratelli: capisce subito dalle urla di Nelyo che le cose vanno malissimo (anch’io vedo difficile che Nelyo urli se non in casi eccezionali XD), e come capisce cosa non va in Kano appena lo vede. (e comunque, Moryo caro, in che guai sei finito che hai avuto bisogno dell’aiuto di Tyelko? :P)
E nonostante lui si senta impacciato e incapace a capire gli altri e ad agire per risolvere i loro problemi (anche qui, la mia mente va ad Haleth XD roba che “wtf perché hai rifiutato la mia offerta, cos’ho fatto di maleH”), il suo interesse verso i racconti di chi è venuto dalla Terra di Mezzo mi mette Moryo sotto un’altra luce e che luce affascinante è? E mi porta a chiedermi: quando verrà il momento di giurare, quali saranno i suoi pensieri? Ricorderà i racconti e sceglierà di andare lo stesso nella Terra di Mezzo perché? Vorrei davvero farmi un viaggetto nella sua testa in quel momento!
E con Moryo, devo parlare di Kano. "Káno era sempre stato molto propenso all'apertura della mente, ricettivo verso tutti. Troppo disponibile. Troppo fiducioso."
Kano che sperava che la moglie lo raggiungesse in esilio, e che non riesce a chiudersi alle urla nella sua mente. Altro da avvolgere nella copertina e portare in un luogo sicuro, che tenerezza mi ha fatto!
Poi, vabbè, tra la sua aria sconvolta quando torna in sé e Moryo che vorrebbe fare cose stupide pur di reagire (cose stupide come abbracciarlo… certo, Moryo, bravo *fa pat-pat sulla testa*) ero lì tra le tenerezza e un divertimento indecente a vedere Moryo in difficoltà XD Anche perché “Papà sistemerà tutto. O lo farà il nonno” – o Russandol, aggiungo io ;) Un giorno arriverà il tuo momento per provare a sistemare tutto, pucci.

Ora ci lasci così per questa settimana, ma terrò duro, anche perché mi piace da matti quello che hai fatto. Frammentario? Le scene sono abbastanza lunghe e complete che non si sente niente di sbagliato. E vedere lo stesso evento da punti di vista diversi non poteva essere reso meglio: ognuno reagisce in modo diverso, dal personaggio-POV agli altri, e non annoia neanche un po’, perché le reazioni diverse mostrano i caratteri diversi e alla fine quel che ci hai offerto è uno splendido esempio di caratterizzazione dei personaggi. Non riesco a rendere bene il mio entusiasmo su tutti i livelli per questo!

Poi, ci sono un paio di dettagli su cui volevo soffermarmi:
– il meccanismo per accendere le luci: dopotutto Fëanor ha inventato le lampade, vuoi che non avesse inventato anche un meccanismo per accenderle? Tra l’altro, mi viene il dubbio ora, che potessero avere in qualche modo della rugiada di Telperion al loro interno? Magari me lo sono sognato, ma non hanno tipo una luce fredda? Forse me lo sono sognato!
– i Laghi Lucenti che avevo interpretato sempre tipo… vasche artificiali e sinceramente non ci ho pensato molto oltre di così, però tu ora mi fai porre domande, tipo: che lontano dagli Alberi (tipo ad Alqualonde, dove la luce doveva essere poca, e Formenos) fossero quelle delle fonti di luce più forte? e con la distruzione degli Alberi, quei laghi avranno mica smesso di brillare? Si saranno prosciugati? Direi materiale a go go per una mail di speculazioni XD

Ti lascio con una mia domanda oziosissima a cui non devi rispondere. Il prossimo capitolo: sarà ancora una questione di punti di vista sullo stesso momento o finiremo per vedere il seguito dell’azione e anche il tremendo momento in cui Fëanáro torna a Formenos? 
Inutile dire che sono ansiosa di scoprirlo!

Ero fuori allenamento con le recensioni, spero di non essermi persa niente perché è stata lunga XD 

Ci risentiamo,

Kan

Recensore Master
11/06/16, ore 23:46
Cap. 1:

Oddio, Los!
Che bello, che bello vederti ricomparire... E con questa storia, poi!
Non osavo sperare stessi proprio scrivendo di questo momento, un momento di cui bramavo leggere non sai da quanto tempo... E quando ho visto la sinossi sono esplosa in squittii di gioia!
Dunque, dunque, andiamo con ordine: lo stile. No, questa storia a me non sembra affatto frammentaria. O meglio, in un certo senso lo è, ma è qualcosa che a me sembra assolutamente intenzionale e perfettamente riuscito.
I cambi di pov non solo sono ben distanziati, ma sono esattamente quel che ci vuole per rendere la complessità, la molteplicità di sentimenti che devono aver animato i figli di Feanaro, e l'intera comunità Amanyar (Teleri esclusi, loro sono sempre nel loro mondo a parte :P) in quei terribili frangenti.
Davvero, ho adorato questo susseguirsi di punti di vista, questo intrecciarsi di emozioni, pensieri, reazioni diverse. E' splendido e, ripeto, credo tu abbia centrato perfettamente il tuo obiettivo. Davvero complimenti!
E ora, veniamo a noi... Ho bisogno che qualcuno mi raccolga con un cucchiaino, perché rischio di affogare nei miei stessi feels, seriamente.
Già l'inizio uccide: quell'intromissione così brutale nella mente di Nelyo, quelle grida terrorizzate che nemmeno lui riesce a frenare. Adoro, adoro l'uso che hai fatto dell'Osanwe. Sul serio. E' particolarissimo e così... Terribile. La potenza di un dolore "corale" (non mi viene termine migliore) che sconvolge gli Eldar e ne invade prepotentemente le menti, chiuse o aperte che siano. Se sono chiuse, si intromette. Se sono aperte, è devastante (ma ci tornerò dopo).
E già una cosa del genere deve fare un effetto incredibile alle menti di chi la subisce, specie se sono Elfi Amanyar che simili intrusioni non ne hanno mai subite, così come non si sono mai scontrati con vere angosce, veri timori, con il mondo nelle sue brutture.
E qui infatti vediamo Nelyo spiazzato, che si aggrappa il più possibile al raziocinio, alla scelta più giusta da fare.
Tra l'altro, piccolo passo indietro: bellissimo e significativo il momento in cui è stato colto Nelyo, nell'atto di scrivere a sua madre. Ho sempre immaginato che Nelyo con la madre avesse un rapporto speciale, perciò mi ha intenerita tantissimo. Così come mi hanno intenerita gli accenni a Findekano, che è sempre presente nella mente di Nelyo, ma che non viene nominato mai, nemmeno una volta. Perché il dolore, il risentimento, immagino, sono ancora troppo forti. E altrettanto forte è la paura di perderlo, che gli sia successo qualcosa... Straziante, troppo straziante.
E Finwe che sa, Finwe che anche in questo momento riesce a trovare una parola di conforto per Nelyo è semplicemente meraviglioso. Oddio, solo a provare a parlare di Finwe mi si spezza il cuore... Non ce la faccio. Perché ne hai fatta una resa splendida. All'inizio mi sembrava quasi troppo distaccato, formale. Ma dietro al Noldoran c'è il nonno, il nonno amorevole, che manda via i suoi nipoti e i suoi sudditi e fa l'ultimo sacrificio per il suo popolo, per la sua famiglia. E io... Io piango, Los. Davvero.
E quanto ho adorato il dialogo con Nelyo, Nelyo che vorrebbe rimanere a fianco del nonno, del re, vorrebbe aiutarlo, proteggerlo, impedire che si sacrifichi inutilmente. Ma non può non cedere di fronte a quell'imperturbabile serenità, al coraggio di chi, la tenebra, la conosce fin troppo bene... Oddio, queste sono le scene che ho sempre immaginato, che avrei sempre voluto leggere e voglio abbracciarti per averle scritte esattamente come avrei voluto, come le ho sempre immaginate! Gli occhi di Finwe, quell'ultima carezza sulla guancia, Nelyo che cerca il contatto... Queste sono tutte pugnalate al mio cuore.
E veniamo a Tyelko: Tyelko che, tra i fratelli, è sicuramente il più recettivo, il più attento al minimo mutamento d'atmosfera attorno a sé. E potevo quasi sentirla sotto pelle, l'inquietudine crescente degli ultimi giorni, unita all'estrema vigilanza e all'angoscia dell'esilio: altra cosa, questa, che hai mostrato in maniera magistrale.
E tutte le reazioni di Huan: il suo ululato, lo stesso, deduco, che deve aver sentito Nelyo, è qualcosa di agghiacciante.
E se in un primo momento ho immaginato che Tyelko si sarebbe precipitato nei boschi alla ricerca degli Ambarussa (a proposito, saperli lontani mi terrorizza, ora immagino avremo il loro pov nel prossimo capitolo e la cosa non mi rassicura per niente) quel che fa è altrettanto da lui: si precipita subito da Curvo. E non fosse stato per la gravità della situazione, credo proprio che la sola idea di Huan che corre in officina mi avrebbe fatta morire dalle risate! Me lo sono immaginato e... E niente, ho visto Curvo e ogni risata è scemata.
Il ritratto che ne fa Tyelko è di una spietatezza, di una veridicità impressionanti. Ma del resto, chi meglio di lui potrebbe vedere tanto in profondità, sondare quella maschera artefatta che rischia di rivelarsi nient'altro che un Atarinke? (Spietata, tremenda Nerdanel, con quegli Amilessi terribili! Poi ci credo che Feanaro alla fine ha messo becco, ma non divaghiamo).
E' vero, dietro la maschera Curvo è al sicuro, e quando cadrà, quando Curvo deciderà di distruggerla, allora sì, allora precipiterà. Sempre che la distruggerà mai deltutto, cosa di cui dubito.
ECurvo, oh Curvo! Quel "papà" sussurrato a fior di labbra mi ha quasi fatto salire le lacrime agli occhi. E il pudore di Tyelko nel lasciarlo ricomporsi, quel suo distogliere lo sguardo... Quanto amore tra questi due fratelli in apparenza così diversi, li adoro! E adoro esplorare le dinamiche interne al loro rapporto, è qualcosa che davvero mi fa impazzire.
Credo di avere ancora un fiume di parole da spendere su questo paragrafo, ma mi limito a due accenni: la rabbia di Curvo alla fine, e Tyelko con la spada in mano sono esattamente quello che speravo di vedere.
E quel riferimento alla mancanza di fiducia in Orome da parte di Tyelko: non mi toccherebbe così tanto in genere, per quel che mi riguarda fuck Valar, ma non posso non pensare a Spiriti Affini, e il mio cuore si stringe.
Tra l'altro, mamma mia, Tyelko che scuote la testa in quel modo... E' proprio lui!
Ok, avevo detto che la chiudevo qui. Passiamo a Moryo.
Credo di essermi resa conto leggendo uesta storia della tenerezza che mi fa. Io e te abbiamo, credo, la stessa visione di lui, ma io in genere non mi ci soffermo molto, perché, tra i Feanarioni, è quello che mi intriga di meno, e perché lo trovo spaventosamente criptico, facile al diventare una macchietta.
Ma qui è semplicemente perfetto. Moryo che è solitario, incapace di fronteggiare la socialità con tutto ciò che comporta, Moryo che è studioso, introverso, riflessivo, ma anche facile all'ira... Vorrei abbracciarlo. E pure pizzicargli le guanciotte, come una vecchia zia antipatica. E non ne uscirei viva, lo so. Ma che ci devo fare? Si presta! XD
Tra l'altro, anche qui un accenno alla madre tenerissimo e straziante, con la questione della veste... Ho sempre immaginato Moryo molto legato alla mamma, anzi, per la verità lo immagino proprio un po' "mammone", perciò questo suo ricordo mi ha commossa e, di nuovo, ho ritrovato il mio stesso Morifinwe.
Ma insomma, che vanitoso: cos'è, un grembiule non è degno di lui? XD
E le sue certezze sul fatto che in Aman non potrà mai accadere niente di brutto mi fanno abbastanza sorridere, se penso che fino a un momento prima era lì a insultare i Valar! Ecco, Moryo incarna esattamente quella che secondo me è la mentalità Amanyar per eccellenza: i Valar li puoi criticare quanto ti pare, ma alla fine non ti accadrà mai niente di male sotto il loro tetto.
Povero, piccolo Moryo bello a mamma sua! Ho già detto che voglio pizzicarlo? XD
E quanto mi ha intenerita la sua incapacità di reagire all'impotenza e all'immobilità di Kano... Davvero, è così meravigliosamente impacciato, così Moryo! E tra l'altro, ora penso che sia arrivato tardi in aiuto ad Haleth perché non sapeva fronteggiare una richiesta d'aiuto e ci ha dovuto pensare... Ok, questa era cattiva. Scusa, Moryo.
Kano, poi, mi ha definitivamente distrutta. Percché quella reazione di totale immobilità e sgomento è esattamente la stessa che ho immaginato io innumerevoli volte. E per tornare al discorso d'apertura, Kano, a differenza di Nelyo, ha la mente aperta, e così uel grido unanime gli si è riversato dentro e lo ha devastato. E' la fine del mondo, dice. E non è poi così lontano dalla verità. Di sicuro, è la fine del mondo come lo conoscevano lui e i suoi fratelli.
E credo che sia anche a causa della sua immensa sensibilità che fatica a fronteggiare l'immensità della catastrofe, almeno sul momento. Vederlo tanto divorato dal panico, con Moryo che, impacciato e un po' goffo, tenta di confortarlo è davvero stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: qui la lacrima è uscita, non ce l'ho fatta.
Ah, e quanto è dolorosa l'idea di Kano che aspetta la moglie? Mio Dio! Tra l'altro, sono curiosa dei tuoi Headcanon in merito: pensi che qualcuna delle mogli dei Feanarioni sia poi partita per la Terra di Mezzo? O le immagini tutte rimaste in Aman?
Mi sa che è meglio se chiudo questa recensione-fiume, perché credo che, se continuassi a parlare a ruota libera, potrei andare avanti tutta la notte, quindi meglio fermarsi ora XD.
Aspetto trepidante la conclusione, e grazie infinite per aver scritto questa storia splendida!
Un abbraccio, a presto!

Mel